Capitolo III *Una
nuova visione
Si può seguire la propria strada o fermarsi ad osservare ciò che ci circonda.
Tutto si è compiuto
in un breve momento, eppure i segni lasciati sono profondi e le cicatrici si
vedranno ancora per molto tempo.
Gli occhi di Malfoy cominciarono a muoversi impercettibilmente, la sua visuale
si sposta di poco, sta osservando ogni lineamento della figura di Harry.
Cosciente di un così innaturale silenzio tra loro due, Harry non riesce a
nascondere nemmeno a se stesso il contrasto di sensazioni e sentimenti che si
avvinghiano nella sua anima.
E’ consapevole in quel momento che non riuscie a staccare il suo sguardo dagli
occhi di Malfoy, si è anche lui incantato, come ipnotizzato, studia ogni
sfumatura di quel cielo misterioso cercandone plausibili spiegazioni a tutta
l’assurda situazione venutasi a creare. Ma il suo sorriso, nato dallo stupore
per quell’incredibile situazione, rompe l’incanto e fa voltare il Serpeverde
verso il suo tavolo, e dopo aver osservato per qualche istante la sua schiena, a
sua volta ritorna a sedersi composto.
«Malfoy ti ha detto o fatto qualcosa di divertente?»
Harry riconosce Ginny nella proprietaria della flebile voce che gli ha appena
parlato, e alzando gli occhi davanti a se nota che la ragazza è ferma davanti a
lui a fissarlo dall’altro lato del tavolo dove sono seduti in Sala Grande, in un
pomeriggio di compiti da svolgere.
La punta della piuma con lui lei scrive pericolosamente tiene in bilico una
goccia di inchiostro che rischia di macchiare la pergamena su cui è sospesa al
minimo movimento del polso.
«Hai trovato l’ingrediente mancante a quella pozione? Non me la ricordo bene,
non sono molto ferrato in questa materia lo sai. Chiedi ad Hermione, se la
lusinghi abbastanza riuscirai a farti aiutare.»
Harry si rende conto che sta esplicitamente cambiando discorso, ma non è di
quello che vuole parlare in quel momento e soprattutto non con lei.
«Uffa! Non siamo neanche a metà anno e a me già frigge il cervello!»
Ron come sempre è intollerante a qualsiasi attività scolastica al di fuori del
Quiddich, ed ogni piccola distrazione merita di essere considerata, anche se non
riguarda lui direttamente!
«Harry non mi sembra che tu sia messo meglio di me, non riesco a trovare più
nulla da scrivere in questa dannata relazione e ho scritto appena un paio di
pollici!»
«L’arte della prolissità è una tecnica che si affina col tempo, cosicché anche
brevi semplici pensieri possano diventare estesi e sfarzosi arabeschi di parole.
Se vi foste impegnati negli anni passati, “perfino” voi adesso ne sareste
capaci.»
La voce di Hermione, anche se sommessa per evitare di disturbare di altri
occupanti della Sala, manteneva l’autorevolezza che la caratterizzava.
«Noi non vogliamo diventare i migliori studenti della Scuola, vogliamo solo
diplomarci e finire questo supplizio il prima possibile! Vero Harry?»
«Se volete diventare Auror vi servirà ben più di un foglio di carta con su
scritto che “per un pelo” siete riusciti a diplomarvi.»
Le sue argomentazioni erano sempre giuste anche se dure da accettare. Voleva
molto bene ai suoi amici, ma il vederli così tranquilli e indifferenti verso le
attività scolastiche le metteva sempre addosso una sensazione di apprensione e
sentiva quasi come un dovere accumulare lo stress anche per loro, di rendere
suoi problemi che avrebbero avuto sicuramente grazie alla loro scarsa
attenzione. Al contrario Ginny sembrava aver cominciato a prendere seriamente lo
studio, ne era stata lieta e sperava che avrebbe trascinato con sé anche Harry
quando i due cominciarono a fare coppia fissa. Si voltò verso l’amica, forse
davvero in difficoltà perché era da tempo che non riprendeva a scrivere, e si
accorse che i suoi occhi erano puntati fissi su Harry, come in attesa si
qualcosa, quel qualcosa che poi le venne in mente, che aveva fatto iniziare il
discorso e su cui poi avevano divagato.
