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Autore: Banryu    03/08/2011    4 recensioni
Oddio! Questa è la prima long fic in cui mi avventuro! Spero sia quantomeno decente! Tutto quel che posso dire è che... C'è un pò di tutto! Ci sono gli SHINee (ovviamente), ci sono due ragazze italiane, ma non solo, perché è mooooolto probabile che via via compaia anche altra gente!
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'Bene! Fantastico, Bea! Penso che tu sia l'unica ragazza dell'universo che riesca a far arrabbiare il proprio adorato ragazzo per motivi così futili! Complimenti, davvero!'
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aaaaaallora... Prima di iniziare devo spiegare un po' di cose...
Prima di tutto la storia comincia circa dopo nove mesi che Jong ha conosciuto Ambra, una delle protagoniste, quindi i vari punti di domanda verranno spiegati via via che la storia andrà avanti.
Secondo i nostri fantastici cinque parlano circa l'italiano, per motivi che verranno specificati, prima o poi... Per ora diciamo che gliel'hanno insegnato con tanto amore Ambra e Bey in quei mesi... xD Ovviamente però quando sono da soli e parlano tra di loro tornano al loro coreano, mi pare ovvio (in caso contrario lo specificherò). In più c'è da specificare che, per rendere i problemi di linguaggio non troppo 'problematici', tutti e cinque conoscevano un livello base di inglese con cui comunicare con le due protagoniste all'inizio della loro conoscenza (anche se ovviamente il livello di Key e di Minho era un po' superiore a quello degli altri).
Ah! Altra cosa! I vari POV che metto all'inizio dei vari pezzi di storia sono solo indicativi perché comunque continuerò a scrivere in terza persona e a mettere un po' tutto di tutti, ma tanto per dare un idea su chi sarà incentrato quel pezzo di storia. Insomma... Spero abbiate capito! XD
Adesso finalmente vi lascio leggere! Buona lettura! Spero vi piaccia perché ci ho messo taaaanto amore! xD

PS: I commenti sono sempre mooooolto graditi! *__*
PPS: Devo inoltre dedicare questa fic a Zocky, che mi supporta e mi incita a continuare a scrivere questa storia.. Thanks <3

PROLOGO

'Perché? Perché alla veneranda età di 18 anni una si deve ritrovare in situazioni del genere?' Questo si chiedeva Bey mentre cercava di correre a più non posso sull'erba ben tenuta del grande parco che si trovava vicino all'appartamento del suo ragazzo.
Dopo quasi cinque minuti di corsa sfrenata, la ragazza decise che le sue gambe avevano fatto abbastanza per il momento e si fermò. Guardandosi intorno poteva capire benissimo in che parte del parco fosse, conoscendolo quasi a memoria, quindi sapeva anche quale sarebbe stata la sua meta: il piccolo magazzino che aveva sempre visto in riva al lago. In realtà non aveva mai saputo a che servisse veramente, anche se lei aveva sempre dato per scontato che contenesse degli attrezzi per la manutenzione del parco. Fatto sta che in quel momento quello le sembrava il nascondiglio perfetto, soprattutto perché lei aveva sempre notato che il lucchetto che sembrava chiuderlo era in realtà molto facile da forzare.
Quindi, cercando di fare meno rumore possibile, la ragazza camminò in direzione del suddetto magazzino.
Dopo circa un minuto di cammino, ecco spuntare tra le floride piante del parco i contorni della costruzione in legno, ancora in parte nascosti dall'oscurità di quella notte di luglio. Bey rallentò, per poi fermarsi un attimo a guardare la superficie del lago: la luna quasi piena si rifletteva in tutta la sua bellezza su di essa e nemmeno una nuvola né un soffio di vento ne disturbavano la bellezza.
Sorrise tra se, ripensando a tutte le volte che il suo ragazzo l'aveva portata lì da quando si conoscevano, poi tornò alla realtà e si girò verso la porta del magazzino. Avanzò lentamente, tendendo l'orecchio per sentire se c'erano dei passi o delle voci nelle vicinanze, ma non sentì niente, solo i rumori della notte. Quindi si decise, prese in mano il lucchetto e lo fece scattare in poche mosse: aveva sempre avuto ragione. Fece una faccia convinta che avrebbe fatto invidia al caro Leader per poi infilarsi silenziosamente dentro quella piccola costruzione.
Da dentro quel posto sembrava anche più piccolo che da fuori e, anche se non si riusciva a vedere niente a causa del buio, Bey era sicura che fosse pieno di attrezzi.
Bey sospirò, assicurandosi di richiudere in modo decente la porta di legno, poi prese in mano il cellulare che aveva in tasca ed illuminò l'interno dello stanzino: conteneva attrezzi di ogni genere, come previsto, dalle pale ai tubi, ai sacchi di qualcosa a cui lei non avrebbe saputo dare un nome preciso, insomma, di tutto.
Beh, almeno aveva abbastanza spazio perché lei ci stesse senza troppi problemi. Sospirò di sollievo. Lì non l'avrebbe trovata. Non c'era verso che Onew la trovasse in quel posto, anche perché forse non sapeva neanche della sua esistenza. Quindi adesso tutto quello che la ragazza doveva fare era aspettare. Già, ma cosa?
A questo non aveva pensato. Come avrebbe fatto a sapere il momento giusto per uscire e tornare indietro?
Non ebbe il tempo di mettersi a ragionare su questi punti di domanda che sentì dei rumori provenienti dall'esterno. All'inizio pensò che potesse essere qualche animale, ma poi, ascoltando meglio, si rese conto che erano rumori regolari, simili a dei passi che si facevano lentamente largo tra le piante sul retro del capanno.
Bey trattenne il respiro. Non sapeva chi fosse, ed in effetti poteva essere chiunque a quell'ora di notte in quel parco. Ok, in realtà non si era allontanata molto dal punto di partenza, ma non aveva minimamente preso in considerazione l'idea che potessero esserci altre persone oltre a loro nei dintorni. Il che era molto sbagliato. Sbagliatissimo in effetti. Perché non pensava prima di fare cose come mettersi a correre in un parco da sola di notte??
Comunque ormai era troppo tardi per i ripensamenti e i passi erano sempre più vicini all'entrata. Bey prese un profondo respiro e trattenne il fiato, sperando con tutta se stessa che fosse Onew che l'aveva trovata e non qualcun altro di sconosciuto.
Poi tutto successe troppo in fretta: la porta lentamente si aprì, una figura esile vi passò attraverso e se la richiuse alle spalle per poi accendere improvvisamente una luce accecante.
La ragazza trattenne un urlo, così come l'altra persona che adesso si trovava con lei.
«Cristo Santo Key! Tu vuoi farmi morire stasera!!» Esclamò Bey dopo che il respiro le fu tornato in gola, portando la mano destra all'altezza del cuore ed appoggiandosi con la schiena ad una delle tante cose che aveva alle spalle.
L'altro di per se era rimasto immobile. Stava guardando, ancora shockato, la ragazza dai lunghi e ricci capelli scuri che aveva davanti.
«S-scusa... E' che... Non pensavo che qualcun altro conoscesse questo nascondiglio...» Disse infine, appoggiando anche lui la schiena alla porta e spegnendo la torcia che aveva acceso non appena era entrato per vedere come fosse l'interno dello stanzino.
Dopo circa un minuto di silenzio, in cui i due stavano cercando di riprendere la calma persa, Bey si rimise in posizione eretta, osservando la figura dell'amico: portava una maglietta attillata bianca, con sopra delle specie di macchie di diversi colori, dal rosa, al giallo, al blu, al verde, all'arancione, insomma un po' di tutto, nonostante i colori non si distinguessero tanto a causa dell'oscurità in cui si trovavano, ai polsi aveva una quantità di braccialetti che avrebbero fatto invidia ad una ragazza, e più sotto... una minigonna rosa pastello!
Bey trattenne a stento una risata. L'altro, che aveva lo sguardo puntato verso l'unica finestra del capanno e stava cercando di capire se erano al sicuro, si voltò verso di lei, con un sopracciglio alzato.
«E ora che ci sarebbe da ridere, di grazia?!» Le domandò con tono sarcastico, prima di portarsi le mani sui fianchi e puntare i suoi occhi felini in quelli della ragazza.
Quest'ultima, dal canto suo, si era messa una mano sulla bocca per fare il meno rumore possibile e continuava a ridere.
«Scusa... ahahahah... E' che... ahah... Key!!» Esclamò infine, guardandolo con un'espressione che la diceva lunga. Ormai entrambi si erano abbastanza abituati al buio, rischiarato solo dai raggi della luna che provenivano dalla finestra, da poter chiaramente vedere l'uno l'espressione dell'altro.
«Non ti pare un po' eccessivo esserti vestito così??» Gli chiese infine, facendo un cenno in direzione della gonna indossata dal ragazzo. Infondo perfino lei portava un paio di shorts, invece che una gonna. Lui sospirò.
«Quante volte devo dirti che l'ho fatto solo per evitare che qualcuno mi riconoscesse?!» Si affrettò a dire, prima di staccare la schiena dalla porta, ritrovandosi così praticamente incollato a Bey.
Questa, colta alla sprovvista da quell'improvvisa vicinanza, fece un passo indietro. O almeno, ci provò, visto che dietro di lei c'erano tutte le cianfrusaglie sopra elencate. Fantastico: le toccava restare così. Alzò lo sguardo verso Key e scosse la testa.
«Ovvio... Sai, c'erano altre quattro persone stasera che non bramavano di essere riconosciute, ma che io ricordi nessuna di loro si è travestita da donna, o sbaglio?» Gli disse infine, fissando i suoi occhi color nocciola in quelli scurissimi di lui.
Key distolse lo sguardo, com'era solito fare quando una persona lo guardava troppo, o troppo intensamente.
«Beh, ti sembro uno degli altri quattro io?» Chiese infine, sperando così di giustificarsi. Bey stava per controbattere, quando dei rumori in avvicinamento distrassero entrambi.
«Giuro che se è uno degli altri lo chiudo fuori!» Sussurrò piano Bey, facendosi ancora più vicina a Key per vedere se riusciva a scorgere qualcosa al di fuori della finestra del capanno: peccato che questa fosse troppo in alto perché vi si potesse vedere qualcosa di diverso dalle fronde degli alberi e qualche pezzo di cielo.
«Cosa pensi di vedere, bassa come sei.» Buttò lì il ragazzo, prendendola in giro.
«Ascolta, tu!!» Partì lei in quarta, sentendosi colta nel vivo, ma non poté aggiungere altro perché i rumori si erano avvicinati ulteriormente, e loro non volevano essere scoperti.
«Zitta!» Le sussurrò in un orecchio Key, stringendo con una mano la torcia.
Tutti sapevano quanto il ragazzo amasse vincere, quindi non poteva essere scoperto in quel momento.
Silenzio. Entrambi erano in attesa. Poi, uno schiocco improvviso.
Bey e Key si abbracciarono istintivamente, spaventati da quel rumore improvviso, i respiri corti. Erano riusciti a non urlare per un pelo.
Entrambi erano immobili, l'uno che cercava forza nell'altro nel silenzio più completo. Unico rumore: i battiti dei loro cuori.
Lei, avendo la testa appoggiata al petto del ragazzo, riusciva chiaramente a sentirli, veloci e precisi, si rincorrevano senza tregua. Da fuori nel frattempo giungevano altri rumori, sempre più vicini, e più vicini erano i rumori più i battiti del cuore di Key aumentavano.
Bey alzò la testa, osservando attentamente i lineamenti del ragazzo: erano così delicati, così levigati e perfetti, inoltre aveva sempre adorato i suoi occhi da gatto, sapevano essere allo stesso tempo dolci e sensuali. Se ne avesse avuto l'occasione, probabilmente sarebbe rimasta anche a giornate ad osservare il suo profilo come in quel momento. Inoltre erano davvero rare le volte in cui si trovavano così vicini, e forse era per quello che non riusciva neanche più a sentire tutto quello che avevano intorno, e che i suoi occhi non riuscivano più a staccarsi da quel volto. Ok, ok, ok, ok, stop! Esattamente... CHE COSA STAVA PENSANDO???
Bey distolse lo sguardo dal ragazzo che aveva di fronte, accorgendosi che adesso anche il suo cuore batteva all'impazzata, e non certo per i rumori dell'esterno.
«Accidenti a tutte queste piante!» La voce di Onew la riportò alla realtà: era incredibilmente vicina, di questo passo li avrebbe scoperti. «E poi... con questo buio non si vede nulla!>> Continuava quello imperterrito da fuori.
Key la strinse inconsapevolmente a se, poggiando l'orecchio destro alla porta di legno, per capire quanto fosse lontano l'altro. Il rumore dei passi si faceva sempre più vicino, adesso doveva essere sulla riva del lago. Key trattenne il respiro, voltando la testa verso Bey, che nel frattempo aveva completamente dimenticato il perché si trovassero lì e si stava invece concentrando sulle proprie emozioni.
Comunque, sentendo il ragazzo voltare la testa, lei rialzò la propria, incontrando quegli occhi. Cristo! Sarebbe morta entro breve, se lo sentiva. Eppure di solito guardarlo non le faceva quell'effetto.
In quel momento, anche lo sguardo preoccupato di Key sembrò mutare in uno un po' confuso. Che anche lui fosse riuscito a cogliere quel che lei stava pensando?! Bey sperava vivamente di no.
«Uffiiii! Ma dove si sono cacciati tutti? Di questo passo si faranno le due!» La voce del Leader, all'esterno, li riportò nuovamente alla realtà, facendo rialzare la testa di Key verso la porta.
'Che ti prende adesso, Key?' Pensava nella sua testa quest'ultimo, cercando di distogliere la mente dagli improvvisi pensieri che l'avevano affollata e concentrandosi sui passi di Onew, che ormai si stavano allontanando dal loro nascondiglio.
'Ma dico, è la ragazza del tuo migliore amico! Nonché una tua cara amica! Ergo, non puoi pensare certe cose! Non puoi!' Si stava ripetendo quelle frasi da circa due minuti dopo che avevano sentito svanire completamente i passi di Onew, e ancora non aveva avuto il coraggio di girare la testa verso di lei.
Dal canto suo, Bey non poteva che essergli grata, visto che ancora non sapeva come avrebbe reagito se i suoi occhi avessero incontrato di nuovo quelli di lui da quella distanza ristretta. In più, se ne accorgeva solo ora, riusciva chiaramente a sentire la pelle nuda delle loro gambe toccarsi involontariamente, e anche questo stranamente le dava non pochi problemi.
«E-ehm... Forse.. Dovremmo uscire adesso...?» Fu questa la prima frase che le uscì dalla bocca, e si maledisse per il suo tono così insicuro.
«S-sì, infatti..» Rispose lui, restando però nella medesima posizione, senza muovere un muscolo. 'Beh Key, forse dovresti lasciarla andare adesso, non trovi?' Si domandò mentalmente, visto che le sue mani non volevano saperne di lasciare i fianchi di Bey.
«Key...?» Chiese infatti lei, visto che vedeva che il ragazzo non si muoveva. E qui, l'errore: nello stesso istante in cui quello abbassava lo sguardo per rispondere, lei lo alzava per capire quale fosse il problema.
Quel contatto. Occhi negli occhi. Ancora.
Bey smise di respirare, restando immersa in quegli occhi, ed avrebbe ancora potuto salvarsi, se non fosse stato per quelle mani, che invece di allentare la presa sembravano stringerla ancora di più, facendo aderire i loro corpi. Non aveva scampo.
Lui, dal suo punto di vista, non stava più ragionando. Da quando i suoi occhi si erano ritrovati in quelli di lei, aveva dimenticato tutto: il capanno, il parco, tutta la città intorno, gli amici, uno in particolare, che probabilmente erano nei dintorni, i suoi principi, il fatto che nel suo cuore in realtà ci fosse già qualcuno. Tutto. Tabula rasa. Solo lei. E niente sembrava poterli separare in quel momento, neanche la sua perenne fobia per gli sguardi sostenuti.
Key si stava avvicinando ancora di più a lei, e se ne rendeva conto, come si rendeva conto che quel che stava per fare era sbagliato, ma semplicemente in quel momento aveva in testa solo quegli occhi color nocciola, e tutto il resto non gli interessava. Le loro labbra erano ormai a pochi centimetri, e neanche Bey sembrava intenzionata a spostarsi, troppo persa in quel nero che tanto l'affascinava.
«Accidenti Hyung, ma perché devi sempre seguirmi?»
«Non ti ho seguito, semplicemente ci siamo incontrati, tutto qui.. E fai piano adesso, se no quel pollo ci scopre!»
A quelle parole però, Bey sembrò risvegliarsi dalla trance in cui era finita, non tanto perché non si aspettava di sentire altre voci provenire dall'esterno, né per il significato di quelle parole, quanto perché era stata quella voce, la prima, a parlare. Il suo ragazzo. Era giusto lì fuori, a pochi passi da loro, e lei? Che stava per fare?
Ritornata coi piedi per terra, mise le mani sul petto di Key e lo allontanò, guardandolo poi con uno sguardo misto tra il confuso, l'arrabbiato e il deluso. Quest'ultimo si era fatto spostare con tanta facilità per un unico motivo: l'altra voce che aveva sentito. Questa sembrava aver avuto lo stesso effetto della prima voce su Bey, infatti le aveva lasciato andare perfino i fianchi, lasciando che le sue mani ricadessero inerti lungo il suo corpo.
La ragazza sembrava sul punto di dire qualcosa, ma la mano di Key sulla sua bocca fu più veloce.
«M-mmh!!» Si oppose lei, guardando interrogativamente l'amico e cercando di liberarsi dalla sua presa.
«Non vorrai che ci trovino qui così, spero?» Le chiese lui, osservandola dall'alto. A quel punto Bey sbuffò e scosse la testa, restando semplicemente immobile in attesa che il rumore dei passi dei due ragazzi all'esterno svanisse. Poi alzò lo sguardo su Key, che già aveva messo la mano destra sulla superficie di legno della porta ed era uscito fuori, nella notte.
Anche lei seguì l'esempio del ragazzo, ritrovandosi così davanti allo spettacolo di quasi un'ora prima: la luna, il lago, gli alberi. Tutto era uguale a poco prima a parte una leggera brezza che adesso increspava la superficie del lago, sfumando di tanto in tanto i contorni della luna riflessa su di esso. Bey chiuse gli occhi, lasciando che la brezza le accarezzasse il volto, poi si voltò verso l'altro, pensando di trovarlo sempre al suo fianco. Peccato che il ragazzo avesse pensato bene di avviarsi verso la loro meta comune senza degnarla neanche di uno sguardo.
«Ehy! Ehy, tu!!» L'apostrofò allora lei, affrettandosi a seguirlo. Sentiva di non poter tornare indietro da sola adesso.
«Sei lenta! Se continui così Onew ti vedrà e non farai in tempo a salvarti... E non sperare in un mio aiuto allora...» Questa fu la risposa Key, senza voltarsi indietro e continuando a camminare a passo spedito attraverso il parco, guardandosi bene in torno per vedere se erano seguiti.
Bey sembrava sul punto di ribattere, ma poi un flash di poco prima e di quegli occhi nei suoi la fece tacere. Non sapeva ancora bene quel che le era successo, ma sapeva perfettamente che non sarebbe dovuto succedere di nuovo. Mai più. Lei amava il suo ragazzo, quindi non c'era assolutamente modo che una cosa del genere potesse succedere di nuovo.
Quindi per iniziare era decisamente meglio evitare di parlare o stare troppo vicino a Key, così la ragazza decise di rimanere in silenzio e seguire semplicemente i suoi passi, ad una debita distanza di circa tre metri.
Dopo qualche minuto di cammino eccolo: il grande salice piangente, come lo aveva rinominato lei la prima volta che lo aveva visto, svariati mesi prima. Il possente albero se ne stava fiero in mezzo ad un grande spazio erboso attraversato da uno dei sentieri del parco, c'era solo lui e la luna ad illuminarlo. Key lasciò che il suo sguardo percorresse tutta la radura, tutti i confini che essa aveva con gli altri alberi del parco. Nessuno. I suoi occhi non videro nessuno nelle vicinanze.
Un sospiro. Key girò la testa verso destra e vide che Bey l'aveva raggiunto, posizionandosi al margine della radura accanto a lui e scrutando anche lei i dintorni del grande albero. Le era grato per non avergli parlato per tutto il tragitto del ritorno: aveva bisogno di pensare, anche se comunque non era giunto a nessuna conclusione sensata al suo comportamento di poco prima.
Comunque adesso non era il momento di pensare certe cose, adesso era il momento di agire. Così Key, seguito subito dopo da Bey, si precipitò in una corsa sfrenata verso il salice piangente che dominava la radura. Ancora pochi metri e ne avrebbe raggiunto le fronde, ma proprio in quel momento, ecco che dall'altra parte dell'albero spuntò Onew, con i suoi jeans scuri e felpa scura con tanto di cappuccio tirato sugli occhi.
«Ah!! Finalmente vi ho trovati!» Disse, prima di avventarsi anche lui verso il tronco, e ci sarebbe arrivato anche prima se solo non fosse inciampato in una delle radici sporgenti del salice. Infatti, nella furia di correre verso il tronco dell'albero, Onew non aveva prestato troppa attenzione a dove metteva i piedi, finendo così rovinosamente a terra.
«AH AH AH!! Tana libera tutti!!» Urlò allora Key, toccando il tronco dell'albero per poi piegarsi in due dalle risate. Bey era arrivata quasi insieme a lui, quindi non c'era niente da dire. Avevano vinto ancora!
In quel momento altri tre ragazzi ed una ragazza entrarono sotto le fronde del salice, ridendo anch'essi.
«Ma non è possibile che tu riesca a cascare sempre! Onew!» Esclamò la ragazza appena arrivata, porgendo poi la mano destra al povero Leader, che se ne stava ancora a terra confuso.
«Inoltre facendo così noi le vinceremo sempre le nostre partite di nascondino!» Rincarò la dose uno degli altri ragazzi, dando una pacca sulla spalla dell'amico per poi girarsi verso Key e complimentarsi con lui.
«Jong, Ambra, non è colpa mia se questo coso mi ha fatto uno sgambetto, ok?» Rispose infine Onew, causando una risata generale.
«Però adesso non dovremmo andare a casa Hyung?» Chiese poi quello che sembrava, ed era, il più piccolo dei sette, camminando verso Bey e cingendole la vita con un braccio.
«Sarà meglio... Sennò domattina chi lo sveglia questo qui?!» Sorrise Jonghyun, voltandosi verso l'unico del gruppo che non aveva parlato e che sembrava il più bisognoso di un letto.
Così, tra chiacchiere e risate, cominciarono ad incamminarsi tutti verso l'appartamento in cui abitavano i cinque ragazzi e in cui le ragazze avrebbero passato la notte.
Sulla strada di casa, abbracciata al suo ragazzo, Bey sorrise tra se: le piaceva Seoul, le piacevano le persone che vi abitavano, le piaceva l'appartamento che lei ed Ambra si erano trovate lì, le piaceva il coreano e le lezioni di coreano, che riceveva quotidianamente, le piaceva l'appartamento verso il quale si stavano dirigendo tutti e sette insieme, le piacevano quelle cinque persone magnifiche che in così poco tempo avevano completamente cambiato la sua monotona vita da diciottenne, le piacevano perfino quelle escursioni notturne per divertirsi un po', dato che di giorno era impensabile che i cinque ragazzi se ne andassero in giro per un parco della città indisturbati, e soprattutto amava il suo ragazzo, sopra ogni altra cosa, e quella di quella sera era stata solo una piccola svista che non si sarebbe mai più ripetuta, ne era sicura adesso che sentiva le dita della sua mano destra strettamente intrecciate a quelle della sinistra di lui.

  
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