TRE MESI DOPO
Era lunedì, faceva troppo caldo, la temperatura era superiore ai 38° (gradi), non sarei uscita di casa per nulla al mondo ma come al solito non è stato così. Ho sentito bussare alla porta e fiacca più del solito sono andata ad aprire.
“Metti il costume ed andiamo a mare”
“Ciao Marco,si sto bene...tu?Comunque non ho alcuna intenzione di venire a mare.”
“Non puoi dirmi no, sono salito apposta.”
“Se tu mi avessi chiamata ti saresti risparmiato un viaggio.”
“Non essere aggressiva, mi lasceresti solo?”
Dopo dieci minuti eravamo già in macchina, direzione mare! Da quando c'eravamo conosciuti passavamo sempre il tempo insieme, la nostra amicizia era nata da sola, anche se lui si era impegnato più di me. Uscivamo spesso da soli, ormai eravamo culo e camicia, tutti pensavano che stessimo insieme mentre, in realtà, noi non ci eravamo mai toccati con un dito. Forse quello che insospettiva la gente era il fatto che nessuno dei due nel frattempo frequentava altre persone, in realtà non parlavamo mai di questioni sentimentali, era un argomento tabù. Mi era capitato un paio di volte di pranzare con la sua famiglia e quando il papà o la sorella facevano battute sul nostro rapporto lui si irrigidiva, solo mamma Caterina non si era mai espressa.
Il pomeriggio a mare trascorreva senza intoppi fin quando abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi che io avevo conosciuto al torneo e lui conosceva da prima. Abbiamo riso e scherzato parecchio e come al solito Marco trascinava il gruppo, poteva sembrare un buffone a prima vista ma, in realtà, era la persona più profonda e intelligente che conoscevo. Un pomeriggio, parlando del più e del meno, siamo arrivati a trattare discorsi sulla vita, soprattutto su quella parte della vita che fa soffrire. Sentire determinate parole mi aveva fatto venire i brividi, ho trattenuto a malapena le lacrime, i suoi occhi avevano preso un'altra forma e per un momento mi sono ricordata il motivo per cui avevo dovuto soffocare i miei sentimenti. I ragazzi avevano fatto gruppo, c'erano altre ragazze ma io preferivo fissare il mare. Mi ha sempre rilassato vedere la sottile linea che crea il mare all'orizzonte ed anche in quel momento mi trasmetteva serenità. Luca era venuto a sedersi di fianco a me, ma io sovrappensiero com'ero non ci avevo fatto caso. È sempre stato gentilissimo con me e proprio per questo quando mi ha chiesto di fare una passeggiata ho subito accettato. Abbiamo fatto una lunga camminata e lì ho avuto la conferma che quel ragazzo provava qualcosa per me, mi era subito dispiaciuto aver accettato il suo invito e quando gli ho fatto capire come stavano le cose lui non sembrava affatto sorpreso, anzi mi aveva anche detto che lui non ci aveva mai provato con me proprio perché conosceva la situazione.
“Il tuo cuore appartiene già a qualcuno e spero per te che quando ne prenderai coscienza non sia ormai troppo tardi.”
Ho ascoltato quelle parole incapace di controbattere, il silenzio era stata la mia unica risposta.
Stavamo per tornare a casa e già avevo notato che Marco era diventato cupo, quasi scontroso, ma non con tutti, solo con me. Per tutto il viaggio non mi ha rivolto la parola, non rispondeva nemmeno alle mie domande. Una volta arrivati sotto casa mia gli ho chiesto: “Che ti è successo? Perché non mi parli?”
“Non ho niente “ ha risposto senza nemmeno guardarmi in faccia.
“Marco dimmi cosa ti è preso, non ho tempo da perdere con te che fai il bambino!”
Non si era nemmeno voltato a guardarmi quando mi ha detto:”Scendi!”
“Cosa? Mi dici di scendere mentre stiamo discutendo?”
“Non ho niente da dirti, voglio solo andare a casa!”
Volevo trattenermi, agire almeno una volta con la testa e invece:“vaffanculo!!!” Ho sbattuto lo sportello e sono salita a casa. Quella era stata la nostra prima vera litigata anche se non ne conoscevo il motivo.
Non stavo litigando con Marco, ma con una lastra di marmo.