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Autore: FallingInLove    12/08/2011    7 recensioni
Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto
-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12. Il confine


Quanto tempo era passato? Un minuto? Dieci? Un'ora? Non lo so, ma speravo solamente che Mirko arrivasse in fretta.

Continuavo a spaventarmi anche per il rumore più insulso e, nel buio, ogni ombra sembrava qualcosa di mostruoso; con la schiena spiaccicata contro il muro di un negozio mai visto prima, tentavo di farmi il più piccola possibile, proprio come una bambina spaventata. Mi abbracciai le ginocchia, per farle smettere di tremare, ma il freddo pungente mi arrivava dritto al petto a causa della cerniera rotta.

Un'orgia. Oh mio Dio, mi veniva da vomitare.

Ma perché Riccardo mi aveva portato in quel posto?

Mi resi conto che non lo volevo sapere, che non me ne importava niente: volevo solo che quella serata di merda finisse, buttarmi sul mio letto e lasciarmi tutto alle spalle.

Il rombo di un'auto che si avvicinava a tutta velocità mi fece alzare di scatto la testa: mi sentii immediatamente meglio quando riconobbi la macchina di Mirko, che accostò prima che potessi alzarmi.

-Nina! -esclamò scendendo velocemente e circondandomi con un abbraccio per un breve istante; si spostò per guardarmi negli occhi -Nina.. -ripeté, preoccupato e dispiaciuto: dovevo avere un'espressione terribile -Che ti è successo? -mi chiese, scostandomi una ciocca di capelli umida di lacrime dal viso

-Mirko.. sei arrivato -la mia voce suonò fragile mentre mi aggrappavo alle sue spalle, e un secondo dopo ero già scoppiata a piangere.

Lo sentii prendermi fra le braccia -Shhhht -sussurrò cullandomi -E' tutto a posto, adesso ci sono io.

Era vero. Avrei voluto dirgli quanto significasse per me la sua presenza, il fatto che fosse corso da me appena gli avevo chiesto aiuto; mi sentivo al sicuro con lui accanto e le ombre tornarono semplici ombre anziché mostri, mentre la possibilità di essere raggiunta da quel tizio mi sembrava abbastanza remota.

-Sei gelata -constatò -ti porto in macchina.

Stavo per alzarmi, ma lui mi sollevò delicatamente, trasportandomi fino all'auto; decisi di rendermi utile aprendo lo sportello del passeggero, dato che aveva le mani occupate, e lui si sedette sul sedile con me imbraccio.

L'aria calda dell'abitacolo sulla pelle fredda mi giovò immediatamente.

Mi strinsi al suo petto come un gatto indifeso, mentre lui chiudeva la portiera accarezzandomi la schiena. Spostai un braccio per sistemarmi meglio ma, così facendo, scoprii il reggiseno sotto la giacca.

-Cosa ti ha fatto quello stronzo? -domandò Mirko, con voce d'un tratto brusca, dura e stringendo a pugno la mano che prima mi accarezzava; non c'era bisogno di chiedere a chi si riferisse

Io scossi la testa, ma avevo bisogno ancora di qualche istante prima di riuscire a calmarmi e di conseguenza poter parlare; lui lo capì, perché sospirò e mi strinse più forte, tirando un lembo del giacchetto sopra l'altro per chiuderlo. La sua stretta era protettiva, ma riuscivo a percepire anche la tensione che aveva addosso, adesso che temeva che Riccardo mi avesse fatto chissà cosa.

Ripensando a quello che sarebbe potuto accadere ebbi un brivido.

-Tranquilla, Nina -sussurrò lui in risposta al mio tremito -Adesso ce ne andiamo, che ne dici?

Mi guardò; in realtà un po' mi dispiaceva staccarmi da lui, ma annuii e mi alzai per farlo scendere e raggiungere il posto di guida.

-Tieni -mi disse prima di ripartire levandosi la felpa che portava e rimanendo con una t-shirt a mezze maniche.

-E tu? -domandai; in fondo era freddo anche per lui

-Io sto bene così -rispose scrollando le spalle e poi partì.

Mi levai la giacca, rimanendo solo in reggiseno, ma Mirko non accennò minimamente a sbirciare e gliene fui grata: sembrava stesse canalizzando tutto se stesso, tutta la sua rabbia nella guida. Dovevo tranquillizzarlo, dirgli che stavo bene.. perché io stavo bene, giusto?

