Non ho voluto cambiare il raiting all’intera storia
semplicemente perché
molte lettrici sono ancora minorenni e non avrebbero la
possibilità di
continuare a leggerla, il che mi sembra un’ingiustizia, visto
che ritengo la
mia fan fiction per tutti; inoltre, scene
“dettagliate” come quelle di questo
capitolo non credo di scriverne ancora!
Detto questo, vi auguro come sempre buona lettura!
Le altre note saranno, come al solito, a fine capitolo!
Fatemi
sapere che ne
pensate, mi raccomando!
~Un
Particolare In Più~
Dedico questo
capitolo a te, Eleanor.
Grande scrittrice.
Sorellina virtuale.
Persona veramente eccezionale.
Auguri per il tuo matrimonio!
Ti voglio bene.
Capitolo XXXVII
Il momento più bello di sempre
-Io
conosco il tuo segreto…Alexis Lily
Potter.-
Il
mondo le era crollato addosso in un solo istante.
Aveva
sentito gli occhi spalancarsi, fino a farle davvero male; le labbra si
erano
socchiuse, trattenendo quell’aria fredda che, adesso,
lentamente, stava
buttando fuori con fiato tremante. Aveva preso a respirare a fatica,
senza che
se ne fosse nemmeno resa conto: il cuore le batteva frenetico contro il
petto e
le chiedeva urgentemente ossigeno, come se fosse stata appena colpita
da un Cruciatus violentissimo.
Il
ragazzo non aggiunse nulla alle sue parole.
Che
cos’altro avrebbe mai potuto dire,
in fondo?
Si
limitò a fissarla dall’alto, il viso appena
piegato verso quello della ragazza,
che continuava a guardarlo con gli occhi sbarrati, ora leggermente
lucidi. La
teneva imprigionata contro il muro, una mano che ancora le artigliava
la spalla
e l’altra poggiata sulla fredda parete di pietra, accanto
alla sua testa.
Alexis
deglutì, fissandolo prima in un occhio e poi
nell’altro, come se cercasse di
trovare una risposta a tutte le domande che le si stavano affollando
velocemente nella testa. Aprì le labbra parecchie volte,
come se volesse dire
qualcosa, ma non un singolo suono riusciva ad uscire da esse, che si
richiudevano il secondo dopo, tremanti.
Luis
continuava a fissarla con espressione dura, lo sguardo concentrato e
attento
anche al più piccolo movimento del viso di lei.
Attento
al mondo smeraldino dei suoi
occhi ora così grandi.
Improvvisamente,
la piega rigida di quelle labbra perfette si rilassò e,
inaspettatamente, il
ragazzo scoppiò in una risata allegra, che la fece
sussultare.
Era
simile ad un latrato, che le
accarezzava la pelle del viso con delicatezza.
Alexis
corrugò la fronte, osservandolo dal basso, spaventata e
confusa.
Luis
si piegò appena in avanti, cercando di trattenere quelle
risatine che ora gli
scuotevano inspiegabilmente le spalle.
-
Dovresti vedere la tua faccia adesso, Alexis!-
la schernì divertito, tra le risata.
Le
lasciò andare la spalla, facendo scorrere le dita affusolate
sul suo collo
sottile e sulla guancia, ancora rossa di indignazione e spavento. Poi
si
allontanò, ridacchiando ancora e portandosi un braccio a
tenersi la pancia,
mentre si poggiava con l’altra mano ad uno dei banchi.
Alexis
lo fissò sempre più sconcertata: di certo non
c’era alcuna ombra di
divertimento sul suo viso pallido, chiazzato solo sulle gote, in
maniera quasi
violenta. Ora che Luis non la teneva più intrappolata contro
il muro, si
permise di fare un passo in avanti e di staccarsi dalla parete fredda,
senza
però avvicinarsi al ragazzo, ma mantenendo una distanza di
sicurezza.
La
sua bacchetta era abbandonata
accanto a quella del Grifondoro, sul tavolo al quale lui si era
ancorato per
non barcollare a causa di quelle risate del tutto ingiustificate.
Le stava veramente facendo venire i
nervi.
Deglutì
titubante, le sopracciglia tanto corrugate nello sforzo di comprendere
quello
che stava succedendo, che cominciava a farle male la testa. Si
avvicinò
circospetta, fino a riuscire a sfiorare la sua bacchetta con le dita;
Luis non
fece niente per fermarla e continuò a ridacchiare,
così lei ne approfittò per
riappropiarsene e puntargliela contro.
Cabrisk
non smise di ridere, ma i suoi latrati si fecero più lievi,
mentre sollevava lo
sguardo su quello di Alexis e le sorrideva di sbieco, inarcando un
sopracciglio
elegante.
La
Potter pronunciò un Lumos
e la punta
della sua bacchetta si accese, illuminando il viso perfetto di Luis,
che
continuava a fissarla tranquillo.
Sembrava
non temerla affatto, nemmeno
adesso che gli stava puntando la bacchetta contro.
Era come se sapesse che lei non avrebbe
mai potuto fargli del male.
Mai.
Alexis
lo studiò per qualche silenzioso minuto, una strana fitta in
fondo al cuore.
-
Chi diavolo sei? E, ammesso che io sia davvero chi tu credi che io sia,
come
diavolo fai a saperlo? – gli domandò, ora
più coraggiosa grazie alla bacchetta
che stringeva quasi convulsivamente tra le dita.
Era
bellissima, in quel momento,
secondo lui.
I capelli neri erano sparpagliati
intorno al viso pallido, le cui guance livide la rendevano veramente
deliziosa.
Gli occhi poi erano identici a quelli
di Lily Evans, ma avevano una determinazione che era tutta sua.
Di James Potter.
Luis
si limitò a sorriderle e piegò nuovamente la
schiena in posizione eretta, in
modo tale da sovrastarla completamente; la guardò
dall’alto, con un’occhiata
strana, di cui lei però non ebbe paura.
L’unica
cosa a farle veramente paura
era la strana familiarietà di quello sguardo blu, pieno di
dolcezza e
comprensione.
Con
una calma quasi esasperante, Luis incrociò le braccia al
petto, senza smettere
nemmeno per un secondo di fissarla.
Alla
fine, dopo quelli che sembrarono momenti infiniti, si decise a parlare.
-
Davvero non mi riconosci, Alexis?
–
le disse tranquillo, piegandosi nuovamente in avanti, fino ad arrivare
con il
suo viso all’altezza di quello di lei che, istintivamente,
fece un passo
indietro.
Luis
le sorrise e allungò un braccio per poterle sfiorare il viso
con una carezza
alla quale lei non si sottrasse.
-
Non avere paura, non voglio farti del male. – le
sussurrò delicato,
osservandola prima in un occhio e poi nell’altro –
Non potrei mai fartene. –
Alexis
abbassò appena la bacchetta, fissandolo dal basso intimorita
e frustrata. La mano
le tremeva visibilmente, tanto che la luce prodotta dalla punta della
sua
bacchetta vibrava tutta intorno a loro, crepitando debolmente
nell’oscurità.
-
Chi sei? – gli domandò ancora in un sussurro, il
cuore che aveva preso a
batterle tanto forte da farle veramente male.
Luis
le sorrise, poi si allontanò e fece scivolare la mano sul
ripiano del tavolo,
per riappropiarsi della sua bacchetta, che strinse tra le dita. Alexis
spalancò
gli occhi e fece un passo all’indietro, rinsaldando la presa
intorno alla
propria bacchetta.
Il
ragazzo scosse la testa, il sorriso che ancora gli piegava morbidamente
le
labbra.
-
Tranquilla, non voglio farti del male. – le
ripetè, mentre sollevava la
bacchetta e la agitava nell’aria.
Nell’oscurità
si formarono una serie di lettere, che crepitarono di una luce blu,
così accesa
da far quasi male agli occhi. Composero un nome:
L U I S
C A B R I S K
Alexis
le fissò interdetta, senza capire; poi, Luis diede un altro
piccolo colpo con
la bacchetta e le lettere si mescolarono di nuovo, andando a formare un
altro
nome:
S I R I U S
B L A C K
-
No…Non è possibile…-
mormorò con voce tremante, cominciando ad indietreggiare.
Le
lettere si spensero lentamente, lasciandoli completamente al buio,
rischiarati
solo dalla luce della luna che filtrava a fatica dalle finestre.
Alexis
deglutì e continuò a scuotere la testa, gli occhi
spalancati che cominciavano a
bruciarle. Luis non fece nulla, si limitò ad osservare i
suoi movimenti, come
se temesse che fare una mossa appena più azzardata avrebbe
potuto farla
collassare.
