Ad personam:
Cara Atlantis Lux, grazie per la tua bella recensione, sulla
quale conto sempre. Non lo credevo all'inizio, ma questo capitolo
è stato anche tanto divertente da scrivere.
Cara Scarlettheart, che gioia sentirti! Mi dispiace per il
tuo computer, al mio sono così affezionato...
Un grazie anche a Kuruccha per le sue numerose recensioni sui capitoli arretrati. Ancora un piccolo sforzo, sei quasi alla pari! Qualche parola su questo capitolo. Ha inizio poco prima del finale del precedente, col quale ha una parziale sovrapposizione temporale. Qui assisteremo alle reazioni dei cittadini in quei drammatici momenti, viste attraverso un osservatore d'eccezione: Caleb, anche se irriconoscibile in un travestimento che non farebbe palpitare molti cuori. E infine vedremo le reazioni di Elyon e delle WITCH, che per molti mesi si sono sforzate di non pensare a quello che sta succedendo a Meridian prima della fatidica scadenza dei diciotto mesi, e solo ora si rendono conto di quale sia stato il piano perseguito con tenacia dalle loro antagoniste. Buona lettura
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PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza. Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera, che ha comunque il rango di una principessa Escanor, la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian. Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane, sollevando le gocce dal compito, e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile. Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città. Passano i mesi, e la situazione a Meridian si fa sempre più pesante. La falsa Elyon diventa sempre più tirannica e incoerente, isolandosi tra i mormoranti come già Phobos prima di lei, e perdendo ogni simpatia tra la popolazione, l'establishment e perfino l'esercito. La principessa Vera, per contro, finge di mitigare le conseguenze della follia della regina e delle Guardiane e si guadagna sempre più approvazione e credibilità nella città. Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta i falsi mormoranti, le false guardiane e infine Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina. |
Cap.63
Il racconto di un viaggiatore
Meridian
Oggi sarebbe giorno di mercato a Meridian, ma non c’è più
nessuna bancarella per le vie.
L’atmosfera è elettrica, e non solo per i lampi: non si sente
alcun cinguettio, né alcun gioco di bambini dagli androni. Attraverso
le finestre dagli scuretti accostati e gli spiragli tra le tendine, si
intuiscono gli sguardi degli abitanti intimiditi.
Neppure le grandi aquile osano avventurarsi in quel cielo da battaglia
fra gli Dei: nubi plumbee e nubi iridescenti vorticano scambiandosi fulmini
che non toccano mai terra. Eppure non accenna a piovere, e al suolo non
si sente neppure un refolo di vento.
Le poche persone incontrate si stanno dirigendo frettolosamente verso
le loro case; non danno peso a quello che sembra solo un contadino che
trasporta a dorso una gerla di ortaggi.
Sbirciando da sotto il cappuccio calato sul viso tinto e barbuto, Caleb
incontra i primi capannelli di coraggiosi solo quando è quasi giunto
in piazza Due Lune.
Svoltato l’angolo, vede finalmente la piazza animata e nervosa. La
testa calva e azzurrina di Vathek spicca al di sopra della folla.
Quando i loro sguardi s'incrociano, Caleb sente il suo messaggio pensato:
‘Zobig!
Questa situazione è un casino, mi ricorda quella volta che…’.
‘Dopo!’, gli trasmette, interrompendo quel contatto pericoloso.
Qui sono esposti; anche usando una falsa identità, il rischio di
essere individuato dai pensieri è troppo alto.
Si guarda attorno con attenzione.
Tre grossi drappelli di Genieri di Mitlar chiudono l’accesso alle vie
che portano verso il palazzo; si intuiscono le mani serrate nervosamente
sulle armi e il tentativo di nascondere la loro incertezza.
Al centro della piazza spiccano due strutture di pietra bianca simili
a grandi porte aperte sul nulla. Due giorni fa non c’erano, ma ciò
non basta più per stupirlo.
Caleb si accosta prudentemente a un capannello, ascoltando i discorsi
senza intervenire.
Un signore calvo e distinto sta raccontando: “…Poi è diventata
tutta luminosa, ha teso le braccia e… zaap, zaaap, li ha ridotti tutti
in cenere!”.
“Ma li avrà davvero mandati la Regina?”, chiede un piccoletto
dagli occhi sporgenti.
“Lo hanno detto chiaro: ‘La Luce di Meridian ha perso la pazienza’
”, risponde un terzo, anziano e ossuto.
“E tu credi alle parole di un mormorante?”.
D’improvviso, una finestra si spalanca proprio sopra il gruppetto; una
donna anziana dal viso paffuto si sporge e grida: “La Principessa Vera
ha sconfitto le Guardiane! Sta sfidando la Regina!”.
