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Autore: binca    15/07/2011    4 recensioni
Tutte le storie hanno un'inizio e allo stesso tempo tutte le estati hanno una storia anche se, a dircela tutta, solo un'estate non verrà mai dimenticata e per questo verrà soprannominata la più importante della nostra vita, come immagino avrete capitò che la storia che sto per raccontarvi parte proprio da quì.
Ora voi mi direte, come può un'estate cambiare la vita di una persona ?!
Bianca ha quattordici anni ed è convinta di aver trovato il vero amore, la sua relazione va avanti da ben tre anni e finalmente dopo mesi che non lo vede per via della lontananza, potrà accoccolarsi fra le braccia di Matteo, ma non sempre i sogni vanno come ci si aspetta.
Una migliore amica falsa e doppiogiochista, un'amore rovinato e la consapevolezza di perdere tutto perchè si, Bianca nel giro di una sera, si ritroverà senza la sua migliore amica, senza il suo ragazzo, senza il suo gruppo di amici e completamente sola, fra le lacrime e il dolore, dovrà trovare la forza di rialzarsi e ricominciare a vivere una nuova vita senza le persone che più amava.
Ps : E' UNA STORIA VERA:) SPERO VI PIACCIA.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CIAO A TUTTI !!
SCUSATE IL RITARDO MA SONO STATA SUPER IMPEGNATA CON IL PIANO PER CLAUDIA CHE VI RACCONTERO' NEI PROSSIMI CAPITOLI *_________* MUHAHAHAH

 SPERO 
COMUNQUE CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA, RIPETO…SO CHE PER ORA SONO ANCORA UN PO' MONOTONI ... MA PROMETTO CHE PRESTO LE COSE CAMBIERANNO!
UN BACIONE CIAOOOOOOOO

 

 
10 LUGLIO
 
Stavo sonnecchiando bella tranquilla e al calduccio nel mio letto, quando la vibrazione del cellulare mi fece drizzare a sedere. Sbuffando l’afferrai e senza guardare il nome risposi alla chiamata.
«Pronto?» Dissi ancora mezza addormentata.
«Ciao Amore, eri già sveglia?»
«Hem, veramente no... »
«Ah,  mi dispiace...»
«Va beh dai lascia stare, che succede?» Chiesi sbadigliando.
«Questa notte ho pensato molto a come mollare Claudia e forse ho un'idea».
«Mmm, sentiamo».
«Beh,  potresti scriverle con il cellulare di tua nonna e invitarla ad uscire, se lei accetta io la mollo».
«Come se ti facesse le corna insomma?»
«Esattamente».
«Si potrebbe fare, a dopo» detto questo buttai giù e mi diressi in cucina facendo quasi un infarto leggendo l'ora: le cinque e mezzo di mattina!
Di sicuro Matteo doveva aver preso una bella botta in testa, normalmente si svegliava intorno a mezzogiorno ancora assonnato, quindi non riuscivo a spiegarmi perché quella mattina fosse così pimpante e soprattutto mattiniero.
Scossi la testa a quel pensiero e dopo essere andata in bagno, me ne tornai sbadigliando sotto le coperte maledicendolo fra me e me.
Quando tempo dopo mi svegliai, erano circa le nove e mezza, così feci una colazione veloce e mi rinfilai sotto le coperte con il computer sule gambe. Tecnicamente avrei dovuto fare i compiti delle vacanze, ma come succedeva ogni volta che mi trovavo a Padola, la mia mente pensava a così tante cose contemporaneamente, che era impossibile concentrarmi.
Impacciata scorsi veloce le foto dell’estate precedente, ma dato che anche quel lavoro non mi distraeva dalla conversazione avuta quella notte con Matteo, decisi di prendere il cellulare di nonna e scrivere a Claudia un bel "Ciao principessa, come va?"
Come piano non mi sembra tanto male, da quando Teo me l’aveva proposto c’avevo ragionato su, arrivando alla conclusione che probabilmente ci sarebbe cascata senza troppi problemi, quindi prima lo mettevo in atto meglio era.
Fortunatamente nonna non sapeva leggere i messaggi, quando mesi prima le avevamo regalato quello che lei chiamava: l’aggeggio, mi ero preoccupata solo di insegnarle a chiamare, quindi anche se glilo avessi lasciato sotto il naso, e Claudia avesse risposto, non c’erano problemi.
Stavo ancora aspettando la risposta della ragazzina, quando il mio cellulare vibrò e il mio cuore cominciò a battere forte.
«Best» urlai tutta contenta, rispondendo con enfasi al saluto del mio pazzo migliore amico dai capelli rossi, che non vedevo da circa un anno.
«Hey! Come va la vita?»
«Bene bene, questa sera vieni a Padola?»
«Mmm, non so, credo che andrò a Santo Stefano…»
«Uffa, Luca sei uno stronzo, sono mesi che non ci vediamo e tu mi dai buca per il calcio?»
«E dai ci vediamo domani» disse con quella voce da cucciolo a cui non riuscivo mai a dire di no.
«Promesso?» Risposi con voce lagnosa.
«Si si promesso».
«Bon ci conto bacio».
«O haspetta, mica ti ho chiamato per questo, Alvise chiede se oggi pomeriggio vi vedete».
«Ma certo che si, dove e quando?»
«Ti va bene alle due al muretto?»
«Sisi perfetto!»
«Ok ciao allora, a domani».
Come sempre, quando spensi la chiamata avevo un sorriso grande come una casa. Luca quando c'era bisogno c'era sempre e in certi momenti non avrei neanche saputo come fare senza di lui. Lo avevo conosciuto solo due anni prima durante il torneo di calcio che si teneva ogni anno al Kral, il centro sportivo dove io ed i miei amici passavamo gran parte del tempo. Non sapevo com’era successo, ma io mi stavo dondolando bella tranquilla in altalena, quando lui si era seduta su quella affianco alla mia chiedendomi se avevo due euro, così che si potesse comprare un gelato. In quel momento avevo amato la sua faccia tosta e gli avevo lanciato la moneta sul petto nudo, ricevendo un enorme sorriso. Da quella  volta io e lui eravamo diventati inseparabili. Sapeva praticamente tutto di me e quando litigavo  con Matteo, era il primo a difendermi.
 