Alexis
indietreggiò fino a che le sue spalle non si scontrarono con
la fredda parete
di pietra; la presa attorno alla sua bacchetta si fece sempre
più debole,
finchè il rumore del bastoncino sul pavimento non interruppe
il silenzio,
subito seguito dal suo rotolare qualche centimetro più
lontano; senza smettere
di guardarlo con occhi spalancati, si lasciò scivolare al
suolo, raccogliendo
istintivamente le gambe al petto.
-
Non è possibile…- ripetè ancora,
scuotendo la testa.
Si
rifiutava di credere una cosa del
genere.
Non era possibile.
Sirius ad Hogwarts?
Doveva stare sognando o quello doveva
essere uno scherzo di cattivo gusto.
Luis
le sorrise dall’alto, rassicurante, e si mosse lentamente,
fino ad arrivarle
davanti; si piegò sulle ginocchia e si chinò in
avanti, per avere il viso alla
stessa altezza di quello di lei, che continuava ad osservarlo con
espressione aliena,
come se gli avesse visto spuntare una testa d’Ippogrifo sulla
spalla.
Forse,
la cosa l’avrebbe scioccata di
meno.
Sirius ad Hogwarts?
Con
circospezione, Luis sollevò una mano e le
accarezzò il profilo del viso con la
punta delle dita.
In
quel gesto usuale, che le fece
immediatamente andare in fiamme il petto.
-
Alexis, sono io. – le sorrise, continuando ad accarezzarla in
quel modo
decisamente famigliare – Va bene che sono di qualche anno
più giovane, ma sono
sempre io, possibile che tu non mi riconosca? – la
schernì divertito.
Con
quella voce che non le era mai
sembrata così calda e rassicurante.
La voce di…
-
Sirius…-
Il
suo sussurro ebbe tutto il tempo di aleggiare nel silenzio e
disperdersi
nell’aria.
Luis
– o meglio, Sirius – sorrise ancora e
annuì, spostandole una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
Alexis
cominciò a respirare a tratti, mentre un sorriso incredulo
le si allargava
sulle labbra. Sirius non ebbe il tempo per dire o fare
nient’altro, perché lei
scoppiò a ridere e poi cominciò a piangere,
mentre si lanciava in avanti e gli
circondava il collo con le braccia, stringendolo forte a sé.
Sirius
la accolse immediatamente, cingendole la vita con un braccio e portando
una
mano a sfiorarle i capelli.
Erano
diventati più lunghi dall’ultima
volta che li aveva accarezzati, quella sera ormai lontana di cinque
mesi prima.
Tremava,
tra le sue braccia.
Singhiozzava
e rideva.
Le
spalle erano scosse da tremiti di pianto e di risate,
contemporaneamente.
Le
sue labbra erano aperte in un sorriso luminoso, contro la sua spalla,
ma le sue
guance erano bagnate di lacrime.
-
Oddio…- mormorò incredula, la bocca premuta
contro la stoffa morbida del
maglioncino di Sirius.
Quell’odore,
era proprio quello del suo
padrino: aveva sempre saputo di fiori freschi e di primavera, un
profumo che
riusciva a farla sentire al sicuro da tutti i pericoli del mondo.
-
Sssssh. Va tutto bene, piccola mia. Va tutto bene. Sono qui.
– le sussurrò
all’orecchio, stringendola di più e cullandola
appena, mentre le poggiava il
mento sulla testa e continuava ad accarezzarle i capelli e la schiena.
-
Sei davvero…qui? – gli domandò con voce
soffocata, distanziandosi appena, quel
tanto che le bastava per poterlo finalmente vedere di nuovo in viso.
Colui
che credeva essere solo uno studentello sconosciuto e spavaldo, Luis
Cabrisk,
la stava guardando dall’alto, con espressione serena e
rassicurante.
Ora
che lo osservava bene, si chiese come avesse potuto essere
così cieca.
L’ovale
del suo viso; i lineamenti eleganti; i capelli neri, lunghi fin sotto
le
spalle, che in ciocche sfuggenti gli ricadevano sulle guance e
coprivano appena
gli occhi; occhi blu e decisamente suoi.
Tutto
richiamava a gran voce il suo
padrino.
Sirius Black.
Sirius
le sorrise e annuì appena, senza smettere né di
guardarla né di sfiorarla con
carezze lente, che adesso dai capelli si erano spostate al profilo del
viso.
-
Sono davvero qui. – confermò e non
riuscì a frenare la risatina sommessa che
lasciò le sue labbra.
La
sua figlioccia appariva davvero
disorientata ed era tenerissima, in quel momento.
Le voleva bene.
Se avesse mai avuto la possibilità di
innamorarsi in un futuro roseo e fosse riuscito ad avere una famiglia
– una
famiglia vera e sua – e una figlia, era sicuro che le avrebbe
voluto bene
esattamente come ne voleva ad Alexis Potter.
Sirius sapeva di voler bene ad Alexis
come se fosse davvero sua figlia.
La
piccola Potter lasciò scivolare una mano dalla spalla del
padrino per
portarsela a coprire la bocca; sentiva le sue dita tremare appena a
contatto
con le labbra, ma non erano solo quelle ad essere scosse da un
tremolio: poteva
avvertire i brividi su ogni centimetro della sua pelle ed era sicura
che anche
i suoi occhi stessero tremando.
Ed
era così, davvero.
Quegli
occhi, che a Sirius avevano sempre ricordato la giovane Lily Evans,
stavano
tremando appena, immersi in quelle lacrime che li facevano brillare di
una luce
che, a dispetto di quel che avrebbe creduto, era semplicemente felice.
Alexis
lo osservò in silenzio per qualche minuto, cercando di
calmarsi e lasciando a
Sirius la possibilità di asciugarle le guance con carezze
lente e delicate.
Poi, piano, come se temesse che facendo un movimento appena
più brusco lui
sarebbe potuto svanire nel nulla, sollevò entrambe le mani e
gli prese il viso
tra le dita, sfiorandolo delicatamente e studiandolo con
un’occhiata quasi
meravigliata. Le sue carezze si spostarono poi sul collo e infine sulle
spalle,
dove si adagiarono leggere.
E
alla fine, Alexis sorrise semplicemente.
Sirius
era di nuovo con lei.
C’era
un bel fuoco sul pavimento, adesso.
Sirius
l’aveva acceso per riscaldare e rischiare
quell’aula decisamente troppo fredda
e buia ed ora la sua luce aranciata illuminava entrambi, seduti vicini,
come se
in quel momento di ritrovo non fosse loro possibile allontanarsi di
nuovo, dopo
tanto tempo.
Lui
sedeva con la schiena poggiata contro un banco alle sue spalle, una
gamba
distesa e l’altra piegata contro il petto, a sorreggere un
gomito; la mano era
impegnata a sfiorare il viso della sua giovane figlioccia, che si era
rannicchiata al suo fianco e gli aveva poggiato una guancia contro la
spalla,
gli occhi socchiusi.
Non
avevano idea di quanto tempo fosse passato in quel silenzio carico di
affetto e
nostalgia, ma non aveva importanza per nessuno dei due.
-
E’ strano…- mormorò Alexis
all’improvviso, senza riaprire gli occhi.
Sirius
sorrise appena e chinò il capo per osservarla.
-
Cosa? – si informò curioso.
-
Averti qui. – rispose lei, aprendo gli occhi per lanciargli
un’occhiata di
sottecchi – Insomma, tu non dovresti essere ad Hogwarts.
E’ pericoloso. Gli
Auror ti cercano e io so che dovrei dirti di andare via, ma non ce la
faccio…-
-
E’ tutto ok, Alexis. – la interruppe lui,
lasciandole un buffetto sulla guancia
– Tu devi solo stare tranquilla e non preoccuparti per cose
più grandi di te.
Nessuno mi riconoscerà e gli Auror sono troppo impegnati
nella loro assurda
ricerca per capire che mi sto nascondendo proprio sotto i loro occhi. E
poi,
Silente mi ha assicurato che farà tutto ciò che
è in suo potere per deviare
ogni minimo sospetto. Ah, che grande uomo, Silente…-
-
Silente sa che sei qui? Sa che tu sei…tu? –
domandò Alexis incredula, alzando
il viso e strabuzzando gli occhi.
Sirius
ridacchiò appena e sorrise, annuendo.
-
Sì. Deve aver saputo che ero in difficoltà
e…beh, è stato lui a trovarmi e ad
avere questa idea. Silente sa sempre tutto, io e James ci chiedevamo
spesso
come Salazar facesse. –
Sospirò,
al ricordo del migliore amico, che trovava riflesso negli occhi
determinati
della sua figlioccia e del fratello, Harry Potter, che in quei giorni
aveva
avuto la possibilità di studiare da vicino; gli piaceva
stargli accanto, perché
gli sembrava di tornare indietro nel tempo e di…
Scacciò
quei pensieri dalla testa, mentre una luce strana gli adombrava lo
sguardo, che
tornò a fissare assorto le fiamme pigre davanti a
sé.