Mille sguardi si puntano su di lei.
Un brusio percorre la folla. “Larnal, una telepate di alto livello”,
sussurra il signore calvo. “Dev’essere in contatto con qualcuno a palazzo”.
Chiusi gli occhi, la donna si stringe la testa fra le nocche, come
per spremerla.
Un silenzio carico d’attesa cala sulla piazza per un lungo, lunghissimo
minuto, punteggiato solo da qualche colpo di tosse soffocato e da deboli
rumori metallici provenienti dal drappello militare più vicino.
La donna riapre gli occhi. “Ha vinto Vera!”, scandisce meravigliata.
Con un gesto, fa tacere i vocii della folla ancora un attimo, poi aggiunge:
“Se n’è andata!!! Elyon ha buttato la corona, e se n’è andata
via!!!”.
Un mormorio incredulo percorre la piazza.
Il primo timido “Evviva” risuona, rompendo un tabù. Un attimo
dopo, una tempesta di “Finalmente!!!”, “Siamo liberi!”, “Abbasso le Guardiane”
gli fa eco, finché la piazza echeggia di parole impronunciabili
fino a poco prima.
Quando la donna, con gli occhi persi nel vuoto, grida ancora:
“La principessa Vera è acclamata Regina! E’ la nuova Luce di Meridian!!!”,
solo gli astanti più vicini la sentono, e cominciano a ripeterlo
entusiasticamente finché, di bocca in bocca, la voce si diffonde
in tutta la piazza.
Alzando gli occhi al cielo, Caleb vede che le nubi hanno smesso di vorticare
e si stanno schiarendo.
Dapprima la luce del sole pomeridiano filtra da sudovest, creando sottili
raggi che si protendono verso il palazzo reale come le dita di qualche
Dio benevolo. Poi le nuvole si aprono completamente, e per qualche
minuto il castello rifulge in piena luce contro il cielo ancora tempestoso;
infine, la schiarita si estende rapidamente su tutta la città in
festa.
Mentre i drappelli di soldati si ritirano dalla piazza alla chetichella,
molte finestre e porte si spalancano, una a una, e cento voci inneggiano
alla nuova Luce di Meridian.
‘Dunque, è questo che avevano in testa!’, pensa Caleb.
Poi nota l’ombra di un’aquila percorrere la facciata della casa di
fronte.
Trattenendo ogni pensiero compromettente, si sistema meglio il cappuccio
sul viso truccato e si incammina verso Meridian bassa.
Sussulta quando un uomo mai visto lo prende per un braccio. “Dove
vai, fratello?!? Dobbiamo festeggiare! Finalmente siamo liberi!!!”.
Caleb svincola con un cortese: “Se così vogliono gli Dèi”,
e continua a camminare controcorrente tra la folla incredula e festante.
Cerca di mascherare il suo disappunto mentre allunga il passo verso
la periferia: fa rabbia che questo grande momento di gioia collettiva sia
causato da una bugia senza precedenti.
‘Quella Vera l’ha data da bere a tutta Meridian. Devo riferirlo immediatamente
alla vera Elyon’.
Heatherfield, casa Portrait
Appena riapparso, Caleb si guarda attorno: buio, buio pesto.
Dopo qualche istante gli occhi cominciano ad adattarsi, e individua
le sottili striature di luce dei lampioni che filtrano sotto le saracinesche
del soggiorno.
Ben memore del suo primo goffo arrivo in cantina, Caleb si muove con
prudenza verso il corridoio, dove ricorda un interruttore.
Sentendo un fruscio dietro di sé, si volta di scatto. Ne segue
un rumore di strisciamento, poi un forte tonfo e un agghiacciante schianto
di vetri.
Maledetta gerla!!!
La luce elettrica si accende immediatamente, abbagliandolo.
“Mani in alto! Fermo o sparo!” intima la voce tonante di Thomas Portrait
dall’altro capo della sala.
Quando torna a vedere, il giovane scopre di avere puntata addosso una
pistola. “Ehi, comandante, sono io, Caleb! Abbassi quell’arma!”.
“Caleb!”, ripete con meraviglia Eleanor, rivelatasi accanto a suo marito.
“Ma… ma come ti sei conciato?”.
“Non ho fatto in tempo a cambiarmi”, risponde sfilandosi la gerla assassina
dalle spalle.
La donna fa un sorriso sarcastico venendo verso di lui. “Molto gentile
a portarci la verdura fresca del nostro mondo, ma non è ora di colazione,
da queste parti”. Poi, appena girato attorno al divano, stringe i denti
vedendo i resti della vetrinetta schiantata a terra. Si rivolge a Thomas:
“Caro, che ne dici di far sparire il cannone? Poi ti devo dire una cosa”.
