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Autore: Tem_93    17/07/2011    14 recensioni
Noah sentì dei capelli solleticargli il volto. Arricciò il naso infastidito e spinse leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si girò dall’altra parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte, ma nulla, come al solito lei vi si era tutta arrotolata dentro.
Rachel scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era tornata a casa. O almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa.
David chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui, no, aveva chiuso.
Santana si svegliò ancora molto assonnata. Tastò l’altra parte del letto, trovandola vuota. Lei era già andata via, come pensava.
Brittany arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava già, come sempre non poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
Mike si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo mentre lei era tutta concentrata.
Kurt si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta, sembrava che quella mattina non volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul volto e allentò il foulard.
[Future-fic]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1} Good Morning, Darling
 
 
 
Noah sentì dei capelli solleticargli il volto. Arricciò il naso infastidito e spinse leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si girò dall’altra parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte, ma nulla, come al solito lei vi si era tutta arrotolata dentro. Sbuffò, tentando di riprendere sonno, ma, come sempre, ritrovò il suo ginocchio puntato nella sua schiena.
Allora stropicciò gli occhi, borbottando qualcosa, dopodiché si alzò e sgattaiolò in bagno, mentre Max scese dal letto scodinzolando. Quando tornò in camera lei sonnecchiava ancora adorabilmente, con i capelli biondi tutti scompigliati e la bocca leggermente aperta. Chissà cosa sognava, perché con quell’espressione sbarazzina stava sicuramente viaggiando di fantasia.
Puck s’infilò una maglietta e un paio di pantaloncini, poi andò nella piccola cucina per preparare la colazione per entrambi, seguito come al solito dal Golden Retriever che ricevette immediatamente i suoi croccantini.
Passarono pochi minuti prima che qualcuno gli tirasse il bordo della maglia scura.
La piccola si stava sfregando gli occhietti chiari con la manina, mentre stingeva con l’altra il suo pupazzo preferito da cui non si staccava praticamente mai.
-Buongiorno- farfugliò, cercando di mettere bene a fuoco le immagini.
-Buongiorno scricciolo- le sorrise lui, prendendola tra le braccia.
-Dov’è la mami?-domandò, grattandosi la testa.
-Sai che non tornerà prima di domani- le ricordò lui, sistemandole i capelli fini e mossi, che le ricadevano sino alle spalle. Lei soffiò, sporgendo all’infuori il labbro inferiore. Odiava quando la madre mancava più di un giorno, e quello era già il secondo. Lui la fece sedere al piccolo tavolo rotondo, mettendole davanti la sua solita tazza di cereali colorati con un po’ di latte freddo. Lei posizionò la sua papera di peluche al suo fianco e cominciò a mangiare.
-Allora, hai sognato oggi?- domandò Noah addentando il suo toast. La bimba annuì con un sorrisino.
-Cosa?-chiese, accendendo distrattamente la televisione.
-Gli unicorni – rispose quella, tutta fiera.
-Pff, non esistono- rise lui, con fare scherzoso.
-Solo perché non li hai mai visti non puoi esserne certo!- affermò sicura lei, afferrando poi il telecomando per cercare un canale dove ci fosse un cartone.
-Ti va dopo di andare al parco?-chiese il ragazzo. Lei si voltò nuovamente verso di lui, mostrando gli occhi scintillanti e annuì con gioia. Noah rise, avvicinandosi alla piccola.
-Magari prima però ci puliamo il faccino, eh?- mormorò, pulendole con un tovagliolo la bocca e le guance rossastre e paffutelle. Lei gli sorrise, dopodiché abbracciò Marshall il  papero e si buttò sul divano, concentrandosi sul cartone che aveva trovato. Max corse ad accucciarsi al suo fianco, ricevendo un bacetto sulla nuca che ricambiò con una leccata sulla guanciotta della bambina.
Noah sistemò le stoviglie per poi raggiungerli.
 
 
 
Rachel scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era tornata a casa. O almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa. Ringraziò e sorrise al ragazzo che le recuperò una delle due borse, dopodiché si diresse verso l’uscita dell’aeroporto. Trovò facilmente i genitori che l’attendevano appoggiati alla macchina. Si slanciarono subito verso di lei per abbracciarla ed aiutarla con i bagagli.
-Tesoro- esclamò Hiram stringendola forte.
-Ciao papà- sorrise lei, lasciandosi stritolare.
-Oh, quanto mi sei mancata- continuò il padre, tenendola ancora stretta, mentre si asciugava alcune fugaci lacrime.
-Papà, comincia a farmi male- borbottò, dopo circa due minuti
-Oh- disse lui, liberandola dalla stretta. Rachel gli sorrise ancora, per poi tuffarsi tra le braccia di Leroy, per un abbraccio più corto e meno doloroso.
-Siamo felici che tu sia tornata, piccola- le sussurrò dolcemente l’uomo di colore, baciandole la fronte.
-Anche io sono felice di essere di nuovo a casa- trillò lei.
-Su, su Leroy, carica le valigie che si parte!- squillò allegro Hiram, tornando a coccolare la figlia per poi salire in macchina e sedersi nel posto del passeggero.
Leroy sistemò nel baule i bagagli di Rachel, dopodiché si mise alla guida.
 
