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Autore: Mina7Z    14/07/2011    23 recensioni
Nowadays, ovvero oggigiorno. Chi sarebbero stati i nostri amati protagonisti di Versailles no bara se si fossero ritrovati a vivere nella nostra epoca
Aggiungo un elemento:e se ci fossero dei misteri da svelare? Se Francoise e Andrè non fossero chi dicono di essere e se qualcuno nascondesse loro un oscuro segreto??
Non ho mai amato particolarmente le storie ambientate ai nostri giorni, ma un pomeriggio, improvvisamente, questi personaggi hanno bussato alla mia mente e non sono riuscita a chiuderli fuori!!!
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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20

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Anche a Parigi era arrivata l’estate.

Il sole si era fatto caldo e luminoso e la città riluceva in tutto il suo splendore.

Dopo un periodo di ricovero al Persy mi ristabilii completamente e con Andrè decidemmo di fare visita a mia nonna che aveva tremato per la mia sorte.
Palazzo Jarjayes ci accolse con i  suoi antichi fasti  e notai che Andrè sembrava a disagio, diversamente dalla volta precedente, quando, incuriosito, osservava ogni particolare della dimora che conservava i tratti dell’ originaria austerità.

“Andrè, cos’hai, sei pensieroso” osservai aspettando mia nonna.

“Niente, non ti preoccupare, stavo pensando che non abbiamo più cercato informazioni su quel quadro, mi porti nel salone, vorrei rivederlo”.

“Si, ti ci porto dopo, e poi se vuoi passiamo da camera mia” scherzai maliziosa avvicinando le labbra al suo collo.
Il rumore della porta ci fece sobbalzare e mia nonna corse ad abbracciarmi commossa.

“Tesoro, che spavento, ci hai fatto stare in pena, abbiamo temuto per la tua vita”.

Percepii dietro di me la presenza di un’altra figura e staccandomi da mia nonna mi voltai, ritrovando su di me gli occhi azzurri di mio padre e restai paralizzata.

“Ciao Françoise, sono felice di vedere che ti sei rimessa completamente”.

Nella sua voce una sincera preoccupazione.
Si avvicinò a me per stringermi in un abbraccio incerto.

“Ti presento la persona che mi ha salvato la vita, se non ci fosse stato lui non sarei qui adesso, gli devo la vita” dissi emozionata, fissando Andrè negli occhi.

“Andrè  Robert Grandier, piacere di fare la vostra conoscenza Conte Jarjayes”.

 La mano di Andrè, pronta per stringere quella di mio padre, era inspiegabilmente rimasta sospesa.

“Come…. hai detto di chiamarti?”. Insolita incertezza nella voce del Conte.

“Andrè Grandier”.

Seguì un lungo silenzio da parte di entrambi durante il quale il respiro di mio padre si era fatto ansimante.

“Noi..stiamo insieme….” confessai con il cuore in gola.

 “Era quello che tenevo. Vai via di qui, questo non è il tuo posto, devi allontanarti da lei finchè non è troppo tardi”.

Frasi pronunciate con tono aspro che sconvolsero i presenti.

“Cosa state dicendo? Troppo tardi per cosa? Ma voi non mi conoscete neanche, cosa state farneticando?”.  Il bel volto di Andrè era visibilmente alterato.

“Stai lontano da mia figlia Grandier, non ti avvicinare mai più a lei”.

“Cosa diavolo stai dicendo? Perché  sei venuto qui? Vuoi rovinarmi la vita più di quanto tu abbia fatto fino ad ora? Andrè è il mio uomo e io non rinuncerò a lui, mai”.

“Tu  proprio non capisci,  non puoi capire adesso ma sappi che questa unione porterà solo disgrazie, sei quasi morta in Libia”.

“Disgrazie perchè” urlai tra le lacrime “perché amo un uomo e lui ama me? Non ti va bene che io sia felice, non lo puoi proprio accettare? Hai fatto di tutto per farmi vivere una vita d’inferno e adesso vuoi separarmi da lui? Non ti voglio mai più vedere in tutta la vita, vattene via” gridai  con le ultime forze che avevo raccolto.
Poi, improvvisamente, si scagliò contro di me posando violentemente la mano tra mento e collo, costringendomi a guardarlo negli occhi. Aveva completamente perso il controllo di sé e nei suoi occhi, solitamente freddi e impenetrabili, vedevo guizzi di rabbia.

