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Autore: fraKHc    28/07/2011    2 recensioni
"...No no stai tranquilla, andrà tutto bene" disse con quella sua voce carica di preoccupazione.
Ebbi un tuffo al cuore. Stava parlando con una ragazza? Non l'avevo mai sentito parlare di nessuna ragazza nonostante fossimo compagni di stanza da moltissimo tempo ormai. Cosa stava succedendo?
"Non essere così ansiosa! Ti ho promesso che appena avrei potuto sarei venuto a trovarti!" disse mentre un sorriso gli si disegnava sul volto "Anche tu mi manchi Chun Hee, non sai quanto!"
A quelle parole le ginocchia mi cedettero.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kyuhyun, Sungmin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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allora prima di postare il terzo capitolo volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto e lasciato una recensione *o* siete state carinissime grazie mille a tutte!!! 8D detto questo...TA-DAN! il terzo capitolo xD spero vi piaccia!!!


Non riesco ad immaginare la faccia che potevo avere in quel momento ma sicuramente non deve essere stato un bello spettacolo. Non posso neanche descrivere le sensazioni che provai in quel momento e che sicuramente erano ben visibili sul mio volto assente.

Dolore.
Tristezza.
Rabbia.
Rassegnazione.

Non riuscivo a credere a quel che vedevo. Non volevo crederci. In fondo chi mi diceva che non fosse un brutto sogno?

C'era una ragazza abbracciata ad un ragazzo di spalle. Avevo visto quella schiena così tante volte che non ebbi dubbi su chi fosse. Lei piangeva disperatamente cercando rifugio nell'incavo della sua spalla, aggrappandovicisi con gesti convulsi mentre LUI tentava di calmarla

"Su non piangere, stai tranquilla, sono sicuro che andrà tutto bene..."

La stava consolando.
La stava consolando così dolcemente.

Un rantolo involontario mi uscì dalla bocca. Non volevo farmi sentire. Non volevo che ci vedessero.

Sussultarono e si guardarono entrambi intorno, cercando la fonte del rumore.
Quando ci vide, la ragazza si staccò da lui con uno scatto, abbassando in fretta lo sguardo, evitando i nostri.
Abbassai lo sguardo anche io. Non volevo guardarlo. Non volevo leggere nei suoi occhi quella verità che in fondo conoscevo già. Volevo mantenere un po' di lucidità per evitare di crollare li, in quel momento e davanti a lui.

Sapevo che mi stava guardando.

"Ti chiamo un taxi" disse rivolto allontanandosi un po' con il telefono all'orecchio.

Saperlo un po' più lontano da me mi diede la forza di alzare lo sguardo e osservarLA bene.
Volevo vedere chi era la ragazza che era riuscita ad ottenere quel cuore e quell'amore che avevo sempre desiderato fossero miei e soltanto miei. Volevo capire. Volevo auto-infliggermi il colpo di grazia.

La guardai.

Teneva lo sguardo basso anche se si vedeva benissimo che era molto carina. Era magra e aveva dei capelli morbidi che le incorniciavano il viso fino a sfiorarle le spalle.
In una parola: adorabile. Adorabile come lui.
Erano come pezzi di puzzle perfettamente combacianti.

Sentii un macchina fermarsi lontano, alle mie spalle.

Abbassai di nuovo lo sguardo. Non ce la facevo a guardare. Non ne avevo la forza.

"Vieni ti accompagno" lo sentii dirle.

Gli rispose con un flebile "Si" e dalla poca visuale che avevo vidi l'unica cosa che non avrei voluto vedere.

Le aveva afferrato saldamente la mano mentre si incamminava verso quello che doveva essere il taxi.
Seguii le loro mani intrecciate con lo sguardo, finché potei ma non mi girai.
Non volevo rivederli abbracciati mentre si salutavano o peggio vederli scambiarsi un bacio carico di dolcezza. No.

La macchina partì e io sentii dei passi alle mie spalle. Sapevo che mi stava osservando.