Alexis
dovette comprendere i pensieri del padrino, perché gli si
strinse
improvvisamente addosso, cingendogli il braccio sul quale era poggiata
e
strusciandoci una guancia contro.
-
Ti voglio bene, Sirius. – si limitò a dire, ma era
tutto quello che aveva
bisogno di esprimere e che lui aveva bisogno di sentire.
Sirius
sorrise appena e annuì, tornando a guardarla.
-
Te ne voglio anch’io, bambina mia. –
Si
chinò appena e le depositò un bacio sulla fronte.
Alexis
sorrise a sua volte e chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi a
quel calore
confortante che lui era sempre stato in grado di donarle.
Rimasero
in silenzio di nuovo, semplicemente ad assorbire l’uno la
presenza dell’altra.
Fu
lei a riaprire il discorso.
-
Sirius, come fai ad avere questo aspetto…? – gli
domandò curiosa, riaprendo gli
occhi per poterlo nuovamente guardare.
Alla
luce aranciata del fuoco che li stava riscaldando, il volto di Luis
Cabrisk le
appariva veramente magnifico.
Il
suo padrino era bellissimo, ai suoi occhi, o per lo meno doveva esserlo
stato
da adolescente, perché a causa della guerra e delle
persecuzioni degli Auror si
era trascurato parecchio.
Eppure,
la sua bellezza raffinata le
era apparsa chiaramente anche nelle giornate più dure,
perché sotto i capelli
scarmigliati, la barba incolta e il fisico sciupato, Alexis era sempre
riuscita
a scorgere la luce di quegli occhi incredibilmente blu e
l’arroganza di quel
sorriso malandrino, che si dispiegava su labbra morbide e perfette.
Non per niente, quando Sirius le
raccontava le sue avventure ad Hogwarts, con i suoi genitori, il saggio
Remus
Lupin e il codardo – verme – Codaliscia, affermava
che i Malandrini erano tra i
ragazzi più desiderati della scuola e, di certo, lui era il
più bello e
affascinante; e lei non poteva fare altro che credergli.
Sirius
le rivolse un sorriso enigmatico, poi le punzecchiò una
guancia con l’indice.
-
Pozione dell’Età. – le rispose
semplicemente – Silente me ne ha procurata in
grandi quantità: mi basta berne un bicchiere ogni
ventiquattro ore e il mio
aspetto rimane quello di un ventunenne. – spiegò,
annuendo soddisfatto.
Alexis
corrugò le sopracciglia e si allontanò appena,
per poterlo osservare meglio.
-
Mi stai dicendo che questo è il tuo aspetto
di…quindici anni fa?! – esclamò
all’improvviso, spalancando gli occhi, decisamente sorpresa.
Sirius
ridacchiò divertito e annuì, con espressione
arrogante.
-
Esatto, piccola mia. Hai l’onore di poter ammirare il tuo
bellissimo padrino
nel fior fiore dell’età! – rispose,
tutto impettito, pettinandosi i lunghi
capelli con le dita.
Alexis
spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi, poi
scattò all’indietro.
-
ODDIO! – urlò inorridita, tanto che Sirius le
lanciò un’occhiata preoccupata –
E’ terribile! – piagnucolò poi,
raccogliendo le gambe al petto e nascondendoci
il viso sopra.
Sirius
la osservò interdetto, poi gattonò fino da lei e
le poggiò una mano sulla
spalla.
-
Ehi, Alexis: cos’è ad essere terribile? Spero non
il mio aspetto, potrei non
perdonarti un affronto simile. – la prese in giro, sorridendo
appena.
Alexis
mugugnò qualcosa contro le sue ginocchia, ma Sirius non
riuscì a comprendere
che cosa avesse detto. La sua mano scivolò sotto il viso
della ragazza e la
costrinse a rialzarlo, per poterla guardare negli occhi.
-
Cosa ci sarebbe di così terribile? – le
domandò di nuovo e, inaspettatamente,
la vide avvampare.
-
Prima di sapere che Luis sei…tu…provavo
attrazione fisica per te! – ammise
sconvolta e non avrebbe assolutamente voluto urlarlo, ma purtroppo non
era
riuscita a controllarsi.
Insomma,
provare attrazione per un
ragazzo più grande – considerando quanto Luis
fosse affascinante – era una cosa
del tutto normale; ma provarla per il suo stesso padrino –
nonostante lui fosse
decisamente bello da giovane – era veramente inaccettabile!
Si
sottrasse di nuovo alla presa di Sirius e nascose nuovamente il viso
dietro le
ginocchia, le guance deliziosamente chiazzate dal rossore della
vergogna, che
adesso la stava consumando da dentro.
Sirius
rimase ad osservarla in silenzio, poi la sua risata esplose simile ad
un
latrato, aleggiando nel silenzio e costringendola a sollevare il viso
di scatto
per lanciargli un’occhiata indignata.
-
Ma no, prego: prendiamoci gioco del mio imbarazzo! – lo
aggredì lei e Sirius
cercò di trattenersi dal ridere, con pochi risultati.
Le
si avvicinò, scuotendo la testa, e le circondò le
spalle con braccio,
stringendola affettuoso a sé.
-
Ah, mia piccola Alexis, neanche tu riesci a resistere al fascino
esorbitante
del tuo bellissimo padrino! – sospirò divertito,
con un tono decisamente da
scemo.
Alexis
gli lanciò un’occhiataccia, ma lui le sorrise,
costringendola a sbuffare a
ridere a sua volta.
-
Siamo sicuri che quella Pozione dell’Età non abbia
effetti collaterali anche
sul cervello? – gli chiese stizzita, ma con una luce
divertita nello sguardo
verde.
Sirius
la guardò dall’alto, affilando gli occhi.
-
Che cosa vorresti insinuare, scusa? – le domandò
di rimando, offeso.
Alexis
si strinse nelle spalle e scosse la testa.
-
No, niente. Era così, tanto per dire. – lo
schernì, fingendosi indifferente.
Lui
la punzecchiò su di un fianco, facendola ridacchiare per il
solletico
procuratole.
-
Stare con le Serpi ti fa male. – sentenziò
divertito.
Alexis
si voltò e gli fece una linguaccia.
Era
ormai mezzanotte passata, quando Luis Cabrisk e Alexandra Black
uscirono
dall’aula vuota nella quale si erano rinchiusi quasi sei ore
prima. Il tempo
era veramente volato e i minuti si erano velocemente trasformati in ore
senza
che loro se ne fossero nemmeno resi conto. Avevano parlato di tutto: di
quello
che era successo durante quei mesi di lontananza; di come lei avesse
passato i
primi cinque mesi ad Hogwarts; di dove lui avesse trascorso quel tempo
e di
come fosse riuscito a sfuggire agli Auror sempre per un crine di
Abraxan(*);
del rapporto di Alexis con il fratello, complicato ed estremamente
fragile per
tutte le bugie sulle quali poggiava le sue solide basi; del dispiacere
di
Sirius per averla costretta a quella vita; del rimprovero delicato di
lei, che
gli aveva ribadito, per l’ennesima volta, che lui non doveva
prendersi nessuna
colpa.
Non
lo avrebbe incolpato per nulla di
tutto quello che le accadeva.
Mai.
Ora
si trovavano nei corridoi vuoti dei sotterranei, davanti al muro che
dava
l’accesso al dormitorio di Serpeverde; Sirius aveva insistito
per
accompagnarla, perché non si fidava di lasciarla girovagare
di notte per il
castello.
-
Allora, io vado. – gli disse Alexis, sorridendo e piegando il
capo verso una
spalla.
Sirius
sorrise a sua volta e annuì appena, mentre allungava un
braccio per lasciarle
una carezza sulla guancia. La mano di lei corse su quella del padrino e
la
bloccò contro il suo viso, assorbendo il calore della pelle
liscia.
-
Sono contenta di averti qui, davvero. – sussurrò,
lanciandogli un’occhiata
felice dal basso.
Sirius
districò la presa della sua mano, solo per poterle poggiare
le sue sopra le
spalle; si chinò appena, quel tanto che gli bastava per
poterla osservare bene
in viso, nonostante la fioca luce proveniente dalle candele tremule.
Alexis gli
sorrise e alzò una mano per mettergli una lunga ciocca nera
dietro l’orecchio e
approfittandone per saggiare ancora il calore del suo viso sulle dita.
– Mi sei
mancato, Sirius…- soffiò poi, mentre lui la
stringeva affettuosamente a sé e
poi le depositava un bacio delicato sulla fronte.