“Pagherai con la tua vita questa scelta, non capisci?”.

E io non riuscii a replicare. Ne' a muovermi. Rimasi a fissarlo inerme.
Solo l’intervento di Andrè riuscii a liberarmi dalla sua furia.

 “Siete forse impazzito? Non vi azzardate a toccarla con un dito, mai più”.

“Dio mio Auguste, cosa stai facendo?”. La voce di mia nonna sembrò fargli riacquistare un po’ di lucidità.

“Tu lo sapevi, vero? E non hai fatto niente per impedirlo?”

“Auguste…io…” rispose tremante.

Tornò a guardarmi,  ma le sue parole arrivarono  di nuovo inaspettate.

“Se stai con lui non sarai più mia figlia”.

“Non lo sono mai stata, sono solo un problema per te, nient’altro, colpevole di non so quale crimine Non mi hai mai voluta, mi hai abbandonato in un collegio  come se non meritassi il tuo affetto, non ci sei mai stato per me” urlai piangendo rabbiosamente.

“Ti odio...ti odio”.

Si allontanò barcollando dal salone lasciandoci attoniti e stralunati per la gravità di quanto era accaduto.

“Bambina…stai bene?”.

Non risposi e uscii di corsa dalla stanza per affrontare nuovamente quell’uomo.
Con il cuore in gola, percorsi rapidamente i corridoi del palazzo sui quali si susseguivano stanze e saloni settecenteschi e arrivata nella sala da pranzo lo vidi fermo, immobile davanti al quadro del nostro misterioso antenato.
Dietro di me i passi di Andrè e di mia nonna.

“Parla” gli dissi tremando “cos’è che non conosco? Cosa non posso capire? Perché non dovrei stare con lui?”.  Una freddezza nella mia voce che mi fece fremere.

“Oscar.”

 “Cosa….chi è Oscar?”.

“Oscar François de Jarjayes, capitano delle Guardie Reali di sua Maestà Luigi XVI” disse piano fissando il quadro.

“E’ il nome di quest’uomo?”.

“Oscar non era un uomo, era una donna a cui fu impartita un’educazione tipicamente maschile ed ebbe il privilegio di servire la famiglia reale conquistandosi stima e fiducia”.

“Una donna? E’ il ritratto di una donna?”.

“Si. Una donna che comandò le Guardie Reali ma allo scoppio della Rivoluzione decise di rinnegare titolo e casato  in nome dei suoi ideali e dell’amore di un uomo”.

“E allora? Cosa c'entra con me?”

“Andrè Grandier”.   Mi voltai verso mia nonna che aveva appena pronunciato quel nome.

“Cosa?”

“Il nome dell’uomo era…..Andrè Grandier”.

“Oddio……”   Cercai lo sguardo di Andrè.

“Si chiamava come me…”  considerò incredulo.

“Morirono  allo scoppio della rivoluzione combattendo con il popolo” chiarì mio padre.

“Coincidenza sorprendente “ considerai “inquietante, forse, ma continuo a non capire”.

“La storia si ripeterà, non capisci? Vi siete incontrati ma siete destinati a trovare la morte”.

Un brivido lungo la mia schiena, il respiro trattenuto. E le gambe tremanti.

“C….cosa?”

"Dopo la morte della figlia, il Generale Jarjayes cercò inutilmente di fare evadere  la Regina Maria Antonietta dalla Conciergerie e poi si trasferì in Inghilterra per alcuni anni. Tornò in Francia pochi giorni prima di morire e rivelò che, negli anni, aveva sognato spesso la figlia Oscar che gli chiedeva di benedire l’unione con Andrè  e che un giorno lontano lei e Andrè si sarebbero ritrovati nuovamente e amati più di ogni altra cosa anche se avrebbero dovuto soffrire di nuovo, perché  entrambi avrebbero donato la vita per il bene del’altro. E lui, con il cuore indurito dal dolore, aveva imposto che a  nessuno dei discendenti della famiglia Jarjayes fosse mai dato il nome  Oscar o Françoise, perché altrimenti avrebbe pagato con la vita morendo prematuramente”.

