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Autore: Desir de Lilas    06/07/2011    2 recensioni
Ingredienti:
-Due adolescenti
-Due vite opposte eppure parallele.
-Due amori non esattamente corrisposti.
-Due paure prudentemente malcelate.
-Q.B. di ciò che che compone le loro tormentate giornate.
Procedimento:
Amalgamare il tutto in un recipiente piuttosto capiente fino a creare una sostanza avvincente ed entusiasmante.
Versare il composto in una provincia non propriamente liberale come quanto si proclama.
Infornare nel mio cervello a 180 gradi per circa tre secondi.
Et voilà, il Pasticcio è pronto.
Una nuova storia dalla consistenza morbida eppure suadente. Dall'aspetto e il profumo nemmeno niente male.
Solo, attenzione alle mandorle.
Possono avere un retrogusto amaro che oscurerà parzialmente il cioccolato.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Certe cose, all’alba, fanno male.
Male sul serio.
Insomma…può raggomitolarsi sul sedile di fronte al mio, col capo appoggiato sulla spalla muscolosa di Lorenzo, il viso quasi totalmente coperto dai boccoli corvini sotto i quali si intuiscono solo le palpebre tremanti e la bocca lievemente socchiusa, il collo sottile che svanisce nella leggera giacca di pelle che aderisce al suo busto, la delicata piega del seno, la maglietta viola dell’Hard rock che si intravede sul petto e si intona con la piccola goccia lilla che brilla sua narice destra, le cuffiette bianche che terminano nella mano dalle dita piccole, ma affusolate?
Sospiro…è davvero malsano lo stomaco che si attorciglia pur essendo solo pieno di caffè.
“Doveva essere benedettino.”
Gli occhi di Anna, seduta invece al mio fianco, sembrano pronti a uscire dalle loro palpebre: “Chi?”
Uno sbadiglio parte senza che io possa frenarlo, contagiando nel giro di cinque secondi l’intero autobus…possibile che in realtà sia un’epidemia sradicata migliaia e migliaia di anni fa ma che continua a colpirci ogni volta che…
“Eh? Ma c’è Luca?”la voce di Ilaria è tanto impastata dal sonno da non riuscire a comprendere la natura del suo tono, i riccioli che saltellano sul suo viso candido, poi, non aiutano certo.
“Mi riferisco a colui che ha deciso di farci stare tra le grinfie di una come la Grimaudo alle otto del mattino”, specifico.
“Cannetta prima di prendere l’autobus, stamattina?”, Lorenzo non smette mai di essere simpatico.
“No, ma pensateci,” insisto, trovandomi sempre più sveglio “chi ha messo in mezzo l’ora et labora? Chi si svegliava all’alba solo per mettersi a pregare? Se sostituiamo la preghiera e come mezzo di elevazione dello spirito ci mettiamo lo studio, ci troviamo. Potremmo benissimo torturare e martirizzare l’intero ordine per una cosa del genere…”
“Secondo me era seriamente buona come erba, chi te l’ha procurata?” ci si mette in mezzo anche Anna…vabbè, che causa persa…
“Quello che mi hai consigliato tu, non ricordi?”
“Ah beh, non me ne ha mai data una tanto pregiata…”
“Eh lo so, l’ho pagato in natura e allora…”
“Non sapevo avesse, e avessi, questi gusti…”
“Aspettate, aspettate…” si stropiccia gli occhi come una bambina, lei, “sono in coma celebrale, che mi sono persa sui gusti di Luca?”
Io e Anna ci guardiamo sospirando. Che caso disperato. E infinitamente dolce. In questi momenti sembra davvero priva di tutto il suo acume e la sua brillante parlantina.
“No, sai, parlavamo d’erba, ma tu ti sei sentita male per un tiro di sigaretta, figurarsi una canna che ti farebbe…”l’immagine di lei che tossisce l’anima da una mia sigaretta mi fa sorridere. Bei tempi quelli in cui voleva mostrarsi grande per conquistarmi…peccato che poi abbia cambiato idea…
Le sue gote sono totalmente in fiamme, sicuramente per lo stesso ricordo.
“Anna, dimmi che scherza e tu non hai intenzione di farti depravare da lui” dice seria alla sua migliore amica. Eh già, bei tempi…
Ma Anna ride, chissà, forse nasconde segreti più grandi di tutti noi messi assieme dietro la sua calma serafica.
“Vi annuncio che l’incontro di box sta per iniziare” asserisce Lorenzo, guardando lei, che ricambia con uno sguardo troppo mielatoli preferisce con i muscoli, ora?
Il suo sorriso si apre solo per lui, uno di quelli abbacinanti che nascono col solo intento di corromperti l’anima: “Fai strada tu, vero?”
“Certo Ila, come sempre.” Ah, mani! Smettete di prudere, contro di lui non avremmo nemmeno una possibilità…
Si porta indietro i boccoli che le erano caduti sulla frangia liscia, mentre si schiarisce la voce.
