Epilogue.
Un
altro anno era passato così in fretta che persino lei faticava a
credere con quanta facilità lei e Tom stavano portando avanti il
loro rapporto, senza mai cedere, senza mai farsi prendere dallo
sconforto. Nient'altro aveva intaccato la loro quiete, il loro
equilibrio, il loro amore. Avevano vissuto quei mesi, prendendosi
insieme cura di Eveline come una vera famiglia, finalmente degna di
quel nome. Avevano vissuto con il sorriso ad illuminare i rispettivi
volti, a dispetto di chiunque volesse loro del male.
Tom
si era ormai stabilito a casa della mora definitivamente; non aveva
senso per entrambi fare avanti e indietro fra casa e studio di
registrazione per dormire assieme. Avevano intenzione di passare
insieme ogni singolo attimo della loro vita, ogni singolo istante
della loro felicità e della loro intimità.
Bill
e Jessica, proprio come loro, sembravano ubriachi d'amore. Non vi era
secondo che non si scambiassero un dolce e casto bacio, magari
incontrandosi lungo il corridoio, per poi sparire uno in bagno e
l'altra in cucina. Erano tremendamente dolci e Monique poteva
condividere la stessa identica gioia della sua migliore amica, nel
vederla finalmente serena, assieme a qualcuno che le voleva veramente
bene. Anche il vocalist si era sistemato quasi definitamente a casa
della rossa: era solo questione di poco tempo, Tom e Monique lo
ripetevano in continuazione.
Georg
era fidanzato da circa tre mesi con una bellissima ragazza di origine
dominicana. Nulla di particolarmente serio; si vedevano
saltuariamente e lontano dallo studio di registrazione. Non volevano
ancora rendere le cose troppo ufficiali e a Georg stava bene così.
Gustav?
Beh, Gustav si era innamorato perdutamente di una commessa che aveva
incontrato da qualche settimana in un supermercato. Chiunque si era
accorto che da giorni, nello studio di registrazione, la spesa non
mancava, anzi, non vi era più spazio in cucina per contenerla.
Gustav era fatto così. Accecato dall'amore non guardava in faccia a
nessuno; agiva d'impulso. E forse fu proprio questo che gli spezzò
maggiormente il cuore: quella famosa Lily, della quale parlava in
continuazione, era già fidanzata e, ovviamente, non ricambiava i
suoi sentimenti. Quando il batterista lo venne a sapere, fu un duro
colpo per lui, ma riuscì a riprendersi a tempo record, grazie al suo
nuovo amore: una giovane cocorita, regalatagli da Georg, per pura
disperazione. Per lo meno, passava il suo tempo a darle da mangiare,
a farle qualche coccola e parlarvi come fosse una persona. Qualunque
soluzione avrebbero gradito tutti, purché dimenticasse Lily.
Eveline
ormai aveva tre anni e Monique, a malincuore ma sotto incoraggiamento
di Tom, l'aveva iscritta in un asilo, poco distante da casa, dove
sembrava la piccola si trovasse bene e avesse stretto amicizia con
tanti bambini dolcissimi, esattamente come lei. Quella parte della
sua vita aveva segnato per Monique come un salto importante: per la
prima volta si separava da sua figlia, anche se per poche ore, e la
cosa i primi tempi l'aveva resa tremendamente triste, benché con il
passare dei mesi si fosse resa conto che Eveline stava piano piano
crescendo e sarebbe arrivato il momento, più in là, di separarsi da
lei, magari con la maggiore età.
Tom
non era mai venuto meno ai suoi doveri, alle sue promesse, ed era
riuscito a bilanciare lavoro e famiglia, senza combinare danni, come
suo solito. Le volte in cui aveva dovuto tenere dei concerti assieme
alla band, si era portato dietro anche Monique (anche se per forza di
cose, visto che lavorava ancora come interprete) ed Eveline, poiché
ormai non riusciva a stare lontano da quella bambina.
Ormai
tutto il mondo conosceva la sua situazione sentimentale, ma mai aveva
permesso ai media di scavare a fondo, fino ad arrivare ad Eveline.
Quella bambina sarebbe stata intoccabile e non sarebbe mai stata
turbata da quel mondo, di cui lui faceva parte e che non sempre gli
andava a genio. Monique gliene era stata semplicemente grata.
Christian
era sparito dalla circolazione. C'era chi mormorava fosse su un'isola
a prendersi il sole con qualche ballerina mulatta, ma erano solo
voci. E inoltre a Monique e Tom questo non interessava.
