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Autore: Mokochan    18/07/2011    2 recensioni
[Dedicata a DragonReika]
– Primo – lo interruppe Sirius, noncurante – questa si chiama “inquinazione acustica”.
Nel medesimo istante Apollo urlò un ‘fessa del cavolo’ che non migliorò certo l’umore del principe, anzi, contribuì sostanzialmente a peggiorarlo.
– Ripeto: ci si abitua.
Niente, Sirius non voleva sentire. – Secondo: Apollo insulta sempre mia sorella. Sempre, con una maleducazione e una volgarità senza pari.
– Apollo, sei un animale! La prossima volta ti mollerò un calcio nel…
– Ehm… - Pierre si grattò il capo, incerto. – Non è che Silvia sia proprio gentile – mormorò – Non è certo la più adatta a insegnare l'educazione...
– Terzo – continuò Sirius, imperterrito – Apollo mi copre la visuale.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apollo, Hong Lihua, Pierre Vieira, Silvia de Alisia, Sirius de Alisia
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita alla Deava dal punto di vista di Pierre!'
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Note dell’autrice: Okay, non so come mi sia venuta in mente ‘sta boiata, però l’ho scritta per far sorridere almeno un po’ la mia adorabile Sis :D Spero che ti torni il buonumore! ^^ Bè, vi lascio a questa roba, sperando che non faccia tanto schifo xD  Alla prossima, gente!

Mokochan

 


Statua

 

