avvertimenti- gender bender,
shonen-ai/yaoi, alternative
universe
pairing-
D18 e gli altri
due ve li scrivo in
fondo >a<
I
personaggi non mi appartengono, ma sono
di Akira Amano.
La
servetta con le mani sempre incrostate di sporco bussò
così piano alla porta
che, se lei no fosse stata abituata al suo tocco, non avrebbe sentito
nulla. Le
parole che le riferì da parte di suo padre invece sembrarono
trafiggerle i
timpani come tanti piccoli coltelli affilatissimi. « Digli
che arrivo subito »
Dina da Rimini liquidò la ragazzina con un gesto della mano
tremante. Respirò
profondamente, poi si alzò, pronta ad andare in pasto al
leone.
«
Domani incontrerai tuo marito » dopo che queste parole le
arrivarono al
cervello la giovane smise di ascoltare tutto ciò che il
padre le disse, se
avesse saputo ciò che quella distrazione avrebbe comportato
se ne sarebbe
sicuramente pentita.
Trovarono
i due corpi ancora abbracciati, trafitti ed uniti dalla stessa lama, il
sangue
di entrambi che colava dai loro corpi grigi e vuoti, i lunghi capelli
biondi di
lei riversi disordinatamente sui cuscini del divano, il viso di lui con
gli
occhi spenti dello stesso colore del cielo nuvoloso, abbandonato fra i
seni scoperti
dell’amante, e la mano di uno a sfiorare quella
dell’altra.
Quando
Kyoya la vide per la prima volta rimase incantato dalla sua bellezza,
dal suo
sorriso splendente e dalla luce vivace dei suoi occhi castani. Le iridi
scure
di lei, invece si persero negli occhi cerulei del presunto futuro
sposo. Ed
entrambi si innamorarono a prima vista l’uno
dell’altra.
«
Lo accetto come mio sposo » disse con gli occhi colmi di
lacrime di gioia al
padre, che accolse con un sorriso caldo quella risposta. Incerta fu
invece la
promessa che recitò all’altare, al fianco di un
uomo diverso da quello che
amava.
«
Smettila di piangere, donna! » Gianciotto le
sferrò l’ennesimo schiaffo
violento in pieno volto, facendola singhiozzare ancor più.
Esasperato, l’uomo
si alzò dal letto coniugale e andò ad affacciarsi
al balcone, lasciando che i
suoi lunghi capelli argentei risplendessero alla luce chiara dello
spicchio di
luna che timido faceva capolino da dietro una nuvola scura. In quel
momento
neanche lui era contento di dover condividere la vita con una donna
frignona e
fragile come la sua novella sposa, avrebbe sicuramente preferito stare
al
fianco del suo signore,
l’unico uomo
che aveva più potere di lui, e che terrorizzava, coi gli
occhi più rossi di
tutto il sangue che aveva versato in battaglia -e non- le altre
persone.
A
poche leghe di distanza il giovane Kyoya si rigirava nel letto,
pensando ad un
modo per soffocare sua moglie, ed in particolare il suo incessante
russare, che
gli rubava spiacevolmente il sonno che ormai agognava da mesi.
L’uomo fissava
la stoffa che copriva il baldacchino, cercando di non chiudere gli
occhi: tutte
le volte che riusciva - magicamente - a socchiuderli gli appariva
davanti
incorniciato da boccoli dorati il volto radioso prima, e distrutto poco
dopo
della sua amata. Avrebbe trovato il modo di farsi perdonare per
l’illusione che
aveva alimentato in lei; si sarebbe scusato per le mani rudi in cui
l’aveva
abbandonata, avrebbe addirittura parlato a suo fratello, anche se
sapeva che
nulla di tutto ciò sarebbe servito a far esaudire il suo
desiderio. Non avrebbe
potuto averla, mai, ma proprio perché era impossibile che
questo desiderio si
realizzasse, continuava a bramarlo.
Ti
amo, nonostante tutto, ti amo
ancora, hai osato portarmi via il senno, il cuore. Ed anche se mi hai
lasciata
nelle mani di un pazzo, continuo ad amarti, come la luna ama il suo
cielo
scuro.
Avrebbe
voluto urlarglielo tutte le volte che lo intravedeva, al braccio di una
donna
che sembrava un giocattolo consunto, avrebbe voluto che lo sapesse, ma
non
poteva far niente, rinchiusa com’era in una gabbia
arrugginita, insieme ad un squalo
violento e acido.
«
VOOOIII » le entrate in scena di Gianciotto erano terribili
quanto ricevere
come regalo di Natale un cadavere squartato e infiocchettato con gli
intestini
« donna, vammi a prendere la balestra, devo andare a caccia
» e le sue
richieste erano sempre tutt’altro che gentili. Lei,
ovviamente, annuiva ed
obbediva sempre, qualsiasi cosa lui dicesse o volesse, in silenzio,
chinando il
capo e gli occhi. Quando mandò la serva a prendere
l’arma del marito questa le
sussurrò che aveva una visita. Orami la speranza che fosse
lui era quasi
svanita, nei primi giorni di matrimonio, tutte le volte che qualcuno
veniva
trovarla e la servitù l’annunciava lei sperava di
sentire il suo nome, ma non
era mai successo.
