Premi Nobel, Agenti
stravaganti, Nomignoli
cattivi e Indirizzi urlati
Sì, ho
proprio aiutato l’umanità dalla più
grande piaga possibile: passare tre e dico
tre ore con Mr Pattinson.
Gli ho
trovato addirittura tre nuovi nomignoli: “Mr
Paranoia”, “Mr Paparazzi” e “Mr
Le
Accalappio tutte io le scimmie urlatrici che mi circondano”;
questa serata è
stata un inferno nel vero senso della parola.
Ho un male
ai piedi allucinante, me e le mie scarpe con il tacco a stiletto per
uscire con
“la piaga umana”, le orecchie che hanno perso circa
la metà della loro abilità
ordinaria nell’udire i suoni e mi sono venute le manie di
persecuzione: per
tutta la sera mi è sembrato di girare con il ladro della
corona della Regina; è
stato tutto un nascondersi in vicoli ciechi e dietro a cassonetti
sporchi, un
guardarsi intorno come dei bambini che hanno appena rubato
dall’astuccio del
loro compagno di banco e un salto ad ogni fruscio sospetto. Siamo
passati
davanti ad una festa di compleanno di teenager – si sa, hanno
la crisi
maniacale delle foto: dai che mi metto a testa in giù, tiro
fuori la lingua, i
capelli me li piastro e li tiro davanti agli occhi come un cocker
impaurito… un
flash dietro l’altro: e io bacio te, tu baci me, il cane
bacia il padrone del
ristorante, io ti sto davanti, poi mi accuccio, questa la metto su
facebook e
taggo tutti eccetera… Mi sembrava di stare in un film
dell’horror, insomma – e
Robert continuava a girarsi ad ogni flash con gli occhi di un cucciolo
passato
sotto a un tir che trasporta polli. Un’’ansia di
quelle che non auguro a
nessuno.
La cosa
peggiore, però, è che ci esco un’altra
volta per parlare di un film che
vorrebbe iniziare a girare e potrebbe sentire se il suo agente ha dei
contatti
per far iniziare a lavorare anche me nel cinema; ci esco domani sera e
in due
giorni devo trovare un agente disposto a lavorare per me: i colloqui li
farò a
casa mia, oggi pomeriggio, con l’aiuto di Jessie.
Già,
Jessie… è un po’ di giorni che non ci
vediamo, l’ho sentita ieri dopo lo
spettacolo per parlare un po’. Da vigliacca quale sono non ho
fatto parola del
suo sogno proibito e non ho intenzione di farlo, o forse sì
ma più avanti.
Tanto, sarà una cosa per questa sera, non ci vedremo
più… non serve andare a
litigare per sciocchezzuole del genere. Ci manca solo che Jessie lo
venga a
sapere… Ah, meglio prepararsi per i colloqui.
Prendo un
foglio bianco dalla risma vicino alla stampante ed una penna nera, poi
inizio a
stilare una serie di plausibili domande da rivolgere ai miei candidati.
-
Nome
- Cognome
- Età (non si sa mai che
qualcuno sia carino)
-
Incarichi
precedenti
Solo
quattro, miseri punti? Quattro domande, tutto qui? Non può
essere… deve esserci
qualcos’altro da chiedere. Insomma, che cosa chiedono ad un
colloquio per
incaricare agenti
di spettacolo?
Bah, chiederò a… chi è che
può sapere queste cose? Jessie no, fa
l’interprete per personaggi politici russi, che ne
può sapere di agenti per
super-vip? Mi viene in mente solo
qualcuno in grado di rispondermi: Robert.
Figurarsi se chiamo Robert! Neanche stessi morendo soffocata e lui
fosse l’ultima persona sulla faccia della Terra. Mai.
***
Okay, è passato un quarto d’ora e non mi viene in
mente altro. Ho
provato a chiamare Jessie ma non ha saputo darmi consigli. Ho provato
con
Jordan e Ian – chiedendogli anche se JLo fosse passata
davvero da lui – ma
nessuno, oltre a quel che ho già scritto, ha saputo dire
altro.
Dai!
Il tempo stringe, non puoi presentarti domani sera senza un agente!
Chiama Mr
Paranoia e chiedigli qualcosa!