I
genitori di Monique e quelli di Tom si erano conosciuti ed avevano
instaurato un profondo legame, tanto che Monique si era ritrovata a
lamentarsi con Ester, per il fatto che non riuscisse mai a trovarla,
quando le telefonava, poiché passava le ore a chiacchierare con
Simone, scambiandosi ricette per la cucina e segreti per un pulizia
impeccabile della casa. E la bolletta telefonica aumentava a
dismisura, anche se non sembrava turbare più di tanto sua madre.
Ovviamente Monique era semplicemente contenta di quel rapporto che si
era venuto a creare fra loro, nonostante la lontananza. Persino suo
padre Alfred si era sciolto di più, da quando aveva conosciuto
Gordon e spesso partivano insieme per piccole gite in montagna, a
parlare di donne, figli e passioni.
Simone
trattava Monique come una vera figlia e, ogni volta che andava a
trovare i gemelli, portava un regalo a lei e ad Eveline, la quale
aveva preso l'abitudine di chiamarla “Nonna Simo”.
Ma
la vera novità sostava nel ventre di Monique. Sesto mese di
gravidanza. La sua pancia aveva preso a gonfiarsi lentamente,
facendola tornare con i ricordi agli anni passati, quelli in cui Tom
apparentemente la detestava, ma si prendeva cura di lei e della sua
gravidanza. Inutile dire quanto il ragazzo fosse premuroso, ora.
Dopo
la conversazione di un anno prima, tenuta nel letto del chitarrista,
riguardo un figlio tutto loro, non ne avevano tenute altre. Eppure
Monique si accorgeva delle piccole “sviste”, come le chiamava il
chitarrista, mentre facevano l'amore. Sapeva che il ragazzo stava
provando in tutti i modi a concepire un bambino e che quelle non
erano decisamente sviste, ma fatti programmati e studiati a tavolino,
e la cosa l'aveva intenerita parecchio, anche se aveva sempre fatto
finta di non accorgersi di nulla. Poi venne il giorno in cui scoprì
di essere nuovamente incinta – ebbene sì, Tom ci era finalmente
riuscito! - e poteva ricordare alla perfezione le lacrime di gioia
che per la prima volta avevano ricoperto il volto del chitarrista.
«
Se è maschio, Brian! Se è femmina, Ingie! » aveva immediatamente
deciso Tom, soffocato ancora dai singhiozzi, facendo scoppiare a
ridere Monique, ancora stretta fra le sue braccia.
E
così ora era di nuovo incinta, con la differenza che quella
gravidanza le stava dando meno problemi di quella precedente, forse
perché questa volta non era più una ragazzina immatura che
ripudiava i bambini. Questa volta voleva anche lei un figlio da Tom.
«
Dunque, se esce fuori Brian, potrò insegnargli un sacco di
trucchetti per far cascare ai suoi piedi metà popolazione femminile;
poi se sarà bello come il suo papà, non sarà un problema. » aveva
parlato una sera a tavola il ragazzo, troppo impegnato con i suoi
discorsi per accorgersi che la pasta si era ormai raffreddata nel suo
piatto. Monique, seduta di fronte a lui, sorrideva spensierata. Era
adorabile e mai avrebbe creduto di vederlo così entusiasta, all'idea
di diventare padre. « Se esce fuori Ingie e sarà bella come te,
invece, sarà un problema, perché gli avvoltoi saranno sempre in
agguato ed io dovrò girare con la mazza da baseball. A proposito, me
ne devo procurare una. » continuava a confabulare più con se stesso
che con Monique, la quale era sempre più divertita dalla situazione.
« Ah, per la cronaca, sia Ingie che Eveline non devono sapere cosa
sia il sesso fino ai vent'anni. » aggiunse risoluto. A quel punto,
aveva sollevato le sopracciglia, decisamente compiaciuta.
«
Fammi capire bene, Brian diventerà un porno star all'età di dodici
anni, come il suo papà, e Ingie ed Eve caste ed illibate fino al
matrimonio? Che discorso maschilista. »
«
Semplicemente perché so cosa passa per la testa a noi ragazzi quando
vediamo passare una bella donzella sotto le nostre grinfie. »
Monique
aveva sorriso e si era alzata dalla sedia, facendo il giro del tavolo
per avvicinarsi seducente al ragazzo.
«
E cosa passa per la testa a voi maschietti, sentiamo? » aveva
sussurrato sensualmente, sedendosi poi sulle sue gambe, mentre con le
braccia gli avvolgeva il collo, avvicinandolo pericolosamente a sé.