L’uomo ripone l’arma in tasca, poi la segue.
Resta gelato quando il disastro gli appare davanti in tutta la sua
desolante gravità.
“I miei modellini!”, esala a denti stretti, “Caleb, sei un distruttore!”.
“Li riparerai domani, tesoro”, gli dice suadente la moglie, prendendolo
amorevolmente a braccetto e sfilandogli la pistola dalla tasca, a scanso
di tentazioni insane.
Lui si svincola, raccogliendo costernato i resti della vetrinetta.
“Che disastro! Il mio Sherman! Il Tiger!”, si lamenta sollevando sconsolato
da terra la torretta di un piccolo carro armato.
“Sono sicura che Elyon ti aiuterà, caro! Torneranno meglio di
prima, vedrai!”. Poi va verso la cucina. “Vi va un caffè? O un tè?”.
Il giovane scuote il capo. “Scusate il disastro. Scusate l’orario.
Ma se sono apparso qui, è per un motivo gravissimo!”.
In cima alle scale appare Elyon, in un pigiamino azzurro con un ritratto
di Winnie Pooh che sorride sul petto. “Caleb, tesoro, sei proprio tu?”.
Gli viene incontro ciabattando di corsa, rischiando quasi di ruzzolare
per le scale. “Che cos’è successo?”.
“Elyon, non so come dirtelo… poco fa, a Meridian si è sparsa
la voce che Vera ha affrontato i Mormoranti, le Guardiane e anche te, che
vi ha sconfitti tutti, e ora è stata proclamata regina”.
Segue un istante di stupore collettivo, cui mette fine il secondo schianto
a terra della vetrinetta.
“Cosa?”, tuona Thomas allibito, in piedi in mezzo ai frammenti.
“Co…co… cosa?”, fa eco Elyon.
Miriadel, rimasta congelata sulla porta della cucina, si riscuote.
“Calma, calma!”, ripete completamente scossa, “Calma, adesso raccontaci
tutto con calma!”.
Qualche minuto dopo, quando Caleb ha completato il suo racconto seduto
al tavolo della cucina, si sono già contati sette ‘Calma!’ di Eleanor,
sette tra ‘Perché?’ e ‘Ma perché?’ di Elyon e quattro ‘Se
ci fossi stato io!’ , invariabilmente accompagnati dall’agitarsi di pugni
serrati, di Thomas.
“Dobbiamo intervenire subito!”, propone lui, sempre serrando i pugni.
“Andrò a Meridian, e userò tutta la mia influenza per convincere
i capi militari…”.
“Calma, calma!”, ripete Eleanor. “E’ inutile. E poi, potrebbe essere
il peggior momento possibile!”.
“ ‘Calma, calma!’ Non sai dire altro?”, tuona Thomas battendo il pugno
sul tavolo. “Se i militari le giureranno fedeltà, dopo sarà
troppo tardi per far loro cambiare idea!”.
Sforzandosi di non ripetere il ritornello, Eleanor scandisce: “Vera
ha preparato questa farsa con cura. E’ impossibile che non abbia previsto
una mossa così scontata in un momento così scontato. Andresti
solo a farti catturare. Anche se non avranno più i costumini da
guardiane, le Gocce sono ancora lì”.
Thomas sbuffa, appoggiando sul tavolo i pugni serrati. “E allora cosa
proponi?”.
“Dobbiamo procurarci molte più informazioni, prima di decidere”.
“E quindi?”.
“E quindi, andrò io a Meridian a dare un’occhiata”.
“Bell’idea, Miriadel!”, sbotta ironico lui. “Spiegami perché
se ci vado io mi prendono subito, e se ci vai tu deve andare tutto liscio!”.
“Uno”, enumera lei, “Perché tu partiresti subito con una mossa
scontata. Due, perché io ero tra i migliori agenti segreti prima
che Phobos salisse al trono. Quante donne ricevono il grado di capitano
a ventisei anni?”.
“E quanti uomini il grado di colonnello a trentaquattro?”, risponde
lui piccato.
“Basta!”, interrompe l’irriconoscibile Caleb. “Andrò io! Sono
abituato a muovermi lì in incognito”. Allarga le braccia: “Guardate,
sono già travestito! Posso tornare lì nel tempo che starei
a dire ‘ciao’!”.
“No!”, dice Elyon, alzandosi in piedi, finalmente uscita dal suo stato
di stupore. “C’è un modo meno rischioso per sapere!”.
Heatherfield, casa Hale
‘Aiuto, Corny!’, la chiama una voce dalle tenebre.