-
Anche tu, figlia mia. –
Il
muro di pietra si era appena chiuso alle sue spalle, separandola
definitivamente da Sirius.
Non
poteva ancora crederci.
Sirius, il suo adorato padrino, era lì
ad Hogwarts con lei.
Questa era davvero una sorpresa
magnifica.
L a
s o r p r e s a
p i ù
b e l l a
d i s
e m p r e.
Alexis
sorrise tra sé e sé, portando una mano a coprirsi
educatamente le labbra e poi
scosse la testa, in segno di scherno, rivolto a Godric sapeva solo chi.
Sirius
era completamente pazzo ad aver
fatto una cosa del genere.
Si
voltò, il sorriso che arrivava ad illuminarle anche lo
sguardo, e si diresse al
centro della Sala Comune, pronta ad andare a dormire.
Non
vedeva l’ora che fosse l’indomani
per poterlo vedere di nuovo.
Era così bello averlo di nuovo vicino.
Ridacchiò
sommessamente, volteggiando persino, mentre allargava le braccia e poi
se le
stringeva al petto.
Tutto
sotto gli occhi vigili di due
persone, che erano sedute sul divano verde, accanto al camino, e che
lei,
ovviamente troppo presa dal ricordo di Sirius, non aveva nemmeno notato.
-
Ecco la tua principessa. Vedo che sta piuttosto bene, è
stato inutile
preoccuparsi tanto. –
La
voce scura di Blaise Zabini la costrinse a riaprire gli occhi di
scatto, mentre
sobbalzava spaventata e puntava lo sguardo sui due ragazzi, che ancora
la
fissavano.
C’era
stato qualcosa di sprezzante nel
tono del moro; qualcosa che arrivò a colpirla dritta nel
petto, facendole
mancare un battito.
Un altro battito lo perse quando, con
orrore, prese coscienza della realtà delle cose: si rendeva
praticamente conto
solo in quel momento di essere completamente sparita per quasi sei ore,
quando
invece avrebbe dovuto semplicemente recarsi in biblioteca, prendere un
libro di
Difesa Contro le Arti Oscure e tornare da Draco, che la stava
aspettando per
aiutarla con lo studio.
Per Tosca Tassorosso!
Si era completamente dimenticata di
Draco Malfoy: come era potuto accadere?
Quando
la consapevolezza la colpì, simile ad un’ondata
violenta, sentì il petto
lanciare una scarica decisamente dolorosa, che quasi le tolse il
respiro.
Era
stato come essere colpiti da una
marea improvvisa ed inaspettata, che le era entrata con violenza nelle
narici e
nella bocca, riempiendole i polmoni.
Sbarrò
quasi inconsapevolmente gli occhi, mentre irrigidiva la mascella e
deglutiva,
sorpresa da se stessa. Abbassò il viso e si portò
una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
Non
voleva incrociare i suoi occhi.
I suoi occhi grigi e decisamente
tempestosi, che le bruciavano sulla pelle come fruste di fuoco punitore.
Rimasero
tutti in silenzio per qualche minuto, poi Blaise sbuffò e si
alzò in piedi,
scompigliandosi i capelli con una mano.
-
Beh, me ne vado a dormire: ho già perso le mie preziose otto
ore di sonno e
domani avrò due occhiaie spaventose, per colpa vostra.
– sentenziò duro,
lanciando prima un’occhiata a Draco – che se ne
stava seduto in una posizione
veramente rigida, con le mani strettamente intrecciate davanti alla
bocca e gli
occhi puntati sulla ragazza – e poi scivolando ad osservare
di sottecchi
Alexandra.
Sbuffò
ancora e scosse la testa, prima di dirigersi verso il dormitorio
maschile.
-
Stavolta non farò niente per salvarti dalla sua furia. Te la
sei meritata,
Black. – le disse piano, mentre le passava accanto e poi
spariva al di là della
porta, lasciandoli completamente soli.
Oh
lo sapeva benissimo di essersela
meritata.
Lo aveva fatto aspettare per ore,
conoscendolo aveva cominciato a preoccuparsi dopo soli dieci minuti,
figuriamoci quello che avrebbe potuto pensare dopo quasi sei ore di
assenza.
L’hai combinata grosso stavolta, Alexis
Lily Potter.
Se
ne rimasero in un silenzio così teso da gravarle sulle
spalle; teneva ancora il
capo chinato e lo sguardo basso, mentre adesso aveva preso a torturarsi
il
labbro inferiore e a storcere il naso in smorfie strane, che cercavano
di
arginare l’espressione triste che faceva violenza per
disegnarlesi in volto.
Era come se lei si stesse sforzando di mostrare un sorriso, ma le
labbra si
ostinavano a riassumere una piega colpevole. Sentiva lo sguardo di
Draco
scandagliarla lentamente, con un freddezza bollente che era solo sua e
che le
bruciava ogni singola parte del corpo.
Fiamme
vendicatrici erano quelle che
adesso le stavano, immaginariamente, accarezzando il viso con
prepotenza.
Alexis
deglutì e socchiuse gli occhi, prima di prendere un grande
respiro e
costringersi a rialzare il viso: doveva affrontarlo. Sollevò
lentamente il capo
e riaprì gli occhi, fino a che non riuscì ad
incontrare la figura di Malfoy,
ancora seduto in quella posizione rigida, che lo faceva somigliare ad
una
statua. Aveva un’espressione dura e impassibile dipinta sul
viso, e l’unico
cenno della rabbia che stava cercando di nascondere si manifestava
nella piega
severa delle sopracciglia e nella luce che brillava solo in fondo ai
suoi
occhi, fissi sul suo viso con un’ostinazione veramente
lodevole; le sembrava
che non battesse nemmeno le ciglia, come se avesse paura di perderla di
vista
anche per un infinitesimale secondo.
Si
osservarono per qualche minuto, in silenzio, poi fu lei a prendere
parola per
prima.
-
Draco…? – lo chiamò, chinandosi appena
su di un lato, per poterlo scrutare da
un’altra angolazione. Ma non fece in tempo ad aggiungere
nient’altro, perché
lui la interruppe immediatamente, come se la sua voce fosse riuscita a
sbloccarlo.
-
Dove sei stata? – gli chiese, brusco e diretto.
Alexis
lo fissò, aprendo appena gli occhi.
Non
poteva di certo dirle che aveva
passato le ultime ore in compagnia di Sirius Black!
Deglutì
e si umettò il labbro inferiore, mentre un lampo
d’indecisione gli illuminava
lo sguardo, improvviamente passato dall’avere
un’espressione dispiaciuta ad una
colpevole.
Draco
doveva aver notato quel
dettaglio, perché la piega dura delle sue sopracciglia si
accentuò e i suoi
occhi persero la consueta apatia per colorarsi di freddezza.
Ghiaccio sulla sua pelle.
-
Io, sono andata in…biblioteca e…-
farfugliò Alexis a disagio, mentre si portava
una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in quel gesto
così famigliare che ormai
denotava, ai suoi occhi, quanto la ragazza fosse nervosa.
Ma,
di nuovo, non fece in tempo ad aggiungere nulla.
Con
un verso frustrato, simile ad un ruggito che doveva provenire da una
parte
decisamente profonda del suo petto, Draco si alzò di scatto
e la raggiunse con
pochi passi furiosi, così velocemente che lei quasi non se
ne accorse, troppo
occupata ad osservare la ciocca di capelli che si stava torturando tra
le dita.
La agguantò per un polso, costringendola a prestargli
attenzione.
Quando
Alexis rialzò il viso, titubante, incontrò i suoi
occhi.
Una
tempesta appena cominciata, nella
quale cadeva pioggia di rabbia e balenavano fulmini di frustrazione.
-
Mi stai nascondendo qualcosa, Potter? –
sibilò minaccioso, ad un centimetro dal suo viso, tanto che
i loro nasi ora si
toccavano.
Alexis
deglutì e lo fissò negli occhi, prima di
abbassare lo sguardo e sospirare.
Non
poteva.
Non poteva mentirgli ancora.
Scosse
lentamente la testa e quando rialzò il capo, per poterlo
nuovamente guardare,
aveva un’espressione sicura sul viso.
Draco
vacillò per un solo istante
davanti a quella fermezza e la stretta delle sue dita intorno al polso
sottile
di lei si fece appena più debole.
-
No, Draco. – lo rassicurò, costringendosi a
sorridere appena – Ma dobbiamo
parlare. –
Il
tono sereno della sua voce lo disorientò appena, mentre la
presa della sua mano
diventava improvvisamente gentile. Le rivolse un’occhiata
strana, a metà tra
l’arrabbiato e il confuso, mentre lei storceva le labbra in
una smorfia strana
e lasciava scivolare il suo polso dalla presa ormai inesistente, per
poi
intrecciare le sue dita a quelle di lui.