Tom aveva deglutito pesantemente.
«
Meglio se non te lo dico. Se vuoi, te lo dimostro con la pratica. »
aveva poi sorriso sghembo.
Tutto
ciò era accaduto il primo mese di gravidanza e Monique era sempre
più divertita dalla situazione.
Ma
ora?
Ora
erano stravaccati tutti insieme su quel divano, intenti a guardare la
televisione. Monique accoccolata fra le braccia di Tom, il quale di
tanto in tanto le carezzava il ventre gonfio e le schioccava qualche
bacio sulle labbra, ed Eveline dormiente con la testa poggiata sulle
gambe del chitarrista, che le faceva deliziosi grattini dietro la
testa, conciliandole il sonno.
Ed
infine, una piccola creatura che lentamente andava a formarsi nel
corpo della ragazza che amava. Una piccola creatura testimone di
quella serenità e frutto del loro amore. Una piccola creatura che,
assieme ad Eveline, avrebbe rafforzato ancora di più il loro
rapporto, sancendo finalmente la nascita di una vera famiglia.
Un
piccola creatura... Di nome Ingie.
The end.
Ed eccoci arrivati
alla fine anche di questa storia. Inutile dire quanto io l'abbia
presa a cuore e quanto impegno io vi abbia messo per portarla avanti.
Non è stato facile scriverla, lo devo ammettere, ma spero di essere
riuscita nell'intento. Lo devo comunque a voi, che mi avete
sostenuto, che mi avete riempito di gioia con le vostre parole, che
avete avuto, diciamo così, fiducia in me.
Vi dico che
avrebbe dovuto avere un altro tipo di finale, molto più drammatico,
ve lo posso assicurare, ma alla fine non ce l'ho fatta, per il
semplice motivo che penso che Tom e Monique (ormai ne parlo come
fossero persone reali) ne abbiano già passate troppe; li ho fatti
sudare abbastanza prima di farli mettere assieme e far trovare loro
un po' di pace. Non mi è sembrato giusto porli davanti ad
un'ulteriore tragedia: beh, ve lo dico, Monique sarebbe dovuta morire
per un tumore ed Eveline crescere assieme a Tom; così era deciso sin
dall'inizio di questa storia. Ma non me la sono proprio sentita.
Quindi ho preferito diminuire i capitoli ma dare un finale più
felice. Mi è già capitato altre volte di cambiare finali all'ultimo
momento per una sorta di... Animo buono? Debole? Mah, non saprei come
definirlo, ma comunque, questo è quanto.
Vi ringrazio dal
più profondo del cuore, penso che senza di voi non andrei avanti in
quello che faccio. Certo, scrivere è la mia passione e non potrei
stare senza perché è anche una sorta di sfogo, ma vedere il vostro
riscontro è davvero soddisfacente e non c'è cosa più bella. In
particolare, grazie a tutte le splendide persone che hanno recensito
fino ad ora, grazie alle 42 che hanno inserito la storia fra i
preferiti, alle 5 nelle ricordate, alle 50
nelle seguite e alle 57 che hanno inserito me negli
autori preferiti. Davvero, non sapete quanto mi rendiate
felice. Spero mi lasciate ulteriori commenti, magari dettagliati, per
questo epilogo, per le vostre impressioni sulla storia in generale.
Mi aiuta a capire cosa faccio giusto e cosa sbagliato.
Al momento ho
bisogno di prendermi una piccola pausa, prima di pubblicare altre
storie. Quando arrivo alla fine di una Fanfiction è come volessi
tirare un momento un sospiro di sollievo, come dopo una maratona; ho
bisogno di riprendermi un attimo, sembrerà assurdo ma è così. Vi
dico solo che sto lavorando su altre storie, in particolare su una,
della quale ho già delineato tutta la trama, compreso il suo sequel,
anche se penso che prima di pubblicare un'altra serie, pubblicherò
una semplice Long, senza sequel, né niente... Magari anche meno
impegnativa, un po' più leggera, ecco. Vedrò come mi andrà di
fare.
Ricordatevi
comunque di me!
Vi rendete conto
che sto continuando a scrivere come non volessi staccarmi da questa
storia? Vi rendete conto di quanto sto messa male?
La verità è che
mi dispiacerà non sentirvi per un po'.
Vabbè, ora
evaporo sul serio, prima che mi vengano lanciati addosso pomodori. Vi
aspetto nelle mie prossime creazioni che, vi assicuro, non
mancheranno =)
Un bacio a tutte,
dalla prima all'ultima!
Kyra.