La ragazza porge il braccio verso quel nulla, gridando: “Ellie,
dove sei?”. Poi una luce accecante l’abbaglia.
“Cornelia… Cornelia, svegliati!”.
Quando la ragazza spalanca gli occhi, accanto a lei c’è sua
madre che la scrolla delicatamente per una spalla. “Tranquilla, tesoro,
è solo un sogno”.
“Elyon… un sogno”, ripete Cornelia confusa, tirandosi su dal
letto. “Solo un sogno… “, sospira sollevata.
Sbarra gli occhi: nella testa, la voce di Elyon le ripete: ‘Corny
cara, scusami. Ho bisogno del tuo aiuto’. E’ il sogno che continua?
No, questo è un messaggio!
“E’ tutto a posto, mamma. Scusami, torna pure a letto”.
“Sicura?”. Elizabeth la squadra. “Aspetta, ti preparo una tisana”.
“No, grazie”, si schermisce, “Voglio tornare subito a dormire”.
“Come preferisci”, risponde la madre. “Buona notte”.
Rimasta sola nella stanza semibuia, la ragazza si concentra.
‘Ellie? Sono Corny. Mi senti?’.
‘Ciao, Corny cara. Non so come scusarmi, ma ho un’emergenza!’.
‘Emergenza? Come stai?’.
‘Ho bisogno di usare quel coso simile a uno specchio che avete nella
cantina del Ye Olde Bookshop’.
‘Il portale? Proprio ora? Per me è sì, Ellie,
ma prima devo sentire Will. E ora…’.
‘Grazie, cara. La sentirò io’.
Heatherfield, Ye Olde Bookshop
Quando il quarto lampo si è esaurito, anche Irma, col suo bel
costume da guardiana, si unisce alle amiche con uno sbadiglio leonino.
“Ciao, ragazze!”. Si guarda attorno: Will sta armeggiando con bicchierini
e piattini di plastica sporchi, tentando di mettere una parvenza d'ordine
nel seminterrato; Hay Lin è seduta al tavolo sostenendosi la testa
con le mani, e Cornelia passeggia avanti e indietro con evidente nervosismo.
Anche Irma si accascia su un’alta sedia finto-antica. “Tara non c’è?
E’ stata lei a strapparmi dal mio bel sogno, e ora…”.
Will scuote il viso. “Non verrà, domani ha un’interrogazione
di francese”.
“Anch’io. Eppure sono qui”.
Lottando per far stare gli ultimi piattini nel sacco per la spazzatura
già troppo pieno, Will rassicura: “E’ pronta a venire in un attimo,
se dovesse essere indispensabile”. Preferisce non riportare per intero
la risposta della Guardiana del Fuoco: per lei Elyon può anche andare
a quel paese, anche se non è chiaro se si riferisse a Meridian o
a che altro posto.
Poi si concentra: ‘Ellie, ora puoi venire’.
Un attimo dopo, prendono forma Elyon, i genitori, e uno sconosciuto
vestito con un saio.
“Ciao ragazze!”. “Buonasera”. “Scusate il disturbo”.
Alla vista dell’alieno dalla pelle verde e la barba quadrata, le guardiane
rimangono sorprese.
“Ma chi è?”, chiede Hay Lin.
“Non mi riconosci?”, risponde questo, “Sono Caleb!”.
“Caleb! Che forte questo costume da mostro!”, esclama Irma, allungando
la mano verso la barba posticcia. “E questa?”.
“Ehi, non disfarmi il travestimento!”, l'apostrofa lui con un gesto
protettivo, “E’ il mio salvacondotto per Meridian. E poi, non è
da mostro, è da normalissimo contadino”.
Elyon spiega: “Caleb detesta usare la magia per cambiare aspetto, e
si arrangia con parrucche e tinture”.
“Sedetevi, prego”, invita Will con un gesto verso le sedie dall’alto
schienale.
Quando tutti hanno preso posto attorno al tavolone, aggiunge: “E adesso
spiegateci: perché tanta urgenza?”.
Caleb racconta: “Poco fa, a Meridian si è diffusa una notizia:
che la principessa Vera ha affrontato i mormoranti, le Guardiane e la stessa
Elyon, e le ha sconfitte. Ora è acclamata Regina”.
Un attimo di stupore accoglie le sue parole.
“Come, le guardiane?”, chiede Hay Lin.
“Le false Guardiane”, puntualizza Cornelia, defilata a lato di Thomas
per evitare lo sguardo di Caleb. “Le nostre gocce”.
“Ma non erano dalla sua parte?”, chiede Irma spalancando gli occhioni.
