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Autore: Flaqui    20/07/2011    5 recensioni
Mery ha sempre voluto vivere in una favola, come quelle che amava tanto leggere da piccola, ma quando la sua favola personale si trasformerà in un gioco pericoloso che coinvolgerà tutte le persone a cui tiene, inizierà a rimpiangere la sua normalità.
Una nuova generazione di angeli dovrà fare i conti con il passato e risolvere la missione che i loro genitori non sono riusciti a compiere.
"Perchè il passato, prima o poi, ritorna. E ti chiede di pagare i conti che hai lasciato in sospeso..."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm just right here...'
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Capitolo 1
Teoria della relatività

 

(Mery)

La sveglia che avevo impostato in modo che suonasse a ritmo di “My Sharona” prese a suonare con forza, facendo tremare il cuscino su cui era depositata la mia guancia, sotto il quale era situato l’infernale oggetto.
Con un mugolio mi lasciai cadere oltre il bordo del letto, sfiorando la collisione con il piede penzolante di Paloma.
Paloma è la mia migliore amica, quasi una sorella, ed in pratica viviamo insieme perché è dalla tenera età di sette anni che passiamo la notte l’una dall’altra.
Quella mattina era l’ultimo giorno di scuola, e anche se una parte di me si rifiutava di credere che il mio penultimo anno di liceo era finito, l’altra non vedeva l’ora che quell’ultima, stancante giornata finisse.
Paloma lanciò un mugolio di protesta mentre la sveglia, che intanto aveva finito la prima canzone, partiva con la seconda prefissata, “Wake up” di Hilary Duff.
Con uno sforzo immane mi alzai dalla scomoda posizione e mi allungai verso il letto dove, frugando fra le lenzuola azzurro cielo, raggiunsi la sveglia.
-Mmm… così va meglio- mugolò Paloma, rigirandosi sul suo materasso, ignara sui miei piani bellicosi che avrebbero portato ad un suo certo e brusco risveglio.
Mi trascinai in piedi, aggrappandomi al comodino, e mi stiracchiai le braccia, sbadigliando vistosamente.
Con un piccolo urletto di scena, mi lanciai su Paloma, sedendomi su di lei, un po’ per farla svegliare un po’ perché ero già stanca di stare in piedi.
-Ma sei completamente impazzita?- urlò lei, mentre cercava di togliermi di dosso.
-Okey, Palomita, vediamo se ci siamo capiti, ora tu alzi il tuo culo da questo materasso o ti butto dell’acqua- attuai la mia minaccia con un sorriso perfido.
-Okey Mery, vediamo se ci siamo capiti, io alzerò il mio culo da questo materasso quando tu alzerai il tuo dalla mia schiena- esclamò, lei, schiaffeggiandomi, troppo debolmente comunque per farmi male, con l’intento di liberarsi del mio solenne attacco.
Con un sospiro e un altro immane sforzo, mi trascinai in bagno, lanciando a Paloma un occhiata di avvertimento.
O si alza o si alza.
Non intendo arrivare in ritardo il mio ultimo giorno.
Mi appoggiai al lavandino, lanciando uno sguardo al mio riflesso, e aspirando le guance in un smorfia. Mi lasciai scappare una risatina isterica.
È una vera fortuna avere un bagno tutto mio.
Già i miei pensano che io sia strana, se mi vedessero anche di prima mattina...
Non sono una tipa dalla bellezza straordinaria io. I miei capelli sono biondo cenere (l’ho letto su una rivista di moda), proprio come quelli di Scarlett Johnson. Unica differenza? A lei stanno benissimo.
Sono alta, molto alta, e abbastanza magra.
Cosa altro c’è da dire?
Paloma si trascina nel bagno e si sciacqua la faccia.
Paloma è tutta un’altra cosa. Ha i capelli castani, lunghi e lisci e setosi, un naso piccolo all’insù, una figura magra ed elegante e una grazia che distoglie l’attenzione dalla mancanza di seno.
Il suo unico difetto, secondo il suo parere, le labbra troppo sottili e l’altezza. Anche se per me entrambe sono perfettamente normali.
Sono io quella sproporzionata con le labbra carnose e l’altezza di una giraffa.
Ci prepariamo in silenzio, troppo stanche per parlare.
-Mery- la voce di Melody proviene da sotto.
Melody è la moglie di mio padre.
È una bella donna, lunghi capelli biondi e occhi da cerbiatto. Non è male, se si lasciano perdere le crisi isteriche che a volte la colgono.