Senza
aggiungere nulla, lo guidò fino al divano, sul quale poi si
sedette, facendolo
accomodare al suo fianco.
Alexis
rimase in silenzio, assorta nei suoi pensieri, lo sguardo fisso sulle
loro
mani, ancora intrecciate.
-
Dove sei stata? – gli domandò lui di nuovo, con
tono brusco.
Eppure
la stretta delle sue dita era
gentile e delicata.
Alexis
prese un altro profondo respiro.
-
Sono stata con Luis. – cominciò e, dal momento che
adesso aveva rialzato lo
sguardo per poterlo vedere in viso, riuscì a scorgere
chiaramente le varie
espressioni che deformarono appena il volto di Draco: c’era
stata la sorpresa,
poi l’indignazione, infine la rabbia che si era manifestata
anche nella stretta
delle sue dita, che si era fatta improvvisamente violenta, facendole
male.
Cercando di rimanere calma e di ignorare il dolore al palmo stritolato,
Alexis
continuò a fissarlo negli occhi e alzò la mano
libera per fermare il fiume di
parole e minacce che, era sicura, stavano per lasciare le labbra di
Malfoy. –
Aspetta, aspetta! – esclamò, aprendo appena lo
sguardo.
-
Sono sei ore che ti aspetto, ma aspetterò ancora.
– abbaiò quasi lui,
assottigliando lo sguardo e assumendo un sorrisetto sarcastico, che non
le
piaceva per niente.
-
Prima di cominciare ad arrabbiarti inutilmente, lasciami parlare e
ascoltami
fino alla fine. Per favore. – gli disse, accennando ad un
sorrisino remissivo.
Draco
non aggiunse nulla, si limitò a fissarla scettico, un
sopracciglio sollevato.
La
presa della sua mano però si
allentò, facendo avvertire un formicolio a quella di lei.
-
Conosco Luis da quando ero solo una bambina. Mi ha tenuto compagnia
durante la
mia infanzia e siamo sempre stati grandi amici. –
cominciò a raccontare.
-
Credevo di aver capito che non lo conoscessi. – la interruppe
lui, rifilandole
un’occhiata scettica.
Se
stava di nuovo provando a mentirle,
questa volta non l’avrebbe proprio perdonata.
Alexis
annuì.
-
Sì, infatti. Era quello che credevo anch’io.
– concordò – E’ passato del
tempo
dall’ultima volta che l’ho visto e
beh…è cambiato parecchio. Non era affatto
come lo ricordavo. –
Il
che era vero: l’ultima volta che lo
aveva visto Sirius era un po’
più…grande e trasandato.
-
Di certo non era un belloccio di ventun’anni. –
borbottò Draco tra sé e sé,
spostando lo sguardo di lato e serrando la mascella.
Alexis
corrugò la fronte e lo osservò stranita, poi
ridacchiò tra sé e sé.
-
Non sarai mica geloso di Luis, vero? – lo
punzecchiò, sporgendosi appena per
potersi avvicinare al suo viso e osservarlo dritto negli occhi.
L’espressione
di Malfoy si fece strana, come non gliene aveva mai viste: sembrava
quasi…imbarazzato? Era mai possibile? Aveva corrugato le
sopracciglia e, per un
momento soltanto, Alexis avrebbe giurato di vederlo assumere un
colorito appena
più roseo sulle guance.
Comunque,
come al solito, fu lesto a nascondere le sue emozioni e
l’impassibilità tornò a
regnare sul suo viso nello stesso momento in cui si voltava nuovamente
per guardarla.
Aveva
uno sguardo duro adesso, che cancellò tutta
l’ilarità negli occhi di Alexis,
che fece per indietreggiare, delusa.
Era
ancora arrabbiato.
Stava
per allontanarsi, quando lui la bloccò, prendendole la
mascella tra le dita,
con una stretta prepotente e gentile al tempo stesso. Le si
avvicinò con una
mossa veloce del capo, tanto che, solo per un secondo, lei temette che
volesse
prenderla a testate; invece, alla fine, si limitò a rubarle
un bacio rumoroso,
facendo scioccare le sue labbra su quelle di lei. Poi, senza
allontanarsi
troppo, la scrutò negli occhi.
-
Dovrei esserlo? – si informò con tono indagatorio.
Alexis
sorrise, appena disorientata, poi si sottrasse alla sua presa e scosse
lentamente la testa.
-
Assolutamente no. –
Decisamente
no: come avrebbe potuto
essere geloso di Luis? Era il suo padrino!
Draco
parve rilassarsi appena, mentre poggiava una spalla contro lo schienale
del
divano e la osservava con un’occhiata obliqua.
-
Comunque, non cambiare discorso. Ti sto ascoltando. – le
disse poi, nuovamente
duro.
Alexis
annuì, assumendo un’espressione mesta.
-
E’ stato lui a riconoscermi. Evidentemente non devo essere
cambiata molto, nel
tempo. – si schernì, scuotendo appena la testa e
portandosi una mano sulla
nuca.
Draco
la studiò, assottigliando lo sguardo.
-
E, di grazia, come avrebbe fatto a riconoscerti? Nessuno, a scuola, sa
chi tu
sia. Non avresti potuto essere una ragazza che le somigliava molto?
–
puntualizzò, sempre più sospettoso.
Fortunatamente,
Alexis aveva abbassato lo sguardo, quindi lui non riuscì a
scorgere il lampo
preoccupato che le illuminò gli occhi; si riprese
immediatamente e sollevò
nuovamente il viso, portandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
-
Quando ero molto piccola…- spiegò, con tono
limpido e sicuro – Neanche io
sapevo di essere…una Potter.
–
sussurrò l’ultima parola, guardandosi intorno con
circospezione – Fino ai
miei…dodici anni, mi sembra, ho sempre creduto di essere una
Black. Lo sai che
io ho vissuto con Sirius, vero? – si informò,
piegando il viso su di un lato.
Draco
annuì, ma non aggiunse nulla e lei lo prese come un invito a
continuare.
-
Beh, Luis mi conosceva con il nome Black e solitamente Sirius mi
chiamava Alex,
davanti agli altri, che è un diminutivo anche di Alexandra,
il nome che porto
ora. –
Draco
la scrutò in silenzio, poi si portò due dita sul
mento e prese a pizzicarselo,
pensieroso.
-
Ed è solo una coincidenza il fatto che lui adesso sia venuto
qui ad Hogwarts? –
le domandò, ancora non convinto del racconto della ragazza.
Era
convinto che le stesse ancora
nascondendo qualcosa e ciò lo rendeva decisamente irrequieto.
Alexis
si strinse nelle spalle.
-
Luis ha sempre viaggiato molto. – si limitò a dire.
Draco
la scrutò ancora e lei sostenne orgogliosamente il suo
sguardo, accennando
persino ad un sorrisino. Alla fine, lui sospirò e socchiuse
gli occhi,
sventolando appena la mano.
-
D’accordo. Ti credo. – sentenziò infine
e il sorriso di lei si fece più
luminoso.
In
fondo, gli aveva raccontato la
verità, a ben vedere. Aveva solo omesso il fatto che Luis
fosse Sirius, il
resto era completamente veritiero: conosceva Sirius sin da quando era
una
bambina e lui l’aveva sempre chiamata Alex Black davanti agli
altri, perché
fino ai suoi dodici anni, per proteggerla dal mondo, l’aveva
nascosta con sé, facendole
credere di essere una Black.
Draco
le rivolse un’occhiata di sbieco, poi socchiuse gli occhi e
scosse la testa,
esasperato. Dal momento che aveva abbassato lo sguardo, non la vide
mentre, di
slancio, apriva le braccia e gli si gettava praticamente addosso,
allacciandogli le mani dietro al collo. Colto di sorpresa, Draco fu
costretto a
circondarle immediatamente la vita per non farla cadere, mentre lui fu
sbalzato
appena all’indietro ed obbligato a sdraiarsi parzialmente sul
divano. Senza
dargli il tempo nemmeno di capire quello che stava succedendo, lei si
chinò e
prese a baciarlo, facendolo sorridere. Non ci mise molto, comunque, a
prendere
in mano la situazione: le mise una mano sulla nuca e la trattenne
gentilmente,
facendole chinare appena di più la testa per poterla baciare
meglio, riuscendo
ad accarezzarle l’intera bocca con la lingua, più
in profondità. Poi, facendo
appena un po’ di pressione, riuscì a sollevare la
schiena, sempre senza
smettere mai di baciarla; si ritrovarono nuovamente seduti poi, mentre
prendeva
ad accarezzarle una guancia, cominciò a costringerla ad
abbassarsi lentamente,
fino a quando la situazione non fu completamente ribaltata: adesso era
lui a
starle sopra: le aveva bloccato la vita tra le ginocchia e aveva
poggiato le mani
ai lati del suo viso, per non pesarle addosso, mentre continuava a
baciarla,
alternando giochi violenti con la lingua a piccoli bacetti sui contorni
delle
labbra, per poi tornare a mordere gentilmente quello inferiore.