“Non capite?”, sbotta Caleb, “Vera ha fatto passare le false Guardiane
e la falsa Elyon per tiranni, e sé stessa come liberatrice”.
“…Ma che pulzella!”, esclama Irma appena questa verità si è
fatta breccia nel suo comprendonio notturno.
“Ma chi era quella falsa Elyon, allora?”, chiede Will.
La reginetta interrompe con impazienza il momento di stupore, alzandosi
in piedi come per parlare a un’assemblea. “Vi prego: dobbiamo osservare
cosa sta succedendo a Meridian per decidere se intervenire subito o aspettare.
E l’unico mezzo per non fare un salto nel buio è il vostro… come
lo chiamate? Lo specchio magico?”.
“Il portale”, puntualizza Will. “Va bene, cominciamo subito. Vi raccomando
di non parlare. Soprattutto quando viene visualizzata Vera, o lei ci sentirà”.
Un attimo dopo, tutti hanno preso posizione in piedi davanti allo specchio,
le guardiane disposte ai lati per non intralciare la visuale con le alette.
“Pensate a Vera”, invita Will, mentre una luminosità azzurrina
comincia già a riflettersi sul suo viso.
Lo schermo esagonale comincia a essere percorso da onde argentee
che cambiano più volte direzione, poi appaiono le prime immagini.
Dapprima incomprensibili, poi mettono a fuoco quella che sembra la suola
di uno stivale. L’inquadratura si muove; uno scorcio di soffitto azzurro
e oro si intravede tra quelle che sembra una selva di persone, prese dall’infelice
prospettiva di una formica.
Poi il punto di vista sale rapidamente al disopra di una cortina
di schiene e di nuche.
Finalmente, al centro dell’immagine appare Vera.
E’ in piedi davanti al trono, alla sommità della pedana,
trionfante ed esausta. Davanti e attorno a lei, un pubblico dall’aspetto
variegato si scambia sguardi guardinghi e incerti. Sembrano persone importanti,
riunite lì in tutta fretta. Si vedono anche parecchi ufficiali e,
dietro, un picchetto di soldati ancora con le divise ordinarie.
Vera alza le braccia, attirando tutta l’attenzione su di sé,
e ogni debole cicaleccio tace.
“Autorevoli Veglianti, rappresentanti dell’amato popolo di Meridian.
Signori ufficiali e funzionari. Sapete già cos’è accaduto
poco fa. Capisco il vostro disagio: nessuno di noi si augurava di dover
arrivare a questo punto”. Tace un attimo, studiando le reazioni alle sue
parole, poi riprende: “E capisco anche la vostra paura. Sapete già
che Elyon ha promesso di tornare a vendicarsi, e non solo di me. E’ probabile
che avrà nuovamente al suo fianco le Guardiane di Kandrakar. Potrebbero
farlo tra un anno, tra un mese, tra un minuto”. Tace di nuovo: la preoccupazione
nell’aria è più palpabile che mai. “Per questo vi ho convocati
con tanta urgenza: io ho bisogno della forza per potervi garantire che
saprò difendervi da questa minaccia. Questa forza mi può
arrivare dalla Corona di Luce, che concede i suoi pieni poteri solo alle
regine legittimamente incoronate”.
La fa apparire nella mano e la solleva sopra di sé, mostrandola
a tutti. Un sommesso mormoro percorre la sala.
Poi la abbassa. “Capisco il vostro dubbio: in passato, è
sempre stata la Luce di Meridian a designare la sua erede. Ma anche questa
volta è così: un attimo prima di sparire, mia sorella Elyon
ha riconosciuto la mia vittoria e ha detto chiaramente che io sono la nuova
Regina, salvo tornare a vendicarsi. Questo lo potete chiedere a qualunque
dei numerosi testimoni”.
L’attenzione di Cornelia è richiamata da un gesto di Elyon. Il riflesso azzurrino rimarca il pallore cadaverico della ex-regina, che si copre il viso trattenendo chi sa quali proteste verso colei che l’ha definita ‘mia sorella’.
Nella sala, i veglianti si scambiano sguardi e timidi accenni di
consenso.
Quello che sembra il loro capo si fa avanti. “Altezza, il Consiglio
acconsente a nominarvi nuova Luce di Meridian”.
Un largo sorriso trionfale illumina il viso di Vera. “Grazie, signori.
Avete preso la decisione migliore”.
“Però”, continua l’uomo, “Devo confessare di essere del tutto
impreparato sul cerimoniale”.
“Non importa, capo consigliere Korgondor. L’importante è
la sostanza”. Accenna a porgergli la corona che tiene in mano.
L’uomo si avvicina, cercando di dimostrarsi solenne, e la prende
con riverenza. Poi si pone a lato di Vera, tenendo ben in vista davanti
a sé quel simbolo di regalità.
