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Autore: cleomery    24/07/2011    1 recensioni
Diciannove anni dopo l'ultima guerra magica. Una nuova generazione pronta ad esplodere tra scheletri da nascondere e insicurezze da superare. Un evento che spezza la catena delle fantasie che ci siamo fatte su questi nuovi personaggi e via, verso una storia completamente nuova.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 5 betato Capitolo 5

Hermione Granger aveva sempre pensato che "avere paura del buio" fosse un'espressione totalmente inadatta. Si aveva paura di ciò che il buio poteva celare agli occhi e lei, mentre illuminava con la bacchetta quel posto che sapeva di muffa e di qualcosa a cui non voleva dare un nome, temeva che il grande Harry Potter le avesse rifilato un altro guaio da risolvere.
Il corridoio buio e umido di un seminterrato non era sicuramente il posto migliore dove preferiva passare la domenica pomeriggio.
Continuò a percorrerlo a grandi falcate, tendendo le orecchie per percepire qualsiasi rumore.
Scendeva le scale facendo attenzione a dove poggiava i piedi: anni di esperienza le avevano insegnato che ogni gradino, ogni pietra, ogni ramoscello che scricchiola sotto la suola può essere fatale. 
Dannazione, a quarant'anni suonati si sentiva ancora come una ragazzina in quel genere di situazioni. 
Pensandoci bene non era mai stata un'adolescente spensierata: la vita non le aveva certo riservato un trattamento d'onore e la sua giovinezza era stata segnata dalle responsabilità e dall'ansia che ti accompagna quando sai di rischiare il collo ogni giorno.
Nonostante tutto, non rimpiangeva un singolo istante del suo passato: se era diventata quel tipo di donna, lo doveva solo alle esperienze che aveva vissuto.
Però in quel momento, sobbalzando per un topo - sperava che non fosse qualcosa di meno innocuo - che le passò di fianco, rimpianse di essere la migliore amica di Harry Potter. 
Il gufo che aveva dovuto rimpiazzare Edvige aveva beccato la sua finestra verso l'ora di pranzo e il biglietto che le aveva consegnato con la zampetta tesa conteneva solo un indirizzo, un orario e le iniziali di quell'incosciente, vergate con una grafia scomposta.  
Aveva imparato a fidarsi di Harry sui banchi di scuola e, sebbene lui non avesse mai avuto un grande fiuto per il pericolo e anzi, ci si era spesso buttato senza pensare, quell'assurdo istinto materno che la portava a seguirlo ovunque non l'aveva mai abbandonata.
Quando però capì che il corridoio era ancora lungo, che gli incantesimi di protezione che vi erano stati imposti le avrebbero rubato più tempo di quello che avrebbe desiderato perdere, e che le sue scarpe non sarebbero mai tornate quelle di un tempo, non poté impedirsi di pensare che un modo per farla pagare al Bambino Sopravvissuto ci sarebbe dovuto essere. 
Sperò con tutto il cuore che non si fosse cacciato in qualche altro pasticcio, di cui ovviamente non l'aveva ancora informata, e aprì lentamente la porta disastrata che si trovò di fronte.


-Rebecca Marie Netherwood.- 
Kalinda Lemaire scandì ogni singola sillaba con le labbra voluttuose. Si soffermò sugli accenti e accennò ad un sorriso che nascondeva una certa malizia.
Quando la Serpeverde, nel bel mezzo di un corridoio deserto, si voltò aspettandosi di trovare l'indiana da sola, vide che dalle scale arrivavano altre due ragazze con la divisa rosso e oro.
Con le dita sfiorò la bacchetta che aveva nella tasca della gonna e rinunciò alla pace prevista per la sua domenica.
-Una piccola Grifondoro che scende verso i sotterranei, che piacere.- rispose con aria pacata ed un tono di voce che tradiva il suo reale stato d'animo.
Fece due conti e comprese di avere solo un paio di possibilità. In fondo se lo aspettava e non vedeva l'ora di arrivare ad uno scontro con la quasi-ex-ragazza di Albus. 
Se Lemaire avesse tirato fuori la bacchetta l'avrebbe schiantata. Sarebbe riuscita in pochi secondi ad attaccare una delle due ragazze che si facevano sempre più vicine, avrebbe creato uno scudo giusto in tempo per parare un attacco e poi avrebbe lanciato un incantesimo alla terza. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, probabilmente sarebbe uscita indenne dal duello e avrebbe raggiunto la Sala Comune senza un graffio.