"Allora Sungmin, ci siamo trovati la ragazza?" chiese con finta allegria Yesung ben sapendo quanto tutto ciò fosse insopportabile per me.

Non rispose e quel silenzio valse per me più di mille parole.
Trovai la forza di girarmi e senza guardarlo mi misi a correre.

Alle mie spalle una voce urlò "KYUUUUUU!" ma non mi girai.
Dovevo scappare.
Corsi e corsi finché le gambe non mi ressero più e fui costretto a fermarmi, col fiatone che mi mozzava il respiro.
Stavo per riprendermi quando una mano afferrò il mio polso.

Mi girai e lo vidi piegato in due, ansimante, mentre cercava di riprendere fiato.

"Si...può...sapere...cosa...ti...è...preso...?" riuscì a dire nonostante non respirasse più.

"Avevo voglia di correre, hyung" sentii uscire dalle mie labbra prima ancora che il mio cervello elaborasse.

Perfetto. Adesso si che mi avrebbe creduto.

Ero totalmente concentrato sul calore della sua mano che stringeva il mio polso facendomi quasi male, anche se quel dolore era niente in confronto alla gioia che provai nel vederlo li.

Ma...

In fondo che gli importava di cosa avevo? Lui era felice e io non avevo diritto di distruggere quella felicità che non io ma qualcun'altro gli aveva dato. Non potevo sopportare che mi chiedesse come stavo. No questo no.

"Non raccontarmi cazzate d'accordo? Voglio sapere cos'hai chiaro?"

"Nulla, hyung"

Mi strattonò senza lasciare la presa sul mio polso "Mi dici cos'hai??!!? Sei diventato silenzioso, scostante. Onestamente non so più come comportarmi...Non riesco più a capirti. Ma soprattutto da quando mi chiami 'hyung'?" urlò.

Aaaaah lui non mi capiva? Lui voleva sapere che cos'avevo?

"Non hai mai capito nulla di me e non hai mai cercato di capire. Tu non sai nulla!! Non sai niente di me, niente di quello che provo, niente dei miei sentimenti!" gli sputai contro con rabbia mista a dolore.

Alzai lo sguardo e mi ritrovai a fissarlo negli occhi, i nostri nasi a pochi centimetri di distanza.
Non continuai. Ero catturato dal suo sguardo, non sarei riuscito a staccarmi neanche se lo avessi voluto.

Il mio cervello non lavorava più. Volevo una cosa sola e me la presi.

Premetti le mie labbra sulle sue dopo averlo desiderato per troppo tempo.
Non posso descrivere. Nulla a che fare con le mie fantasie e nemmeno con i miei sogni.
Era perfetto. Le sue labbra erano morbide, calde, con un sapore inebriante.
Una lacrima scappò dai miei occhi.
Mi staccai. Troppo presto per i miei desideri, troppo tardi per tornare indietro.

Non lo guardai perché sapevo che sul suo volto avrei letto il disgusto e l'orrore che provava per me.
Non volevo fargli vedere le mie lacrime.
Mi liberai dalla sua presa e scappai.
Scappai dalla persona che più avrei voluto avere vicino. Scappai e non mi voltai.

Non so come feci a ritornare a casa ma ci riuscii. Ero sconvolto da quello che avevo fatto: dopo mesi di silenzio e dolore avevo liberato tutti i miei sentimenti dalle gabbie che io stesso avevo costruito per trattenerli.
Mi fermai davanti al portone e vidi che c'era qualcuno appoggiato al muro.

Yesung era lì. Mi stava guardando tranquillamente aspettando che dicessi qualcosa.

Rimasi in silenzio. Si staccò dal muro, mi venne incontro e mi abbracciò.
Lui, il mio demonio personale era li che mi stringeva e consolava, in silenzio.
Lo abbracciai anche io, lasciando che le mie lacrime gli inzuppassero i vestiti.
Avevo bisogno di sfogarmi e di qualcuno che mi consolasse.