“Principessa Vera, ci potete garantire di avere tutti i requisiti
per accedere al Trono di Luce?”.
“Sì, lo garantisco. Ho lo stesso sangue di mia sorella Elyon,
gli stessi poteri, e la stessa capacità di trasmetterli alla mia
discendenza”.
Korgondor si schiarisce la voce, poi scandisce: “Siete disposta
ad accettare il fardello della Corona di Luce, con tutte le responsabilità
e gli obblighi che comporta?”.
“Sì, lo sono”.
Alza la corona sopra di lei. “Principessa Vera Escanor, io vi incorono
come ottava Luce di Meridian. Possiate vivere a lungo come le vostre antenate.
Possiate governare la vostra città e l’intero mondo perpetuando
la millenaria tradizione di pace, giustizia e verità della Vostra
Dinastia”. Lentamente le cala sul capo la Corona di Luce, poi si inginocchia
al suo fianco.
Subito dopo, un applauso corale si leva nella sala.
Una giovane donna dalla pelle verdazzurra si improvvisa cheerleader,
e grida: “Vai forte, Vera! Viva la nuova Luce di Meridian!”.
“Viva Vera!”, ripete entusiasticamente una ragazza dalla pelle azzurrina
e dai tratti asiatici.
Davanti allo specchio, Irma scambia uno sguardo sbalordito con Hay Lin,
e capisce che anche l’altra si è riconosciuta nelle due esagitate
che stanno acclamando la grande usurpatrice.
Con un cenno, Will richiama nuovamente la loro attenzione sullo schermo.
Quando Vera alza nuovamente le braccia, il silenzio torna nuovamente
nella sala del trono.
“Grazie. Grazie a tutti voi. Voglio dire ancora una cosa, e vi prego
di riportarla al popolo di Meridian. Ho riflettuto sul significato di questo
giorno, e su una profezia che la stessa Elyon formulò prima di essere
plagiata dalle Guardiane. Lei aveva previsto che tutte loro sarebbero state
protagoniste di una tirannia della durata di un anno. Eppure sono passati
solo dodici mesi dal giorno in cui le serve di Kandrakar hanno gettato
le loro ombre su Meridian. Come mai? Forse ora ho una risposta: lei
aveva vissuto quasi tutta la sua vita sulla Terra, dove gli anni durano
dodici mesi. In quel mondo è passato esattamente un anno da quel
giorno infausto, quindi la profezia si è compiuta con oggi”. Tace
un attimo, sempre scrutando le reazioni degli astanti, poi riprende: “Comunque
sia, la nostra città è nuovamente libera, e io farò
di tutto perché lo rimanga”. Il suo viso prende una piega di rammarico:
“Purtroppo non ho alcun modo per proteggere mia sorella dall’influenza
di quelle perfide Guardiane di Kandrakar, causa della sua rovina. Ormai
questa…”.
“Ma sentitela!”, sbotta Irma al culmine della stizza.
Will le fa gesto di tacere, ma è troppo tardi: nello specchio,
gli occhi di Vera si volgono con disappunto verso di loro, poi l’immagine
si dissolve in un turbine di onde argentee.
“Il solito genio”, sbotta Cornelia alla sua compagna.
“Ma la volete piantare?”, le interrompe Will. “Adesso, pensate di nuovo
a Vera!”.
Il nuovo tentativo non ha alcun successo: sullo schermo ormai appaiono
solo ondulazioni concentriche.
“Niente!”, conclude dopo qualche secondo, lanciando uno sguardo severo
alla Guardiana dell’Acqua. “Irma, è la seconda volta che…”.
Irma avvampa. “Ma c’è un limite alle castronerie che una può
sopportare! Le perfide guardiane… le serve di Kandrakar… le loro ombre
su Meridian… Mai sentite tante ******* tutte assieme! Se ci fosse stata
Taranee, ora sentireste odore di testa coronata bruciacchiata!”.
“Ma non capisci? E’ molto peggio!”, la apostrofa Cornelia. Si porta
accanto a Elyon prendendole una mano: la ex-reginetta è rimasta
annichilita con lo sguardo fisso e perso nelle onde del portale, piccola
e curva come non mai. “Ellie si preparava a tornare per mettere le cose
a posto tra altri sei mesi. Ma se l’interpretazione di Vera fosse quella
giusta, la profezia si sarebbe compiuta con oggi, la liberatrice sarebbe
lei, e Elyon sarebbe chiusa fuori, screditata e senza prospettive!”.
Le altre guardiane restano un attimo perplesse, cercando di capire
meglio quel ragionamento così poco familiare.