-Sono giusto di passaggio. Volevo fare due chiacchiere tra donne, non è vero ragazze?- 
Adesso le riconosceva, le gemelle Gunther, con i loro occhi azzurri e i loro capelli di uno strano biondo aranciato. Una di loro, non avrebbe saputo dire quale, era un'ottima duellante, l'altra sapeva a malapena aprire una porta. Le due tedesche però, espulse da Durmstrang, avevano un fisico androgino che assicurava loro una vittoria schiacciante in uno scontro corpo a corpo. Se con la magia poteva cavarsela, a mani nude avrebbe sicuramente portato a casa una sconfitta umiliante. 
Pregò per la sua manicure e per il suo trucco appena rifatto e cercò di continuare a fare pensieri frivoli per non farsi prendere dal panico.
-Vedo che hai già compagnia, ti lascio chiacchierare con le tue amiche. Magari la prossima volta rimango, oggi ho un po' fretta.- Rebecca si voltò lentamente e senza farsi notare tirò fuori la bacchetta e fece un paio di passi.
-Non ci siamo capite. Petrificus Totalus.- proferì Kalinda con aggressività.
Il "Protego" che stava pronunciando le morì sulle labbra. Cadde a terra come una statua, bella certo, ma di marmo. Gli occhi spalancati e vigili le conferivano un'aria strana e spettrale e le labbra semichiuse che pronunciavano una "u" davano l'idea di una buffa fotografia babbana.
Il primo calcio le arrivò direttamente nello stomaco e nonostante il suo corpo volesse piegarsi in due per il dolore fu costretta a rimanere in quella posizione innaturale. 
Probabilmente le era stato dato da una delle gemelle, vista la forza. Avrebbe tanto voluto girarsi ma al secondo calcio, dritto sullo sterno, non riuscì nemmeno a tossire. 
Non pronunciarono una parola, riuscì solo a sentire qualche risata ovattata in lontananza. Agnes e Jutte Gunther la sollevarono tenendola per le braccia rigide e Kalinda cominciò a schiaffeggiarla e a prenderla a pugni come se praticasse quello strano e violento sport babbano da tempo. 
Stordita e ancora pietrificata, perse la cognizione del tempo; le sembrava di essere ferma da ore e il dolore continuava a sparire da alcune zone del corpo per intensificarsi in altri punti. 
-Magari la prossima volta impari a farti i fatti tuoi Netherwood.- 


Rose Weasley aveva sempre creduto che Hogwarts fosse uno dei posti più belli al mondo. 
Con le sue torri ed i suoi tetti spioventi, i grandi giardini, i portici e le scale cangianti l'aveva sempre affascinata, fin dal suo primo ingresso. Ancora ricordava quanto fosse eccitata prima del suo smistamento. 
Il posto che preferiva in assoluto però, in perfetto stile Weasley, era il campo di Quiddich. L'atmosfera che vi regnava la faceva stare bene, in pace con se stessa, e al contempo le faceva provare una frizzante eccitazione che solo il boccino le poteva dare. Se non aveva nulla da fare e si sentiva inquieta andava a vedere gli allenamenti e poi, quando le squadre se ne andavano verso gli spogliatoi, si sedeva al centro del campo a guardare gli spalti vuoti. 
Quel giorno, alcune gocce di pioggia che le caddero sul viso come lacrime le fecero abbandonare i suoi proggetti di meditazione. 
Si incamminò verso il Castello senza accorgersi che la pioggia sottile si era trasformata in temporale e che le sue gambe avevano iniziato a correre prima che lei potesse riflettere. 
I piedi arrancavano a fatica nel fango e le suole scivolavano sull'erba umida ma nonostante tutto si ritrovò a ridere come non faceva da tempo. Rideva senza un motivo e poteva sentire la propria voce rimbombarle allegra nelle orecchie. Non se ne capacitava: correva sotto la pioggia e rideva, con i capelli che le aderivano alla schiena ed i vestiti bagnati. 
Si sentiva bene. 
Tutti i pensieri svanirono: la guerra, suo padre, Albus. Tutto le sembrava lontano. 
Raggiunse il portone d'ingresso in pochi minuti e vi si appoggiò per riprendere fiato. 
Fregandosene altamente delle impronte che avrebbe lasciato sul pavimento, e dei successivi rimproveri che Gazza le avrebbe fatto se l'avesse scoperta, oltrepassò la Sala Grande ed inforcò la scala che conduceva ai sotterranei. 
Ovviamente cambiò direzione. 