***
 
 
Quando finalmente arrivarono le due e mia mamma mi fece uscire dalla camera dove per tutta la mattina avevo fatto finta di studiare, corsi velocemente giù per le scale fino al muretto che c'era sotto casa mia, un ammasso di cemento alto circa sessanta centimetri che faceva da bordo alla strada e per tutto l'anno scolastico avevo disegnato, impaziente di rivedere.




Erano circa quattro anni che passavo li gran parte del tempo, ed infatti, in un certo senso, io ed i ragazzi del posto ci eravamo trasformati nel CLUB DEL MURETTO! Molta gente, quando ci vedeva per strada, ci identificava anche con il soprannome dei ragazzi del muretto ed io ne facevo tesoro.
Mi piaceva essere chiamata così e sopratutto mi piaceva farne parte, dato che a Venezia non avevo mai avuto un gruppo di amici tanto numeroso. L'unico dispiacere era il fatto che molti di quelli che all'inizio uscivano con noi, si erano allontanati poiché erano cresciuti e gli interessi cambiati. Ora, io mi rendevo conto di essere una santarellina. In vita mia non avevo mai bevuto più di uno spriz ed i miei amici di scuola, non erano certo persone pericolose, quindi quando avevo scoperto che metà dei ragazzi del mio gruppo in montagna si erano allontanati per fumarsi le canne sotto il cielo stellato all’interno di un bosco con casse di birra e bottiglie di vodka, c’ero rimasta un po’ male. Comunque ero li bella tranquilla quando una voce forse fin troppo conosciuta mi obbligò a girarmi.
Alvise, persona associata alla prima cotta della mia vita, mi stava guardando sorridente come sempre.
Era un bel ragazzo, capelli neri ed un po' lunghi, occhi scuri e vestito sempre bene, normalmente con camicie a quadretti di quelle morbide e pantaloni simili.
«Ciao tarda!» Mi salutò avvicinandosi, mentre io mettevo il broncio.
Quello, da un bel po' di tempo era il nostro soprannome, un po' perchè diceva che ero sempre nei casini un po' per prendermi in giro. Alla fine, io ero la piccolina del gruppo e spesso i ragazzi mi trattavano da tale un po’ come fossi la mascotte.
«Hey, non si saluta?» Chiese un altro ragazzo di cui neanche mi ero accorta.
Mattia, con i suoi soliti occhi azzurri mi stava facendo la linguaccia, così dopo un ultimo sguardo ad Alvise, andai ad abbracciarli entrambi.
Erano senza ombra di dubbio uno l'opposto dell'altro, uno alto, uno basso.
Uno con i capelli biondi e l'altro con i capelli corvini.
Eppure quella diversità gli faceva essere ottimi amici, sempre in giro assieme .
«Hey scusa, non mi ero neanche accorto di te..» Dissi dopo un attimo di esitazione.
«Me ne ero accorto»
Risi e gli andai incontro. Mattia, come me non era di Padola, ma passava li un mese all’anno affittando la casa che i genitori di Alvi mettevano in vendita.
«Questa sera aggiungerò alle cose che non sanno fare le Veneziane, anche guardarsi intorno» esclamò all’improvviso il moro, mentre io scompigliavo i capelli ad entrambi.
«Senti la smetti, noi almeno sappiamo nuotare mio caro montanaro».
«Oh si certo, lenti come le lumache e con i braccioli, di la verità».
«Convinto te convinti tutti» risposi divertita, mentre lui mi prendeva per i fianchi e mi faceva cadere a terra.
«Guarda, la Veneziana che non sa neanche stare in piedi».
Sbuffai e gli feci lo sgambetto così da ritrovarmelo sopra.
