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Autore: Unsub    06/07/2011    2 recensioni
Due persone completamente agli antipodi, come vivono le medesime emozioni? Cosa ci porta ad innamorarci di una persona? A volte la normalità della vita quotidiana porta un po' di luce in fondo al tunnel.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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7 Grazie a chi legge. Un grazie particolare a chi trova anche il tempo di commentare ^^

Capitolo 7.

Quantico, Virginia
Non aveva più visto Derek da mercoledì sera, quando si erano salutati sulla porta di casa di lei. Guardava fuori dalla finestra della sua cucina, della macchina di lui neanche l’ombra, come se stesse cercando di evitarla. Quando gli aveva pulito il labbro superiore con il tovagliolo, aveva sentito quella strana tensione fra loro.
Aggrottò le sopracciglia, rendendosi conto che non c’era niente di strano in quella tensione. Attrazione sessuale, chiara e semplice da parte di entrambi. Lui si era tirato indietro, cercando di nascondere quello che aveva provato dietro l’indifferenza. Cercava di non soffermarsi più di tanto sulla cosa, il loro rapporto era incentrato sulla reciproca simpatia, fin dalla prima volta che si erano visti.
Meditò che forse Derek era stato saggio. Perché rischiare di rovinare quella che poteva essere una bella amicizia per tuffarsi in qualcosa di così effimero? Nonostante fosse brava nel prendersi cura degli altri, doveva ammettere che come “fidanzata” era un vero fallimento. Le sue storie duravano pochissimo, forse perché lei era troppo presa dai suoi progetti, dal suo lavoro, dalla necessità di sentirsi indipendente.
Sospirò voltandosi verso il tavolino, mentre rimaneva appoggiata al piano di lavoro e guardava la sua interlocutrice. Se non altro aveva la possibilità di distrarsi affrontando i problemi di un’altra persona. La ragazza che occupava la sedia della cucina in quel momento teneva le braccia poggiate sul ripiano, intenta a continuare a sbattere la fronte sul legno del tavolo. Decise che doveva intervenire per tirarla fuori da quello stato.
-    Andiamo, non può essere andata così male, fragolina – cercò di tirarla su lei.
-    Non sai di cosa stai parlando – la ammonì la mora, interrompendo il rituale delle “testate” per poggiare la guancia sul tavolo – Ieri non si è neanche presentato in biblioteca per studiare.
-    Mi spieghi esattamente cosa c’è che non va? Hai detto che siete andati al cinema insieme, che avete visto un film che piaceva ad entrambi e poi lui ti ha accompagnato alla macchina. Cosa ci può essere di così terribile?
-    Mi ha baciata – rispose la ragazza tirandosi su e arrossendo – E io, come al solito, ho rovinato tutto.
-    Che hai combinato, fragolina? – da che ricordava l’aveva sempre chiamata con quel nomignolo, per via del fatto che arrossiva spesso.
-    Dopo che… insomma – Hope sospirò sconsolata e scosse il capo – Gli ho detto “grazie”.
Dopo la sua confessione, tornò a prendere a testate il tavolo, non curandosi della sua interlocutrice.
-    Beh… sei sempre stata un tipo educato – Fanny sorrise divertita – Hai provato a chiamarlo?
-    No – ammise la mora guardandola con aria afflitta – Non so neanche come rintracciarlo. Voglio dire… lui viene in biblioteca. Ci incontriamo sempre lì.
-    Forse ha avuto un contrattempo e non è potuto venire ieri… Ha il tuo numero?
-    No, non me lo ha mai chiesto – ammise Hope cercando di aggrapparsi a quella speranza – Penserà che sono un’idiota. Come cavolo si fa a dire “grazie”, dopo che un ragazzo del genere ti bacia?
-    Solo tu ci puoi riuscire, fragolina – Fanny scoppiò in una risata.
-    Prendimi pure in giro cugina, non sei mica tu ad aver rovinato tutto – la ragazza cominciò a giocare nervosamente con l’ampia gonna del vestito.
-    No… ho lasciato le cose come stavano – ammise lei, controvoglia – Forse è meglio rimanere amici e basta.
-    Frequenti qualcuno?
-    Il mio vicino del piano di sotto – ammise Fanny – Ma… non saprei… diciamo che c’è stato un momento di imbarazzo e nessuno dei due ha provato a superarlo.
-    Siamo senza speranza… Che tipo è?
-    Non il tuo genere – la rossa fece un risolino malizioso – Specialmente vista la sua fissa di aprire la porta a torso nudo.
-    Ti piace, vero?
-    E il tuo? Che tipo è? – provò a cambiare discorso la più grande.
-    E’ carino, intelligente, istruito, educato…
-    Barboso! Solo a te poteva piacere un tipo del genere! Che lavoro fa?
-    Non lo so… so solo il suo nome e che, nonostante abbia la mia età, ha già almeno un dottorato.
-    Sai cosa ci vuole?
-    Emigrare e non farmi più vedere per la vergogna?
-    No, meglio. Un bel gelato di proporzioni bibliche e io so anche dove andare – dicendo così si diresse verso il soggiorno ed afferrò la borsa.

