Esistere era sempre stato un concetto complicato e semplice contemporaneamente.
Era per alcuni un meccanismo spontaneo, per altri una priorità con la quale non riuscivano a fare i conti.
In quell'istante, il gioco dell'esistere, consisteva in sguardi ambigui e pensieri sfilacciati e confusi ai quali bisognava trovare un'origine, in mani frementi all'idea di dover porre fine ad un progetto al quale si lavorava da oramai tutta la vita, in sorrisi incerti nel considerare l'ipotesi dei propri segreti messi a nudo davanti a qualcuno con il quale la confidenza era divenuta insesitente.
In quel momento, dita lunghe e nervose tichettavano incessantemente sul tavolo. Erano senza dubbio femminili ma terribilmente indelicate. Erano morbide, belle, eppure mordicchiate e in alcuni punti sanguinanti.
Erano le dita di Marlene Mckinnon, un tempo sempre sporche di inchiostro.
Non c'era motivo per cui avere paura, no. Non in un posto accogliente come quello, non con una cameriera sorridente, non con quel ragazzo nel tavolo accanto che la fissava con un sorriso intriso di malizia.
Non con Sirius di fronte che esasperato ed incredulo la scrutava sorseggiando una bevanda dall'odore alcolico. Con lui non c'era d'avere paura, era cinico, sarcastico, impaziente. Ma era coraggioso e possedeva un buon cuore che palpitava di libertà.
"Hai intenzione di rispondermi, prima o poi?"
La voce irritata frantumò il loro silenzio. Un silenzio di riflessione, in cui ti chiedi se puoi fidarti o no, se hai superato il rancore, se quelle cose che vi dicevate erano vere e se il passato andava seppellito e rispolverato. Un silenzio teso ed ansioso, come l'ultimo giorno di scuola dopo il quale sei sicuro perderai molte conoscienze. Un silenzio nel quale le cose cadono, vagano, non si ritrovano più.
Lei alzò lo sguardo su Sirius e, per la prima volta in quella mezz'ora gli rivolse un sorriso luminoso. D'altronde era stato una persona alla quale aveva voluto molto bene, il fatto che si fosse comportata male verso i suoi confronti non voleva dire niente. Era stata stupida, molto probabilmente, ma a quell'epoca lei non lo amava.
Amare era sempre stato un verbo che la spaventava come solitamente spaventava ogni adolescente. Ma a lei di più. Non aveva mai sopportato James e il suo voler conquistare la Evans, così come non sopportava Emmeline e il suo improponibile blaterare su Remus. Tutto ciò la disgustava e, alla lunga aveva finito per catalogare Sirius come loro, per il semplice fatto che erano tutti amici. Era stata una cosa sciocca, ma si stava affezionando troppo e lui non aveva di certo la fama del ragazzo fedele, motivo per cui ha preferito tradirlo per prima.
"Voglio entrare a far parte dell'Ordine."
La sua proposta era sincera, le veniva dal piu profondo del cuore. Marlene non era mai stata audace, spavalda anzi era solita a nascondersi dietro qualcuno che riuscisse a proteggerla.
La risposta che le arrivò però fu tutt'altro che incoraggiante. Era una risata. Una risata quasi amara, come a ricordarle tutto ciò che aveva fatto il passato, a rinfacciarle il suo essere stata ingenua, codarda, spesso quasi cattiva. Una risata che di divertito non avea niente e che voleva soltanto ferire.
"Sei sicura che neanche questa volta preferirai i mangiamorte, Marlene?"
Sotto il suo sguardo sarcastico, la ragazza sussultò.
"Ho soltanto preferito..."
"Hai soltanto preferito tradire."
"No, ho soltanto preferito qualcuno che mi amasse."
Angolo Me.
Lo so, praticamente è cortissimo ma non so fare capitoli lunghi senza essere noiosa u.u Poi, vediamo che altro dirvi? Ah allora che ne pensate della mia Marlene traditrice? E di Sirius? Che ne dite, vi piace? *-*
Lo so per adesso parlo di loro due ma, nel prossimo capitolo, ci saranno praticamente tutti °-° Ah, Marlene è ancora innamorata di una Mangiamorte che si chiama....Non ve lo dico :D
Ringrazio Jules :3 e anche voi che seguite.
Baci,
Vals.