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Autore: bannie    02/08/2011    1 recensioni
Le ciocche dorate del Decimo Boss dei Cavallone gli solleticavano il viso, ma lui non si spostava di un millimetro. Fatica. Si giustificò così con se stesso.
[D18 basata sulla storia di Paolo e Francesca narrata da Dante nel V canto dell'Inferno- versione 01
Special - Au, gender bender, OOC(02, extra)]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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d18 special

avvertimenti- gender bender, shonen-ai/yaoi, alternative universe

pairing- D18 e gli altri due ve li scrivo in fondo >a<
I personaggi non mi appartengono, ma sono di Akira Amano.

Come un fragile stendardo sbattuto dal vento~

La servetta con le mani sempre incrostate di sporco bussò così piano alla porta che, se lei no fosse stata abituata al suo tocco, non avrebbe sentito nulla. Le parole che le riferì da parte di suo padre invece sembrarono trafiggerle i timpani come tanti piccoli coltelli affilatissimi. « Digli che arrivo subito » Dina da Rimini liquidò la ragazzina con un gesto della mano tremante. Respirò profondamente, poi si alzò, pronta ad andare in pasto al leone.

« Domani incontrerai tuo marito » dopo che queste parole le arrivarono al cervello la giovane smise di ascoltare tutto ciò che il padre le disse, se avesse saputo ciò che quella distrazione avrebbe comportato se ne sarebbe sicuramente pentita.

 

Trovarono i due corpi ancora abbracciati, trafitti ed uniti dalla stessa lama, il sangue di entrambi che colava dai loro corpi grigi e vuoti, i lunghi capelli biondi di lei riversi disordinatamente sui cuscini del divano, il viso di lui con gli occhi spenti dello stesso colore del cielo nuvoloso, abbandonato fra i seni scoperti dell’amante, e la mano di uno a sfiorare quella dell’altra.

 

Quando Kyoya la vide per la prima volta rimase incantato dalla sua bellezza, dal suo sorriso splendente e dalla luce vivace dei suoi occhi castani. Le iridi scure di lei, invece si persero negli occhi cerulei del presunto futuro sposo. Ed entrambi si innamorarono a prima vista l’uno dell’altra.

« Lo accetto come mio sposo » disse con gli occhi colmi di lacrime di gioia al padre, che accolse con un sorriso caldo quella risposta. Incerta fu invece la promessa che recitò all’altare, al fianco di un uomo diverso da quello che amava.

 

« Smettila di piangere, donna! » Gianciotto le sferrò l’ennesimo schiaffo violento in pieno volto, facendola singhiozzare ancor più. Esasperato, l’uomo si alzò dal letto coniugale e andò ad affacciarsi al balcone, lasciando che i suoi lunghi capelli argentei risplendessero alla luce chiara dello spicchio di luna che timido faceva capolino da dietro una nuvola scura. In quel momento neanche lui era contento di dover condividere la vita con una donna frignona e fragile come la sua novella sposa, avrebbe sicuramente preferito stare al fianco del suo signore, l’unico uomo che aveva più potere di lui, e che terrorizzava, coi gli occhi più rossi di tutto il sangue che aveva versato in battaglia -e non- le altre persone.

A poche leghe di distanza il giovane Kyoya si rigirava nel letto, pensando ad un modo per soffocare sua moglie, ed in particolare il suo incessante russare, che gli rubava spiacevolmente il sonno che ormai agognava da mesi. L’uomo fissava la stoffa che copriva il baldacchino, cercando di non chiudere gli occhi: tutte le volte che riusciva - magicamente - a socchiuderli gli appariva davanti incorniciato da boccoli dorati il volto radioso prima, e distrutto poco dopo della sua amata. Avrebbe trovato il modo di farsi perdonare per l’illusione che aveva alimentato in lei; si sarebbe scusato per le mani rudi in cui l’aveva abbandonata, avrebbe addirittura parlato a suo fratello, anche se sapeva che nulla di tutto ciò sarebbe servito a far esaudire il suo desiderio. Non avrebbe potuto averla, mai, ma proprio perché era impossibile che questo desiderio si realizzasse, continuava a bramarlo.

Ti amo, nonostante tutto, ti amo ancora, hai osato portarmi via il senno, il cuore. Ed anche se mi hai lasciata nelle mani di un pazzo, continuo ad amarti, come la luna ama il suo cielo scuro.

Avrebbe voluto urlarglielo tutte le volte che lo intravedeva, al braccio di una donna che sembrava un giocattolo consunto, avrebbe voluto che lo sapesse, ma non poteva far niente, rinchiusa com’era in una gabbia arrugginita, insieme ad un squalo violento e acido.