Sorrise e sospirò cercando di capire dove l'avesse condotta mentre percorreva il corridoio. 
Dannazione, erano tutti uguali! 
Scorse l'aula di Pozioni e finalmente riuscì ad orientarsi. Stava per voltarsi e andare verso la Sala Comune Serpeverde quando una voce femminile le giunse alle orecchie con un'imprecazione poco fine. Incuriosita si avvicinò piano alla porta e cercò di captare qualcosa del discorso. 
-Maledizione! Ti ho detto di non cercarmi quando sono a scuola...certo che l'ho fatto. Il biglietto non è rintracciabile, gli Auror non arriveranno mai a te. Credi che sia stupida?- 
Rose accostò l'orecchio alla serratura per cercare di capire chi stesse parlando all'interno dell'aula. Sentì dei suoni che le sembravano provenire da un telefonino babbano ma sapeva benissimo che la ricezione all'interno del castello era pressoché pari a zero. 
-Senti, non mandarmi quel gufo stanotte, non ho nessuna intenzione di farmi beccare. Ah si, non te ne frega niente?! Bene. Se perdi la talpa all'interno della scuola sono cazzi tuoi.- 
Percepì un rumore di tasti e un'imprecazione che seguì la chiusura della telefonata. 
Corse a perdifiato per il corridoio con la paura di essere scoperta e finì per inciampare in qualcosa mentre continuava a controllare se ci fosse qualcuno alle sue spalle. 
Cadde a terra ferendosi ad un ginocchio -Porca puttana che male-, disse mentre controllava i danni e cercava di capire quale fosse l'oggetto che l'aveva fatta inciampare. 
Un urlo di terrore le uscì dalle labbra alla vista del corpo dell'amica sul pavimento freddo; si alzò spaventata e le girò intorno senza toccarla per paura di creare altri guai. 
-Rebecca, dannazione cosa ti è successo?- bisbigliò come se la ragazza potesse realmente risponderle. Era stata pietrificata, a giudicare dalla posizione innaturale in cui si trovava. In quel momento non ricordava il controincantesimo e colta dal panico ricominciò a correre verso i dormitori. 
Non appena entrò scorse un ragazzino di primo che leggeva una lunga pergamena su uno dei divanetti. Lo chiamò senza tante cerimonie e gli ordinò di andare a chiamare Scorpius nel dormitorio. 
Quando il biondo si presentò sulla porta che dava sul corridoio si mise a ridere.
-Cosa diamine ti è successo Rose?- 
-Non ho tempo per spiegartelo, devi assolutamente venire con me. Rebecca è...ferita, diamnine non lo so! Corri.- 
Gli occhi spalancati e il volto pallido, Malfoy percepiva il battito cardiaco accelerare.  
Quando raggiunsero Rebecca la trovarono ancora distesa in mezzo al corridoio accerchiata da tre o quattro studenti con le mani a coprire le bocche spalancate.
Scorpius si fece spazio tra i ragazzi cacciandoli malamente poi si chinò sul corpo dell'amica scorgendo ecchimosi ovunque. 
-Relascio- pronunciò dopo averle tastato il polso e subito la ragazza prese a tossire e a gemere.
Riuscì a sedersi sul pavimento dopo alcuni minuti. Rose e Scorpius erano chini su di lei e cercavano di verificare i danni prima di portarla in infermeria.
-Chi è stato?- chiese la Weasley sibilando quella domanda tra i denti.
Rebecca non rispose, gettò le braccia al collo dei suoi amici e si lasciò andare ad un pianto trattenuto fino a quel momento.



Ancora non poteva crederci. 
Maledetti tutti gli Auror, i Ministri, gli amici e gli idioti che le avevano quasi fatto venire un colpo trascinandola in quel posto.
Quando Hermione Granger aveva spalancato la porta malridotta di uno scantinato, bacchetta alla mano e sangue freddo, non si era certo aspettata di trovare una stanza illuminata a giorno, con tutti i confort e una tavola che ospitava un comizio di guerra.
C'erano davvero molte persone, alcune delle quali non le erano per niente familiari: moltissimi Auror, di cui una dozzina già in pensione, i pochi sopravvissuti del vecchio Ordine della Fenice e fra i tanti volti anche quello del suo ex-marito.
Ron era lì, con lei, nella stessa stanza. 
Gli fece un cenno del capo giusto per non sembrare troppo maleducata e tentò di mettere a tacere il mostro rabbioso che le ruggiva nel petto, poi fulminò Harry con un'occhiata e si mise composta sulla sedia cercando di rimanere calma.