«Harry… non hai risposto alla domanda che Ginny ti ha fatto prima.»
«Harry, guardami per favore.»
Una preghiera fatta in tono di voce più alto dalla più giovane dei Wesley, che
ha fatto voltare anche alcuni dei Compagni seduti al loro fianco, e solo per
ultimo il diretto interessato.
«Niente Ginny, davvero. E poi non devi preoccuparti, gli ho sempre tenuto testa,
non credo che proprio quest’anno riuscirà a sorprendermi.»
«Già, certo. In fondo non fa altro che fissarti.»
L’ha detto con un tono di disappunto nella voce e gli occhi stretti in due
fessure.
«Si, esatto. E comunque non sta mica a fissarmi tutto il giorno.»
La ragazza spalanca gli occhi e irrigidisce le spalle
«Forse non ti fisserà tutto il giorno, ma di certo questa non era la prima
volta.»
A quella rivelazione, Harry non riesce a trovare una valida replica.
«Dunque questa non era la prima volta?»
Possibile che lui non si fosse mai accorto che il giovane Serpeverde posasse
sovente lo sguardo sulla sua figura? E poi, quale poteva essere mai il motivo?
Quale lo scopo? Doveva comunque tranquillizzare i suoi amici.
«Non mi ha detto ne fatto niente. Evidentemente la sua indole bellicosa ha
trovato pace.»
Alla discussione tra i due innamorati decise di intervenire anche Hermione.
«Si, certo. E domani Tu-Sai-Chi si costituirà volontariamente al Ministero!»
«Allora forse visto che non ha più suo padre dietro a coprirlo si sente più
debole e ci pensa bene prima di fare qualsiasi mossa.»
«Amico, se vuoi attacar briga con quel dannato furetto, posso sempre procurarti
una buona occasione e spalleggiarti…»
Ron non sapeva resistere dall’intromettersi quando l’argomento era Malfoy.
«Per l’amor del cielo Ron smettila di organizzare scontri tra Case! Dovremmo
essere tutti uniti contro il nemico comune, ma più andiamo avanti e più la
divisione si fa irrecuperabile!»
Aveva tuonato Hermione, cercando di mantenere il volume della voce più basso
possibile e contemporaneamente far sembrare la frase come urlata, riuscendo a
rendere però il suo intervento emesso con un suono stridulo.
«Hermione, la situazione con i Serpeverde è irrecuperabile… da quando esistono!
E visto quello che pensano di te e di me non mi sembra il caso che tu li
difenda!»
«Ma se continuiamo a rimbalzare tra cattiverie e insulti è ovvio che la
situazione non si risolverà mai! Visto che i Grifondoro sono tanto “virtuosi”
non potremmo essere noi i primi a tendere la mano e costruire la pace?»
«Va bene, comincia tu, allora. Quando ti derideranno e insulteranno voglio
proprio vedere se rimarrai impassibile.»
Harry guardava il battibecco tra Ron e Hermione
Erano già molte le frasi e gli atteggiamenti insoliti che aveva visto fare a
Malfoy dall’inizio dell’anno, e quella non faceva che accumularsi ad una lista
già lunga di stranezze. Aveva già in mente di sorvegliarlo per vedere quali
sarebbero state le sue prossime mosse, ma la spiegazione per quella situazione
richiedeva un contatto diretto e una domanda formale; la sua mente rifiutava
anche solo l’idea di un atto simile. No, per il momento quella era l’ultima
verità di cui voleva venire a conoscenza. Si volta verso Ginny e nota che lei
ancora lo fissa, con una insolita espressione di consapevolezza e rassegnazione.
«Harry, quello sguardo non appartiene agli occhi di chi studia il tuo punto
debole e si prepara a farti del male.»
Perché lei, proprio adesso, tra le tante stramberie di Malfoy, voleva la
spiegazione proprio di quel gesto?
«Ginny te l’ho detto sto bene, non preoccuparti o farai diventare paranoici
anche Ron e Hermione, e non credo di potervi sopportare in tre!»
Il tono di Harry era fintamente scherzoso, a sottintendere una seria richiesta.
«Mi scusi Signor Potter, è possibile avere un udienza privata con la vostra
persona?»