Con la sua felpa addosso andava decisamente meglio, e più ci allontanavamo da quel posto, più mi calmavo.

Strada dopo strada, curva dopo curva, mi ripetevo che dovevo parlargli, ma ogni volta le parole mi morivano in gola: arrivammo a casa mia che ancora non avevo spiccicato mezza sillaba.

-Devo chiamare un secondo Nick -mi informò mentre entravamo -era preoccupato

-Oh.. eri con lui quando..?

-Sì

Mi sentii in colpa ma, prima che potessi scusarmi, stava già telefonando; ne approfittai per andare in bagno e sciacquarmi quella faccia devastata che mi ritrovavo. In realtà avrei voluto farmi una doccia completa: mi sentivo sporca, con ancora le mani di quel tizio addosso, ma non volevo lasciare Mirko di là da solo per troppo tempo. Osservai che stavo circa due volte nella sua felpa, che mi arrivava sino al sedere.

Ok, adesso basta cincischiarsi: dopo averlo spaventato e fatto venire di corsa da me, dovevo a Mirko come minimo una spiegazione. Anche perché altrimenti il giorno dopo Riccardo non avrebbe più avuto un naso da soffiarsi. Non che mi sarebbe dispiaciuto poi così tanto, però..

Andai in salotto, dove lo trovai seduto sul divano

-Hey -mi accolse con un sorriso un po' forzato: era ancora preoccupato -Come stai?

-Meglio -non stavo mentendo: essere a casa era qualcosa di magnifico. Mi andai a sedere vicino a lui.

-Nina, ascolta -cominciò, piuttosto teso, forse timoroso che mi rimettessi a piangere da un momento all'altro- io non so cosa ti abbia fatto Riccardo, ma..

-No, lui.. -stavo per dire “non c'entra niente”, ma non era del tutto vero -lui mi ha solo portata là. Era strano, avevo l'impressione che Riccardo avesse sempre saputo di che posto si trattasse -è stato.. -mi interruppi, guardandolo un attimo -mi ha fatto male -mi risolsi a dire

Lui aggrottò le sopracciglia -Aspetta, non ti seguo.. di che posto parli? E in che senso ti ha fatto del male? -pronunciò quelle ultime parole fra i denti e vidi i muscoli delle sue braccia contrarsi pericolosamente

Sospirai e sputai il rospo -Un'orgia, Mirko

Sgranò gli occhi rimanendo incredulo per un istante -Ti hanno fatto qualcosa che non volevi là dentro? -domandò, con un tono che sottintendeva una minaccia, di certo non rivolta a me, gli occhi di un verde ardente.

Io scossi la testa -No, no!

Questo sembrò tranquillizzarlo, ma solo in parte -Sei scappata? -mi chiese, con più tatto

-All'inizio non avevo capito dove fossi finita, Riccardo mi ha portata in una di queste camere ma.. -mi interruppi di nuovo, ancora schifata

-Ti ha fatto del male lui? -di nuovo sull'attenti, mentre cercava di aiutarmi a tirare fuori le parole che non trovavo per descrivere quella schifezza.

-No! Cioè , ma non voleva.. appena gliel'ho detto se ne è andato

Lui annuì, deglutendo -Ma ti ha lasciata lì da sola?

Stavolta presi un bel respiro, in modo da non aver bisogno di pause durante le quali lui avrebbe potuto interrompermi; fui sorpresa di scoprire che mentre parlavo di quella brutta esperienza avuta con quel tizio, al sicuro, sul divano con Mirko, mi tranquillizzavo. Ormai era passata, ero al sicuro: stavo già meglio.

Lui no però.

-Cosa?! -domandò scattando in piedi; tutti i tratti di quel viso che conoscevo bene, da ancor prima che gli spuntasse il primo pelo di barba, erano tesi, lividi di rancore e furiosamente concentrati sulle mie parole.

-Ho detto che ci hanno provato -specificai, alzandomi a mia volta e tenendolo per le braccia, per calmarlo

-E questo non ti sembra sufficiente per andare là e ammazzarli di botte?

-Ci ho già pensato io, sta' calmo -risposi, intensificando la stretta; lui rimase un attimo stupito delle mie parole, e io approfittai di quel momento per spingerlo di nuovo sul divano, dove lui si lasciò cadere.

