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Autore: Elanor Eliniel    20/07/2011    2 recensioni
Una raccolta di One-shot sulle donne di Aman, quelle elfe che persero mariti, figli o semplicemente i propri amati a causa della Fuga dei Noldor; quelle Elfe che si rifiutarono di prenderne parte.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Lui non è come te! – gridò piangendo Eldalotë affondando le sue mani nei suoi stessi capelli castani.
- Non vorrai dirmi che è più affine a sua madre che a suo padre, mi auguro! – urlò Angrod con rabbia.
L’Elfa lo guardò in silenzio; i capelli dorati del marito rivelavano il suo sangue Vanyarin e si rammaricò che in quel momento non mostrasse anche la saggezza di quella stirpe.
- No – rispose la dama in tono piatto – Ma la sua indole rassomiglia a quella di Finarfin tuo padre ed hai avuto modo di comprenderlo. Artaresto ha appoggiato suo nonno, non te, suo padre, quel giorno dinanzi ai Noldor. –
Tali parole spiazzarono Angrod, ché erano vere e lo avevano punto sul vivo. Suo figlio Orodreth aveva dato il medesimo parere di Finarfin, contrario all’esilio, prima ancora che il padre si dicesse pronto a partire insieme a suo fratello Aegnor.
- Pure, non è forse anche mio padre Arafinwë pronto alla partenza? – chiese retoricamente Angrod.
- Lo è, ma ne farebbe volentieri a meno. Nostro figlio ha raggiunto da poco la maturità del corpo e dello spirito! Se non posso fermare te, dal momento che nel tuo cuore sono seconda ai tuoi folli propositi, lascia almeno che Artaresto rimanga qui. –
Angrod la fissò a lungo; era in ginocchio, sul freddo pavimento con la testa tra le mani. Provò l’irresistibile impulso di abbracciarla e consolarla, ma non lo fece, non riuscì a muoversi.
- Non è più un fanciullo, Eldalotë. Lamenti di non avere il primo posto nel mio cuore? Lo hai invece, ma non nella mia mente. Miserevole è la vita di coloro che, schiavi dei propri affetti, non osano guardare più in là del proprio naso. Al di là del mare vi sono terre al lume delle stelle che i nostri padri hanno abbandonato; le lasceremo all’uccisore di Finwë? Inoltre non abbandonerò Fingon per poi essere ritenuto vile dal nostro popolo. –
Eldalotë si alzò con rabbia e sgomento, si erse in tutta la sua altezza e lo guardò dritto negli occhi.
- Ti ascolti quando parli? – chiese con un sarcasmo privo di gioia – Sei figlio di Finarfin o di Fëanor? Parli come lui! –
- Il tuo giudizio è peggiore di quello che credessi se non sei in grado di distinguere tuo marito dalla schiatta del suo fratellastro! – ribatté Angrod con fredda furia.
- Giudizio? Parli di giudizio Angaràto? La tua capacità ne è piuttosto offuscata. Ti sei ridotto come ebbro di vino ed un giorno, nelle terre mortali avvolte nella notte, al cospetto di Re Elwë lo riconoscerai tu stesso. Amari saranno i tuoi giorni in quelle selve e mi rimpiangerai; ti pentirai grandemente per essere stato tu stesso a ridurti così, con lo sguardo che non oltrepassa il tuo naso, o meglio, la tua pazzia! –
Angrod sgranò gli occhi, come colpito da tanto ardire, da tanto carattere celato tra le lacrime. Uscì dalla stanza sbattendo la porta, scosso dall’ira e dal dolore, sentimenti mescolati tra loro e pronti ad esplodere.
Eldalotë si accasciò su una sedia, tremando dalla collera e sfinita dal pianto.
La porta si aprì e, richiamato dalle grida e dai singhiozzi, entrò suo figlio Orodreth, pallido e dai capelli d’oro, retaggio di suo padre. I suoi occhi erano però d’ambra come quelli di sua madre e la fissavano con tristezza e amore.
- Mancano ancora due giorni alla partenza, madre. Sono certo che vi riconcilierete. –
Accarezzò i capelli scuri dell’Elfa con delicatezza.
La dama si alzò e abbracciò a lungo il giovane teneramente.
- Lo credo anche io. – rispose.
Allorché si separarono, Orodreth le gettò un’altra occhiata, a disagio. Era consapevole del dolore che le arrecava, pure, non desiderava essere l’unico rampollo della sua casata ad essere lasciato indietro.
- Andrai con lui, figlio mio? –
Il giovane Noldo annuì.
- Non desidero che mio padre debba vergognarsi delle mie scelte. So bene di averlo sorpreso parlando in modo così diverso da lui il giorno del Giuramento. Ma non sarò l’unico principe della Casa di Finwë a rifugiarsi da sua madre. Pure, se fossi stato al tuo posto, sarei stato felice di poter restare in Aman. –
Eldalotë gli sorrise con dolcezza, senza aggiungere null’altro sull’argomento.
- Sei così simile ad Arafinwë, padre di tuo padre. -
Orodreth le sorrise di rimando e, udendo dei passi avvicinarsi, chinò il capo in segno di congedo e si allontanò varcando la soglia.
Fece appena in tempo ad abbandonare la stanza e voltare l’angolo che incrociò suo padre, col quale scambiò rapidamente un’occhiata d’intesa.
Angrod apparve sotto l’arco della porta, alto e silenzioso e quando Eldalotë lo vide di ritorno si limitarono a sorridersi a vicenda e guardarsi negli occhi, divisi nelle scelte ma uniti nel cuore.


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Eccone un altro, stavolta la protagonista è di nuovo una Noldo, moglie di Angrod e madre di Orodreth (anche se nel Silmarillion Orodreth è erroneamente annotato come quinto figlio di Finarfin).
Il materiale su cui lavorare qui era ancora minore che nei casi precedenti. Restano però ancora Indis, Nerdanel ed Amarie.

Thiliol: Eh sì, Earwen è andata meglio di tutte :P Mi fa piacere che ti sia piaciuta:) Anche io adoro i Teleri...sarà perché vivo su un'isola e li sento molto affini!
Black_Moody: Grazie infinite, soprattutto per l'accuratezza della tua recensione. Ho sempre pensato che loro, i Teleri, siano come il Mare, forti (in modo diverso rispetto ai Teleri), ma limpidi e spontanei. Fortunatamente come hai detto tu rivedranno Galadriel (credo sia l'unica a non morire eccetto Idril che torna con Tuor), ma anche Finrod che viene liberato in fretta da Mandos. Quanto è evocativo quel "Finrod s'aggira con Finarfin suo padre sotto gli alberi di Eldamar" nel Silmarillion!

Grazie a tutti e alla prossima!
  
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