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Autore: Alessiuccia    20/03/2006    4 recensioni
Barbara, toglimi dalla cronaca mondana! Per pietà, puoi anche mandarmi in giro per il mondo alla ricerca della torta più lunga o della campana più grande… decidi tu, per quanto mi riguarda, tutto è meglio di questo strazio…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Nove

CIAO a tutti i miei lettori!!!

Finalmente…era ora, direte voi. E avete perfettamente ragione. Eppure, vi giuro che il capitolo era pronto già un paio di settimane fa, ma non ho trovato mai il tempo in questi giorni di scriverlo al computer.

Oggi, non avendo voglia di andare all’uni a seguire le lezioni, mi sono armata di taaanta pazienza… ed eccomi qua!

Una cosa importantissima: nel capitolo SETTE (seconda parte), avevo scritto che la partita si sarebbe giocata il 15 gennaio…

Beh, non avevo fatto bene i calcoli… nel 2009, proprio il 13 gennaio viene di martedì, quindi…

E, a proposito, da tifosa sfegatata, so benissimo che gli ottavi di finale di Champinos’ league si svolgono nel mese di marzo, ma a me serviva proprio GENNAIO… dato che la storia è ambientata in inverno!

Che dirvi di più?!

Solo… BUONA LETTURA… e un bacione a tutti coloro che recensiscono…

Capitolo Nove

 

- … Capito?!… Me lo sono ritrovato lì, non avrei mai pensato a lui; eppure… ero davvero felice che fosse accanto a me in quel momento…

 

- Tesoro, e chi non sarebbe felice di trovarsi al fianco di “Gabriele Grimaldi”?- le rispose Giorgio, con l’aria sognante, mentre continuava a sgranocchiare i popcorn ancora caldi.

 

Erano passati alcuni giorni dal capodanno e Chiara aveva deciso di passare una piacevole serata con il suo amico fotografo, spettegolando e guardando, accoccolati sul divano, il loro film preferito: SERENDIPITY (Quando l’amore è magia). Niente volgarità, nessuna parolaccia; due spiriti affini, che s’incontrano “per caso” e scoprono di essere fatti l’uno per l’altra; e, sempre “per puro caso” riescono a ritrovarsi nel momento e nel luogo giusto: semplicemente, da favola, quindi, praticamente, impossibile.

 

- Piuttosto- continuò lui- com’è andata con Matteo? Avete parlato un po’?- le chiese. Non l’aveva mai visto di persona, ma la ragazza gliene aveva parlato spesso.

 

- Più o meno- rispose- Almeno, fino a quando siamo stati da soli. Poi, con l’arrivo di Jacqueline- e non poté far altro che pronunciarne il nome facendo roteare gli occhi- vuoi o non vuoi, eravamo sempre divisi. Se cercavamo attimo di “intimità”, qualcuno faceva in modo di stare insieme a noi, di non lasciarci mai liberi- concluse, fissando un punto nel vuoto, sconsolata. Si era immaginata quei giorni diversamente da come li aveva vissuti. Sperava di poter passare del tempo con il suo migliore amico, come non le succedeva da anni, soprattutto, sapendo che lui, di lì a qualche mese, si sarebbe sposato.

 

- Mmm…- mugolò Giorgio, che si era appena ficcato in bocca una quantità impressionante di popcorn- mi sembra di capire che la ragazza di Matteo non ti sta poi così simpatica…- e un sorriso malandrino si dipinse sul suo volto.

 

- Vuoi la verità?- gli chiese, guardandolo negli occhi e, subito dopo, spostando lo sguardo sui disegni del parquet, che sembrava aver catturato la sua attenzione- L’ho odiata dall’istante in cui l’ho vista… ho odiato il modo in cui camminava, il modo in cui sorrideva, come lo abbracciava o lo teneva per mano- Fece una pausa- E, soprattutto- continuò- l’ho odiata perché sembrava che ogni suo desiderio fosse un ordine per Matteo.

 

- Tieni molto a lui… si vede- disse a voce bassa.