“Mi hanno detto che vuoi candidarti, Luca” il suo tono ora è pimpante, la politica scolastica è il suo caffè naturale.
“Sì, beh, me lo hanno proposto, anche se ce ne manca uno…o una”i miei occhi sono fissi nei suoi, che ora mi hanno tanto catturato che…
“Io mi candido con Camilla e Simone”, risponde sorridente.
Ah.
Non ne avevo idea.
Quindi saremo avversari.
“Idea-Lista, quindi?”chiedo, in cerca di conferma.
“Esatto...e tu nella…ok, non mi ricordo, scusami” il suo sorriso è così dannatamente falso! Mi verrebbe da odiarla…
“S.B.S.” ringhio per quel nome che non mi è mai piaciuto.
“Giusto”, ora è quasi pensierosa…
Vorrei sollevarle il mento, avvicinarla, piano, e…
“Si scende!” urla quell’energumeno, cominciando a sgomitare tra gli altri dormienti.
Faccio passare Anna, poi mi accodo dietro di lei, cercando di mantenere un minimo di distanza, anche se una spinta mi fa aderire totalmente a lei.
“Scusa”, borbotto.
“Niente” sussurra appena.
La folla si muove un po’, rimaniamo ancora imbottigliati a metà tragitto, ancora spiaccicati l’una all’altro. La vedo armeggiare con qualcosa, goffamente, poi un lieve tonfo sale dal pavimento.
Sospira, esasperata.
Il suo iPod viola è finito al lato del mio piede. Si gira di quarantacinque gradi, esitante, sembra studiare la tattica per toccarmi il meno possibile.
Dopo circa tre secondi, ci abbassiamo simultaneamente, nello stesso, tragico, momento in cui la folla si muove e dovremmo andare avanti. Stendiamo bruscamente le gambe, le ripieghiamo, ristendiamo, sembriamo quei russi del cartone dello zecchino d’oro, ma invece della neve, siamo immersi in un brodo di studenti. Lascio che lo prenda lei, quando un colpo mi arriva da dietro. Ed ecco l’effetto domino.
Io la urto, lei sbanda, si raddrizza, perde totalmente l’equilibrio, finisce su Anna, che si aggrappa all’energumeno e sottraendosi alla presa di Ilaria, che scivola dritta verso il pavimento. E io che faccio, non peggioro la situazione?
Tento di darle una mano, lei l’afferra, io mi sbilancio in avanti e cado interamente su di lei. Ecco. Questo, all’alba, è ancora più nocivo. Cioè. Perché solo a me capitano queste cose?
“Luca?” chiede lei. Ti prego. Ti, prego, ti prego, ti prego. Qualsiasi divinità tu sia, fa che non se ne accorga.
Ti prego.
“Luca?” il suo tono è più alto. Ti prego.
“Eh?”riesco a formulare come frase di senso compiuto.
“Riusciresti ad alzarti?” quasi impreca, tentando di divincolarsi. Eh, certo. Come se il mio metro e ottanta di corpo fosse facile da gestire con tutta quella folla pressante. Mi aggrappo ad una maniglia blu, faccio leva…e il cretino dietro mi spinge di nuovo. E sono di nuovo su di lei, che era riuscita a sollevarsi quasi a gattoni. Era. Ora siamo quasi abbarbicati l’una all’altro, incapaci di muovere un dito.
Ti prego.
“Ehi, voi due, volete fittare una stanza?”
Sospiro, poi riesco finalmente a tornare in posizione eretta. Purtroppo in troppi sensi.
Ti prego, fa che non se ne accorga.
Dopo un istante è anche lei in piedi, tonalità pomodoro-ciliegia. Si gira all’istante verso l’uscita e marcia per i due metri liberi. Siamo quasi pronti ad uscire, l’ultima muraglia da superare.
Ti prego, fa che non se ne sia accorta…è vero!
Le dovevo chiedere di… Le blocco un polso, mi chino su di lei, le labbra vicine al suo orecchio.
“Possiamo parlare, a ricreazione?”
Si volta appena, ancora bordeaux, “Riguardo a…?”
“Una cosa importante.”
“Importante quanto? Perché avrei da fare.”
L’irritazione che mi monta dentro è a dir poco bollente. Calmo Luca, calmo. Lo sai com’è fatta. Eh, se lo sai perché la vuoi invitare alla festa d’inizio anno?
“Cos’hai da fare?”
“Saranno affari miei, tu che dici?”
Dico che non ti spacco la faccia solo perché poi non saprei come vivere senza.
“Vabbè, lascia perdere…”
Sento il suo polso tendersi, le dita si chiudono contro il palmo. Il suo sguardo è arrabbiato almeno quanto il mio. Perché non possiamo comunicare come due persone civili?
“Non puoi dirmelo ora?” la sua voce è tagliente. Troppo.
“Non mi sembra il momento, tu che dici?”
“Allora non è importante.”
Trova un varco verso l’uscita, ci si infila, mi lascia qui.
Solo.
Un’altra volta.
Col cuore tormentato da una rabbia suicida.
  
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