« VOOOIII » le entrate in scena di Gianciotto erano terribili quanto ricevere come regalo di Natale un cadavere squartato e infiocchettato con gli intestini « donna, vammi a prendere la balestra, devo andare a caccia » e le sue richieste erano sempre tutt’altro che gentili. Lei, ovviamente, annuiva ed obbediva sempre, qualsiasi cosa lui dicesse o volesse, in silenzio, chinando il capo e gli occhi. Quando mandò la serva a prendere l’arma del marito questa le sussurrò che aveva una visita. Orami la speranza che fosse lui era quasi svanita, nei primi giorni di matrimonio, tutte le volte che qualcuno veniva trovarla e la servitù l’annunciava lei sperava di sentire il suo nome, ma non era mai successo.

Le bastò vedere il portamento fiero, i capelli di pece, per abbandonare tutto l’astio che aveva provato in un primo momento nei suoi confronti, mentre il suo sorriso non fece altro che far star male il Malatesta al pensiero che non avrebbe mai potuto averla. Come un gioiello prezioso era inafferrabile, una persona comune non poteva averlo, così lui, che non era altro che il fratello minore, non avrebbe mai potuto sposarla e vivere con lei.

Ma in quel momento i problemi lasciarono il posto alla felicità di entrambi di rincontrarsi. « Ho portato questo » disse con dolcezza Kyoya, mostrandole un libro « così, fino a che non lo finiremo, potremo vederci tutti i giorni ». La felicità di Dina in quel momento non sembrava poter essere paragonata a nulla, e lei stessa si vide annuire, entusiasta, accoccolandosi sul divano accanto all’uomo, ed aspettando che lui le leggesse la storia, con calma, molta calma.

Quando scoprì che il libro scelto dal Malatesta altro non era che un racconto di Lancillotto e Ginevra, ne rimase piacevolmente sorpresa.

« Quando leggemmo il disïato riso

esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante. »

Le labbra di Kyoya andarono a sfiorare quelle della giovane, e non vi si staccarono mai più.

Da quel giorno non videro più, entrambi, quel libro, che veniva scaraventato in un angolo della stanza appena gli amanti si incontravano.

 

Le risa cristalline di Dina riecheggiavano nel corridoio, insieme al suono dei suo tacchi, mentre correva, inseguita da un gioviale Kyoya, che faceva finta di non riuscire a raggiungerla, sfiorandole di tanto in tanto soltanto i lunghi capelli dorati o il vaporoso abito azzurro. Quando raggiunse la porta della sua stanza, la giovane si girò, rubando un bacio dalle labbra dell’amante che stava aprendo la porta dietro di lei.

La scena che si trovarono davanti lasciò entrambi di stucco: in un groviglio di coperte giacevano il corpo placidamente addormentato del signore di Varia e del marito di Dina. Lei, ubriaca di risate, soffocò un risolino, alla vista così umiliante del marito e del suo amante, ignara del vestito abbottonato - o sbottonato- male che aveva indosso, e delle mani sui fianchi del minore dei Malatesta. « Vattene, donnaccia! » ruggì l’albino alzandosi per chiudere, anzi, sprangare, la porta.

 

Quando Gianciotto trovò i due amanti sul suo divano, nel suo salottino, in casa sua, si chiese come avrebbero potuto ricattarlo, l’umiliazione e la conseguente perdita di potere se avessero detto a qualcuno che aveva un amante, e soprattutto chi era lui. Estrasse la spada dal fodero, e, abbozzando un sorriso acido, si avvicinò ai corpi nudi della moglie e del fratello, trafiggendoli.

In un attimo tutto sparì: la felicità, il timore, l’amore. Tutto, ed al suo posto rimase sono un groviglio di corpi, lame e sangue.

Avrebbero continuato ad amarsi in eterno all’inferno,

sbattuti come un fragile stendardo, dal forte e turbolento vento.

Ma si sarebbero amati comunque,

anche nel sangue, nell’odio e nel nulla.

 

Writer’s square ~

pairing- D18 - SD - XS

È con soddisfazione - ma anche no - che vi presento quello che doveva essere l’ultimo capitolo della raccolta, ma visto che l’avevo già scritto tempo fa per farlo leggere a mia sorella, e non ho ancora iniziato a scrivere né la versione più lunga del primo né l’extra - che probabilmente sarà una drabble - lo posto adesso, sistemerò poi l’ordine dei capitoli >a<

Scommetto che non avreste mai pensato che a far Francesca sarebbe stato Dino, né Gianciotto Squalo - anche se questo penso fosse prevedibile xD- .

Spero vi piaccia, so che non è un gran che, ma se anche un pochino vi ha fatto piacere leggerla mi fa piacere, almeno non avete perso tempo inutilmente >a<

Se quest’ultime frasi non hanno senso non dateci peso, ho un dannato dolore all’osso intorno ad un occhio ò_ò e sono ancora in agitazione per aver visto il mio racconto pubblicato su un libro >a< ~

Grazie a tutti quelli che leggeranno, recensiranno eccetera eccetera eccetera.

Ja nee~

  
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