“E’ assurdo, e ridicolo, non crederai ad una storia del genere”. Ero sbigottita.

“Tua madre ha voluto ostinatamente chiamarti  Françoise, nonostante avessi cercato di dissuaderla. Quando era incinta di te, passava ore a fissare questo ritratto e quando sei nata ha voluto darti quel nome. Ero talmente felice che non mi imposi per farle cambiare idea e pensai che si trattasse di una leggenda ormai sbiadita dal tempo”.

Nella stanza un silenzio irreale.

 “Poi ti abbiamo vista crescere  e la somiglianza con Oscar diventare sempre più evidente, giorno dopo giorno, e anche tua madre ha iniziato a preoccuparsi temendo che ci fosse qualcosa di fondato in tutta questa storia. Ma Marie Louise è mora prima che potesse rendersi conto veramente della totale somiglianza con Oscar che hai adesso. Da bambina ti  trovavamo spesso a osservare il ritratto, rapita e sognante, anche nel profondo della notte tu venivi qui, e quello che era solo una leggenda di famiglia si svelava ai miei occhi ogni giorno di più facendoci temere per la tua sorte.. Con la morte di tua madre, decisi di portarti via da questa casa e da quel ritratto e ordinai che nessuno facesse mai parola con te di questa storia”.

Si lasciò cadere su una poltrona con la testa tra le mani, chiuso in un ritrovato mutismo.
Il cuore impazzito mi implodeva nel petto e cercai lo sguardo di Andrè che era rimasto in silenzio.
Tornai a osservare il quadro. Era vero, la somiglianza chiaramente evidente, nonostante da sempre tutti avessero cercato di negare quello che io, fin da bambina, avevo colto. Uno strano legame con quel quadro mi aveva sempre portato a guardare quel misterioso personaggio dagli occhi magnetici con curiosità e ammirazione, come se i suoi magnifici occhi azzurri avessero potuto rivelarmi il mistero racchiuso nel ritratto.

“Oscar e Andrè…Françoise e Andrè” mormorai  non potendo evitare di liberare le lacrime e sentendo il bisogno di stringermi ad Andrè.

“Si sono amati…solo questo conta…e di un amore totale e immenso,  eterno, direi” Le parole di mia nonna mi fecero trasalire.

“Ma si sono amati per poche ore perché solo negli ultimi giorni della loro  vita Oscar gli  ha rivelato il suo amore per lui.

“Come……..come sono morti si sa?” chiese Andrè.

“E’ morto prima Andrè, il 13 luglio del 1789, ferito da una pallottola in pieno petto e il giorno dopo è morta Oscar, uccisa dai soldati che difendevano la Bastiglia”.

“Lei è morta dopo…” mormorai guardando il quadro “Chissà quanta sofferenza deve avere provato in quei momenti, senza di lui”.

“Si, credo di si, bambina, è morta con la pena nel cuore e il desiderio di raggiungerlo”.

“Vieni qui”. Le braccia di Andrè mi strinsero a sé e non trattenni più le lacrime.

“C’è un’ultima cosa che vorrei farvi vedere” sussurrò mia nonna aprendo un antico armadio in ebano dal quale tolse un pacco che aveva la forma di un quadro.

La osservai attonita e incuriosita mentre  lentamente scartava il quadro avvolto in diversi strati di carta di colore scuro.

“Andrè era cresciuto in questa casa e qui abitava sua nonna, la governane della famiglia Jarjayes. Quando seppe della sua morte, volle commissionare un ritratto del nipote che per alcuni anni fu appeso a fianco del ritratto di Oscar e fu poi tolto per volere degli eredi del palazzo. Questo è il ritratto di Andrè Grandier”.

Le gambe mi tremavano e non fu facile percorrere i pochi metri che ci dividevano da quel quadro. Andrè mi prese la mano e mi condusse vicino al tavolo dove la nonna aveva appoggiato il ritratto.

I miei passi incerti. “Non ce la faccio...non voglio  vederlo…”.