Io
non ci parlo con quello! Solo per il fatto di doverci lavorare
insieme mi viene l’ansia, se poi devo chiamarlo ogni volta
che mi serve un consiglio…
Io non lo chiamo!
Non
essere infantile, Rachel! Anch’io non lo sopporto e pensare
che tu abbia deciso
di lavorare con lui… Puah! Tu sei tutta scema.
Dici?
Dico.
Respiro
profondo e poi lo chiamo okay?
Basta
che ti decidi.
Faccio qualche esercizio di yoga prima di prendere in mano il cellulare
e cercare il nome del Pattinson in
rubrica: scorro tutti i numeri ma non lo trovo, fino a
quando, come un
lampo, mi ricordo che io non ho il suo numero! Esulto mentalmente e mi
siedo
sul divano con carta e penna ancora in mano; devo trovare assolutamente
qualcosa da chiedere! Insomma! Forse su internet posso trovare qualche
consiglio su un colloquio.
Ma non posso fare un annuncio su un giornaletto qualsiasi o sul bar
sotto casa! Sembro una poveraccia che elemosina qualcuno!
Chiamerò Jordan…
ancora. Insomma, qualcuno saprà come si trova un agente?
Acchiappo il cellulare dai cuscini del divano e, con il tasto di
chiamata rapida mi metto in contatto con il mio regista il quale, al
sesto squillo,
risponde seccato:- Chi diavolo è? –
- Jordan, sono Rachel. –
- Ah, ciao cara. – E’ impressionante di come Jo
riesca a cambiare tono
solo perché parla con me –
C’è qualche problema? –
- No, no. Cioè, sì. Come faccio a cercare un
agente di spettacolo
decente? –
- Ancora quel dilemma? Ma credevo che le domande fossero
per… che ne
so, un gioco in scatola! –
- Certo, io gioco tutti i giorni a: “Diventa
famosa”… è divertente sai?
–
- Mi stai prendendo in giro? –
- No, figurati! Io? Ma se sono un angelo venuto dal Paradiso! Come fai
ad insinuare certe cose guarda non lo so
neanch’io… Nonostante sia perspicace
eh! Pensa che una volta avevamo perso a casa un…-
- Sì, okay. Ho capito. Conosco un agente. Potrebbe darti una
mano,
almeno fino a che tu non trovi qualcuno che ti vada bene! –
- Grazie! Grazie davvero, Jo! Fossi qui ti abbraccerei! –
- Lo so, sono insostituibile! Vuoi che ti dia il suo numero?
Così lo
chiami tu e ci parli, per vedere come potrebbe essere. Che ne dici?
–
- Che dico? Sei favoloso! Dai che si sta facendo tardi! Sono
già le
cinque e mezzo! –
- Sì, sì ecco… arrivo…
Allora, Richard... eccolo trovato: Richard
Stevenson. Pronta con carta e penna? –
- Sì, sì. –
Jordan mi dà il numero di cellulare del tizio e lo chiamo
circa una
mezz’ora dopo:- Pronto? –
- Buongiorno, parlo con Richard Stevenson? –
- Sì, sono io. Lei è? -
- Rachel Blake, piacere di conoscerla. –
- Il piacere è mio. – Ha un tono di voce caldo e
rassicurante, gli do
al massimo trenta, trentacinque anni.
- Sì, ecco. Io faccio musical e starei cercando un agente
per me. –
- Potrei farti un provino e vedere come sei. Se mi piaci, potrei essere
il tuo agente, se dovessi non piacermi… dovrai andare a
cercare qualcun altro.
–
- Per me non c’è problema, il provino quando lo
facciamo? –
- Dovrei avere un buco dalle sei alle otto di oggi pomeriggio.
Altrimenti la settimana prossima… mercoledì.-
- Va benissimo oggi. Che pezzo vuole che le porto? –
- Una canzone coreografata. Ti aspetto al Kodak Theatre, sai
dov’è? –
- Sì, ci lavoro. –
- Oh, bene. A dopo… Rachel. –
- Grazie a dopo.-
Si! Ho un agente! Mio dio non ci posso credere! Finalmente! Oggi
farò
il provino, domani mi presenterò al colloquio con
Richard… Se è bello potrei
anche mettermi con lui, sposarlo, avere dei bambini… tre al
massimo altrimenti
le smagliature…
Ne
hai ancora per molto?
Scusa?!?