Le
bastò vedere il portamento fiero, i capelli di pece, per
abbandonare tutto
l’astio che aveva provato in un primo momento nei suoi
confronti, mentre il suo
sorriso non fece altro che far star male il Malatesta al pensiero che
non
avrebbe mai potuto averla. Come un gioiello prezioso era inafferrabile,
una
persona comune non poteva averlo, così lui, che non era
altro che il fratello
minore, non avrebbe mai potuto sposarla e vivere con lei.
Ma
in quel momento i problemi lasciarono il posto alla felicità
di entrambi di
rincontrarsi. « Ho portato questo » disse con
dolcezza Kyoya, mostrandole un
libro « così, fino a che non lo finiremo, potremo
vederci tutti i giorni ». La
felicità di Dina in quel momento non sembrava poter essere
paragonata a nulla,
e lei stessa si vide annuire, entusiasta, accoccolandosi sul divano
accanto
all’uomo, ed aspettando che lui le leggesse la storia, con
calma, molta calma.
Quando
scoprì che il libro scelto dal Malatesta altro non era che
un racconto di
Lancillotto e Ginevra, ne rimase piacevolmente sorpresa.
« Quando
leggemmo il disïato riso
esser
basciato
da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la
bocca mi
basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel
giorno più
non vi leggemmo avante. »
Le labbra
di Kyoya andarono a sfiorare quelle della giovane, e non vi si
staccarono mai
più.
Da quel
giorno non videro più, entrambi, quel libro, che veniva
scaraventato in un
angolo della stanza appena gli amanti si incontravano.
Le risa
cristalline di Dina riecheggiavano nel corridoio, insieme al suono dei
suo
tacchi, mentre correva, inseguita da un gioviale Kyoya, che faceva
finta di non
riuscire a raggiungerla, sfiorandole di tanto in tanto soltanto i
lunghi
capelli dorati o il vaporoso abito azzurro. Quando raggiunse la porta
della sua
stanza, la giovane si girò, rubando un bacio dalle labbra
dell’amante che stava
aprendo la porta dietro di lei.
La scena
che si trovarono davanti lasciò entrambi di stucco: in un
groviglio di coperte
giacevano il corpo placidamente addormentato del signore di Varia e del
marito
di Dina. Lei, ubriaca di risate, soffocò un risolino, alla
vista così umiliante
del marito e del suo amante, ignara del vestito abbottonato - o
sbottonato-
male che aveva indosso, e delle mani sui fianchi del minore dei
Malatesta. «
Vattene, donnaccia! » ruggì l’albino
alzandosi per chiudere, anzi, sprangare,
la porta.
Quando
Gianciotto trovò i due amanti sul suo
divano,
nel suo salottino, in casa sua, si chiese come avrebbero potuto
ricattarlo, l’umiliazione e la conseguente perdita di potere
se avessero detto
a qualcuno che aveva un amante, e soprattutto chi era lui.
Estrasse la spada dal fodero, e, abbozzando un sorriso acido,
si avvicinò ai corpi nudi della moglie e del fratello,
trafiggendoli.
In un
attimo tutto sparì: la felicità, il timore,
l’amore. Tutto, ed al suo posto
rimase sono un groviglio di corpi, lame e sangue.
Avrebbero
continuato ad amarsi in eterno all’inferno,
sbattuti
come un fragile stendardo, dal forte e turbolento vento.
Ma
si sarebbero amati comunque,
anche nel sangue,
nell’odio e nel nulla.
Writer’s
square ~
pairing-
D18 - SD - XS
È
con
soddisfazione - ma anche no - che vi presento quello che doveva essere
l’ultimo
capitolo della raccolta, ma visto che l’avevo già
scritto tempo fa per farlo
leggere a mia sorella, e non ho ancora iniziato a scrivere
né la versione più
lunga del primo né l’extra - che probabilmente
sarà una drabble - lo posto
adesso, sistemerò poi l’ordine dei capitoli
>a<
Scommetto
che non avreste mai pensato che a far Francesca sarebbe stato Dino,
né Gianciotto
Squalo - anche se questo penso fosse prevedibile xD- .
Spero
vi
piaccia, so che non è un gran che, ma se anche un pochino vi
ha fatto piacere
leggerla mi fa piacere, almeno non avete perso tempo inutilmente
>a<
Se
quest’ultime
frasi non hanno senso non dateci peso, ho un dannato dolore
all’osso intorno ad
un occhio ò_ò e sono ancora in agitazione per
aver visto il mio racconto
pubblicato su un libro >a< ~
Grazie
a
tutti quelli che leggeranno, recensiranno eccetera eccetera eccetera.
Ja nee~