Io per quanto mi ricordo ho sempre vissuto con mio padre. Mia madre se ne andata quando avevo quattro anni. Evidentemente l’idea di crescere un figlio era troppo impegnativa per lei. Ogni tanto, tipo una volta all’anno si fa sentire, una chiamata, una lettera.
Ma non la vedo di persona dal mio undicesimo compleanno. Ancora mi ricordo la faccia di mio padre al vederla lì impalata, sull’ingresso di casa, tutta bagnata dalla pioggia, mentre porgeva timidamente il regalo, orribile, fra l’altro, incartato in una stoffa arancione accesa.
-Sol- ricordo abbia mormorato a denti stretti, mentre Melody lo guardava preoccupata da dietro il tavolo dove stava accendendo le candeline della torta.
A quel punto a rompere l’imbarazzo è stata Zia Tefi, che ha esclamato ad alta voce e con tono falsamente allegro –Bhe questa torta? Io sto morendo di fame!-
Melody le aveva sorriso riconoscente e aveva preso a tagliare il dolce, mentre piano, piano anche gli altri si svegliavano dalla loro trance temporanea.
Ricordo la mano di Paloma stretta nella mia, a darmi coraggio, mentre intonava “Tanti Auguri”, e i sorrisi di Zia Tefi e Zia Mar a tranquillizzarmi.
Subito dopo il taglio della torta sono corsa a cercarla, facendomi largo fra la folla, correndo come una forsennata in giardino. Ma lei non c’era. Se ne era andata un'altra volta, senza neanche salutarmi.
Non so quanto rimasi lì, in giardino, sulla mia vecchia altalena. Forse solo qualche minuto, forse qualche ora.
Quel giorno mi odiai, mi odiai dal profondo.
Perché non piacevo a mia madre?
Cosa avevo di sbagliato?
Perché mi odiava? Perché io non la odiavo?
Melody mi abbracciò forte, e solo quando mi circondò il viso con le mani, mi resi conto di essere scoppiata a piangere.
-Io ci sono. E resterò, Mery-
Ecco quello che mi disse, senza alcun riferimento a mia madre o alle mie lacrime. Lo apprezzai.
Avrebbe potuto restarsene in casa, a fare gli occhi dolci a mio padre, e invece era lì.
Per me.
In quel momento si fece strada nella mia mente l’idea che più che una matrigna, Melody poteva essere una sorta di Fata Madrina.
-Mery ci  sono Gas e Nico!-
Il mio cuore perde un battito.
Nico.
Sapete quando si dice che la vita non è altro che un cerchio, che prima o poi, tutto ritorna e succede, di nuovo e di nuovo?
Bhe io credo che sia proprio così.
È una sorta di mia personale teoria di relatività.
Perché in fondo tutto è relativo.
Per meglio spiegare questi miei assurdi pensieri occorre sapere che una volta, al cenone di Fine Anno, Zio Tacho ha bevuto troppo. Insomma, lui non è mai stato proprio astemio, ma quella volta era ubriaco di brutto.
Insomma, si è messo a blaterare su tutti i pettegolezzi, riguardanti lui, Zia Jaz, Zia Tefi, mio padre, Melody e tutti gli altri.
Comunque Tacho si è lasciato scappare che lui e Melody avevano avuto un intensa relazione sfociata in un nulla di fatto quando alla fine lui ritornò con Jasmine e lei lasciò la città con Teo, suo primo marito e padre di quell’insopportabile di Amando.
Quindi se consideriamo che Tacho ha un figlio e io posso considerare Melody mia madre, secondo la mia teoria sul tutto che si ripete, non ci si può stupire se io Maria Arrechavaleta, mi sono innamorata di Nicolas Morales.
Nicolas ha.
Nicolas ha diciotto anni, appena compiuti. Nicolas ha capelli color dell’oro, corti e sempre spettinati. Nicolas ha la voce più meravigliosa dell’universo.
-Fofa?- urla Paloma dal bagno, dove si sta lavando i denti -Anfe il foglione è fui?-
Paloma odia Nicolas.
Ogni volta che si vedono inizia la solita tiritera, fatta per lo più di insulti, linguacce, spintoni e urla isteriche. Credo che in parte il loro odio derivi dai problemi che Zia Jaz e Zia Tefi, si rifiutano ancora di affrontare.
Odio fra mamme, odio fra figli.
E questo ci riconduce di nuovo alla mia teoria.
Tutto è relativamente ripetitivo.
Afferro il vestito blu che mi hanno regalato Zia Vale e Zio Rama per il mio compleanno e lancio un occhiata al mio riflesso.
-Si- rispondo più a me che a Paloma –Lui è qui per me-
Nicolas è l’amore della mia vita.
Solo che ancora non lo sa.
Ma un giorno di questi glielo dico.
 