“Bambina, devi vederlo..”.

Il respiro trattenuto, il cuore in gola e una strana sensazione di perdere l’ultimo barlume  di lucidità rimasta. Raggiunsi il quadro e l’immagine che vidi mi lasciò senza fiato. Andrè, quell’Andrè….era semplicemente, incredibilmente, il ritratto del mio Andrè, dell’uomo di cui mi ero immediatamente e perdutamente innamorata in un magnifico giorno d’estate.

“O mio Dio” sussurrò lui.

“Ti …ti somiglia così tanto” mormorai senza riuscire a dire altro.

Bello. Incredibilmente bello. Riccioli scuri incorniciavano un viso perfetto nel quale gli occhi verdi sembravano illuminare il volto trasmettendo una sensazione di forza e dolcezza.
In silenzio, restammo immobili ad osservare il ritratto finchè furono le parole di mia nonna a  irrompere, infrangendo quella strana atmosfera surreale.

“Non ho mai creduto in un risvolto funesto di questa storia, ragazzi. Io ho sempre pensato che ad Oscar e Andrè sarebbe stata concessa un’altra possibilità  perché potessero amarsi per tutta la vita, liberamente e totalmente.  Non si può cambiare il destino e voi siete destinati ad amarvi, indipendentemente dal fatto che crediate o no a questa storia”.

“Il 13 luglio è li giorno in cui ci siamo incontrati” ricordò Andrè.

“Ciò che un giorno è stato diviso il destino ha riunito”.

“Oscar………Oscar” lo senti sussurrare fissando il ritratto, come se stesse tentando di far riaffiorare alla mente antiche memorie, sensazioni, sentimenti.

“Ricordi quando ho visto questo ritratto? Sono stato subito attirato dall’immagine rappresentata e non ero affatto convinto si trattasse di un uomo, non poteva essere un uomo, sentivo che non era così e sentivo che quel volto era inspiegabilmente familiare, come se lo avessi già visto. Ma poi ho pensato che fosse la somiglianza con te ad attirarmi. Io non ricordo nulla di una vita precedente, anche se, fin da bambino, ho sempre avuto la strana sensazione che avrei dovuto scoprire qualcosa di misterioso che mi riguardava”.

“La rosa nera, vero?”. Gli sfiorai un braccio nel punto dove era stato tatuato quel simbolo che rappresentava  una verità ancora da scoprire.

“Io non credo che sia importante ricordare il passato, Andrè, la cosa più importante è vivere il nostro amore, qualunque sia la nostra opinione su questa storia. Vorrei però che il ritratto di Andrè tornasse al suo posto, al fianco di quello di Oscar. Cosa ne dici nonna?”.

“Direi che è tempo che Oscar e Andrè trovino la pace, anche in questa casa”

 