-
Ti amo. – mormorò lei, quando lui si
spostò a baciarle l’angolo della bocca.
Lo
sentì sorridere contro la sua pelle, mentre si spostava di
nuovo e le catturava
ancora le labbra. Poi, Draco si sollevò appena, quel tanto
che gli bastava per
posare la fronte su quella di lei, strusciandole appena l’una
contro l’altra,
delicatamente.
-
Non pensare che questo basti a farti perdonare. – le
sussurrò, ma sia nella sua
voce che nei suoi occhi non c’era più alcuna
traccia di rabbia.
Alexis
si limitò ad osservarlo dal basso, le guance arrossate, il
fiato corto e le
labbra umide di baci.
Una
fitta calorosa gli si allargò nel
petto, costringendolo a sorridere appena.
Si
chinò appena e le sfiorò nuovamente la bocca.
-
Come punizione per avermi fatto preoccupare tanto…- le
mormorò sulle labbra,
guardandola attentamente – Verrai a dormire da me, questa
notte. –
Alexis
spalancò gli occhi, poi ridacchiò divertita, non
appena lui la prese tra le
braccia, mettendosi in piedi e tenendola stretta contro il suo petto.
-
Ehi, Draco no! – cercò di protestare,
allacciandogli le braccia dietro al
collo, per non rischiare di cadere. – Dai, posso camminare da
sola! –
Draco
le lanciò un’occhiata obliqua, poi scosse la testa.
-
E rischiare di farti scappare? No, mia bella Potter, non ci penso
proprio. –
disse lui risoluto, rivolgendole un sorrisino di scherno e avviandosi
verso i
dormitori maschili.
Alexis
si dimenò appena.
-
Ma non ho il pigiama! – rise, scuotendo la testa.
Draco
si fermò e la guardò, i capelli scompigliati che
calavano appena a coprirgli lo
sguardo. I suoi occhi rilucevano di una luce strana, mentre un
sorrisino per
niente rassicurante gli piegava le labbra.
-
Ma che peccato. – disse, riprendendo a camminare –
Potresti sempre indossare
una delle mie camice…- propose, prima di chinarsi appena,
per arrivarle
all’altezza dell’orecchio, che sfiorò
con le labbra – Sai, in quel mio sogno,
la indossavi…Prima che te la togliessi, ovviamente.
– mormorò lascivo.
Alexis
spalancò gli occhi e arrossì, nascondendo il viso
contro la spalla di lui, che
la strinse di più a sé, mentre si lasciava andare
ad una risata divertita.
-
Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò
imbarazzata, dandogli un colpetto sul
braccio con il pugno.
Draco
rise di nuovo.
-
Forse. – concordò divertito – Ma sono
l’unico stupido di cui vorresti mai innamorarti. –
-
Ecco a te. –
-
Spero che tu sia scherzando. –
Draco
Malfoy era di fronte a lei, con un sorrisino divertito sulle labbra, e
le stava
porgendo una camicia di seta nera, che aveva tirato fuori dal suo
armadio. Lui
si limitò a sollevare un sopracciglio, senza aggiungere
nulla, ma limitandosi a
squadrarla da capo a piedi.
Alexis
scosse la testa e lui si esibì in una smorfia.
-
Se non vuoi metterla, vorrà dire che dovrai dormire in
biancheria intima…il che
non mi dispiace affatto: ma poi non chiedermi di fermarmi,
perché non lo farò.
– la avvertì, leccandosi il labbro inferiore e
lanciandole un’occhiata carica
di brama.
Alexis
spalancò gli occhi e agguantò la camicia,
borbottando qualcosa di poco carino,
che lo fece scoppiare in una risata divertita. Si allontanò
da lei, per
sdraiarsi sul letto e godersi lo spettacolo: si accomodò con
la schiena sul
cuscino, le gambe incrociate e le dita intrecciate dietro la testa, in
modo da
avere la migliore visibilità. Alexis gli lanciò
un’occhiataccia che era a metà
tra l’imbarazzato, il divertito e l’arrabbiato.
Alla fine sospirò e gli diede
le spalle, cominciando a sfilarsi il maglioncino.
Draco,
con occhi enormi e attenti, la osservò spogliarsi
lentamente: il maglione finì
presto sulla sedia, lasciandola coperta dalla camicetta, che le
fasciava i
fianchi morbidi e le ricadeva morbidamente sulla spalle; la vide
armeggiare con
i bottoni, che lentamente lasciarono le asole – nonostante
lei gli stesse dando
la schiena, riusciva a vederla benissimo nel riflesso e la cosa che lo
divertiva era che lei sembrava non essersene accorta. Pian piano
riuscì a
scorgere il petto bianco, i seni piccoli, ma tondi, nascosti quasi
completamente dal reggiseno azzurro – si chiese se avesse
anche le mutandine
dello stesso colore, mentre una vampata di calore, al pensiero, gli
saliva
direttamente dalle zone basse – e il ventre piatto, con un
filo di pancia che
lui trovava veramente adorabile.
Alexis
Potter non era certamente
perfetta, ma ai suoi occhi, era la più bella.
Lentamente,
la camicia scivolò giù per le sue spalle,
rivelando la schiena e le due piccole
scapole, che fuoriuscivano appena; i capelli neri e lunghi andarono
immediatamente a ricoprirla, ma lasciarono in vista una spalla bianca,
sulla
quale spiccava un piccolo neo, dalla forma davvero particolare.
Draco
chinò appena il capo e si alzò, per poterlo
guardare meglio.
-
Lo sai, hai un neo davvero strano. – le disse, facendola
sobbalzare.
Alexis,
coprendosi con la camicia nera, gli lanciò
un’occhiata da sopra la spalla, le
sopracciglia corrugate.
-
Ah sì? –
Draco
annuì e le si avvicinò, sfiorandole le spalle con
la punta delle dita.
Il
contatto con le sue mani fresche la
fece rabbrividire.
Lui
sorrise e le puntò l’indice sul piccolo neo scuro,
scrutandola dallo specchio.
-
Sì. Ha la forma di una rosa, è molto particolare.
– le spiegò.
Alexis
si girò appena, per poterlo osservare: spiccava sulla sua
pelle chiara e aveva
davvero la forma di una rosellina, ma non lo aveva ma notato
prima.
-
E’ tanto strano? – gli chiese con una smorfia,
tornando a fissarlo attraverso
lo specchio.
Aveva
le guance deliziosamente
arrossate, che la rendevano ancora più bella ai suoi occhi.
Draco
sorrise e si chinò appena; le scostò i capelli
dal collo, con carezze lente,
poi scese a sfiorarle la spalla con le labbra e infine scese a
depositarle un
piccolo bacio sul neo.
-
Io lo trovo bellissimo. – le sussurrò e il suo
respiro sulla pelle nuda e umida
di bacio la fece rabbrividire appena.
Alexis
lo scrutò nel riflesso, mentre lui sollevava appena lo
sguardo e la osservava
ammicante. Prese un grande respiro e gli sorrise, mentre, lentamente,
si
voltava e poi lo guardava dal basso, la camicia ancora stretta tra le
dita, che
la copriva appena.
Draco
la osservò a lungo, poi prese ad accarezzarle una guancia,
con sguardo assorto,
e a spostarle i capelli dietro l’orecchio. Lei gli sorrise
ancora, poi,
lentamente, come se qualsiasi movimento troppo accentuato avesse potuto
rovinare l’atmosfera, si sollevò in punta di piedi
e annullò completamente la
distanza tra le loro labbra.
Le
loro lingue si trovarono
immediatamente e si intrecciarono, dapprima lente e delicate, poi
prepotenti e
violente, ma in una tenerezza che toglieva il fiato.
Il petto le bruciava, ma era sicura che
la lontananza dalle sue labbra avrebbe arso molto di più.
Aveva sete di lui e non poteva – e non
voleva – allontanarsi.
Aveva bisogno di sentire il suo sapore
in bocca.
Quel dolce ed inebriante profumo di
pioggia, che il suo corpo, ora così vicino, emanava,
ubriacandola ed annebbiandole
la mente.
Il cuore le batteva furioso nel petto,
ma nulla aveva più importanza in quel momento.
Solo lui.
Le sue labbra e le sue mani, che le
avevano preso il viso tra le dita, per poterla tener ferma e avere la
possibilità di approfondire ancora quel bacio.