No,
chiedevo se ne hai ancora per molto. Hai già programmato
vita sentimentale e
carriera fino a che morte non ti separi da questo mondo infame e
crudele…
Per
me il mondo non è infame e crudele!
Per
me sì… guarda a chi sono capitata…
Devi
solo vantarti di essere la mia coscienza. Mh.
Non
mi ascolti mai ma… se proprio vuoi che io mi
vanti…
Ah,
lascia perdere e fammi chiamare Jessie.
* *
*
Circa
un quarto d’ora dopo aver digerito l’idea del
provino e dopo aver
scelto il brano da fare esco dal mio appartamento e busso alla porta di
Jessie
per parlarle di persona, raccontarle tutto quel che mi è
successo oggi e…
lasciar da parte il discorso Robert Pattinson, ovviamente.
Tempo due minuti e la porta si apre: la mia migliore amica è
lì davanti
a me, dopo giorni che non ci siamo nemmeno viste.
- Ehilà, pupa! Come ti va? –
- Benone! E tu? Mi sei mancata, sai? – Jessie si scansa e mi
fa entrare
nel suo soggiorno.
- Anche tu mi sei mancata… Abitiamo a settanta centimetri di
distanza ed
è una settimana che non ci vediamo! Comunque… Sto
stra bene! Oggi ho un
colloquio con il mio futuro agente! –
Il viso di Jess si emoziona e sorride, gli occhi azzurri le si
accendono:- Sul serio? E che fai al colloquio? –
- Mah, niente di che. Una canzone per vedere come me la cavo. Poi lui
deciderà se prendermi come sua “cliente”
o meno. –
- Wow. E che brano hai intenzione di portare? –
- “Don’t rain on my
parade” credevo.
Ma
non ho tutta questa voce e allora… “Like a
virgin”. –
- Da un estremo all’altro, insomma. –
- Sì, è una canzone divertente, in fin dei conti.
–
- Fai bene. Ah, se è carino… -
- Mi dispiace tesoro ma la cantante e il manager sono un must in tutti
i film hollywoodiani. Semmai posso presentarti qualcun altro.
–
- Magari. Ho la vita sentimentale di un facocero in coma in questo
periodo. –
- Non ci credo. Carina come sei. –
- Fidati! Non mi vuole nessuno! –
Oh no. Non una crisi depressiva adesso! Devo andare al provino!
- Tesoro, sei bellissima. Hai i capelli biondi e lisci, gli occhi
azzurri,
due gambe da far paura! Non ti devi lamentare, su! Vieni qui.
–
La stringo per le spalle finchè non si calma, poi afferro la
borsa e mi
alzo dal divano.
- Vai già via? –
- Sì, ho il provino tra mezz’ora e per arrivare al
Kodak ci metto venti
minuti. –
- In bocca al lupo, allora! –
- Crepi! Ci sentiamo dopo il provino, ti chiamo io. –
- Okay, a dopo. –
Esco dall’appartamento e scendo le scale fino al
pianterreno:- Ciao,
George! –
- Buon pomeriggio, signorina Blake! – esclama il portiere:-
Le chiamo
un taxi? –
- Grazie, mi faresti un favore. –
- Di nulla. –
Esco dalla piccola palazzina e mi siedo sui gradini, in attesa che
arrivi il taxi.
Certo che Jessie è proprio triste per il ragazzo. Insomma,
io non ne
faccio un dramma! Lei è carina, dolce, bionda e ha un bel
visino… non deve
buttarsi giù così! Potrei presentarle Robert, in
fondo a me sembra uno
scimpanzé, ma non oso immaginare quello che potrebbe
accadere se lei lo
vedesse! Secondo me inizierebbe a piangere di gioia, a strapparsi i
capelli, mi
salterebbe addosso – o salterebbe addosso a lui, cosa molto
più probabile –
meglio mantenere questo segreto, và. Non vorrei creare tutto
questo scompiglio
per una storiella. Lui non si metterebbe con una sua fan che quando non
sa che
fare si incanta a guardarlo mettendolo in imbarazzo, non credo sia il
caso.
Che poi non è neanche così male come
scimpanzé… insomma, piace a così
tante persone. Io e lui non potremmo essere più diversi ma
si vede che per
alcune il suo fascino ce l’ha. Forse sotto quelle paranoie
c’è una persona
quasi normale.