 

- Io… sì. Perché mi conosce meglio di chiunque altro… Perché riesco a parlargli senza alcuna difficoltà, senza alcuna vergogna… Perché non voglio…- arrossendo- Io non voglio che una GATTAMORTA se lo porti via così…

 

- Una gattamorta?!- esclamò, ridendo.

 

- Sì! Perché le basta fare gli occhi dolci, che lui striscia subito ai suoi piedi.

 

- E, allora- fece l’amico, cambiando tono di voce- perché non hai detto questo a Matteo? Perché, se davvero vi raccontate tutto, non hai avuto il coraggio di essere sincera fino in fondo?- era come se la volesse rimproverare per la sua eccessiva timidezza. Non sopportava il fatto che Chiara avesse così tanta paura persino di se stessa; e voleva sempre spronarla a superare i suoi limiti.

 

- Tu… vuoi sapere il perché?!- quasi gli urlò contro, con le lacrime agli occhi- Perché so che è una ragazza che ha sofferto molto, in vita sua. Può non sembrare, ma è così, te l’assicuro- rispondendo ad uno sguardo emblematico- E, forse, adesso è così arrogante e si mostra superiore agli altri perché cresciuta in fretta, troppo in fretta… Ecco perché! Perché sento che lo ama; e lo ama più di quanto non lo dia a vedere.

 

Giorgio le sorrise: era riuscito nel suo intento, le aveva dato la possibilità di sfogarsi, di buttare tutto fuori. Ma non era il caso di continuare quel discorso… e, poi, il ragazzo era curioso di saperne di più sugli altri invitati…

 

- Dì un po’… e Orlando? Come ti è sembrato? C’era anche Kate?

 

- Orlando era davvero mooolto, mooolto carino! (Non trovi che sia strano che proprio io dica queste parole?!) Comunque, si è tagliato i capelli, sai. Li ha corti come li portava qualche anno fa. E devo dire che, tra il bel vestito che indossava e il suo sorriso pulito, l’ho visto come una persona normalissima, semplice… buona dentro…

 

- E anche fuori!- le fece eco. Scoppiarono a ridere.

 

- Che scemo che sei!- gli disse, tirandogli un cuscino in faccia- Certo, è proprio bello, non si può dire altrimenti. E, poi, più gli parlo, più mi convinco che sia davvero un bravo ragazzo. Beh, magari un po’ egocentrico, ma non più di altri uomini che ho conosciuto…

 

- E kate? È completamente rifatta come si dice?

 

- Se è rifatta, non lo so e, detto fra noi, non ci vedo, poi, niente di male!… Ma tu lo sapevi che ha gli occhi l’uno di un colore diverso dall’altro?!- Giorgio fece un cenno negativo col capo, poiché non avrebbe potuto risponderle a voce: ma quanto l’aveva grande la bocca? Sembrava un forno (che non smetteva mai di riempire!)- E’ particolare; ma, di certo, non le serve questo per attirare l’attenzione delle persone che la circondano. È semplice… superba… nel senso buono del termine, però- Così dicendo prese a muovere le mani con gesti delicati, per aiutarsi nella descrizione- E’ elegante in tutto quello che fa, o dice. È affabile e non mi ha dato, nelle poche ore che siamo state insieme, l’impressione di essere la “perfida megera gelosa e narcisista” di cui tutti parlano.

 

- Ma NON PUO’ essere perfetta!- piagnucolò il fotografo.

 

- No, non ho parlato di perfezione. Nessuno al mondo è PERFETTO. Dico solo che, sì, avrà i suoi mille difetti, ma è brava, anzi, bravissima a nasconderli!

 

Finirono di vedere il film, che, come sempre, li lasciava totalmente sereni e soddisfatti e loro due, inguaribili romanticoni, esternavano il loro stato d’animo con un bel sospiro d’amore.

Giorgio era già sulla soglia della porta d’ingresso, infagottato (come solo lui sapeva fare) con sciarpa, berretto, cappotto e guanti, ma non si decideva ad andarsene.

 

- Amore mio, devi scegliere al più presto- le disse.