Poi Will chiede: “Elyon, qual’è l’interpretazione giusta, dunque?”.
“Io… io non lo so. Dovrò trarre gli auspici…”.
“Come non lo sai?!?”, incalza Irma, “La hai fatta tu questa profezia,
o no? Sapevi almeno cosa volevi dire?”.
Elyon non parla più, persa in pensieri che non riesce ad esprimere.
E’ Eleanor a rispondere al suo posto. “Secondo la credenza consolidata,
una profezia della Luce di Meridian è infallibile, ma l’interpretazione
non lo è”.
Dopo un attimo di silenzio costernato, Will chiede: “Cosa possiamo
fare ora?”.
Eleanor stringe a sé Elyon. “Per ora nient’altro, avete
già fatto molto. Dobbiamo valutare con calma tutti gli scenari prima
di fare qualsiasi mossa”.
Dopo che i loro ospiti sono svaniti, le W.I.T.C.H. si guardano
negli occhi.
“Qualche commento?”, chiede Will, mentre il portale le crea giochi
di luci azzurrine sui capelli.
Cornelia si è seduta tutta contratta. “Non ho mai visto Elyon
così spiazzata”.
“Lo credo!”, esclama Irma, “Non solo si è fatta fregare dalla
sua goccia, ma ci ha messo un anno intero per capirlo!”.
Hay Lin sospira, la testa a ciondoloni e gli occhietti ridotti a fessure.
“Ragazze, c’è ancora bisogno della mia presenza qui?”.
“Vai pure”, risponde Will. “Ci rivedremo a scuola”.
“Vado anch’io”, dice Irma, “Je spere que le verifique du francaise
serà buonne. Au revoir!”, aggiunge svanendo in un lampo assieme
alla cinesina.
“Buonne?”. Cornelia scuote il viso. “Se lo ripeterà così
alla prof, le verifique serà une schifesse memorable!”.
Poco dopo, rimasta sola, Will torna a fissare lo sguardo sullo sfarfallio
del portale. Da brava Custode del Cuore, ha ancora un dovere da svolgere
prima di ritirarsi.
Si concentra brevemente, pensando a un uomo calvo dal viso ieratico,
seduto nel candore di un luogo nel centro esatto dell’universo.
Heatherfield, casa Portrait
“Dobbiamo sapere subito qual’ è l’interpretazione giusta di questa
maledetta profezia!”, tuona Thomas, battendo il pugno sul tavolo della
cucina, che protesta con un tenue tintinnio di posate dal cassetto. “Se
quella di Vera è giusta, possiamo agire solo adesso, o mai più!”.
“Come vorresti fare?”, gli chiede scettica Eleanor, esitando davanti
al pentolino di acqua bollente già sul fornello: è meglio
preparare caffè per tutti, o camomilla?
Elyon solleva il viso, cercando di scuotersi dal suo stato quasi catatonico.
“Trarrò gli auspici secondo gli antichi rituali”. Si alza, dirigendosi
verso le scale. “Vado in camera mia. Non interrompetemi, per un po’ ”.
Esita un attimo sul primo gradino, poi si volta a chiedere: “Per caso,
qualcuno ha cinquanta cents?”.
Heatherfield, casa Hale
Per l’ennesima volta, Cornelia si rivolta nel letto. Non riesce a dormire,
sebbene sia stanchissima: qualcosa le brucia dentro. Un pensiero si è
lentamente impadronito di lei e torna e ritorna, torna e ritorna, sempre
uguale e ossessivo.
Caleb. Prima lo ha ignorato con intenzione, grata che il travestimento
glielo rendesse quasi irriconoscibile. Lo ha trattato come una pianta,
come un niente di niente, evitando gli sguardi che avrebbe dovuto ricambiare,
ignorando le frasi alle quali avrebbe dovuto rispondere. E ora lui è
andato a rischiare la sua vita per la libertà di Meridian, dove
perfino gli uccelli gli sono ostili. Forse qualche suo vecchio amico lo
riconoscerà e lo tradirà, accusandolo. Una folla di esagitati
si raccoglierà attorno a lui, gridando di fargli seguire la sorte
dei suoi compagni mormoranti. Lo afferreranno, sopraffacendo la sua strenua
difesa; lo legheranno a un palo, raccogliendo cataste di legna secca sotto
di lui.
Cornelia scuote il viso, interrompendo quel flusso di immagini orribili.
No: lui si scrollerà, si aprirà la strada a spintoni
senza ferire nessuno; poi, quando crederanno di averlo chiuso in un angolo,
si arrampicherà con agilità su un ballatoio, per poi salire,
balzando tra finestre e balconi, su un tetto. Prenderà la rincorsa,
saltando sul vuoto fino alla... No, Caleb, no, è troppo lontano!