Mi accarezzò la testa sussurrandomi "Su su, calmati" all'orecchio.
Ma i miei singhiozzi non si calmavano. Tutti i miei sentimenti avevano scelto di liberarsi in quel modo e io non potevo nulla contro la loro forza inarrestabile.

Sentii la mano di Yesung afferrare la mia e trascinarmi dolcemente verso la porta e poi dentro l'ascensore. Il pianto non si fermò, anzi mi sembrò aumentasse. Faceva così male che cercai io stesso le braccia del mio hyung per ottenere un po' do conforto. Lui mi fece spazio sul su petto accettando tutta la sofferenza che gli stavo riversando addosso.

Non mi rendevo conto di niente e non mi accorsi di essere arrivato in una stanza che non era la mia e che non conoscevo.

Non avevo smesso di stringere Yesung perché sapevo che se l'avessi fatto sarei sprofondato in un baratro senza via d'uscita. Tentai di riprendermi, inutilmente. Le lacrime non la smettevano di venir fuori.

Alzai lo sguardo e dall'incavo della spalla vidi il profilo perfetto della sua mascella, la pelle candida in contrasto con il nero dei suoi capelli

"Hyung..." mormorai e subito girò il suo sguardo verso di me.

Era davvero bello.

Non so come accadde ma d'un tratto le sue mani furono attorno al mio collo e le sue labbra sulle mie.
Automaticamente le mie mani lo afferrarono avvicinandolo di più mentre dischiudevo le labbra ansiose di ricevere baci più profondi; la sua lingua sfiorò le mie labbra, assaporandole dolcemente.
Non volevo la dolcezza in quel momento.

Piangevo ancora e anche se sapevo che questo avrebbe aumentato la mia sofferenza non volevo fermarmi.
Lo strinsi di più a me e gli aprii le labbra con forza. Le nostre lingue si incontrarono dapprima con un po' di incertezza poi sempre più decise, vogliose, profonde.

La mia maglia era sparita e mentre lo liberavo dalla sua camicia mi ritrovai sdraiato sul letto, schiacciato dal peso del suo corpo sul mio. Era una sensazione meravigliosa.

Si staccò per la prima volta dalla mia bocca spostandosi sul collo slacciandomi i pantaloni con gesti sicuri e impazienti.
Sparirono sia i miei che i suoi, ci ritrovammo in boxer, il caldo dei nostri corpi che sembrava mandare a fuoco la stanza.
Sentii le sue mani scendere verso il basso, tracciando il profilo dei miei fianchi fino ad incontrare l'elastico dei boxer; si fermò un attimo prima di varcare quel confine invisibile con la mano.

Non so cosa accadde ma avvertii che quello che stava succedendo era profondamente sbagliato, che non doveva accadere.

Mi allontanai di scatto, vigile guardando Yesung con aria spaventata e soprattutto intimorita.
Lui mi sorrise e quel sorriso mi lasciò scioccato. Perché sorrideva nonostante l'avessi fermato, nonostante gli avessi impedito di andare avanti quando anche a me sembrava di desiderarlo?

"Hyung, io..." iniziai senza sapere come andare avanti

"Shhh!" mi interruppe posando un dito sulle mie labbra "Lo so cosa stai pensando" continuò "e in effetti sono stupito che tu ti sia lasciato andare fino a questo punto, mi aspettavo di essere fermato molto prima!" esclamò quasi ridendo.

Non meritava di essere trattato in quel modo e io non meritavo un amico così.
Non resistetti. Mi avvicina e lo abbracciai stringendolo forte singhiozzando "Perdonami..." anche se io stesso non sapevo a chi stavo rivolgendo quella parola.

"Rimani qui stanotte" arrivò la sua voce dal mio petto "dormiamo insieme. Non penso tu abbia né la forza né la voglia di tornare nella tua stanza" concluse.

Annuii anche se lui non poteva vedermi.
Avvertii le sue braccia stringermi i fianchi e appoggiarmi delicatamente sul letto sfatto.
Lì con le sue braccia intorno a me finalmente mi addormentai.
   
 
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