Era troppo tempo che non mi sentivo così in pace con me stessa. Non sapevo perché, ma quando ero con loro non avevo bisogno di mettere nessuna maschera. Certo, in certe situazioni dovevo dimostrarmi grande e soprattutto coraggiosa, ma per la maggior parte del tempo, almeno con tre quarti del club del muretto, potevo essere me stessa.
Come ogni volta, passammo le successive cinque ore a parlare del più e del meno, ridendo a crepapelle per quello che ci era successo durante l’anno. Alle sette poi, quando le campane fecero i loro lunghi rintocchi, salutai i due ragazzi e corsi a casa, dove mangiai a velocità supersonica per poi riscendere in strada, bloccandomi sulla discesa che collegava casa mia al muretto.
Era un anno che non mi ritrovavo con l’intero gruppo, Matteo non era li con me e io da un momento all’altro avrei dovuto affrontare quei pochi con cui non avevo un bellissimo rapporto, che mi attaccavano il soprannome di cittadina doc, quale non ero.
Quando però mi decisi a svoltare l’angolo, fui invasa da una miriade di sorrisi e presto, tutti vennero ad abbracciarmi. Con mia grande felicità, erano rimasti più o meno gli stessi: Federico aveva un po’ ammansito il suo carattere irrequieto, ma non aveva abbandonato il sorriso.
Alessia si era alzata di circa 5 centimetri, e Lorenzo, beh era sempre Lorenzo, il Mord come voleva sempre farsi chiamare lui, uno dei più belli del gruppo .
Lo squadrai da capo a piedi: aveva i capelli neri, probabilmente impastati di gel pettinati in quel modo che lui chiamava “spine”, sorrisi fra me e me, sembrava che avesse un istrice sulla testa, con in capelli raccolti in ciuffi a punta su tutta la superficie del capo.
I polsini neri posti su entrambe le braccia e la felpa larga e pesante che gli arrivava fin sotto i pantaloni, nascondendo quel fondoschiena che a sentire tutte le ragazze, era il più bello del mondo.
Non che io guardassi tanto il fondoschiena della gente ,ma quando te lo dice una ok, fai finta di niente, due anche, ma alla decima ti stufi e lo guardi!
Sorrisi e mi lasciai andare fra le sue braccia, restandoci forse un po’ più del previsto, mentre il suo odore di acqua di colonia mi investiva.




In dieci minuti il nostro gruppetto era man mano cresciuto, finche ci ritrovammo in trenta ragazzi. Era strano essere nuovamente li. Avevo lottato non poco per essere accettata da tutti loro, e se dovevo essere sincera l’influenza di Teo aveva aiutato parecchio, poiché molti di loro temevano il mio caro fidanzato. Fatto sta che seduta sul muretto, intenta a parlottare con Alvise, mi resi ben presto conto che l'imbarazzo regnava sovrano. Eravamo sempre noi, ma era passato del tempo, tempo in cui non si sa per quale assurda ragione il nostro forte legame si era indebolito, tempo che non poteva essere recuperato in una sera.
O meglio, per me e per gli altri pochi villeggianti era così, visto che quasi tutti vivevano a Padola. Fortunatamente, neanche dieci minuti dopo, una battuta del Mord servì a rompere il ghiaccio e così ci ritrovammo a ridere tutti insieme come ai vecchi tempi.
Finalmente mi sentivo libera e sopratutto a casa. Eppure c'era una cosa che non andava, il fatto che non ci fosse Matteo e anche il fatto che stesse con Claudia.
Avevo ancora pochi giorni per mettere in atto il mio piano.
Piano che doveva funzionare.
Piano che avrebbe funzionato!
Ne ero sicura, per stare con Teo, sarei stata disposta a fare tutto.

 
CIAO 
ALLORA COSA NE PENSATE DEI RAGAZZI DEL MURETTO?
ANCHE VOI SIETE PARTE DI UN GRUPPO?
 
  
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