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Autore: elyxyz    26/07/2011    25 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Cap 41

Buon pomeriggio! Scusate l’attesa ma, come ho scritto nel forum personale, sono stata prima in viaggio e poi sequestrata dalla real life. Comunque non temete, con il vostro sostegno la fic continuerà regolarmente e spero che le avventure che devono ancora accadere vi possano piacere.^^

 

Questo capitolo è il diretto seguito del precedente (vi consiglio di rileggerlo per riagganciarvi), e siamo ancora a circa due mesi e mezzo dalla trasformazione in Linette.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Vorrei dedicare il capitolo a quelle persone che hanno recensito il precedente:

masrmg_5, elfin emrys, _Saruwatari_, _ichigo85_, Caskett96, ginnyred, chibimayu, mindyxx, Raven Cullen, Tao, kagchan, Aleinad, Yaoithebest94 (Ciao!, benvenuta! ^^), saisai_girl, Nii_san, Orchidea Rosa, Cassandra (Grazie e benvenuta!), Nuit, simplymyself (Benvenuta! Farò tesoro per il futuro dei tuoi consigli e dei pareri che mi darai), Yuki Eiri Sensei, Dhialya (Benvenuta anche a te! Anche se ci siamo già scritte via MP) e miticabenny.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XLI          

 

 

Linette!” ripeté la nobildonna, indirizzando senza indugio l’attenzione verso la valletta, ignorando il fratello per rivolgersi a lei, che stava riordinando la stanza senza dare nell’occhio. “Tu, forse, sapresti aiutarmi…” la lusingò. “Con una confidenza tra donne…”

 

Oh, dèi dell’Antica Religione! Quindi lei non aveva scoperto la verità…

 

Troppo breve fu il sollievo per lo scampato pericolo; il servo e il padrone erano consapevoli che la protetta del re non avrebbe desistito tanto facilmente dal suo proposito di comprensione.

Intanto che Merlin pensava a qualche scusa di cortesia da propinarle, fu il principe – per colpa del quale, a onor del vero, erano finiti in quel guaio – a trarlo d’impaccio.

 

“Ehi! Non vale!” protestò il giovane Pendragon, perdendo il vantaggio conquistato con la sua precedente risposta.

 

La castellana, semplicemente, non prese in considerazione le sue lamentele.

“Linette, mia cara,” le si appressò, sfiorandole una spalla in un gesto amichevole di contatto. “Certamente, tu sei a conoscenza del nome della dama per il cui onore il mio valoroso fratellastro ha combattuto!” ripeté, speranzosa.

 

“Spiacente, Mia Signora. Io non ne so nulla.” La deluse, con tono inflessibile.

 

“Oh.” Sbuffò Morgana, incassando. “Non c’è che dire. Tieniti stretta la sua fedeltà!” consigliò al principe, riconoscendo la propria sconfitta.

 

Arthur espresse mentalmente la sua gratitudine per la prontezza della serva, ma se la tenne per sé.

 

Quindi…” tornò alla carica la donna, risedendosi sul letto. “Di chi era il fazzoletto?”

 

“Ma non ti stanchi mai d’infastidirmi?!” sbottò egli, contrariato.

 

“Oh, certo che no! Tanto più che ora non puoi neppure sgattaiolare via e piantarmi qui!” ridacchiò lei, con una punta di fraterna cattiveria.

 

“E… se ti dicessi per chi ho gareggiato, te ne andrai?” patteggiò il principe.

 

“All’istante!” sorrise lei.

 

“Beh, vedi…” Arthur si prese un momento di pausa per farle accrescere la curiosità. “Non me lo ricordo più!” dichiarò, senza sforzarsi di essere credibile. “Tu non vuoi dirmi con chi sei andata al Ballo, nessun vuole spiegarmi cosa diamine mi è successo e tutti ripetono che devo ricordarmelo da solo… Orbene, non ricordo neppure questo particolare!” la ripagò con la stessa moneta. “Poteva essere bionda o castana, una regina o una sguattera… chi può dirlo?”

 

Morgana boccheggiò, oltraggiata e – almeno in parte, doveva riconoscerglielo – affascinata per come se l’era cavata.

 

“D’accordo.” Concesse, sollevando i palmi delle candide mani. “Hai vinto. Per ora.”

 

Il principe le sorrise di rimando.

“Non sprecare notti insonni a rimuginarci…” la avvertì. “Perché non ti servirà.”

 

“Ma come sei premuroso!” ironizzò ella.

 

“Ah, per amor di precisione e per evitarti inutili fraintendimenti, mia cara, sappi che ieri, quando Linette mi ha riferito del tuo incubo, ho mandato Gaius a farti visita non per sollecitudine fraterna, ma semplicemente perché non potevi mancare sul Palco Reale, a meno che tu non avessi avuto un piede nella fossa, e un incubo non credo rientrasse tra le scelte contemplate.

Non potevi deludere mio padre, si sarebbe aspettato da te la tua presenza come castellana di Camelot. Esserci era un tuo preciso dovere, indisposta o meno.” Le rammentò, con un tono più severo che nelle sue reali intenzioni.

 

“Arthur, non ti angustiare. So perfettamente che da te non può provenire nessun gesto di cavalleria…” rispose sarcasticamente la dama, incassando il rimprovero velato, poiché era consapevole che le parole del principe celavano altro, e che in verità il suo interesse era stato sincero.

Ma a volte la spaventava la brama di approvazione che suo fratello nutriva per il re, talvolta temeva che Uther avrebbe finito col plagiarlo a sua immagine e somiglianza e la cosa la faceva rabbrividire.

 

“E adesso, piccolo Semola, cerca di riposare!” lo blandì, canzonandolo.

 

“Strega!” sibilò egli, per ritorsione.

 

Morgana non parve risentirsene, mentre si risollevava dalle coperte e si lisciava la veste ricamata.

“Non fare impazzire Lin con i tuoi capricci! Moccioso!”

 

“Vipera!” ruggì Arthur, di rimando.

 

Merlin fu quasi certo di averlo visto fare la linguaccia alla nobildonna. Tuttavia, in quel momento Gaius entrò nella stanza e lo distrasse dal seguire il battibecco.

 

“Milady, siete rimasta a lungo. E’ bene che il principe ora riposi…” dichiarò, garbato ma perentorio.

 

“Stavo giusto per andarmene, ho consumato abbondantemente la mia scorta di pazienza.” Dichiarò ella, impettita, pizzicando un dito dell’erede al trono – uno dei pochi punti rimasti sani – per dispetto.

 

In fondo, averla vinta era una questione di vitale importanza, no?

 

Ma Arthur non le diede la soddisfazione di mostrarsi colpito. Tuttavia, prima che la donna se ne andasse, richiamò la sua attenzione un’ultima volta.

“Ah, Morgana?”

 

Ella si voltò e i due si scambiarono un lungo sguardo silenzioso.

Uno di quei discorsi che si dicono le persone che sono nate e cresciute insieme, al di là delle provocazioni e delle scaramucce.

 

Poi la dama sorrise, imbarazzata, felice e serena, e si allontanò da lui.

 

Gaius prese il suo posto al capezzale del malato, per somministrargli i medicamenti necessari e valutare il progredire del suo stato.

 

Morgana, prima di andarsene dagli appartamenti dell’erede al trono, si rimise sulle spalle lo scialle che Merlin le stava porgendo, accompagnandola sull’uscio.

“Grazie.” Bisbigliò ella, cercando gli occhi della serva.

 

“Era mio dovere porgervelo.” Rispose il mago, sorpreso nel vederla scuotere il capo corvino.

 

“No, non per questo.” Sussurrò allora la Veggente. “Non so come, ma è merito tuo se si è salvato.”

 

Merlin sussultò, impreparato. “No, Milady, voi…”

 

Morgana gli pose una mano sul braccio, come a tacitarlo.

“Non importa. Non importa.” Cantilenò. “Ciò che conta è che il mio sogno non si sia realizzato.” Spiegò e, prima che lo stregone potesse aggiungere qualcosa, ella era già scomparsa nel corridoio.

 

 

***

 

 

Merlin era rimasto alquanto turbato da quella conversazione e aveva passato gran parte del pomeriggio a riflettere, senza tuttavia venire a capo di nulla.

Fu solo alla sera, quando fu temporaneamente congedato dal principe per poter provvedere alle proprie necessità, che egli ebbe modo di confrontarsi col suo mentore e fu in grado dar voce ai propri tormenti.

 

Allorché lo stregone ebbe raccontato i dialoghi avuti con Morgana – quello avvenuto poche ore prima e quello di qualche giorno addietro che, dati gli eventi tragici che avevano scosso il regno e le loro vite, non aveva più avuto il tempo di riferire –, egli confessò anche lo spaventoso timore (e l’altrettanta vivida speranza) che lei lo avesse riconosciuto per quello che era realmente.

E se anche la prima ipotesi era naufragata miserevolmente, il secondo discorso sibillino della protetta del re poteva dare adito al sospetto che lei sapesse qualcosa – cosa esattamente non era dato saperlo, – in virtù dei suoi poteri magici latenti.

 

Gaius, tuttavia, aveva smorzato le sue elucubrazioni con la consueta, pacata saggezza.

A suo avviso, Morgana non era ancora capace di controllare, e quindi di comandare, il proprio Potere.

Ella ne era in balìa, in qualche modo arrivava addirittura a negarlo, a rifiutarlo inconsciamente; motivo per cui, allo stato attuale, sarebbe stato impossibile, per lei, riconoscere Merlin in Linette.

 

“La Vista è un Dono bizzoso che va coltivato, e lei non lo sta facendo.” Aveva considerato il vecchio guaritore. “Per la sua sicurezza, è prudente che lei rimanga allo stato attuale, considerando le sue Visioni come semplici sogni, come incubi tutt’al più, forse un po’ un troppo vividi.”

 

Merlin, suo malgrado, sperò che davvero fosse così. Anche perché le parole del Grande Drago contro la strega erano sempre rimaste dentro di lui, zittite ma mai dimenticate.

 

Ci sarebbe voluto ancora del tempo, prima che Arthur intuisse, e poi comprendesse, le facoltà segrete di Morgana; ma nel momento in cui l’avesse fatto, avrebbe anche realizzato che, se lei gli stava davvero a cuore, avrebbe dovuto allontanarla da suo padre, il re, per proteggerla, per il suo bene, ponendo quanta più distanza possibile tra lei e Uther.

 

 

***

 

 

“Non lo voglio, il brodo!” protestò il principe, quando pazientemente Linette gli avvicinò il cucchiaio alla bocca.

 

“Sire! Non fate i capricci!” lo sgridò il servo, esasperato. “Se non mangiate, non riacquisterete le forze e non guarirete e…

 

“Se mangio ancora brodo, mi uscirà dalle orecchie!” s’incaponì l’aristocratico Babbeo, incrociando simbolicamente le braccia, visto che non poteva muoversi.

 

Gaius dice che non è prudente che ingolliate cibi solidi in questa posizione che vi impedisce di digerire… non vorrete soffocare!”

 

“Non voglio soffocare, Linette! Ma non voglio neppure il brodo!”

 

“Ah, come desiderate…” si finse remissiva, allontanando il cucchiaio e la scodella dall’infermo. “Tuttavia sarò costretta a riferire al re, vostro padre, che avete rifiutato di nutrirvi e anche a Lady Morgana, che spera in una vostra pronta guarigio-

 

D’accordo.” Sibilò allora il nobile Pendragon. “Hai vinto.”

 

Merlin si affettò ad imboccarlo prima che cambiasse idea e non si curò di capire se fosse servito più lo spauracchio nei confronti di Uther o quello di riferire alla protetta del re che il suo fratellastro aveva fatto i capricci col cibo. L’importante era che quell’Asino cocciuto avesse ceduto.

 

Fin dall’inizio del suo risveglio, infatti, l’Idiota Reale aveva fatto ostruzionismo in tutti i modi possibili – e si sarebbe detto che erano pochi, vista la sua forzata immobilità –, ma il povero mago aveva scoperto a sue spese che l’ingegno dell’erede al trono aveva risorse inimmaginabili se canalizzato a complicargli la vita.

 

“Visto? Ho trangugiato tutto!” ci tenne a precisare la coronata Testa di Legno, dieci cucchiaiate dopo.  

 

Linette gli sorrise suo malgrado, contenta di averla spuntata almeno in questo.

“Se seguirete ciò che Gaius vi ha prescritto, tornerete a mangiare del cinghiale prima di quanto pensiate!” Lo blandì, per infondergli coraggio. “E ora bevete la vostra medicina…”

 

“Anche quella fa schifo…” brontolò il principe, facendo una smorfia disgustata.

 

“Ma se non la prendete, io…”

 

“La conosco la solfa, fermati!” la interruppe. “Lo dirai a mio padre e a Morgana e farai la spia a mezzo castello…

 

Merlin scoppiò a ridere. “Oh, no! Mi limiterò a tapparvi il naso e ad aspettare che apriate la bocca per respirare, così la ingoierete!

 

Arthur sgranò gli occhi incredulo, spalancando le labbra indignato: “Traditri-!”

 

A metà parola si ritrovò il cucchiaio pieno di medicamento esattamente dove Linette voleva che fosse: fin quasi incastrato contro le sue nobili tonsille.

Ella, infatti, non si era lasciata intimidire e, nascondendo un sorriso, aveva atteso le proteste del suo signore – che era certa sarebbero arrivate – per agire.

 

“Adesso devo somministrarvi anche le gocce che vi aiuteranno a riposare.” Lo informò, perché stavolta necessitava del suo aiuto. “Vanno disciolte sotto la lingua. Quindi, forza, su!, sollevate la vostra regale linguaccia...”

 

“Non voglio che tu me le dia…” si oppose, stavolta con un tono ben diverso da poco prima. L’espressione dell’erede al trono si era fatta seria, accantonando le frivolezze.

 

Merlin lo fissò, tenendo la boccetta a mezz’aria.

“Sire…” incominciò. “Riposare facilita la vostra guarigione fisica…

 

Però questo sonno forzato mi ottenebra la mente, mi stordisce anche quando sono sveglio. Di questo passo non rammenterò mai nulla, se continuerò ad essere drogato di farmaci e frastornato per tutto il tempo…”

 

Lo stregone sospirò, accantonando momentaneamente il preparato terapeutico.

“Posso ritardare il momento della somministrazione, ma non posso impedirla.” Gli chiarì.

 

Arthur rivolse alla sua valletta personale uno sguardo grato. E Merlin si sentì stringere lo stomaco da una sensazione violenta che non sapeva identificare. Arrossì suo malgrado, chinando il capo per celarsi alla vista dell’altro.

 

Il fatto che anche il suo padrone si fosse zittito, gli diede modo di riflettere su quanto si erano appena detti. E forse Arthur non aveva tutti i torti, al riguardo.

 

Forse si sarebbe dovuto prestare più attenzione anche all’aspetto mentale del suo trauma, e invece tutti si erano tranquillizzati, Gaius per primo, quando si era capito che il principe stava fisicamente abbastanza bene da non essere più in pericolo di morte.

 

Ma quanto erano gravi le sue ferite interiori?

 

“Non… non rammentate ancora niente?” si ritrovò a chiedergli, contravvenendo agli ordini ricevuti.

 

“No, solo cose confuse.” Ammise il giovane Pendragon. “L’unico ricordo che mi sovviene è che dovevo combattere la finale con Sir Galderth e che sono montato a cavallo. Poi sono avvolto nel buio più completo.” Confessò.

 

“Non sforzatevi di ricordare, è stato l’incidente a farvi perdere la memoria, ma non è nulla di grave.” Lo rassicurò, ripetendo le parole che Gaius aveva ribadito, a tutti, infinite volte.

 

Linette, per favore, dimmi cos’è successo!” la supplicò, invece, con tutta l’aristocratica dignità che gli era rimasta.

 

Merlin si morse le labbra per trattenersi dal parlare, e scosse la testa.

“Non posso. Vorrei – davvero, lo vorrei – ma non posso…” si rammaricò.

 

A quella risposta, il nobile esalò uno stanco sospiro.

“Lascia stare. Fingi che non te l’abbia chiesto. Non voglio metterti nei guai.”

 

“No, Sire!” si affrettò a smentirlo il servitore. “Siete proprio un Asino Reale! E non capite niente! Io non taccio per proteggermi! E’ per voi! Se sapessi che raccontarvi tutto potrebbe farvi guarire, non mi importerebbe di incorrere nelle ire di vostro padre! E’ la vostra salute che mi sta a cuore più di tutto!

 

Arthur assorbì la sfuriata e successivamente sondò l’espressione della sua ancella. Infine, stiracchiò un sorriso.

“Meriteresti la gogna per le offese arrecate alla mia nobile persona…” le fece notare, con pignoleria. “Tuttavia, riconosco che trasgredire impunemente un ordine diretto del tuo re è un atto di discreto coraggio – ed enorme follia, beninteso, ma ciò non sminuisce il tuo ardimento.”

 

“Mi… mi state sgridando o elogiando?” si ritrovò a chiedere il valletto, confuso.

 

E il principe rise della sua espressione perplessa, incurante del dolore alle costole che i sobbalzi gli procuravano.

 

“Oh, Lin-Lin…” la canzonò, mentre Merlin indossava un adorabile broncio. “Sei lenta di comprendonio come un certo idiota di nostra conoscenza!”

 

“Ah, bene!” sbottò allora, risentito. “Noto con piacere che non avete dimenticato come si offendono i vostri servitori!” protestò. “Se per ogni vostro ‘complimento’ avessi raccolto un granello di sabbia, adesso io-” lo stregone si zittì di colpo, vedendo che il suo padrone aveva sussultato in modo inaspettato.

 

S-sabbia…” ripeté Arthur, con lo sguardo remoto di chi sta cercando disperatamente di ricordare una cosa sfuggevole, sfuggente quanto la rena tra le dita.

 

Merlin gli si appressò, rimanendo in silenzio.

 

Linette! La sabbia!” riesordì il cavaliere, colto da un’improvvisa frenesia. “Mi parlasti di sabbia, vero? La sabbia c’entra qualcosa!” si infervorò, cercando negli occhi di lei una conferma delle sue ipotesi.

 

Lo stregone tentennò. E alla fine cedette.

“Sì, c’entra.” Comprovò. E decise che non poteva più starsene lì, fermo ad aspettare. Forse non avrebbe dovuto forzare gli eventi, ma vi avrebbe dato ugualmente una spinta. “Chiudete gli occhi e raccontatemi come ricordate l’Arena quel giorno…” lo sollecitò e, di fronte allo sguardo titubante dell’altro, lo rassicurò. “Non importa se sbagliate, se non sono ricordi veri, intanto provate.”

 

Il principe si fidò, abbassò le palpebre e cercò di rilassarsi mentre si concentrava su un’esperienza vissuta decine e decine di volte.

“Rammento la gente assiepata sugli spalti… Le grida di incitamento della folla… Le bandierine colorate che svolazzavano… Le insegne dei contendenti sconfitti, il tabellone degli scudi…”

 

“E’ tutto corretto, Maestà, andate avanti…” lo esortò.

 

“Tu… tu mi avevi parlato della sabbia dell’Arena…

 

“Esatto…”

 

“Di un…” Arthur si fermò, corrugando la fronte nel disperato tentativo di riappropriarsi degli eventi. “Dannazione! E’ tutto così nebuloso!” scattò, arrabbiandosi con se stesso.

 

“Concentratevi sulla sabbia…” lo indirizzò il servo. “Buche? Vi dice niente?”

 

“Buche, sì… Avvallamenti… e dossi…” completò allora il giovane Pendragon. “Un… un pericolo nascosto nella sabbia…”

 

“Giusto!”

 

“Era qualcosa di magico… Una stregoneria!” esclamò, febbrile ed esausto per lo sforzo.

 

“D’accordo, Sire. Per stasera, basta così.” Si risolvette il mago, passandogli una pezza umida sulle tempie imperlate di sudore.

 

“No, Linette, non mi fermerò ora che mi sembra di potercela fare…” controbatté l’altro.

 

“Questa ricerca vi ha sfinito e il domani non scappa!” tentò di persuaderlo la fanciulla, agguantando le temute gocce soporifere. “Forza, aprite la bocca.” Gli ordinò, spiccia.

 

Arthur obbedì a malincuore, poi lasciò che la sua valletta gli rimboccasse le coltri.

 

Aveva decisamente la testa e lo stomaco troppo in subbuglio per riuscire a prender sonno, ma non protestò – sapeva che non sarebbe servito a nulla – quando Linette soffiò su buona parte dei candelabri che illuminavano la camera per permettergli un riposo più confortevole.

 

Inaspettatamente, le palpebre gli si fecero ugualmente pesanti, il medicamento stava già facendo effetto, anche se contro la sua volontà.

 

“Buonanotte, Maestà.” Gli augurò Merlin, avvolgendosi una coperta addosso e andando ad accoccolarsi sulla seggiola imbottita su cui aveva passato tutte le notti dal giorno dell’incidente.

 

“Lin?” la chiamò ugualmente, nella penombra della stanza, con la voce ormai impastata dal torpore indotto.

 

Mh?” mugugnò lo stregone, distrattamente.

 

“Cos’è uno Scorpius Chamaeleo?”

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: Per farmi perdonare dell’attesa, questo è in assoluto il capitolo più lungo che ho scritto. Ci stiamo avviando verso i chiarimenti e la conclusione di questa ‘Parentesi Torneo’ per passare ad altri guai.

Spero che l’immedesimazione in Arthur sia stata convincente. ^^

Morgana chiama Arthur “Semola” per prenderlo in giro, con riferimento al cap. 16 di questa stessa fic, in cui si parlava di una lunga malattia invernale di Arthur bambino, che alla fine gli è costata questo appellativo.

Lo Scorpius Chamaeleo non esiste. E’ un animale magico che ho inventato, sarebbe uno ‘Scorpione Camaleonte’.

Per inciso, anche il nome è inventato, poiché il nome corretto dello scorpione animale sarebbe Scorpion; mentre Scorpius è la costellazione. Ma è una mia scelta per questione di musicalità nella pronuncia. ^^

Per le spiegazioni, purtroppo, dovrete attendere come Arthur. Ma vi basti sapere che non l’ho scelto a caso, o solamente per il suo potenziale veleno.

 

“In araldica, lo scorpione simboleggia l'uomo che non perdona. Ed è rappresentato dai Padri della Chiesa nell'iconografia medievale e rinascimentale.

(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.)

 

Non ho altro da spiegare di questo capitolo, in caso chiedete. ^^

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- Il rapporto tra Arthur e Morgana, in questa storia, è puramente e totalmente fraterno. E, come i buoni fratelli, si amano e si odiano (più o meno cordialmente).

Ma non c’è, e non ci sarà, alcuna attrazione fra loro. Quando ho detto che Morgana doveva creare scompiglio, intendevo solo che avrebbe complicato la vita ai pucci, però non in senso amoroso.

- Secondo me, invece, Arthur rientra nei canoni di bellezza medievale. Il suo essere biondo con occhi chiari non era affatto un ostacolo, anzi. Ed era alto più che a sufficienza, robusto e ben proporzionato. Al di là dell’essere un principe, nel Medioevo avrebbe fatto la sua porca figura. *ç*

- Nessuno vuol dire ad Arthur la verità perché si credeva che ‘forzando la mente’ si potessero fare danni irreparabili al cervello. Del resto, da questo lato la medicina del tempo era davvero un aspetto quasi inesistente, come ho anche accennato nel capitolo.

- Sì, Uther e Arthur sono davvero due idioti Pendragon. Ero sicura che “Linlinetteavrebbe divertito voi quanto me quando l’ho pensata. XD (Cfr. cap. 3 ibid.)

- Morgana effettivamente sa più degli altri, ma ancora non sa di saperlo. ^^

- Gaius tiene Arthur legato al letto per permettere a Merlin di sperimentare giochini ero- ehm… no. Lo fa per precauzione. Dopo la spalla slogata, le costole rotte e la gamba, Arthur potrebbe avere anche altre ossa rotte della schiena e, non potendo verificare, il medico ha preferito bloccare ogni arto per sicurezza. Sì, è un po’ approssimativo, ma era anche l’unica soluzione al posto di una radiografia. XD

- Semplicemente, il mio appello chiedeva di usare parole meno ‘pesanti e/o offensive’ nei confronti miei e di ciò che scrivo, e chi di dovere ha modificato le recensioni. Grazie.

- Con l’andar dei capitoli, sto realizzando che Arthur e Merlin non moriranno in battaglia, ma per un infarto causato da Morgana. XD

 

 

Bene. Chiudo con un avviso, per chi fosse interessato alle mie pubblicazioni in generale.

Visto che è più di un mese che non aggiorno nulla, oggi ho caricato anche la mia prima fic sul fandom di Queer as Folk (USA) (non ha bisogno di presentazioni, vero?) Fathers And Sons e la mia prima fic sul fandom di Black Friars, Folium rosaeispirata al libro di Virginia de Winter (Savannah), che si è classificata terza all’omonimo contest.

Se vi va di darci un’occhiata e di lasciarmi un parere, ne sarò felicissima! ^^

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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