 

- Non ti capisco- gli rispose.

 

- Hai tre uomini (e dico tre uomini fantastici, uno più bello dell’altro) che ti girano intorno… e tu ancora non hai deciso chi è il tuo principe azzurro!

 

- Giorgio- lo interruppe- dimentichi un PICCOLISSIMO dettaglio INSIGNIFICANTE: due di loro sono fidanzati. Matteo, addirittura, si sposa a settembre!

 

- E allora?

 

- E allora, cosa?- gli fece eco lei.

 

- L’hai detto tu che Jacqueline non ti piace…

 

- Ma…- cercò d’intromettersi.

 

- E, poi, lo sai quante volte si sono presi e lasciati Bloom e la Bosworth?

 

- Quindi…?- gli chiese, incrociando le braccia, pronta a sorbirsi uno dei discorsi campati in aria dell’amico.

 

- In conclusione…- le disse con l’aria di chi la sa lunga- “GUALDA DENTLO TE STESSA”- continuò, come se stesse recitando un proverbio cinese- “E SCOPLILAI COSA VUOI E, SOPLATTUTTO, COME LO POTLAI OTTENELE!”

 

Risultato: la fece ridere con le lacrime; e non riuscì a farla smettere, se non dopo una decina di minuti.

 

 

 

La mattina del 13 gennaio, Chiara si recò all’aeroporto di Fiumicino: l’aereo per Londra partiva alle 11:30. Era a dir poco elettrizzata all’idea di assistere ad una partita così importante della sua Juve, ma, soprattutto, non vedeva l’ora di stare di nuovo insieme al suo “amico” Orlando.

Senza sapere bene il perché, si era fatta più bella del solito, aveva semplicemente seguito il suo istinto. Indossava un dolcevita rosa, un paio di jeans retti, impreziositi da paillettes disposte in modo da formare il disegno di qualche fiore; e, dato che faceva ancora freddo, un bel cappotto bianco.

Aveva raccolto i capelli in una coda alta, cosa che faceva solo quando lavorava, preferendo, invece, portarli sciolti.

Aveva con sé un piccolo trolley, in cui era riuscita a far entrare tutto l’occorrente per un breve viaggio di due giorni, e una grande borsa colorata.

Ciò che saltava subito all’occhio era la naturalezza con cui portava i tacchi a spillo, che, di sicuro, dovevano essere almeno numero 9: camminava come se avesse ai piedi le scarpe più comode del mondo, senza ancheggiare più del dovuto, né trovando difficoltà a mantenere l’equilibrio.

Il volo le sembrò interminabile, ma, finalmente, quando rimise i piedi a terra, si diresse, insieme agli altri passeggeri, verso il tappeto su cui avevano già cominciato a girare alcuni bagagli. Ma perché, se la sua valigetta se l’era portata come bagaglio a mano? La risposta non si fece attendere a lungo…

Oltre a molti tra borsoni e valigie, era uscito sul nastro trasportatore anche un enorme sacco contenente qualcosa ben impacchettato e infiocchettato.

 

La ragazza si era scervellata per un po’ di tempo, prima di riuscire a trovare un regalo adatto all’inglese. Poi, aveva deciso di chiedere un consiglio a Giorgio.

 

- Cosa si può regalare , per il compleanno, ad un attore ricco e famoso, che basta che schiocchi le dita per poter ottenere tutto ciò che vuole?- gli aveva domandato.

 

- Fammi pensare…- le aveva risposto- di preciso, non so, ma secondo me, dev’essere qualcosa che lo faccia pensare a te…- e non aveva aggiunto altro.

 

Così, Chiara era andata un po’ in giro, senza sapere cosa dover comprare… quando, senza quasi riflettere, si era letteralmente imbambolata davanti alla vetrina del DisneyStore di Roma, in via del Corso.

“Qualcosa che lo faccia pensare a te… pensare a te…”, le parole di Giorgio le rimbombarono nella testa: era sicura di aver trovato l’oggetto adatto da regalare ad Orlando. E, adesso, se lo portava dietro, non senza qualche difficoltà: era quasi più grosso di lei, ma, per sua fortuna, era soltanto molto ingombrante e pesava poco.