Lui esita, come se l'avesse sentita, e manca la presa sull'altro tetto.
Cade annaspando verso il selciato, gli occhi barrati dal terrore...
NO!
Cornelia balza in piedi, stringendo le mani al petto: non può
più restare con quest’incertezza.
Heatherfield, casa Portrait
Quando Elyon scende nuovamente dalle scale, il suo viso è più
rilassato, quasi soddisfatto.
“Ho fatto”. Si siede al tavolo della cucina con un sorriso stanco.
“Allora?”, chiede Thomas con impazienza, “Cosa dicono questi auspici?”.
“Diciotto mesi”, risponde lei assaporando le parole, “Dicono diciotto
mesi”.
Lui la guarda severo. “Non ti sarai mica giocata questa decisione a
testa e croce?”.
“Qualcosa di simile, papà”.
“Fantastico!”, salta su, alzando le mani al soffitto. “All’inizio profezie
infallibili, e ora… testa e croce!”.
“Papà, non sottovalutare gli auspici!”, lo ammonisce, “Vorrà
ben dire qualcosa, se ventisette lanci mi danno sempre lo stesso esito”.
“Ventisette lanci su quanti?”, chiede Eleanor, versandole la camomilla
fumante nella tazza.
“Su ventotto”. Per un attimo, schermata dalle volute di vapore, un’ombra
di incertezza sembra attraversarle il viso.
Heatherfield, cantina del Ye Olde Bookshop
Ormai il portale sul muro non brilla più, e somiglia a un fantasioso
specchio in stile new age.
Will vi si guarda: ha già lasciato il suo splendido look da
guardiana ed è tornata la solida insipida ragazzina dai capelli
rossi. Beh, ora che ha quasi diciott’anni la differenza non è più
stridente come una volta, anche se ha un che di sciatto. Solo ora nota
che, nella fretta di uscire, ha infilato il suo maglione alla rovescia.
Per fortuna nessuno ha potuto notarlo.
Sta per spegnere la luce e svanire, quando un lampo alle sue spalle
la fa girare.
“Cornelia?” .
La sua compagna è ancora in camicia da notte. Il suo viso lascia
trasparire un’ansia che la morde di dentro. “Will...”.
“Come mai?”.
“Ti prego, Will. Se vuoi, puoi andare a dormire, ma lasciami restare!”.
“Ma cosa dici? Perché?”.
“Caleb! L'ho ignorato, non l'ho neppure salutato, e ora lui sarà
di certo in prima linea a rischiare la vita!”. La afferra per i polsi.
“Ti prego, lasciamelo cercare! Devo vederlo!”.
Meravigliata da questo turbamento, Will si volta verso il portale.
“Va bene. Pensiamo a lui”.
Il portale riprende vita. Dopo i consueti sfarfallii, si forma un’immagine
della folla a Meridian, dove è ancora pieno giorno.
“Quella è la piazza dove Phobos ha fatto finta di incoronare
Elyon”, commenta Will.
L’altra annuisce, scrutando tra la folla.
Le ragazze ascoltano avidamente i commenti della gente, senza più
meravigliarsi del miracolo di comprendere la lingua di un altro mondo.
“Finalmente una Regina degna di questo nome”. “Non ne potevo più
di queste guardiane”. “Hai sentito come gliele ha cantate, a quella cagna
dai capelli rossi?”.
Will si adombra, mentre Cornelia continua a cercare nella folla il
viso di Caleb, senza riconoscerlo. “Dove sarà?”, si chiede. “Deve
per forza essere uno di questi. Ma quale? Forse... forse questo? Il pastrano...”,
poi scuote il viso. “No”, si risponde da sola continuando a cercare affannosamente.
Will distoglie lo sguardo, disorientata dai continui cambiamenti d'inquadratura
voluti da Cornelia.
Dopo qualche minuto di ricerca ossessiva per vie e piazze, Will le
dice con dolcezza: “Senti, è inutile. Se gli stesse succedendo qualcosa
di strano, lo avresti già notato. La situazione è pacifica,
non c’è segno di violenze. Andiamo a dormire, ora”.
L'altra si rassegna, e il portale torna rapidamente inerte.
“Grazie di essere rimasta”. Finalmente la guarda, e lo nota:
“Hai il maglione alla rovescia”.
“Ah, stai tornando normale. Buon segno”, scherza Will, ormai intontita
dalla stanchezza.
Scosta i pesanti tendaggi alle finestrelle del seminterrato: il primo
chiarore dell'aurora comincia già a colorare il cielo tra i palazzi.