 
****

 
Abbiamo chiamato il nostro primo figlio Jacques Henri, è un bimbo bellissimo che ha gli occhi del padre ma assomiglia a me. Andrè desidera avere presto altri figli, magari una bambina, dice che le bimbe si innamorano dei padri, forse perché è un po’ geloso del piccolo che mi sta appiccicato tutto il giorno  e, a volte, mi distoglie da lui. Ma io so  come rassicurarlo e quando scende la notte, cuore, corpo e tempo sono dedicati solo al mio uomo e al mio immenso  amore per lui.
Sento, in effetti, che prestissimo arriverà un altro piccolo Grandier a movimentare le nostre vite e a darci una nuova immensa gioia. Adesso Andrè lavora come chirurgo al Percy e io, collaboro saltuariamente con l’EOS per la traduzione di testi in arabo coperti dal segreto militare. 
Abbiamo una vita felice, completamente e totalmente felice, direi, e credo che  niente e nessuno possa infrangere questa nostra felicità. Ci sentiamo invincibili io e  Andrè forse perché sentiamo che  il nostro amore arriva da lontano, forse perché, in fondo, anche il nostro amore sarà eterno, indipendentemente da passato e futuro.
Andrè non ha ricordi di quella che potrebbe essere stata la sua vita precedente, forse perché Andrè Grandier è morto felice e in pace con sé stesso, dopo avere realizzato il suo sogno d’amore,. Forse lui aveva rimpianti, non avrebbe voluto lasciarla sola, ma non rimorsi e ha abbandonato  la vita con la gioia nel cuore.
Dopo le rivelazioni di mia nonna, ho ricordato chiaramente l’immagine di noi due nudi, stesi su di un prato in una calda notte d’estate, illuminati dalle stelle, e ho ricordato che il nome con cui Andrè si rivolgeva a me non era Françoise ma Oscar. Mi era sembrato tutto così normale, allora, e una volta risvegliata non avevo più fatto caso a certi particolari. Ricordavo però perfettamente la sensazione di pace, di amore  eterno che quel ricordo aveva saputo infondermi.
E soprattutto ricordavo quelle due parole…..”Per sempre”.
Si dice che quando si sta per morire, l’anima riviva i momenti più belli vissuti nella vita ma io credo di avere ricordato attimi vissuti in una vita precedente, quelli più preziosi.
Il momento più intenso di una vita trascorsa tra doveri e costrizioni, ma sempre a fianco di Andrè. Credo che Oscar avesse molti rimorsi per non avere accettato e rivelato prima il profondo sentimento che nutriva per Andrè e che poi, la morte di lui l’abbia gettata nella disperazione più assoluta, tanto da desiderare di morire. Credo che lui sia morto sereno e lei solo dopo sofferenze indicibili, dopo momenti di dolore tanto acuto da invocare la follia,  e proprio per questo l’anima di lei è attaccata a ricordi lontani.
Per il resto, non ho altri ricordi. Un cielo stellato sopra di noi, due corpi spogliati, allacciati in un abbraccio d’amore, nella promessa di un amore eterno.
Non abbiamo permesso che il passato condizioni il nostro presente e a volte affrontiamo l’argomento con la  leggerezza e l’incoscienza di chi non ha paura della vita. E della morte.

Guardo il mio Andrè e gli sorrido, il bisogno di baciarlo mi spinge tra le sue braccia che teneramente stringono il piccolo Jacques.

“Guarda come è bella la tua mamma piccolino, hai mai visto una cosa così bella? Io no, davvero”. Mi sorride e bacia la sua testolina bionda.

“E credo proprio che tra poco arriverà una bella sorellina a farti compagnia, piccolino”

Posa piano le sue labbra sulle mie e poi mi cattura la lingua in un bacio tenero ma colmo di desiderio.
Nei suoi occhi vedo l’amore e una passione che non troverà fine, mai.
Torno a guardarlo negli occhi, ha lo sguardo innamorato, e lascio scivolare la mia mano sulla sua guancia in una carezza delicata.

“Per sempre Andrè. Ti amo e ti amerò finché avrò vita e anche oltre” .
“Ti amo Françoise e  ti amerò finché avrò vita e anche oltre” .
 
 

Promettemmo di essere felici
Felici chiunque fossimo stati
Felici  come avrebbe dovuto essere e come non era stato
Felici per Oscar
Felici per Andrè
Felici, anche  in ricordo del loro amore
 
 
 
 
 
 
 
FINE  

 
Eccoci giunti alla fine del percorso.
Non è stato facile scrivere questa storia piuttosto complessa.
Ho preferito affrontare il tema della reincarnazione in modo soft, senza proporre certezze, ma solo spunti, perché se davvero avessero ricordato, quel poco di credibilità della storia sarebbe crollato miseramente. Forse sono realmente Oscar e Andrè, forse si tratta solo di una coincidenza………a voi lascio la scelta……..
Vero è che l’amore in alcuni casi è davvero eterno, in grado di superare la vita e la morte  e mi piace l’idea dell’eternità di un sentimento.
E soprattutto mi piace pensare che da qualche parte, in un antico palazzo parigino, ci siano davvero due antichi amanti che credono in una vita passata, in un  amore che duri per sempre.
E’ per pura coincidenza che abbia concluso la mia storia  proprio oggi,  14 luglio, ma è una  coincidenza che mi rallegra, che mi scalda il cuore.
Il mio pensiero va a loro, Oscar e Andrè, che occupano i miei pensieri e il mio cuore.
Un abbraccio a tutte voi, carissime.

   
 
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