 

Non appena si videro, lei riuscì a stento a trattenere le risa, mentre lui, a metà fra l’incredulo e il divertito, la guardava da sopra gli immancabili occhiali da sole.

 

- E, così, non volevi dare nell’occhio, vero?- gli scappò detto, quando furono vicini.

 

- Che ci posso fare, io, se non l’ho potuto infilare in valigia?!- gli rispose tranquillamente, come se stesse parlando con un suo amico di vecchia data.

 

Adorava stare in sua presenza, perché Orlando, come piaceva a lei e contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato, non si atteggiava a “gran divo”.

Il ragazzo aspettò di essere di nuovo a casa per scartare il suo gigantesco regalo.

 

- Non credevo sapessi che oggi è il mio compleanno!- esclamò, cercando il modo migliore di spacchettarlo.

 

- Eh, sai, è un’informazione che ho avuto grazie alle mie fonti segrete…- gli rispose, sorridendo; nel frattempo, il ragazzo tirava fuori della carta, ormai strappata, quello che si sarebbe rivelato un Winnie the Pooh di peluche ad altezza uomo.

 

- Sono sicura che, così, ogni volta che lo guarderai, ti verrà in mente quella GRANDE giornalista italiana, ancora un po’ bambina, che ti ha fatto le domande più intelligenti alle quali un attore del tuo calibro possa rispondere!- lo anticipò- Ricordo benissimo che faccia hai fatto quando ho tirato fuori della borsa il mio block-notes!- continuò, fingendosi arrabbiata.

 

Per ringraziarla del dono tanto originale, quanto gradito, Orlando le diede un bel bacio sulla guancia. Non era la prima volta che lo faceva, eppure, in quel momento, Chiara si sentì il viso in fiamme; abbassò la testa e prese a raccogliere tutto ciò che era rimasto sparpagliato per terra, mentre il cuore le batteva a mille all’ora nel petto.

Lui non si accorse di nulla, intento com’era a trovare un posto adatto in cui collocare l’orsacchiotto gigante.

 

- Kate dov’è?- gli chiese all’improvviso.

 

- Oh, beh, in questo preciso istante, si trova in India: questa settimana hanno iniziato le riprese del suo nuovo film…

 

- E non vi siete sentiti, oggi?

 

- No, sai, i primi giorni sono quelli cruciali… sarà impegnatissima…

 

- Ma non può trovare cinque minuti da dedicare a te?-lo interruppe.

 

- Di questo puoi starne certa… non si è mai dimenticata di una ricorrenza, figuriamoci del mio compleanno!- le rispose, facendole l’occhiolino.

 

Subito dopo aver pranzato, si misero in macchina, diretti all’Old Trafford di Manchester, dove lo United, di lì a qualche ora, avrebbe sfidato una della squadre più in forma del momento, la Juventus, reduce da diverse vittorie consecutive.

 

Arrivarono molto prima dell’inizio della partita, ma decisero di prendere posto in tribuna vip, per godersi anche i cori che le due tifoserie avversarie già avevano cominciato ad intonare dalle rispettive curve.

L’atmosfera si era ben presto surriscaldata; e anche i due ragazzi avevano ormai quasi “dimenticato” le loro identità: entrambi avevano tolto il cappotto che indossavano, per lasciare scoperta la felpa con i colori ognuno della propria squadra del cuore (biancorossa e bianconera).

Chiara, inoltre, si era portata dietro persino la sciarpa ufficiale e si era unita al coro dei numerosi tifosi italiani che avevano deciso di seguire la trasferta.

Le squadre entrarono in campo insieme alla terna arbitrale. Tutto era pronto. Fischio d’inizio: lo stadio era diventato tutto ad un tratto una bolgia infernale. Ciascuna delle due tifoserie cercava di sovrastare l’altra, ma, per fortuna (e come deve sempre essere), tutto si svolse nel più completo fair play, sia in gioco che sugli spalti.