Era una calda mattina d’agosto quando Pierre Vieira uscì fuori dalla palestra per fare una passeggiata nei vasti giardini della Deava.
Non c’era un filo di vento, il cielo era azzurro, le nuvole erano poche e a malapena riuscivano a fermare i raggi d’un sole che non voleva risparmiare nessuno.
Alla radio avevano detto che ci sarebbero stati 40°: solo sentirne parlare causava brividi di paura, frustrazione e rabbia, sentimenti che a quanto pare non provava soltanto lui – sarebbe stato impossibile.
D’altronde, l’afa aveva fatto già le sue prime vittime.
– Sei un maiale!
– Senti, tu, fessa dei miei stivali, vorrei farti notare che è stato il vento a sollevarti la gonna, non il sottoscritto – bofonchiò  Apollo, visibilmente irritato. – E poi cosa vuoi che me ne importi di quello che hai là sotto? Non c’è granché…
- ANIMALE!
Pierre ridacchiò quando la principessa – che poi tanto principessa  non era visto come si comportava – sferrò un pugno sulla mandibola di Apollo; e non si era neppure risparmiata: l’urlo lanciato dal malcapitato sarebbe stato in grado di infrangere la barriera del suono.
Deglutendo, il brasiliano diede loro le spalle, rischiando di andare a sbattere contro Sirius De Alisia. – Ehi!
– Ah, Pierre. A quanto pare non sono l’unico ad averli notati – l’uomo lanciò un’occhiata esasperata in direzione di sua sorella e dell’animale.
– Impossibile non notarli. Quando fanno così, poi…
– Disgustoso. Quell’animale è disgustoso, molto semplicemente.
Pierre fece spallucce. – Smettila di fissarlo se ti dà così tanto fastidio.
– Urla – borbottò allora il De Alisia, contraendo la mascella per la rabbia.
Ecco un’ovvietà. Pierre sospirò, poi tornò a pensare a quei 40° che gli stavano friggendo  lentamente il cervello – cosa tutt’altro che gradita – e che con ogni probabilità lavoravano per uccidere la sanità mentale di certi Element.
Con questo non voleva dire che Apollo e Silvia stessero dando un po’ troppo di matto, né rilevare il fatto che Sirius fosse stranamente incazzato.
Apollo avrebbe detto che il principe era perennemente incazzato, ma questo non c’entrava nulla.
– Beh, alle loro urla ci si abitua – si lasciò sfuggire poi, sovrappensiero, ricordandosi della risposta di Sirius.
Il principe De Alisia sospirò tetramente e incrociando le braccia al petto disse: – Ci sono tre motivi per cui non potrò mai abituarmi alla presenza di quel coso.
– Veramente il ‘coso’ avrebbe un nome…
– Primo – lo interruppe Sirius, noncurante  – questa si chiama “inquinazione acustica”.
Nel medesimo istante Apollo urlò un ‘fessa del cavolo’ che non migliorò certo l’umore del principe, anzi, contribuì sostanzialmente a peggiorarlo.
– Ripeto: ci si abitua.
Niente, Sirius non voleva sentire. – Secondo: Apollo insulta sempre mia sorella. Sempre, con una maleducazione e una volgarità senza pari.
– Apollo, sei un animale! La prossima volta ti mollerò un calcio nel…
– Ehm… - Pierre si grattò il capo, incerto. – Non è che Silvia sia proprio gentile – mormorò – Non è certo la più adatta a insegnare l'educazione...
– Terzo – continuò Sirius, imperterrito – Apollo mi copre la visuale.
Il calciatore si voltò titubante verso Apollo e Silvia, impegnati a darsele di santa ragione davanti a una imperturbabile quanto divertita Rena; alle spalle della reincarnazione di Ali del Sole, scorse Reika.
Seduta su una panchina, immersa nella lettura di un libro, la signora della sfortuna sembrava troppo concentrata per poter anche solo notare – e chi non l’avrebbe fatto? – il baccano prodotto dalle urla, dai calci, dalle imprecazioni, e dai tanti versi emessi dai giovani ‘fidanzatini’.
Naturalmente Pierre  non si sarebbe azzardato a dirlo a voce alta correndo poi il rischio di ritrovarsi accerchiato da quelle due belve.
Maniaco sì, scemo no!
– Adesso capisco perché sei così arrabbiato! Non riesci a vedere la tua Reika, vero? – disse maliziosamente.
Sirius lo fissò, confuso. – Di che stai parlando?
– Eh?
– Io non parlavo di Reika, ma di quello.
E con un dito il De Alisia gli indicò qualcosa alle spalle della ragazza.
Pierre aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì ancora, in cerca delle parole per commentare la statua che aveva davanti agli occhi; non l’aveva mai notata, anzi, era sicurissimo di non averla mai vista in quel punto!
Cos’era, Adamo nudo?
– Beh…
– Che te ne sembra? – domandò il principe, stranamente emozionato. – L’ho fatta io ieri mattina.
Ah, ecco perché fa così schif… – Carina. Non c’è male. Insomma… però… bella, sì.
Sirius annuì soddisfatto da quel miscuglio di parole senza senso, balbettate più che altro per illuderlo, ma questi non erano che dettagli: a Pierre importava rimanere vivo, a Sirius credere che la statua fosse bella davvero.
– Stronza!
– Come ti permetti?! Maiale!
– Fessacchiotta!
– Toporagno!
– Verginella!
– APOLLO!
Un lampo, poi uno scoppio e un urlo. – Oh, no, dev’essere la mia sfort…
– No, Reika, non dirlo! Abbiamo capito benissimo – strillò Silvia, tossendo. – Ma che ci faceva quella statua lì?!
– E che ne so! Bah! Meglio così, faceva proprio schifo.
Apollo non sapeva tacere.
Sirius, che aveva assistito alla scena pietrificato, sollevò lentamente un sopracciglio e poi – parola di Pierre – in lui parve cambiare qualcosa; fatto sta che, dopo aver  sibilato un ‘Reika non c’entra. Reika non c’entra assolutamente’, il principe De Alisia sguainò la spalla e si mise a rincorrere assatanato il povero Apollo.
– Bastardo! Hai distrutto la mia statua!
– Ehi, ma io che cazzo c’entro!?
– Fratello, per favore!
Pierre si mise una mano sulla faccia, rassegnato.
Non erano certo quei dannati 40° a renderli matti; il problema stava nel fatto che lo erano già di loro.



   
 
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