-Alla buon ora!- esclama Nico, alzandosi dai gradini del porticato, dove lui e Gas, provati dalla lunga attesa per la nostra accurata preparazione, si sono accasciati.
Sorrido, lasciandomi cadere accanto a loro.
-Buongiorno anche a te- esclamo allegra –Ciao Gas-
Lui mi fa un cenno con la mano.
Non è un tipo molto loquace, lui, ha preso dal padre, credo. Anche perché Zia Vale è molto estroversa.
-perché ti siedi? Non dobbiamo andare a scuola?- chiede perplesso il mio futuro marito.
-Dobbiamo aspettare Paloma- replico con un alzata di spalle. La mia dolce sorellina dopo avermi mandata a quel paese in tutte le lingue che conosce, e sono molte, si è rituffata nella disperata ricerca nel “trovare qualcosa di decente da mettersi”.
Gas sorride ironico.
Lui, al contrario di Nico, adora Paloma. Se da una parte lei è disordinata, confusionaria, chiacchierona e superficiale, dall’altra lui è perfettino, sensibile e dolce.
Ho sempre creduto che sarebbero stati una bellissima coppia ma se da parte di Gas c’è un dolce e sicuro interesse, anche se non riesco a definire se si tratta di un interesse amichevole o qualcosa in più, da parte di Paloma c’è solo amicizia.
Lei non è una tipa da storia seria, da un unico ragazzo.
-Stiamo apposto se si deve ancora vestire!- esclama Nico, lanciando un sassolino contro la cancellata bianca.
Poi si gira verso di me, guardandomi intensamente –Mery, se mi diventi anche tu una fissata con la moda come quella, ti giuro che finisce male!-
Ma io sono già avanti con il pensiero.
La chiesa è decorata con narcisi bianchi, e ad ogni navata spuntano facce conosciute e sorridenti. Dietro di me Paloma, in abito color lilla, con scarpette abbinate, regge il lungo strascico del mio abito da sposa. Nicolas, davanti all’altare mi guarda estasiato, e esala un sospiro di gioia.
-Pronta!- la voce di Paloma, fa sussultare Gas.
Indossa una maglia lunga e aderente, leggins neri e ballerine. È carina, non c’è che dire.
-Puoi vestire una scimmia di seta, ma resterà sempre una scimmia…- mormora Nico, ridendo sguaiatamente.
-Cretino!- urla Paloma, lanciandosi sulla sua testa, e iniziando a picchiarlo di santa ragione.
La bellissima scena del mio matrimonio viene rovinata dall’immagine della damigella d’onore che picchia lo sposo con un bouquet di gigli.
-Okey, basta! Basta tutti e due!- provo a separarli.
Ma nessuno dei due mi ascolta, anzi Nico ha preso Paloma sulle spalle e avanza inesorabile verso la piscina sul retro, mentre lei strilla come una pazza.
-Insomma state un po’ zitti!- esclama la voce bassa e profonda di Amado.
Nico lascia subito Paloma, che si affretta a ritornare al mio fianco, mentre Gas drizza la testa.
Amado ha vent’anni, è il primo figlio di Melody.
Io lo odio.
Credo.
Insomma se ci avessi mai svolto una vera e propria conversazione, lo odierei, ma in realtà ci ignoriamo. È come quando viaggi in treno, e incontri una persona che sta nel tuo stesso scompartimento, ti dimostri gentile e la sopporti fino a destinazione, sicura che tanto poi non vi vedrete mai più.
È un genio, credo. Si è laureato a pieni voti l’anno scorso e ora si sta preparando per andare al college.
Anche se i ragazzi giurano e spergiurano io sono fermamente convinta che ne siano spaventati.
E in effetti lui fa paura.
Ci lancia un’altra occhiata di avvertimento e ritorna in camera sua.
Gas, si mette le mani in tasca e esclama –Bhe, andiamo allora?-
Nico e Pal annuiscono in silenzio.
Non parliamo per tutto il tragitto.
Si, credo proprio che il mio fratellastro faccia paura.
Perché non posso avere parenti normali?

 




Allora prima di tutto, vi chiedo di essere clementi perché è la prima volta che provo a scrivere in prima persona quindi credo che sia uscito un mezzo disastro, secondo vedo che questa fiction non ha riscosso molto successo e all’inizio avevo pensato di abbandonarla, poi però Mery, Paloma, Nico, Gas e gli altri personaggi della storia hanno iniziato a parlarmi nella testa (OH MIO DIO!) e insomma mi dispiaceva lasciarli così…
Ringraziamento ad Alexiel94 Marciu96 e lalikky che hanno recensito…Vi lascio con una piccola notizia presa dal twitter di Pablo Martinez che ha scritto:"Esto es un delirio" es una frase registrada por "El Saimon" en la C.A.D.C.D.F.I. (centro argentino del creador de frases independientes)
("Questo è un delirio" è una frase registrata per "El Saimon" nella C.A.D.C.D.F.I. cioè il centro argentino del creatore delle frasi indipendenti)
Insomma la "frase" di Simon della Terza Stagione è un marchio registrato!
Vi adoro <3
Fra
p.s. spero che recensiate anche solo per criticarmi…
 
   
 
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