- Ecco il taxi, signorina Blake. – George mi guarda con il
suo solito
sorrisetto e le guance morbide che si ritrova e accenna alla macchina
gialla
che si sta avvicinando a casa mia.
- Uh, grazie George. –
- E’ un piacere. – Scende i gradini e mi apre la
portiera mentre salgo
in auto, poi richiude la portiera delicatamente.
Ah, che relax.
Per fortuna non devo guidare io. Con il traffico di Los Angeles se uno
azzarda anche solo ad entrare in macchina gli viene un esaurimento
nervoso. Ci
sono semafori che impongono perennemente la fermata o mal funzionanti,
manifestazioni a tutte le ore del giorno – l’altro
ieri, per esempio, ne ho
vista una dove le segretarie rivendicavano il loro diritto di portare
gonne
sopra il ginocchio in ufficio. Lo slogan era: “Gonne sopra il
ginocchio, in
ufficio accontentano l’occhio.” O qualcosa di
simile. – che ti imbottigliano
tra persone urlanti e con i nervi a fior di pelle, i quali non vedono
l’ora di
sporcare la tua bella auto – che magari hai lavato dolo due
miseri giorni prima
– anche se tu non c’entri niente e magari stai
andando a lavorare. Carrozze per
i turisti, vecchiette che attraversano la strada sulle loro gambe
traballanti,
venditori di rose e lavavetri disperati. In sei chilometri e mezzo di
strada
tutto questo, eh.
Arriviamo e destinazione, pago il viaggio e scendo
dall’abitacolo; sono
ancora una volta davanti al Kodak per un provino. Faccio un respiro
profondo ed
entro.
Le luci sono tutte accese, io mi dirigo, come è mia
abitudine, ai camerini.
Entro nel mio – dove c’è ancora la
targhetta con il mio nome da ieri sera – e
mi siedo sul divanetto: non ho voglia di cantare, non oggi. Ma un
agente mi
serve e, soprattutto, per domani sera.
- Signorina Blake? – Un uomo di circa trentacinque anni
– ed identico a
Brad Pitt – si affaccia alla porta del mio camerino con aria
interrogativa. È
carino, un po’ vecchio per me, mi sembra: è
biondo, capelli corti e disordinati
con u filo di gel,
un po’ di barba di
qualche giorno sulle guance e una camicia bianca. Strano che faccia
ancora il
segretario di qualcuno a quest’età.
- Sì, sono io. Piacere. – Gli stringo la mano e
lui sorride.
- Richard Stevenson. Agente. Vogliamo andare? Il palco credo
l’aspetti.
–
Che affascinante quest’uomo. Proprio carino. Ma…
perché si presenta di
persona per chiamare me e non una di quelle segretarie giovani e carine
che lo
seguiranno dappertutto?
Senza che io apra bocca, il bell’uomo accanto a me risponde,
con un
sorrisino:- Mi piace conoscere di persona i miei futuri clienti. Vedo
subito se
promettono bene. –
- Beh, grazie della spiegazione, signor Stevenson. –
- Uh no, non ci siamo. Chiamami Richard, Rachel. –
- Vada per Richard, allora. –
Uscendo dal piccolo corridoio bianco arriviamo sul palco. Richard
scende i gradini che portano alla platea e si siede in quarta fila. Io
mi
posiziono al centro con il cd in mano.
Durante la mia assenza è stata posizionata un’asta
con un microfono e
delle casse. Un impianto veloce, per il provino. Un ragazzo di circa
vent’anni
mi si avvicina e mi prende il cd per poi avvicinarsi al portatile ed
inserirlo
nella fessura.
- Che cosa mi canti, Rachel? –
- Like a virgin, Madonna. –
- Canzone trasgressiva. Prego, inizia pure. –
La musica parte ed io inizio a cantare.
* *
*
Sono passati
i fatidici quattro minuti e Richard mi guarda sorridendo.
Ma si può sapere che ha da ridere? Okay che sono abituata
oramai a fare
provini eccetera ma… un minimo di nervosismo ce
l’ho anch’io! Insomma, non
riesco a capire se ride perché gli sono piaciuta, se ride
perché ho qualcosa in
faccia, se perché gli ho fatto pena… Insomma!
Forse ho davvero qualcosa in
faccia; o peggio, tra i denti! E se se n’è
accorto? Mamma, sai che figura?