Come da copione, la partita fu entusiasmante, con molte azioni spettacolari da entrambe le parti. E, ovviamente, alla fine, vinsero gli ospiti con due goal di scarto.

Orlando, però, non sembrava averla presa male; anzi, era divertito dal comportamento della ragazza: è così raro trovarne una che s’intenda davvero di calcio e ne sia così appassionata! (non come molte ochette interessate esclusivamente ai calciatori!). E, poi, l’attore aveva anche ben altro in programma per la sua “amica”…

 

- No, dico, hai visto che punizione ha tirato Del Piero?!- aveva iniziato a parlare a ruota libera, mentre si erano mischiati alla folla- ha preso la palla d’interno destro, l’ha fatta girare e… tac, all’angolino! Proprio come ai vecchi tempi!… Ma, Orlando, che fai?- gli chiese, fermandolo per un braccio- l’uscita è da questa parte…

 

- Oh, beh, sì, certo- le rispose, non molto convinto, tirando fuori da una tasca dei jeans qualcosa non ben definito.

 

- Cosa… cos’hai in mano?- domandò avvicinandosi, tentando di capire di che si trattasse.

 

Lui, dopo un momento di finta indecisione, le mostrò due pass, con i loro nomi scritti sopra.

 

- No, non ci posso credere…- gli disse, guardando alternativamente le mani e gli occhi del ragazzo.

 

- Credici- rispose semplicemente, annuendo col capo, con l’aria saccente.

 

- Sono… due pass…

 

- Sììì…- le fece cenno di continuare.

 

- Per… GLI SPOGLIATOI?!

 

- Hai indovinato.

 

- Ah! Orlando…- esclamò gettandogli le braccia al collo e saltellando per la gioia- mi farai conoscere la MIA Juve!

 

- - le rispose sorridendo,ricambiando l’abbraccio. La sorpresa era riuscita alla perfezione.

 

I due si trattennero una buona mezz’ora con i calciatori; Chiara era, letteralmente, al settimo cielo.

Al momento di separarsi, gli juventini le fecero promettere di recarsi, qualche volta, a Torino, poiché l’avrebbero fatta assistere agli allenamenti.

 

Successivamente, sebbene fossero ormai le 23 passate, l’attore e la giornalista cercarono un ristorante in cui poter cenare indisturbati: tutte quelle emozioni avevano messo loro un po’ d’appetito.

Così, parlarono del più e del meno, scherzando e ridendo anche per un nonnulla. Avevano appena chiesto il conto, quando Orlando, facendosi serio, disse qualcosa che Chiara non si sarebbe mai aspettata di sentire, soprattutto quella sera.

 

- Kate mi ha chiesto di dirti che vorrebbe te come damigella d’onore…

 

- Come, scusa?- riuscì a dire, non avendo ancora compreso appieno il significato dell’intera frase.

 

- Le ho chiesto di sposarmi… e lei ha accettato!- Chiara sgranò gli occhi, convinta di aver sentito male- le nozze si celebreranno quest’anno, a settembre- No, aveva capito benissimo.

 

I suoi sogni avevano cominciato ad infrangersi uno ad uno.

 

Il ragazzo stava aspettando una risposta.

 

- Sì, sarò onorata di essere la sua damigella; sono solo leggermente stupita del fatto che lo abbia chiesto proprio a me…

 

Non fece in tempo a spiegarle il motivo, che gli squillò il cellulare. Era Kate, che voleva fargli gli auguri ed era già a conoscenza della presenza di Chiara: sapeva che il fidanzato le aveva appena riferito il suo desiderio.

Le ragazze parlarono un poco fra loro. L’italiana ebbe, così, occasione di complimentarsi dell’imminente matrimonio e ringraziò l’attrice per averle affidato questo compito, pur non conoscendola bene.

 

L’indomani, al momento dei saluti, Chiara, con aria malinconica, abbracciò Orlando.

 

Sull’aereo, si diede mentalmente della sciocca, per aver pensato, anche solo per un istante, di potergli piacere in qualche modo.

  
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