Piano,
senza smettere di sfiorarla nemmeno per un istante, Draco la strinse a
sé,
possessivo, e la fece girare, fino a quando non furono le spalle di lei
ad
essere rivolte al letto. Lentamente, la spinse piano
all’indietro, facendo
aderire di più i loro corpi.
La
camicia nera che Alexis stringeva
tra le dita era caduta poco dietro di loro, mentre lei gli aveva
poggiato una
mano sul petto e aveva infilato le dita dell’altra tra i
capelli biondi.
Continuando
a baciarla con quell’urgenza quasi impossibile, Draco la fece
sedere sul letto
e poi si poggiò in ginocchio ai lati delle sue gambe,
costringendola,
gentilmente, a sdraiarsi sotto di lui. Si sorresse sulle proprie
braccia, per
non pesarle addosso, mentre adesso era passato a baciarle
l’angolo della bocca
e poi il mento, la mascella, il collo e di nuovo la spalla, sul quale
lasciò un
piccolo morso, che la fece gemere appena. I suoi baci continuarono a
spostarsi,
fin quando le sue labbra non sfiorarono un braccio, l’incavo
del gomito, il
polso e la mano, che lei aveva sollevato appena e sulla quale
depositò una
serie di baci sui polpastrelli.
Era
da lì che partiva la fiamma che le
bruciava ogni terminazione nervosa del suo corpo.
Erano sensazioni che non aveva mai
provato prima, ma che non la spaventavano.
Erano…piacevoli.
Draco
ripercorse tutta la scia di baci all’indietro, per poi
tornare a sfiorarle le
labbra.
Aveva
il suo sapore che scendeva giù
nella gola.
Dolce, delicato e delizioso profumo di
albicocca.
Il profumo della sua pelle.
Del suo respiro.
Di lei.
Si
distanziò appena, solo per lasciarle la
possibilità di riprendere fiato e per
respirare a sua volta. La guardò in viso e fu piacevolmente
sorpreso di
scoprirla con gli occhi aperti ed un sorriso sereno sulle labbra, ora
rosse.
Aveva lo sguardo appena lucido, ma di una luce consapevole e felice.
La
luce che voleva vedere sempre in
quelle iridi smeraldine.
Sempre.
La luce che sembrava comunicare
silenziosamente che lei era sua e che non sarebbe stata di nessun altro.
Mai.
E non perché lo temesse o perché
l’avesse comprata.
Semplicemente perché lo amava.
Lo amava davvero.
E amava lui, Draco.
Non Malfoy.
Semplicemente Draco.
Le
rivolse un sorriso e le sfiorò una guancia con una carezza
lenta, lo sguardo
assorto.
Alla
fine la guardò dritta negli occhi, l’espressione
serena.
-
Se non vuoi farlo…- le sussurrò delicato
– Fermami adesso. –
Lento,
si chinò nuovamente per baciarla.
Alexis
lo fissò per qualche momento, mentre si avvicinava.
Aveva
i capelli scompigliati che
calavano a coprirgli lo sguardo.
Quelle iridi grige che adesso
risplendevano di una luce nuova.
Speranza e amore.
Per lei.
Alexis
sorrise, poi socchiuse gli occhi e, prima ancora che lui si fosse
completamente
avvicinato, sollevò il capo e annullò la distanza
tra le loro labbra, colmandola
con quel bacio che sembrava urlare, in un sussurro carico di passione, lo voglio.
Lo
sentì sorridere sulle sue labbra, mentre approfondiva il
bacio e la sua mano
correva a sfiorarle la spalla e il braccio, prima di intrecciarsi a
quella di
lei.
Nuovamente,
scese ad accarezzarle il collo con le labbra e la sentì
sospirare sotto di sé;
i suoi baci tracciarono una scia bollente che, lenta, arrivò
all’incavo dei
seni. Cauto, Draco sollevò una mano e la depositò
sopra uno di essi, ancora
coperti dalla stoffa liscia del reggipetto. Si riavvicinò al
suo viso e riprese
a baciarla delicatamente, prima di cominciare ad esplorare con dita
abili la
pelle del seno; piano, le sollevò entrambe le coppe e prese
a massaggiarla
lentamente.
Un
sospiro d’albicocca lasciò le sue
labbra, depositandosi sulla lingua di lui, che l’accolse
dentro di sé e la
riempì col proprio respiro di pioggia.
Si
allontanò appena solo per poterla osservare.
Era
bellissima, con i capelli
sparpagliati sul cuscino, le guance arrossate, gli occhi lucidi per
l’emozione
e i seni scoperti, che tremavano appena.
Draco
le sorrise, poi la prese delicatamente per le braccia e la fece
sollevare, in
modo che gli fosse seduta di fronte, e la strinse a sé,
prima di avvicinarlesi
con le labbra all’orecchio.
-
Ti amo…- le sussurrò all’orecchio, come
per farla tranquillizzare.
Alexis
sorrise e annuì impercettibilmente, mentre lui riprendeva a
baciarla sul collo
e poi, lentamente, scendeva ad impossessarsi dei suoi seni, che
sfiorò
dolcemente.
Lei
li avvertì farsi sempre più rigidi,
mentre la bocca di lui le lasciava tracce bollenti, che cominciarono a
divorarla dall’interno.
Un fuoco piacevole che adesso saliva
anche dal suo basso ventre, consumandola lentamente.
Un
sospiro tremante lasciò le sue labbra, ma Draco lo raccolse
immediatamente,
tornando a baciarla, mentre le sganciava il reggiseno e poi,
lentamente, glielo
faceva scivolare dalle spalle e poi glielo sfilava, lanciandolo con
grazia sul
pavimento. Continuando a baciarla e tenendole una mano sulla guancia,
la
costrinse nuovamente a sdraiarsi. Poi, si allontanò, per
guardarla dall’alto, e
le sorrise rassicurante, mentre si sfilava il maglione dalla testa e lo
lasciava andare accanto al reggiseno.
Alexis
lo osservò dal basso: adesso aveva i capelli completamente
scarmigliati, che
scendevano ad incornicargli il viso, rosato sulle guance. Lo
guardò mentre,
senza mai smettere di fissarla negli occhi, cominciava a far scivolare
via i
bottoni della camicia dalle asole. Istintivamente, lei
sollevò le mani e gli
accarezzò le sue, per poi sorridergli timida e prendere a
slacciargli la
camicia, con movimenti un po’ goffi, ma che a lui gonfiarono
il petto di una
sensazione davvero piacevole.
Era
la prima volta che la provava ed
era bellissima.
Piano,
Alexis gli aprì completamente la camicia, fino a rivelare
l’addome muscoloso e
il petto asciutto, frutto dei duri allentamenti di Quidditch. Con mani
un po’
malfermente per l’agitazione, gli sfiorò
lentamente ogni scalino del ventre,
risalendo piano sul petto liscio e poi sulle spalle, dalle quali fece
scivolare
la camicia, per poi lasciare a lui il compito di lanciarla lontano da
loro.
Draco
la osservò con un sorriso, mentre si chinava nuovamente a
baciarla.
I
suoi capelli fini le solleticavano
morbidamente la fronte.
Il suo petto duro si posava, leggero,
sui suoi seni.
Il contatto delle loro pelli bruciava
di un piacere proibito e sconosciuto, che le faceva formicolare ogni
parte
sensibile del corpo.
Alexis
sollevò le mani e gli accarezzò le spalle, per
poi scendere giù, lungo tutta la
colonna vertebrale, mentre lui, che aveva ripreso a baciarle i seni,
sospirava
appena.
E
non se ne vergognò.
Con lei non aveva bisogno di fingere di
essere lo spavaldo Draco Malfoy.
Con lei poteva essere semplicemente se
stesso, il Draco che nessuno aveva mai voluto vedere.
E che lei era riuscita a scorgere sotto
le sue mille maschere e i suoi cento volti.
Le
sorrise sul seno, poi scese a baciarle il ventre, mentre le mani di lei
prendevano a sfiorargli i muscoli delle braccia, ora tese nello sforzo
di non
pesarle addosso.
Draco
si puntellò sulle ginocchia, per prenderle a sfiorarle il
ventre con le mani e
poi, lentamente, le aprì la zip della gonna e la fece
scivolare giù dalle
gambe, lasciandola solo con le mutandine a coprirla.
Sorrise
tra sé e sé, constatando che
erano azzurre proprio come aveva immaginato.
Tornò
a guardarla e la vide osservarlo, l’imbarazzo negli occhi, ma
un sorriso
morbido e sicuro su quelle labbra che, immediatamente, tornò
a baciare, come se
averle lontane anche solo per pochi istanti fosse doloroso.
Si
intrattenne a giocare con la sua lingua, che attirò nella
propria bocca; poi le
succhiò le labbra, con urgenza, mentre le sue mani
scendevano di nuovo a
sfiorarle i seni e poi il ventre e, infine, arrivavano a sfiorarle
l’elastico
delle mutandine.