Lo sapeva, se lo sentiva che quel bastardo di Harry Potter le avrebbe creato di nuovo problemi!
-Visto che siamo tutti, direi che possiamo dare inizio alla seduta del Consiglio.- proferì il Ministro alzandosi in piedi dopo averle stretto la mano.
Con Consiglio, tutti lì dentro sapevano che si trattava del Consiglio dei Fedeli. 
Era un'organizzazione nata nel secondo dopoguerra, in vista dei problemi che potevano crearsi. 
Aveva contribuito segretamente alla cattura dei pochi Mangiamorte fuggiti al controllo del Ministero e cercava di tenere a bada la situazione senza fare troppo chiasso. Un po' come il vecchio Ordine della Fenice che era ormai stato smembrato. 
Hermione aveva ricevuto un invito qualche giorno prima ma, in poche righe, le comunicavano soltanto che avrebbero gradito la sua presenza all'incontro successivo, senza specificare nient'altro. 
Ovviamente sapeva dell'esistenza di quell'organizzazione: ad Hermione Granger non sfuggivano cose come quella ma era consapevole che bisognasse esserne membri per poterne sapere qualcosa in più.,
-Otto babbani, e dico otto signori, sono morti nell'ultima settimana. Sotto i nostri occhi. Sono presenti chiari segni di magia sui cadaveri, sicuramente morti a causa dell'Anatema che Uccide.- disse Fielding spostando lo sguardo su Potter -...e di fianco all'ultimo corpo ritrovato è stato rinvenuto un biglietto magico che i nostri Auror hanno già provato ad analizzare. Cito testualmente le parole dei nostri assassini "Gli impuri stanno per essere sterminati, siamo di nuovo tra voi.". Signori e signore urge fare qualcosa e voi lo sapete bene. Siamo di nuovo di fronte ad un gruppo di assassini e non possiamo permettere che il folle che li manovra porti scompiglio dopo venticinque anni di pace." 
Era calato il silenzio tra i partecipanti, tutti intenti ad ascoltare le parole del Ministro mentre le menti cercavano invano di trovare una soluzione.
Fielding era stato nominato Capo del Consiglio prima di diventare Primo Ministro e Hermione era contenta che fosse lui a ricoprire entrambe le cariche. Sembrava uno a posto anche se ci aveva scambiato solo poche parole. 
Con tono autoritario, Patrick Fielding continuò a parlare di indizi e mancanza di prove.
Lo sguardo di Hermione tornò a scorrere i presenti, rendendosi conto che in fondo alla sala vi erano anche Draco Malfoy e consorte che sedevano con aria preoccupata. 
Era compiaciuta del fatto che quel codardo fosse passato dalla parte dei giusti e allo stesso tempo contrariata per la sua presenza: non aveva mai nascosto le sue idee da purosangue e non capiva come potesse essere cambiato così radicalmente da prendere parte a quell'evento.
Qualcuno le doveva sicuramente spiegazioni.
-Siamo risaliti ad un Magonò che vive sulla stessa strada di Richard Gordon, l'ultimo babbano ucciso. Ci ha detto che il  31 dicembre, poco dopo il tramonto, ha visto tre persone aggirarsi nei pressi della casa della vittima. Ha dato una descrizione sommaria dei due uomini e della donna che, ovviamente, erano molto coperti e poco riconoscibili. Non sappiamo se sono loro gli assassini ma, se dovessimo riuscire ad identificarli, vi faremo sicuramente sapere.- disse uno degli Auror che sedevano di fianco ai Weasley.
La Granger guardò di nuovo Ron. 
Non si aspettava di vederlo, non era preparata. 
Perse una buona parte del discorso di Matt Further, un famoso alchimista che stava spiegando alcuni particolari sull'inchiostro usato per scrivere il biglietto ritrovato dopo l'ultimo attacco, e continuò a vagare altrove con la mente.
Dopo tutti quegli anni, dopo tutto quello che avevano passato erano di nuovo lì, pronti per fronteggiare un nuovo nemico. 
Una stanchezza improvvisa le gravò sulle spalle. Si sentiva vecchia e spossata dalle ingiustizie subite. 
Osservò Harry che invece aveva una luce nuova negli occhi. A lui le battaglie erano sempre state fin troppo familiari: le sentiva sue, erano parte di lui e viverle non lo disturbava più come una volta, forse.
Vennero congedati poco dopo, senza nessuna disposizione particolare, con l'unico consiglio di tenere gli occhi aperti ed aspettare che gli Auror trovassero qualche indizio in più.