Bah, da lì non credo abbia visto se ho qualcosa tra i denti.
La
prossima volta fa un’ispezione prima di presentarti a
qualcuno! Non vorrei
farci brutta figura con i tuoi… interlocutori.
Basta
non ce la faccio ad aspettare… Anzi sì. Anzi, no.
Okay, ho un’idea. Adesso mi schiarisco la voce per fargli
capire di
tirarsi vis dal viso quel sorrisino e dirmi qualcosa…
Sì, buona idea.
- Ehm, ehm. – Discreta, elegante. Perfetto.
- Qualche problema Rachel? Ha mal di gola? Le è andato di
traverso?
Problemi gengivali? –
Problemi gengivali? Come fa uno a schiarirsi la voce se ha problemi
gengivali? Insomma… Può avere le gengive rosse e
gonfie al massimo. Nei casi
estremi, anche.
- No, no. Però, se posso permettermi…
Richard… come è andata? Perché,
sa, non mi piace essere tenuta sulle spine. –
- Uh. Pretende, la signorina. –
Te
lo dico sempre di non essere sfacciata e guarda un po’ te! Un
po’ di educazione
ti ci vuole, ecco cosa!
-
Scusi. –
- Non mi piace la gente che chiede scusa. Credo non sia necessario
pentirsi delle proprie azioni. Ma bando alle ciance…
è andata molto bene!
Quand’è il suo primo incarico? – Adesso
Stevenson ride normalmente. Credo gli
verrà una paralisi se continua così.
- Bene. Ne sono molto felice. Comunque… domani sera, alle
otto. Da
Luigi, verso il centro. –
- Sì, grazie. So dov’è. Andiamo
insieme? –
- Va bene, ti ringrazio. A che
ora… passi? –
- Alle sette e mezzo, se ti va. Altrimenti dimmi tu un orario che io
poi mi organizzo l’agenda. –
- No, sette e mezzo è perfetto. Comunque, un contratto? Devo
firmare
qualcosa? –
- Si, ecco. Io ho preparato qualcosa se vuoi leggerlo con calma e
firmarlo
domani. È triennale. Se ti può far piacere.
–
- Non è che prima posso vedere come va l’incontro
di domani? Scusa se
ci vado con i piedi di piombo ma.. –
- Nessun problema! Capisco, capisco. Scusami ma adesso devo proprio
scappare perché non ho un buco sull’agenda! Adios
amor! Ci vediamo domani! –
Richard si alza ed esce a grandi falcate dal teatro.
Ehi! Ma lui non sa dove abito!
- COMUNQUE ABITO TRA SANTA MONICA BOULEVARD E SUNSET BOULEVARD!
– Urlo
verso le porte ormai chiuse del teatro.
Chissà se potrò mai fidarmi di un agente tanto
imprevedibile e chissà
se mai verrà a prendermi domani sera.
Ah, meglio tornarsene a casa, questa giornata è stata troppo
stravagante persino per me.
Ma si dice così, no? Chi vivrà…
vedrà.
Sara’s
corner:
Scusate,
scusate, scusateeeee!!! Sono imperdonabile – una cacca
immonda, come direbbe
una mia amica – non aggiorno da mesi ormai! Anzi, sapete che
cosa faccio? Se
state lì un minutino e mi aspettate mi auto flagello da
sola, okay? Così vi
risparmio la fatica e il viaggio di venire a casa mia e lapidarmi in
diretta.
^^
Comunque,
piaciuto il capitolo???? A me no, sinceramente (Ma di cose ne devono
ancora succedre! Eccome!). Diciamo che è scritto di cacca
perché ci ho messo un tempio indefinito per produrlo e non
succede niente di
eclatante. I dialoghi sono più o meno diarreici e neanche la
Coscienza è così
simpatica!
Quindi
se non lascerete – ahimè – una
recensione comprenderò che è perché vi
siete
suicidati prima di leggere questo avvisino in fondo.
Nonostante
tutto, vi ringrazio con il cuore in mano – che mi sono tolta
prima
autoflagellandomi e che pulsa tutt’ora fuori dal mio corpo
(vi ho mai detto che
sono immortale?) – per l’attenzione e per
dimostrarmi affetto anche se forse
non me lo merito.
Un
bacio, dolce pubblico.
Sara.