 
 
David chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui, no, aveva chiuso. Non si sarebbe più fatto comandare a bacchetta, non avrebbe assecondato ogni suo ordine e dato ordini per lui. Era stanco di dovere far finta che tutto andasse bene. Non era così. Il loro rapporto ormai era rotto da anni, da quel giorno quando gli confessò il suo segreto. Poi era stata tutta una finzione, perché sapeva che lui non lo avrebbe più visto con gli stessi occhi, ma anzi, che lo avrebbe disprezzato. Perciò se ne era andato, non aveva più voglia di vedere il suo sguardo deluso e il suo sorriso finto ogni mattina, di sentire le sue bugie, di essere sgridato per motivi futili solo perché dietro a tutto si celavano altre ragioni.
Gli serviva qualcuno con cui parlare. Afferrò il telefono e compose il suo numero. Lei c’era sempre stata per lui, come lui ci sarebbe sempre stato per quella pazza manipolatrice.
 
 
 
Santana si svegliò ancora molto assonnata. Tastò l’altra parte del letto, trovandola vuota. Lei era già andata via, come pensava. Scese dal letto e s’infilò una vestaglietta, raccogliendo poi i vestiti sparsi per la camera per fare un po’ di ordine. S’infilò poi sotto la doccia, cercando di non pensare a nulla e di rilassarsi. Appena uscì sentì il telefono suonare e corse a rispondere.
-Dimmi- disse.
-Vieni a fare colazione?-domandò Dave dall’altro capo.
-Alle undici?-chiese lei, guardando l’orologio.
-Tanto so che sei sveglia da poco-
-Va bene, passami a prendere- decise.
-Come sempre- borbottò lui.
-Grazie, a dopo!-chiuse la conversazione sorridendo. S’infilò un vestito leggero e  paio di stivali, accendendo poi il computer mentre aspettava l’amico.
 
 
 
Brittany arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava già, come sempre non poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
I ballerini arrivarono circa cinque minuti dopo e lei aveva già cominciato a scaldarsi. In poco tempo furono tutti presenti e la bionda iniziò a provare nuovamente la coreografia con tutti, stando attenta ad ogni errore di ogni singola persona. Adorava essere una coreografa, poteva ballare quanto voleva, inventare passi, insegnare ad altri. Era gratificante, ma tornare a casa da lei era sempre la cosa che preferiva.
 
 
 
Mike si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo mentre lei era tutta concentrata. Appena finì si sporse verso di lei per lasciarle un dolce bacio sulla labbra.
Lei gli sorrise, arrossendo un po’.
-Torna presto- sussurrò, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.
-Anche tu-disse il ragazzo, facendole fare una piroetta per poi afferrare la ventiquattrore.
-Ovviamente- annuì, guardandolo uscire dalla porta. La chiuse e si diresse in camera, ma qualcuno bussò alla porta. Tornò ad aprire e si ritrovò di nuovo Mike di fronte.
-Cosa c’è?-chiese, sorridendo.
-Mi mancavi- sussurrò lui, abbracciandola e dandole un altro bacio.
Dopodiché sorrise e salutò con la mano, chiudendosi la porta alle spalle.
Lei rise, trotterellando felicemente verso l’armadio.
 
 
 
Kurt si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta, sembrava che quella mattina non volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul volto e allentò il foulard. Blaine gli arrivò accanto e gli lasciò un bacio sulla guancia, mentre mangiava frettolosamente alcuni biscotti.
-Ci vediamo stasera- lo salutò, aprendo la porta.
-Non torni per pranzo?- chiese Kurt, alzandosi per infilare la tracolla di Louis Vuitton.
-No, mangio fuori- disse il fidanzato sulla porta.
-Con Jeremiah?-domandò seccato il ragazzo dagli occhi celesti. Blaine annuì, senza badarci troppo.
-Siamo colleghi e non siamo soli- precisò il moro, per poi sorridere.
Kurt annuì, ancora poco convinto,e voltò lo sguardo.
-A stasera tesoro!- gli gridò Blaine uscendo.
Kurt sbuffò. Sapeva che Jeremiah non era solo un amico e sapeva che probabilmente sarebbero stati soli a pranzo. Solo non sapeva perché ancora non si decideva a parlarne seriamente con il compagno.
 
 
 
***
Ehilà!
Allora, io non volevo scriverla, ma mi frullava troppo nella mente e sono stata obbligata a buttarla giù. Poi ho chiesto a due donzelle di fermarmi, dirmi che stavo facendo un acagata, ma queste hanno invece deciso di incitarmi a continuare. E’ colpa anche loro u_u
Torno perciò con una nuova long, con molti più personaggi o_o c’è perfino Kurt! Per me è qualcosa di stranissimo. Se non avete capito una cippalippa del capitolo, sono riuscita nel mio intento :D Mi piacerebbe sapere le vostre supposizioni, sìsì. Per il titolo, io e i titoli non siamo amici, perciò...
 
Anh, sono passati alcuni anni, si vedrà poi e per spiegare ciò che è successo ci saranno capitoli del passato, 5 o 6, giusto per farvi capire qualcosa :)
 
Mi scuso per gli errori!
Besos,Tem_93
  
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