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Autore: GenesisOfChaos    09/08/2011    1 recensioni
Chiuso in una cella, la notte prima dell'esecuzione, Michè ripensa alla sua vita. Una vita vissuta, una vita straordinaria. Era un ragazzino, un semplice accattone quando Bethany gli cambiò la vita. Da quel momento Michè metterà al servizio del Re e del regno la propria vita venendo coinvolto in mille avventure e intrighi fino al finale decadimento.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 13° giorno di Cyanne di 73 anni fa e splendeva il sole. In una casupola del quartiere Est di Brewborg, la zona più degradata e povera della grande città portuale, nacqui io. All'epoca quello di Brewborg era il porto più importante di tutto il regno di Astaria, mercanti di ogni dove attraccavano le proprie navi a quei vecchi moli e il mercato era uno fra i più fiorenti.

Mia madre si trovava proprio al porto quando le si ruppero le acque ma non stava lavorando, salutava mio padre che era appena stato imbarcato su una galera che lo avrebbe portato lontano per dieci lunghi anni. Lesley Larten, il mio vecchio, era un mercante di stoffe e abiti con il vizio del gioco d'azzardo. Era ricco un tempo, aveva botteghe, navi e servitori ma quei maledetti dadi gli portarono via tutto quanto e per non perdere anche quell'ultimo e precario tetto sopra la testa si fece arrestare. Dieci anni di lavori forzati lo aspettavano alla fine di quel viaggio e quando partì non sapeva nemmeno se sarebbe tornato fra le braccia della sua moglie devota.

Non ricordo mia madre, il poco tempo passato insieme e la vecchiaia hanno cancellato dalla mia mente la sua voce, il suo viso e le tenerezze che mi riservava. Pero' un particolare di lei lo ricordo come se l'avessi visto ieri: i suoi bellissimi occhi verdi, arrossati e lucidi per lo sforzo del parto ma traboccanti d'amore. Nella mia memoria sono vividi i raggi di sole che filtravano fra le fessure del tetto e mettevano in risalto le piccole venature dorate che circondavano l'iride. Ricordo solo i suoi occhi ma dicevano che fosse bellissima nonostante l'età e gli stenti.

Mia madre non era più tanto giovane quando partorì me, aveva già 45 anni e la levatrice era scettica sulla buona riuscita del parto e sulla mia salute ma a quanto pare la dea Cyanne aveva guardato verso mia madre e tutto ando' per il meglio. Ad avvalorare questa tesi c'era una piccola e informe macchia sulla mia guancia destra, una piccola voglia rossa, il colore della Dea.

Pesavo tre chilogrammi abbondanti e sulla testa rotondetta avevo già una folta matassa di capelli neri, unica eredità materna. Dicevano che ero identico a mio padre e poi sospiravano mormorando: "Speriamo non del tutto".

Non ero il primo figlio di Mar, quindici anni prima di me mise alla luce una splendida bambina, la mia dolce, dolcissima Reveret. Lei era accanto a mia madre quando i miei polmoni si riempirono della prima, ruvida boccata d'aria e fu lei a recarsi all'anagrafe per comunicare al regno che un'altra bocca da sfamare era al mondo.

Michè Tywon Larten, un nome importante per la mia famiglia perchè portato in precedenza dal capostipite dei Larten, un uomo nato fra la polvere ma morto fra sacchi di monete d'oro. Il mio avo non era solo ricco ma anche di buon cuore, si racconta ancora che al suo rito funebre fossero giunti tutte le famiglie dei suoi dipendenti e dei suoi servitori a capo chino e occhi lucidi. Mia madre mi chiamò come il Vecchio Larten perchè sperava che come lui sarei riuscito a trovare fortuna, peccato che non sia potuta vivere abbastanza per gioire anche lei della mia buona sorte. Tuttavia sono convinto che quando anche lei morì, la sua stella si unì a quella del Vecchio e che mi abbia sempre guardato da lì con i suoi meravigliosi occhi.

Quella povera donna morì di malattia. Il parto l'aveva provata ma lei aveva bisogno di cibo per sfamare me e poi Reveret aveva bisogno di una dote per sposarsi e con mio padre ai lavori forzati l'unica che poteva guadagnare dei soldi era Mar.

Ero nato da dieci ore e mia madre era già in laboratorio a cucire abiti per il mercante che aveva comprato il negozio di mio padre. La paga era misera e il lavoro proseguiva ad oltranza ma era l'unica fonte di sostentamento per noi. Reveret lavorava nella bottega di un vasaio ma per legge le ragazze al di sotto dei sedici anni non potevano lavorare per più di quattro ore al giorno, di conseguenza il salario era ancora più scarno di quello di mia madre.

Con me al mondo Mar iniziò a lavorare anche di notte, portava a casa gli abiti da ultimare e a volte non dormiva neanche per riuscire a fare qualcosa di più per meritarsi una mancia.

Quegli amorevoli occhi verdi si consumarono al lume di una fioca candela e nel giro di un anno il mondo intorno a lei divenne buio.

Reveret nel frattempo aveva compiuto sedici anni e ora aveva diritto alla piena retribuzione, io invece ero ancora un infante ma per lo meno ero sano perchè mia madre pur di non farmi mancare niente si levava il cibo dalla bocca.

Poi arrivò una malattia portata dalle lontane terre dell'Est, oltre il mare di Brenno, e per mia madre non ci furono cure ma solo le preghiere di mia sorella alla misericordiosa dea della vita, Gadienna.

Tuttavia la dea aveva deciso che la vita di mia madre doveva finire quel giorno e Mar si spense nel suo misero giaciglio senza nessuno accanto a tenerle la mano, senza un'ultima disperata carezza ma con i miei pianti perchè pretendevo il mio pasto.

Non c'erano soldi per una tomba quindi il suo feretro fu caricato su un vascello insieme a tanti altri corpi che sarebbero poi stati cremati una volta arrivato al largo. Ricordo che Reveret mi teneva in braccio mentre all'orizzonte si accendeva quella che a me sembrava un'insignificante fiammella e non mi rendevo conto che in quelle spire di fumo tese verso l'infinito c'era anche la stella di mia madre.

Ero un poppante di appena un anno e mia madre non era mai stata presente nella mia breve esperienza, stava con me la notte e all'ora dei pasti, gli stessi momenti in cui Reveret ora era presente, quindi non mi mancò mai una figura materna. 

Avevo anche qualcun altro che si occupava di me, una presenza immateriale e tuttavia tangibile. Il marito della dea Cyanne è il dio Sisas, il signore dei venti. Proprio il vento la notte, quando mia sorella si attardava fuori dalla bottega con il giovane figlio del padrone, entrava dalla finestra facendo oscillare la mia culla e sibilando dolcemente mi cantava la sua ninna nanna placando il mio disperato pianto.

  
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