Hermione si alzò con lentezza e venne raggiunta da alcune vecchie conoscenze che si buttarono a capofitto in chiacchiere da salotto. 
-Stai benissimo cara, sembri persino più giovane di prima. Qualcosa deve aver giovato alla tua salute.- le stava dicendo la moglie di Connor Darfin, uno degli Auror in pensione, con una certa malizia.
-Posso portarvela via un minuto?- la voce di Ron le arrivò alle spalle e prima che potesse fuggire fu costretta a salutare cordialmente la Signora Darfin per voltarsi verso il suo ex-marito.
-Ciao Hermione.-
-Ron.- rispose secca senza riuscire a moderare il tono di voce per farlo sembrare meno duro.
-Come stai?- chiese timidamente mentre le sue orecchie cominciavano a tingersi di rosso.
-Molto bene, grazie. Spero che sia lo stesso per te.- esitò una manciata di secondi poi bisbigliò a mezza voce di dover andare.
-Ti prego aspetta!-
Le afferrò il polso mentre tentava di andarsene e la costrinse a guardarlo negli occhi.
Sì, si sentiva vecchia, con un divorzio alle spalle, il magone che le stringeva la bocca dello stomaco e uno strano senso di sconfitta all'altezza del cuore. Aveva fallito, come moglie e come donna. Non le importava che la colpa non fosse sua, in quel momento, di fronte all'amore della sua vita, sentiva di non aver fatto abbastanza. 
-Volevo dirti una cosa importante. Ti ruberò solo pochi istanti.- cercò di convincerla mentre continuava ad arrossire.
-Ronald, davvero, ho delle cose da sbrigare e sono già in ritardo.- 
-Hermione, prima che tu lo venga a sapere da altri: sto con un'altra donna.- 
Quelle parole vennero pronunciate così velocemente da lasciare Hermione interdetta per qualche secondo. 
L'imbarazzo di Ron era palese, il rossore aveva contagiato tutta la zona centrale del viso e gli occhi si erano spostati sul pavimento in un istante. 
Hermione sentì il nodo allo stomaco farsi più stretto. Le sembrava banale solo pensarlo ma sentiva davvero cederle la terra sotto i piedi.
 Aspettò che sciogliesse la presa sul suo braccio e se lo massaggiò come se le avesse fatto male.
-Congratulazioni.- se ne andò senza dire una parola e, prendendo al volo un bicchiere di scotch babbano da un vassoio, cercò il bagno e vi si infilò respirando a fatica.
Bevve un lungo sorso e poi lo tossì nel lavandino. Dannazione, non era affatto abituata a bere e l'alcool le bruciava nella gola senza darle tregua. 
Svuotò il resto del bicchiere nel lavandino e vi si appoggiò guardandosi allo specchio. 
Che cosa le stava succedendo? 
Hermione Granger non beveva, non si chiudeva nei bagni come un'adolescente col cuore infranto e soprattutto non aveva il cuore infranto! Lei aveva superato la separazione, era stata forte e l'unico sentimento che provava era nostalgia per i tempi andati.
Non era lei quella donna con gli occhi arrossati dal pianto e le labbra tremanti che la guardava dallo specchio.
Non era lei che si faceva prendere alla sprovvista.
Non era lei, maledizione!
Sbatté il palmo della mano con forza sul lavandino e si sentì ancora peggio per il dolore che le provocò.
Qualcuno bussò alla porta.
Cercò di ricomporsi strofinando le lacrime che le scendevano sul viso e aprì.
Harry la guardò con preoccupazione e senza farla parlare chiuse la porta e l'abbracciò.
Ricominciò a piangere stringendo forte le spalle del suo migliore amico. 
-Mi dispiace, avrei dovuto dirti che sarebbe venuto anche lui.- sussurrò con il viso nei suoi capelli.
-Ha un'altra. Sta con un'altra donna e me lo dice come se niente fosse, con due parole, senza preoccupazioni!- 
Harry la strinse di più a sé. Sapeva che le avrebbe fatto male ma non immaginava quanto. 
La sua mente andò ai figli di Hermione. 
Rose non l'avrebbe presa per niente bene.



Spazio Autrice:

Scusate il ritardo, non ho scuse stavolta. Spero solo che abbiate apprezzato il capitolo e che abbiate voglia di lasciarmi una piccola opinione. Grazie a tutti quelli che hanno commentato e anche a chi ha solo letto! ^^ Baci, Marian. Alla prossima!
   
 
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