-Ti ricordi la piccola parentesi di autodifesa che mi hai insegnato quel giorno, a kick? -domandai per poi raccontargli fieramente di come avevo steso quel poco di buono.

Sembrava rilassarsi man mano che gli parlavo, apprendendo che quel tizio non era riuscito a farmi niente di quello che avrebbe voluto.

-E poi sono scappata.. e quando ho realizzato che non sapevo dove mi trovassi, ho chiamato te -conclusi, sempre davanti a lui.

Mirko sembrò un po' più tranquillo; senza dire niente, si alzò e mi strinse a sé.

-Nina, se ti fosse capitato qualcosa, io.. -c'era ancora troppa ansia nella sua voce

-Non è successo -lo bloccai, stringendomi di più a lui mentre lo sentivo appoggiarsi col mento sui miei capelli.

-Adesso hai capito perché dovresti prendere lezioni da me invece che da Luca?

-Presuntuoso! -risposi tirandogli un pizzicotto

-Stai bene adesso? -mi chiese con voce dolce chinandosi fino a sfiorarmi la tempia con la guancia

-Adesso sì -risposi chiudendo gli occhi.

Lui sospirò forte fra i miei capelli -Vorrei che non fosse successo a te

-E io vorrei che tu capissi quanto importante è stato per me il tuo aiuto stasera

-Dormo qui stanotte -decise, senza nemmeno interpellarmi -non voglio lasciarti sola

Non che mi dispiacesse, ma..

-Hai già fatto abbastanza -gli dissi staccandomi e facendo un passo indietro per guardarlo in faccia -adesso sto bene, non c'è bisogno che tu..

-Farebbe stare più tranquillo anche me -mi interruppe- Vuoi farmi questo favore? Ho bisogno di sentirti.. viva e sana tra le mie braccia, almeno per un po' -lo disse fissando gli occhi nei miei.

Mirko era fatto così: non gli capitava spesso di aprirsi così, rivelare tutto quello che provava in quel momento con una dolcezza che era solo sua ma, quando lo faceva, senza indugio e senza maschere, mi lasciava sempre spiazzata.. piacevolmente spiazzata.

E nell'ultimo periodo succedeva sempre più spesso: se ripensavo alle parole che mi aveva detto appena la sera prima, il mio cuore ancora batteva forte.

Capii in quel momento di non essere stata l'unica a spaventarsi a morte quella notte.

Allungai una mano, all'inizio incerta, poi decisa, e arrivai ad accarezzargli i capelli dietro l'orecchio; lui rimase a guardarmi, in attesa di essere scacciato oppure no.

Sorrisi e annuii -Va bene

Anche lui sorrise -Ok.. vuoi farmi la pedicure, una maschera del viso o andiamo a dormire?

-Come?? -lo guardai senza capire

Lui scrollò le spalle -Non fate questo voi ragazze durante i pigiama party?

-E tu ti immagini me e Nadia a farci la pedicure?

Ci pensò un attimo -No, siete più tipe dal pettegolezzo facile

-Certo.. -lo accontentai, poi mi diressi verso la camera da letto, sentendolo alle mie spalle -Sdrammatizza quanto ti pare -gli dissi -rimane il fatto che quello che hai detto mi ha fatto veramente piacere.. è stato bello

Mi fermai davanti al letto ed estrassi il pigiama da sotto il cuscino; mi sarei voltata per andare in bagno, ma Mirko mi poggiò le mani sulle spalle -Potrei dirti molto di più, Nina -sussurrò, il suo respiro sul mio collo -davvero molto di più..

Mi bloccai.

Non potevo guardarlo in faccia, ma il tono era estremamente serio, velato di un tormento che sembrava stesse nascondendo con tutte le sue forze; mi ritrovai incapace di ribattere e conscia più che mai che si stessero abbattendo troppe barriere fra di noi, negli ultimi tempi.

Provai a guardarlo con la coda dell'occhio ma non ci riuscivo.. e girarmi sarebbe stato troppo pericoloso.

Le sue parole rimasero sospese nell'aria, e me le sentivo gravare addosso come il peso di una montagna; qualche secondo di silenzio, il mio respiro corto e strozzato e il suo sul mio collo.

-Dai, ti lascio andare a cambiarti -disse dopo un po', lasciando scivolare via le mani dalle mie spalle -hai bisogno di riposarti -concluse scoccandomi un bacio sulla guancia

-Sì.. -risposi abbassando la testa; solo dopo realizzai che lui si era spostato e che era opportuno che mi muovessi.

Gambe in spalla, cuore in gola, arrivare in bagno fu un impresa; comunque, appena chiusi la porta, senza mai voltarmi indietro, mi appoggiai sul lavandino, fissando le mie guance arrossate nello specchio.

-Porca vacca -sussurrai sentendomi stupida.

A quel punto decisi che una bella doccia ci voleva proprio e che se ero fortunata, al mio ritorno Mirko sarebbe già stato nel mondo nei sogni. Mentre sceglievo il bagnoschiuma, dubitavo fortemente che sarei stata graziata a tal punto.

Di solito mi piaceva usare quello al melone, ma stavolta misi automaticamente quello alla ciliegia. Solo dopo, quando mi stavo asciugando, realizzai il perché di quella scelta istintiva: Mirko andava pazzo per le ciliege.

-Porca vacca! -esclamai più forte

Valutai rapidamente l'idea di lavarmi di nuovo con qualche sapore schifoso, tipo quello del bagnoschiuma alle erbe che mi aveva regalato Nadia; era una buona amica, ma con i regali di Natale non ci sapeva proprio fare.

Alla fine, vinta dalla stanchezza, abbandonai l'idea e mi vestii.

Quanto tempo ci avevo messo? Troppo poco secondo la mia ansia crescente.

E infatti Mirko era ancora sveglio.

Zen mi dissi mentre entravo in camera Non c'è niente di cui preoccuparsi, tu rimarrai fedelissima al tuo adorato Riccardo..

Adorato? Quell'idiota menomato coglione che mi aveva quasi fatta violentare! Ma per favore..

Quando Mirko mi vide, alzò gli occhi dal quadernino che aveva in mano -Pensavo fosse finito in qualche dimenticatoio -annunciò, senza nascondere la sua contentezza

Solo allora mi resi conto di che quadernino si trattasse: quello che mi aveva regalato lui, con tutte le sue canzoni, anche quelle che non aveva mai completato o che aveva preferito lasciar stare; lo avevo sistemato proprio sul mio comodino e, sera dopo sera prima di addormentarmi, lo avevo letto tutto.

-Era lì anche l'altra sera che hai dormito qui.. ma eri troppo ubriaco per accorgertene. Comunque perché pensavi una cosa del genere? -domandai: era normale che lo custodissi come Dio comanda

Lui scrollò le spalle -Non lo so, ma mi fa piacere essermi sbagliato. Bel pigiama -aggiunse poi

Certo che era bello, bello e larghissimo, da suora, casto e puro.

Basta Ludovica! Mi auto-rimproverai.

Raggiunsi il materasso e, mentre lui posava il quadernino, mi infilai sotto le coperte; dopo un po' lo sentii sporgere il viso verso il mio, inspirando forte.

-Ho un sonno mostruoso -dichiarai, in modo tutt'altro che spontaneo, come a voler prevenire chissà quale situazione..

-Ciliegia -rispose lui con un sorriso

-Che? -poi mi ricordai di quel dannato bagnoschiuma: ripensandoci, avrei fatto bene a lavarmi di nuovo con quello di Nadia

-Buona -commentò per poi sporgersi ancora di più.. sino a scavalcarmi per premere l'interruttore e spegnere la luce. Sentivo che il mio cuore avrebbe vinto la maratona del mondo quella notte.

-Sì, emh.. avevo finito quello di Nadia -inventai.

Pessima idea.

-Ma non avevi detto che faceva schifo? -chiese e, nella penombra, lo vidi inarcare le sopracciglia

-Sì, cioè no! -oh, merda! Ma perché diavolo ero così agitata? Presi un bel respiro -Lo avevo detto.. ma poi ho cambiato idea.

Lui mi guardò come si guarda un pazzo appena evaso dal manicomio, poi scrollò le spalle

-Dai, mettiamoci a dormire, che mi sembri abbastanza esaurita

Non replicai e mi sistemai meglio sul cuscino, sentendo le sue braccia circondarmi poco dopo; senza volerlo, irrigidii tutti i muscoli, tesa come una corda di violino, e lui se ne accorse.

-Che c'è? -mi chiese ritirandosi -Sei ancora spaventata per quello che ti è successo?

-No -risposi, e anche se fosse, le tue braccia sarebbero il primo posto dove mi rifugerei.. ma questo non lo dissi; mi limitai solo a spostarmi, lentamente e valutando bene le mie mosse, sino a quando la mia guancia non sfiorò la sua spalla -è tutto ok

Proprio tutto non lo sapevo.. forse era la troppa adrenalina che avevo ancora in circolo, ma quella sera stavo davvero dando di matto: era Mirko, cavolo, Mirko! E avevo già dormito con lui altre volte, ergo, CALMA.

Appena mi sentì di nuovo vicina, mi strinse di nuovo fra le braccia, e stavolta fui più docile; appoggiai una mano sulla sua spalla e mi lasciai scivolare nel sonno accompagnata dalla sua mano che accarezzava delicata, lenta e leggera la mia schiena.

Solo una cosa non mi era chiara: il suo cuore che batteva forte nel petto.


**


-Io non condivido -dichiarò Mirko

-Risparmia il fiato e sbrigati! E' colpa tua se siamo in ritardo -lo bacchettai mentre ci affrettavamo verso scuola.

Mirko, che si era svegliato prima di me, aveva pensato bene di spegnere la sveglia per rilassarsi un po' prima di alzarsi e svegliare anche me; solo che quell'un po' era diventato una buona ventina di minuti! E ora trovava pure di che lamentarsi!

-Dovevamo rimanere a casa -mi disse infatti tenendo il mio passo frettoloso -Hai ancora bisogno di riposo

-E tu hai bisogno di qualcuno che ti spieghi cosa vuol dire obbligo di frequenza -replicai

-Per una lezione Nina! -esclamò, e mi accorsi che si stava innervosendo.

Lo guardai di sbieco -Russavo?

-Come un trattore. Perché?

-Dal tuo tono scocciato, sembra che tu abbia dormito veramente male -feci, inacidita dalla sua risposta

Scosse la testa -Possibile che tu lo voglia ancora vedere dopo quello che ti ha fatto?

Ah, eccolo il nocciolo della questione!

Non solo aveva dormito male, evidentemente era anche impazzito.

Mi fermai per fronteggiarlo con lo sguardo -Pensi che ci stia andando per vedere Riccardo? -domandai retoricamente

-Quel verme schifoso non ti merita -ribatté

-E chi sei tu per deciderlo? -domandai alterata, riprendendo a camminare più veloce di prima

Lui sospirò, avvilito -Ti sei resa conto di come stavi ieri sera, vero?

Certo che me ne ero resa conto, ma preferii non rispondere -Non ho fretta di andare a scuola per vedere Riccardo -dissi allora -Anzi, non lo voglio vedere più

Questo sembrò colpirlo molto, perché mi guardò a occhi sbarrati, e stavolta fu lui a fermarsi; io però andai dritta, entrando nell'università.

Come al solito, più vuoi evitare una cosa più quella ti viene incontro: Riccardo era proprio di fronte a me, a parlare con quell'idiota di Yan. Appena mi vide, mi venne incontro, costringendomi ad affrontarlo.

-Principessa, ma dov'eri finita ieri sera? -fece per accarezzarmi una guancia ma mi scostai

-Perché mi hai portata là? -domandai, ruvida come carta vetrata

-Ecco, proprio di questo volevo parlarti

E menomale dissi dentro di me, incrociando le braccia sotto al petto; col la coda dell'occhio vidi Mirko, che era appena entrato e che ci scrutava in disparte. Seppure sino a un minuto prima stessimo litigando, provai un moto d'affetto verso di lui: teneva d'occhio Riccardo, aveva paura che potesse farmi qualcos'altro.

-Io non sapevo che razza di posto fosse, te lo giuro -si giustificò; ci mancava solo la mano sul cuore -Non l'avevo capito nemmeno quando eravamo insieme, in quella saletta. Yan mi aveva detto soltanto che era un bel locale, decisamente moderno

Guardai oltre le sue spalle, trovando Yan che mi sorrideva in modo beffardo; lo guardai nel peggior modo possibile, finché non fu lui a distogliere lo sguardo per primo.

-Di' a Yan che quel posto non aveva assolutamente niente di moderno -risposi, tornando a guardarlo -sembravate tutti squallidi e primitivi animali in calore! -cercai di allontanarmi ma lui mi trattenne, stranamente con delicatezza

-Ludy per favore, non andartene -mi disse -Mi dispiace veramente di averti portata lì e non lo avrei mai fatto se avessi saputo prima di cosa si trattasse

Ero infuriata, ma lui sembrava sincero e, soprattutto, seriamente dispiaciuto: rimasi ad ascoltarlo.

-Ti ho cercata ovunque ieri sera, e mi sono preoccupato quando in quella stanza ho ritrovato solo la tua maglietta.. ma che ti è successo?

-Sono uscita di corsa -mentii: non mi andava di raccontargli tutta quella brutta storia -comunque non..

-Aspetta -mi interruppe, implorante -Ti prego, scusami

Sospirai e cercai di valutare con calma la situazione: se davvero aveva architettato tutto Yan e Riccardo ne era completamente estraneo, non c'era motivo di avercela con lui. Insomma, non era il responsabile di quello che mi era successo dopo che mi aveva lasciata lì da sola.

-Ok.. accetto le tue scuse -mi risolsi

Sta di fatto che comunque non avevo la benché minima intenzione di continuare a stare con uno che mi abbandona tutto incazzato nel bel mezzo di un'orgia perché quella sera non mi va di fare l'amore; uno che, tranne quando doveva chiedermi scusa per qualcosa, mi trattava sempre di merda.

Uno con cui avevo già sprecato abbastanza tempo, insomma.

Ecco perché, quando mi sorrise e si chinò per baciarmi, reagii subito.

-Riccardo! -esclamai schifata posandogli le mani sulle spalle per fermarlo, ma non feci in tempo ad aggiungere altro, perché SuperMirko aveva già indossato la sua calzamaglia blu, in difesa delle donne e dei bambini.

-Si può sapere cosa diavolo ti salta in testa? -domandò infuriato raggiungendoci in pochi larghi passi

Oh, Gesù, si mette male.

-Cosa vuoi, tu? -rispose Riccardo, esprimendo nel tono di voce tutta la sua simpatia per Mirko

-Voglio che la lasci in pace -decretò categorico

-Mirko, stavo giusto.. -cercare di interrompere una lite tra due maschi alfa? Inutile.

-Io invece voglio che tu lasci in pace noi -rispose Riccardo in tono strafottente

Quale “noi”? avrei voluto chiedere ma Mirko mi precedette scuotendo la testa, uno sguardo che trafiggeva -Ti rendi conto di quello che le hai fatto passare? E in ogni caso ti avevo avvisato che se l'avessi fatta piangere di nuovo te la saresti dovuta vedere con me

-Ragazzi, calmatevi! -cercai di interromperli mettendomi in mezzo e poggiando una mano sul petto di entrambi. La solita folla stava cominciando ad accerchiarci: ormai eravamo uno show di grande quotazione, il triangolo più strano di tutta l'università.

-E che vorresti fare? -lo provocò Riccardo fingendo di aspettare una sua mossa; in realtà, era stata una finta per giocarsi l'elemento sorpresa e avventarsi per primo su Mirko.

Peccato che ci fossi io in mezzo.

Mirko, per evitare che mi facessi male su quel ring riservato, mi spinse di lato, ma così facendo beccò in pieno il cazzotto di Riccardo, che lo costrinse a indietreggiare di qualche passo.

-Basta! -gridai, preoccupata e feci per ributtarmi in mezzo, ma due braccia mi trattennero saldamente al mio posto

-Stai qui, non peggiorare le cose -era Nadia, e non voleva sentire repliche.

Osservai impotente lo svolgersi della rissa: Riccardo con un' espressione da galletto sul volto mentre guardava Mirko.. Mirko che in un soffio piombava su di lui e lo gonfiava facendogli sparire immediatamente il sorriso e probabilmente anche qualcuno dei suoi denti scintillanti.

Devo dire che da quel momento mi tranquillizzai. Avevo visto il fisico di Mirko e avevo anche fatto a botte con lui: non aveva nulla da temere.

Alla fine intervennero dei ragazzi che forse conoscevo di vista, e li divisero trattenendoli a forza; sembrava che si stessero ancora picchiando con lo sguardo.

-Dovresti fartene una ragione una volta per tutte -gli disse Riccardo, enigmatico -Adesso vado a lezione, che ho perso anche troppo tempo

Mirko rise, senza allegria -Certo, scappa, solo questo sai fare

In effetti Riccardo se ne andò piuttosto in fretta, mentre la gente cominciava a scemare; anche io me ne stavo andando, ma non di mia volontà.

-Nadia, perché mi stai trascinando via? -le domandai, irritata

Lei non rispose, e solo allora mi accorsi che era livida di rabbia in volto; mi girai e per un attimo incrociai lo sguardo di Mirko, che era.. rabbioso? No, forse più deluso.. Scosse la testa e mi diede le spalle.

AAA cercasi urgentemente pezzi del puzzle smarrito.

Non sapendo cosa fare, mi limitai a seguire Nadia, che sembrò piuttosto riluttante nel sedersi vicino a me, come se fosse obbligata; non mi rivolse parola per tutta la lezione.

Mi sforzai anche di seguire, ma non ce la facevo: la mia mente era inceppata tra cazzotti e ragionamenti senza conclusioni su questi comportamenti assurdi, e il mio sguardo continuava a ricadere sulle spalle di Mirko, che era arrivato poco dopo di noi insieme a uno dei ragazzi che avevano interrotto la scazzottata.

A fine lezione lo persi di vista tra la folla, ma a mensa lo ritrovai e gli andai incontro immediatamente.

-Mirko.. -cominciai

-Lascia perdere, non è aria -mi liquidò freddamente, senza nemmeno guardarmi e dirigendosi chissà dove.

Rimasi allibita ma, quando mi riscossi e tentai di raggiungerlo, Nadia mi trattenne di nuovo; non mi ero accorta che mi avesse seguita.

-Ma la vuoi smettere? -mi domandò, con una cattiveria che non le avevo mai sentito usare prima, con nessuno.

-Smettere di fare cosa? -chiesi, sconcertata -Nadia, vuoi dirmi che ti ho fatto? -cominciavo a innervosirmi anch'io

-Cosa hai fatto e cosa stai facendo a lui vorrai dire! -rispose -Ludovica, smettila di tormentarlo

-Tormentarlo? -Ma a chi si stava riferendo? Tirai a indovinare -Mirko?

-Sì -gelida come l'inverno

Mi passai nervosamente una mano tra i capelli, tirandoli quasi da strapparli -Nadia, parla chiaramente per favore: devo sapere cosa diavolo sta succedendo a tutti voi.

-Possibile che tu sia così.. -cercò le parole -concentrata su te stessa da non avere ancora capito niente?

La guardai allibita: ma era veramente Nadia? Cioè, la mia migliore amica mi stava davvero parlando in quel modo?

-Bene, allora te lo spiegherò una volta per tutte -si sedette al tavolo accanto a noi, e io, automaticamente, la imitai.

-Non puoi continuare a fargli del male -esordì -Non sapendo tutto il bene che ti vuole

-Stai ancora parlando di Mirko?

-E di chi se no? Su, ora prova a dirmi che non ti sei accorta che gli piaci, e anche tanto.

-Non..

-Andiamo, pensa solamente a tutto quello che è successo oggi! E siamo solo all'ora di pranzo -sospirò e vidi la sua rabbia diminuire anche se solo un poco -Vic, sto cercando di tenerti lontana da lui

-Cosa? -bene, si calmava lei e mi arrabbiavo io: di questo passo non saremmo arrivate da nessuna parte

-Non puoi continuare a stare in bilico fra lui e Riccardo: questo vuol dire giocare con le persone, e fa ancora più schifo se pensi che lui è quello che chiami il tuo migliore amico. Perché pensi che lui ti stia evitando adesso?

Aprii la bocca, ma lei non volle attendere la mia risposta

-Tu stai con Riccardo, e questo gli fa male, gliene ha sempre fatto, solo che adesso non credo che riesca più a tollerarlo.

Il cuore batteva troppo forte, e la gola era troppo asciutta -No.. -sussurrai. Non volevo ancora ammettere l'evidenza, ciò che io forse avevo intuito.. ma che ero stata talmente egoista da non voler vedere, da far finta di niente. Tutto a spese di Mirko, ovviamente.

-Avevo cercato di avvertirti -riprese lei, e mi tornarono in mente le sue parole in macchina mentre fuori infuriava il temporale: i confini, quelli che non avevo mai voluto porre, mi erano piombati addosso, insieme a tutti i danni che aveva provocato la loro assenza. Ma la cosa peggiore era che non sapevo minimamente come fare per aggiustare le cose, ammesso che ci fosse un modo.

-Io pensavo.. -era difficile esprimere come mi sentissi in quel momento: vediamo, il più schifoso e viscido dei lombrichi striscianti vi dà un'idea? -Non volevo che andasse così. Pensavo che la nostra amicizia fosse diversa, libera, forte

-Troppo forte -precisò Nadia, ma non era più arrabbiata: adesso mi stava solo aiutando a capire come stavano le cose

-Devo parlarci -conclusi alzandomi di scatto

-No! -mi bloccò immediatamente -Questo è quello che vorresti tu, ma non quello che vuole lui.

Corrugai le sopracciglia, e a quel punto Nadia decise di essere ancora più esplicita -Ha bisogno di tempo per farsela passare, Vic, lo capisci? E tu devi darglielo.. fallo per lui

Non faceva una piega, e io ero una stronza.

-Egoista.. -mi insultai fra i denti, come se servisse a qualcosa

Nadia annuì -Il primo passo per superare un problema è ammettere di averlo

-Nadia, non sono un'alcolista anonima -le rammentai

Lei mi sorrise, e finalmente era di nuovo la dolce Nadia di sempre -Senti, ma cosa è successo? Voglio dire, perché questa litigata con Riccardo stavolta?

Le raccontai tutto quello che era successo in quella lunga serata del giorno prima, e la vidi prima impallidire per poi riprendere pian piano colore mentre aggiungevo che Mirko era arrivato e mi aveva riportata a casa sana e salva.

-E siamo stati insieme tutta la notte -conclusi.

Fu allora che il groppo che avevo in gola fuoriuscì tutto d'un botto: scoppiai a piangere nascondendo il volto fra le mani

-Hey, che succede? -mi domandò Nadia, e sentii la sua mano sulla spalla

-Una cosa del genere non succederà più -me ne ero resa conto solo in quel momento, e faceva un male cane -Non dormiremo mai più insieme, neanche se un giorno tornassimo amici.. non avremo mai più quello che avevamo fino a ieri

Cercai di contenermi, ma le lacrime uscivano come un fiume in piena, sembrava che ne avessi per riempire un pozzo intero. Il solo pensiero che da quel momento in avanti non avrei più potuto contare su di lui..

Lui con cui avevo condiviso praticamente tutto, da sempre; e perderlo proprio adesso che anche lui aveva deciso di fare lo stesso con me, raccontandomi del suo tragico passato mi faceva ancora più male.

Solo quando mi misi a cercare il pacchetto di fazzoletti finito chissà dove nei meandri della mia borsa, mi resi conto che c'era troppo silenzio; alzai lo sguardo, trovando Nadia che già mi fissava

-Perché fai questa faccia? -le chiesi riferendomi alla sua strana espressione, prima di soffiarmi il naso

-Sei ancora sicura di voler stare con Riccardo? -fu la sua risposta shock

-Cosa? -domandai

-E' l'amicizia di Mirko che ti manca o.. è Mirko?

-Ma..

-Pensaci, Vic -mi esortò -Questo pianto ha un qualcosa di isterico che non mi convince










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Ed eccola qua, Ludovica messa davanti a tutta la verità, adesso deve scegliere: o abbattere del tutto questi dannati confini che ancora esistono nel rapporto fra lei e Mirko, oppure crearne di nuovi, più solidi e duraturi.

Voi cosa le consigliate?

Be', almeno ha finalmente deciso di lasciar perdere con Riccardo, ed era anche ora: da una parte Mirko che è corso a soccorrerla nel cuore della notte e che ha preso a botte il suo ragazzo stronzo, e dall'altra Mr. Figo che, ancora una volta, non la racconta giusta.

La dolce Nadia ha tirato fuori gli artigli, ma ovviamente lo ha fatto solo per il bene della sua migliore amica a cui è affezionatissima :) Nel prossimo capitolo aiuterà la nostra Nina a schiarirsi le idee.. ;)

Spero che “le coccole” di Mirko vi siano piaciute, ve le dedico tutte quante =D

La sua calzamaglia invece è dedicata a SchwarzeMeer483!! xD

Grazie mille alle 41 persone che hanno aggiunto la storia fra le preferite, alle 80 che la stanno seguendo e alle 14 che l'hanno inserita fra le storie da ricordare.

Grazie anche a chi segue in silenzio :D

Un bacione a tutte voi! Al prossimo capitoloooo!

  
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