La
sentì sospirare ancora e allora riprese a baciarla
sensualmente all’angolo
della bocca e poi sul mento, sul collo, e di nuovo sulle labbra, in
circolo
vizioso e inebriante. Scese, infine, di nuovo tra l’incavo
dei seni e poi su
uno di essi, sull’ombelico e infine, dolcemente,
depositò un bacio sul bordo
delle sue mutandine e poi scese giù cominciando a sfiorarle
le gambe, che lei
teneva appena rannicchiate; le baciò l’interno
delle coscie, mentre la sentiva
sussultare appena ad ogni nuovo contatto. Alla fine sollevò
il viso e la guardò
negli occhi.
Alexis
lo osservò a sua volta, l’espressione a
metà tra concentrazione e piacere.
Draco
aveva gli occhi grigi illuminati
quasi di una luce propria, che li rendeva bellissimi e accecanti.
Gli
sorrise, in quel tacito assenso che era diventato sinonimo di tutti
quei sì che non
riuscivano a lasciare le sue
labbra in nessun altro modo. Draco annuì impercettibilmente
e, mentre con una
mano riprendeva a sfiorarle una coscia, con l’altra faceva
scivolare,
lentamente, le mutandine, fino a che anche quelle non si ritrovarono
sul
pavimento.
Draco
si sollevò, per poterla finalmente osservare, completamente
nuda e mai più
bella.
La
vide diventare ancora più rossa in viso e allora scese
nuovamente a baciarla,
perché voleva farla sentire desiderata e voleva farle capire
quanto bella lui
la vedesse in quel momento.
I
l
m o m e n t o
p i ù
b e l l o
d i s
e m p r e.
La
baciò a lungo e senza fretta, mentre con le mani esplorava
il suo corpo, con
carezze gentili e piacevoli. Poi, le sue dita presero a lambire la sua
femminilità, lentamente, e lei trattenne il respiro e chiuse
appena gli occhi.
Lui continuò a baciarla, prima sulle labbra, poi sulle
guance, sulle palpebre,
sulle sopracciglia, sulla fronte, sulle tempie, sul naso e di nuovo
sulla
bocca. Poi, si sollevò appena e la guardò
dall’alto, mentre prendeva a
slacciarsi i pantaloni: questa volta lei non gli diede una mano,
perché era
decisamente troppo emozionata e non sarebbe stata in grado nemmeno di
togliere
un bottone, dal momento che era sicura che le sue mani avrebbero
cominciato a
tremare in modo decisamente ridicolo. Draco non rimase deluso, anzi,
continuò a
sorriderle e mentre si sfilava i pantaloni, continuò ad
accarezzarla
rassicurante; alla fine, anche i suoi boxer neri fecero la stessa fine
dei
pantaloni ed andarono a fargli compagnia sul pavimento.
Alexis
lo fissò dal basso, decisamente rapita: Draco era perfetto,
ai suoi occhi, in
quel momento, più di quanto non lo fosse stato in precedenza.
Il
suo corpo atletico rifletteva la luce delle candele tremule, che
creavano sulla
sua pelle diafana dei giochi di luce ed ombra che lo rendevano davvero
bellissimo; sollevò una mano e percorse una linea
immaginaria, che congiunse le
cavicole, la linea decisa che divideva il petto magro e ogni singolo
scalino
dell’addome. Lui la lasciò fare, traendo piacere
dalle semplici carezze,
inesperte ma eccitanti.
E
il suo piccolo amico era
completamente d’accordo con lui.
Alla
fine, le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandole
il palmo e poi il
polso, mentre si chinava di nuovo su di lei e si posizionava in mezzo
alle sue
gambe. Percorse il braccio, la spalla, il collo, la mascella, la
guancia e
infine le rapì ancora una volta le labbra. La
sentì sorridere ancora prima che
avesse la possibilità di farle quella muta domanda.
Posso?
Sì.
Senza
smettere di baciarla, cominciò a scivolarle dentro,
lentamente e con calma e
quando la sentì gemere appena, si fermò, per
darle il tempo di abituarsi quella
intrusione.
Era
lì.
Su quella soglia dove si deve sempre
chiedere il permesso per entrare.
Su quella soglia che li separava per
diventare una corpo solo.
Alexis,
che aveva chiuso gli occhi, deglutì e repirò a
fondo.
Era
una sensazione veramente strana e
un po’ dolorosa, ma era qualcosa di sopportabile.
Draco
non si stava muovendo e le fu grato per questo, perché aveva
bisogno di più
tempo. Rimase con gli occhi chiusi, mentre lui si chinava appena e le
baciava
il collo e poi le rapiva dolcemente le labbra.
-
Alexis…Guardami.- le sussurrò sulla bocca.
Esitante,
lei riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò
subito quello di Draco, che la
osservava da vicino; i suoi capelli dorati scendevano a solleticarle la
fronte
e il suo respiro, affannato nello sforzo che stava compiendo, le
accarezzava le
guance accaldate. Incerta, sollevò una mano e gli
sfiorò il viso con la punta
delle dita.
Poi,
gli sorrise.
Draco
scese a baciarla di nuovo e, lentamente, oltrepassò quella
sottile barriera.
Alexis
trattenne il fiato ed ebbe un sussulto, ma lui non smise un secondo di
baciarla
e di accarezzarla e, di nuovo, non si mosse, rimase semplicemente
dentro di
lei, ad assaporarla.
Ad
assaporare loro due.
Alexis
prese dei profondi respiri, cercando di arginare il dolore che le era
esploso all’intrusione
di quel corpo nuovo.
Draco
era dentro di lei.
E
ora, mentre attendeva che lei si abituasse, aveva preso a baciarle il
collo e
poi i seni. Alla fine era risalito sulle sue labbra.
-
Ti sto facendo male? – gli domandò delicato,
mormorando quelle parole sulla sua
bocca.
Alexis
lo guardò dritto negli occhi.
Sì,
le stava facendo male e lo vedeva
dal lucido di quelle iridi verdi.
La
baciò delicatamente, prima sulle tempie, poi sui capelli,
all’angolo della
bocca, mentre le accarezzava una guancia con gesti lenti e premurosi.
-
Sto…bene.- disse infine lei e quando lui sollevò
il viso per osservarla, Alexis
si mosse verso di lui e, dopo avergli intrecciato le dita nei capelli,
lo
attirò a sé e prese a baciarlo con passione.
Solo
allora lui, piano, cominciò a
muoversi dentro di lei, delicato e premuroso.
-
Ti amo. – le sussurrò sulle labbra.
Alexis
sorrise.
-
Ti amo. – mormorò a sua volta, mentre pian piano,
si lasciava andare a quel
calore doloroso che, lentamente, si stava trasformando in un piacere
delicato.
Sorrisero
entrambi, l’uno sulle labbra
dell’altra.
*
(*) Abraxan:
è un cavallo alato della
mitologia; informazione reperita da Harry Potter Lexicon, enciclopedia
virtuale
sul mondo creato dalla Rowling.
Salve
a tutte!
Come promesso,
questo capitolo è
arrivato, puntuale, Sabato pomeriggio! Avete visto che quando mi ci
impegno
sono brava?
Ci sono un po’ di cose da dire alla fine
di un capitolo come questo, quindi ora riordino le idee e scrivo tutto
con
calma – ammesso che qualcuno legga queste note, cosa di cui
dubito,
specialmente dopo la fine di questo capitolo xD
1.
Per le amanti del
nostro bel Sirius Black, rieccolo fare la sua
gloriosa comparsa! Molte di voi avevano già indovinato che
lo spavaldo Luis
Cabrisk era in realtà Sirius, quindi complimenti davvero,
siete delle
investigatrici nate! Spero che la ricomparsa di questo personaggio vi
renda
felici: a me, personalmente, sì! Vedrete quante ne
combinerà, adesso che è
tornato ad Hogwarts!
E ringrazio, come
sempre, tutte le
magnifiche persone che leggono, recensiscono, aggiungono tra
preferiti/seguiti/ricordati
e mettono “mi piace” su facebook (ben 20 persone
per il capitolo scorso, fatevi
sentire con una recensioncina, mi rendereste veramente felice *_*)
Quindi, grazie
ufficialmente col cuore
per:
338
recensioni
104 preferiti
22 ricordati
121 seguiti
Più di 40mila letture!
E
grazie anche alle stupende 31 persone che mi hanno inserita
tra i loro autori preferiti!
Mando
un bacione enorme a tutti e
aspetto i vostri commenti, specialmente sul tanto atteso momento!
(:
Giulia.
PS.
Il risultato del mio esame di maturità
è stato cento/100 (: