Il Faustino errore(*)
Martedì 15 febbraio 2011,
ore 15.53
Che barba, si ricomincia.
Le sembrava ieri, eppure erano trascorsi
già più di venti giorni dalla data dell’ultimo esame che aveva fatto, dall’inizio
delle sue vacanze. Vacanze che erano – purtroppo
– terminate: le lezioni del secondo semestre sarebbero riprese il giorno
successivo.
Bianca aveva approfittato di quel
periodo di relax per andare a trovare la sua famiglia, recuperare le puntate
dei telefilm che seguiva, uscire con Gaia ed altri suoi amici, divertirsi e
togliere finalmente l’allarme di quella maledetta sveglia che l’aveva fatta
alzare sempre alle 7.00. Invece ora avrebbe dovuto reinserirlo, mannaggia.
Anche il giornalino si era preso una
pausa, ed il nuovo numero sarebbe uscito soltanto ai primi di marzo; in
compenso, Bianca aveva già preparato il suo articolo: almeno non si sarebbe
dovuta sorbire le urla isteriche di Pietro, come aveva avuto occasione di
ascoltare già una volta, perché un redattore non aveva consegnato nel tempo
concordato.
Bip-bip.
Il suono dell’avviso di un nuovo
messaggio sul cellulare la distrasse da quei pensieri.
Si alzò dal divano diretta verso il
ripiano della cucina, dove aveva messo a caricare il telefono.
1
nuovo messaggio.
Lo aprì,
per scoprire poi che si trattava di Gaia.
“Ciao
disgraziata! È l’ultimo giorno di vacanza per te e tu dove sei? Aspetta,
indovino… Sei a casa! Fuori c’è festa grande per il patrono(**), e tu sei a
casa! Per fortuna che ci sono io, che passo a prenderti (a piedi, ma questi
sono dettagli). Quindi, fatti trovare pronta tra mezz’ora ;)”.
Non provò nemmeno a contraddirla, la sua
ira sarebbe stata più funesta di
quella di Achille in persona(***).
***
Mercoledì 16 febbraio 2011,
ore 10.35
Era stato un
trauma il doversi alzare prima delle dieci – il suo orario preferito -, fare colazione in fretta e furia per via
del suo solito ennesimo ritardo, correre disperata per prendere la linea 10
della filobus per poi – naturalmente
– perderla ed attendere la successiva.
Era già un trauma così, ricominciare le
lezioni e lo stress mattutino per alzarsi, figurarsi poi con due ore intense di
contabilità aziendale! Nella sua testa continuava a sentire la voce di Donatella
Rettore che cantava “Dammi una lametta
che mi taglio le vene”.
Il professore era un imbecille unico, di
quelli che l’unico comportamento in risposta è ridere per non piangere,
soprattutto alle sue “barzellette
economiste”, come le chiamava lui. Per la serie: il nome è tutto un
programma.
In quel momento, a metà lezione, solo
uno studente su dieci stava seguendo; gli altri nove? Erano intenti a
chiacchierare anche ad alta voce, a dormire spudoratamente sul banco, a leggere
tranquillamente il quotidiano gratuito distribuito la mattina, o a tentare di
risolvere un complicatissimo sudoku, come lei.
Il professore terminò la spiegazione e
guardò l’orologio.
«Va bene ragazzi, è il momento della
pausa. Ricomincio tra dieci minuti massimo perché, ricordatelo sempre, chi dorme, non piglia soldi. A dopo.»
Pessima
battuta.
Tutti si risvegliarono al suono di
quelle parole, alzandosi e dirigendosi all’uscita dell’aula per una boccata
d’aria.
Bianca contò i soldi necessari per un
caffè e andò verso le macchinette.
Era in fila in attesa del suo turno,
quando sentì un tocco sulla spalla sinistra. Si voltò da quel lato ma non vide
nessuno.
«Ah! Te l’ho fatta!», disse una voce
proveniente dall’altra parte.
Bianca guardò il ragazzo a cui
apparteneva quella voce, e riconobbe Enzo, uno degli amici di Pietro, sulla cui
faccia aleggiava ancora un ghigno per lo scherzetto riuscito.
«Scusa ma non ho resistito.»
«Tranquillo, nessun problema – ammise
lei – Ci casco sempre e quindi ci sono abituata.»
Lui sorrise. «Uffa, allora non ci
proverò più gusto. Sei in pausa?»
«Sì, da contabilità. Ma forse sarebbe
meglio dire che è come se fossi ancora in vacanza, con la mente.»
«Già, ti capisco.»
«E tu? Lezione o studio?» gli chiese,
rigirandogli la domanda mentre prendeva la sua bevanda preferita dal
distributore.
Lui si passò una mano in testa,
scompigliandosi i capelli biondi. «Studio. Più o meno. Più “meno” che “più”.
Troppe distrazioni.»
Lei rise.
«Per esempio?»
«Per esempio una biondina seduta al
tavolo di fronte al mio, con un vestitino con le spalline che a malapena le
arriva a metà coscia. A metà febbraio. I miei ormoni mica sono in letargo come
gli orsi, tutt’altro!» esclamò lui, ordinando un cappuccino.
Bianca scoppiò a ridere. Non si era
scordata dell’esuberanza di Enzo, forse era per quella ragione che riusciva a
chiacchierarci insieme così spontaneamente, nonostante lo conoscesse da poco.
«Ed, ovviamente, continuava ad
accavallare le gambe!» proseguì lui.
«Ovviamente! – ripeté lei sempre
ridendo, poi controllò l’ora sul cellulare – Ops,
devo scappare, pausa terminata!»
Enzo prese il suo bicchiere. «Tornerò a
guardare la biondin… ehm, volevo dire, tornerò a
studiare.»
«Certo certo…»
«Ah, Bianca, quasi dimenticavo! – disse
lui battendosi una mano sulla fronte – Eri tu ieri pomeriggio assieme ad
un’altra ragazza, sotto i portici in piazza Loggia?»
«Sì, può essere…
Ero da quelle parti verso le cinque.»
«Allora ti abbiamo vista! Eravamo anche
io e i ragazzi in giro per la festa del patrono…
Molto carina la tua amica! È single?»
«Oddio, ma allora gli altri hanno
ragione, pensi solo a quello!»
«Cosa ci posso fare, sono un maschio!»
cercò di giustificarsi lui.
Bianca rifletté un secondo.
Gaia avrebbe voluto conoscerli,
gliel’aveva già detto, quindi perché non sfruttare quella coincidenza?
«Sì, è single.»
«Perfetto! Quando me la presenti? Magari
è la donna della mia vita.»
Lei scosse la testa. «Ci vediamo, Enzo!»
È
proprio irrecuperabile, pensò sorridendo.
***
Mercoledì 16 febbraio 2011,
ore 17.22
Prima giornata del nuovo semestre conclusa.
Dopo essersi fatta una doccia, Bianca
aveva afferrato il suo portatile per sistemare alcuni appunti, quei pochi che
era riuscita a prendere quella mattina; come di consueto, aveva anche
controllato la posta elettronica.
Mister “appassionato di aforismi” o “aforista”,
come lo chiamavano lei e Gaia, si faceva sentire regolarmente almeno due volte
alla settimana.
Lei era ormai avvezza a ricevere
puntualmente qualche frase ironica, forse lui aveva ormai accettato le sue
risposte sarcastiche. Purtroppo, Bianca non aveva ancora idea di chi lui potesse
essere.
Dai toni provocatori delle prime e-mail,
erano passati a delle conversazioni “civili” e normali, come quelle di due
conoscenti. Non le era più antipatico come all’inizio, e non credeva che fosse
un maniaco o un pervertito; era piuttosto intelligente, ma lei stava attendendo
comunque un suo errore per capire qualcosa in più.
16 nuovi messaggi da leggere.
Rubrica,
rubrica, rubrica… Oh, eccolo, il mister, pensò Bianca,
cliccando sul messaggio del misterioso ragazzo inviatole qualche ora prima.
Da: < anonymous_xyz @hotmail.it
>
A: < caraalba@econews.it >
Oggetto: “Sempre qualcosa di
nuovo, di rado qualcosa di buono.”
Semestre nuovo: la sveglia ti ha ucciso stamani? :P
La
mattina mangia pane e simpatia, questo qui.
Da: < caraalba@econews.it
>
A: < anonymous_xyz @hotmail.it >
Oggetto: …
Buonasera, aforista.
Ti rispondo con una citazione (non è “colta” come le tue,
quindi evita pure di sforzarti per scrivere una critica :P ): “Si ma la sveglia smette di suonare quando la
sbatto al muro e mi da il tempo di riaddormentarmi.” – Lorelai
Gilmore, Una
mamma per amica.
La risposta di lui non si fece
attendere.
Da: < anonymous_xyz @hotmail.it
>
A: < caraalba@econews.it >
Oggetto: “Di notte leoni, di giorno…”
…finisci pure tu il proverbio!
Ah-ah-ah,
gentilissimo proprio.
Da: < caraalba@econews.it
>
A: < anonymous_xyz @hotmail.it >
Oggetto: E tu …
… che ne sai di cosa faccio io?
Trenta secondi dopo.
Da: < anonymous_xyz @hotmail.it
>
A: < caraalba@econews.it >
Oggetto: RE: “Di notte leoni, di giorno…”
Era solo una supposizione... Vista la tua risposta ci ho
azzeccato, evidentemente.
Da: < caraalba@econews.it
>
A: < anonymous_xyz @hotmail.it >
Oggetto: …
… il solito presuntuoso che pensa troppo.
Da: < anonymous_xyz @hotmail.it
>
A: < caraalba@econews.it >
Oggetto: RE:
RE:
Dai, in fondo era abbastanza prevedibile: ieri c’era la
festa del patrono, cara Alba!
Probabilmente sarai stata in giro fino a tardi a divertirti, a gironzolare per
la città, a guardare le vetrine sotto i portici, a mangiare qualche frittella e
sarai andata a dormire tardi…
Bianca notò ancora quel “cara Alba!” in
corsivo, come se lui volesse evidenziarlo….
Da: < caraalba@econews.it
>
A: < anonymous_xyz @hotmail.it >
Oggetto: Ho paura.
Hai azzeccato quasi tutto, aforista.
L’aforista aveva indovinato quasi tutto
ciò che lei aveva fatto il pomeriggio e la sera precedenti: aveva davvero un
intuito così sviluppato oppure…?
Bianca aveva appena inviato l’ultima
mail, quando si bloccò all’improvviso, e delle parole le vennero in mente.
«Ah,
Bianca, quasi dimenticavo! – disse lui battendosi una mano sulla fronte – Eri
tu ieri pomeriggio assieme ad un’altra ragazza, sotto i portici in piazza
Loggia?»
«Sì,
può essere… Ero da quelle parti verso le cinque.»
«Allora
ti abbiamo vista! Eravamo anche io e i ragazzi in giro per la festa del patrono…»
Andò a rileggere l’ultima mail di lui,
trovando una corrispondenza.
«Probabilmente sarai stata in giro fino
a tardi a divertirti, a gironzolare per la città, a guardare le vetrine sotto i portici, a mangiare qualche
frittella e sarai andata a dormire tardi…»
Eccola,
la défaillance che aspettavo…
Possibile che fosse solo una
coincidenza?
Si mise a riflettere.
Enzo
aveva detto “io e i ragazzi”, pertanto chi avrebbe potuto intendere? Qualcuno
che probabilmente conosco o ho conosciuto…
Pensandoci bene, le uniche persone che
aveva in comune con il biondino erano Pietro e gli altri due redattori, Nino e
Carlo.
Un
momento: erano dei redattori.
Perciò
potevano benissimo sapere di me come Bianca e non come Alba…
Ecco spiegato il motivo di scrivermi sempre in corsivo quel nome!
Nella lista dei plausibili “aforisti” comparivano Pietro, Enzo, Nino e Carlo.
Escluse subito i primi due: Pietro aveva
lavorato a fondo con lei per pubblicare delle risposte adeguate, non riteneva
possibile che avesse creato un account per criticarla contemporaneamente; Enzo… beh, Enzo non ce lo vedeva a fare il pungente
rompiscatole, e poi non si sarebbe fatto scappare in una mail quel particolare.
Rimanevano gli altri due, che aveva
visto di sfuggita qualche volta e basta.
Si pentì di non aver fatto qualche
domanda ad Enzo quella mattina, forse avrebbe potuto scoprire qualche
particolare in più.
E non avrebbe saputo come fare per
introdurre di nuovo quell’argomento con lui senza destare sospetti.
Di colpo, le venne un’idea.
Prese il cellulare e compose un
messaggio.
“Novità
del giorno: ti sto organizzando un appuntamento al buio. Ti farò un’offerta che
non potrai rifiutare (****).”
Destinatario: Gaia.
Invio.
Note:
(*)
e
(**) – come già detto in un capitolo
precedente, San Faustino è il patrono della città di Brescia; il titolo è un
gioco di parole: “fausto” è sinonimo infatti di “fortunato”, “propizio” e
“favorevole”.
(***) – commento
direi quasi inutile: riferimento all’Iliade
di Omero.
(****) – frase celebre de Il Padrino di Francis Ford Coppola.
Dopo
mesi sono riuscita a scrivere l’aggiornamento, scusate!
Spero
– soprattutto per voi – di finire il prossimo capitolo più velocemente.
Grazie
a yunas e _Jessica per aver commentato ed inserito la storia nelle
seguite, e un ringraziamento anche ai lettori silenziosi.
A
presto!