Parco Municipale, Quantico, Virginia
Derek era uscito di casa la mattina presto, premurandosi di mettere Clooney nel giardino posteriore in modo che il cane non fosse costretto a passare in casa tutta la giornata. Anche il giorno prima aveva deciso di rimanere in casa il meno possibile. Dopo quello che era successo, o meglio, che “non era successo” fra lui e Fanny, aveva deciso di evitare la ragazza per un paio di giorni. Meglio troncare sul nascere qualsiasi cosa stesse nascendo.
Preferiva poter continuare a guardarla in faccia e poterci scherzare, senza che lei sapesse che tipo di uomo era. Non voleva rovinare tutto come faceva sempre, non voleva dover vedere sul viso sorridente della rossa, quell’aria di rammarico come se la colpa fosse di lei. Sapeva perfettamente che tutte le ragazze che si era portato a letto non avevano fatto niente di male, semplicemente lui perdeva interesse e poi, si giustificava, la sua vita era già abbastanza complicata senza aggiungerci le pretese di una “fidanzata”.
Continuava a passeggiare per il parco, cercando di distrarsi. Aveva passato la giornata in un centro commerciale e poi aveva pranzato alla bancarella degli hot dog. Ora si trovava a percorrere il parco in lungo e in largo nella speranza di togliersi Fanny dalla testa. Improvvisamente la sua attenzione fu catturata da qualcosa di famigliare ed alieno allo stesso tempo.
Il dottor Spencer Reid era seduto su una panchina con un poderoso tomo fra le mani, e fin qui niente di anormale. Ma il ragazzo, stranamente, non stava leggendo, aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre osservava una coppietta che si scambiava effusioni poco distante. Aveva uno sguardo strano, come se cercasse di sezionare quell’immagine e trarne un qualche tipo di spiegazione. Era così concentrato che non si era reso conto dell’avvicinarsi del suo collega.
Derek gli posò delicatamente una mano sulla spalla ed il ragazzo più giovane sobbalzò leggermente facendo scivolare il libro. Spencer lo guardava con gli occhi sgranati e un leggero rossore dovuto all’imbarazzo, come se fosse stato preso a fare qualcosa che non doveva.
-    Morgan – farfugliò chinandosi a raccogliere il volume – Non sapevo ti piacesse il parco.
Il moro prese posto vicino a lui, sedendosi in modo scomposto con le gambe larghe e un braccio appoggiato sullo schienale. Anche lui si voltò verso la giovane coppia, che si teneva per mano e si sorrideva come solo gli innamorati fanno.
-    Neanch’io ti facevo tipo da parco pubblico, Reid – rispose Derek evitando di fissarlo, per non aumentare l’imbarazzo del ragazzo – Evidentemente ci sono cose che ignoriamo l’uno dell’altro.
-    Già – il giovane dottore lo guardò di sottecchi – Ti posso fare una domanda indiscreta?
-    Non mi dire che riguarda le ragazze – provò a scherzare il moro, che subito si pentì notando la faccia contrariata dell’altro – Dimmi, pretty boy, cos’è che non va?
-    Ti è mai capitato… no, lascia stare.
-    Reid, sai che puoi dirmi tutto e che quello che mi dici rimane fra noi. Allora?
Spencer si scostò una ciocca di capelli dal viso con un gesto nervoso e poi sospirò rumorosamente, tornando a fissare la coppia che ora si stava allontanando.
-    Ti è mai successo che una ragazza ti dicesse grazie dopo che l’avevi baciata – cercò di guardare dritto davanti a se, ma non riuscì ad evitare il rossore che gli imporporò le gote.
Derek meditò se buttarla sullo scherzo, ma si rese conto che non era il momento di fare il buffone. Reid si era aperto con lui, rivelandogli, in quel modo contorto, che frequentava una ragazza. Aveva sempre sospettato che il giovane dottore non avesse tutta questa esperienza con le donne e si sentiva lusingato del fatto che avesse deciso di parlarne con lui.
-    Sinceramente no – ammise con un’alzata di spalle – Ma mi sembra evidente che non frequentiamo lo stesso genere di ragazza…
Spencer gli fu grato di quella risposta. Era come se Morgan gli avesse detto che dava per scontato che anche lui aveva una vita sentimentale e che frequentava ragazze, anche se entrambi sapevano che non era vero.
-    Come… come dovrei prenderla? – si mise a fissare il libro che stringeva fra le mani.
-    Ti piace?
Reid alzò la testa di scatto, rendendosi conto che non si era mai soffermato a pensare a cosa provava per Hope. Si era lasciato trasportare dall’insieme di emozioni che la ragazza gli trasmetteva senza analizzarle, cosa insolita per lui. Si disse che al di là di tutto Hope gli piaceva, voleva conoscere meglio quella ragazza così particolare. Morgan continuava a guardarlo in attesa di una risposta.
-    Sì, mi piace – arrossì fino alla punta dei capelli – Ma dopo questa cosa… io non so…
-    Almeno sai che è una  ragazza educata – provò a scherzare il moro – Reid, se vuoi delle risposte, forse dovresti chiederlo a lei. Ti ha dato l’impressione di non avere apprezzato il gesto?
-    No… non so – sospirò, non sapendo come interpretare i segnali che la ragazza gli aveva mandato.
-    Allora cerca di scoprirlo – Derek alzò le spalle come se il discorso fosse chiuso e si alzò – Andiamo genio.
-    Dove? – chiese Spencer confuso.
-    A prendere un gelato. I consigli si pagano – gli fece l’occhiolino e si incamminò verso il furgone dei gelati.

Continua…
   
 
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