Capitolo
2
h 2.45pm
La mattinata passò tranquilla, scrutando il negozio e controllando a vista ogni singolo cliente.
Nessuna faccia losca o brutto ceffo e, come constatò Harm, dei ragazzi della notte precedente nemmeno l’ombra.
Mangiarono dei toast sempre davanti alla finestra e senza togliere gli occhi, o meglio i binocoli, dalla strada e dal negozio.
Tra pochi minuti Webb avrebbe messo in atto il suo folle piano.
“Ti vedo preoccupato…”
“Clarckson è sveglio Mac! Hai notato come si guarda attorno, si sente osservato e non credo che vedrà lo scontro con Webb come una casualità”
“E’ assurdo, speriamo che riesca a piazzare uno stupido microfono senza fare troppi danni…” esclamò Mac
“Non è molto lucido…credo che lo irriti avermi tra i piedi!”
“Ma è stato lui ha richiederci, ha voluto tutti e due…” Harm la interruppe
“Non è andata proprio così…l’ammiraglio non ha voluto mandarti in missione con lui da sola, dopo il Paraguay…”
“Perché mi ha fatto credere di avere richiesto tutti e due?”
“Non voleva che tu pensassi che non ti ritiene abbastanza brava o in grado di cavartela da sola…credo. Sono qui solo per tenerlo lontano da te…” rispose
tenero
“Sei arrabbiata?”
“Sollevata, direi!” ammise guardandolo negli occhi
“Credo volesse stare lui qui con te e mandare me all’abitazione di Clarckson, ma l’ammiraglio non ha sentito ragioni…!” le disse spostandole il ciuffo sulla
fronte nella maniera più dolce possibile.
Mac arrossì visibilmente “Ricordami di ringraziarlo!”
Harm sorrise, era il momento. Il momento di fare qualcosa.
Il momento di baciarla!
Si sporse in avanti sfiorandole il naso; la vide immobile aspettare un qualcosa cercato ormai da tempo.
Fissava le sue labbra tanto desiderate.
“E’ il momento giusto” si disse nella mente
Si avvicinò ulteriormente, ormai era impossibile tirarsi indietro, era sua, ancora pochissimo…la distanza di un respiro…
“Ci siamo sta uscendo dal casinò!”
Il walkie-tolkie con cui Webb comunicava con loro gracchiò.
Harm sentì la rabbia montargli in corpo mentre imbarazzatissimo osservava Mac nel medesimo stato.
“Allora, dove siete finiti? L’uccellino ha lasciato il nido!” ripetè Webb
Riusciva ad intromettersi anche da lontano, non l’aveva mai detestato tanto quanto in quel momento; poi si ricordò dell’irruzione di Galindez e Webb nella
camera d’albergo in Paraguay nel momento sbagliato…come oggi!
Mac pensava le stesse cose mentre attendeva l’arrivo di Mr Clarckson alla finestra, era così frustrante che le poche volte che Harm riusciva a farsi avanti,
qualcosa irrimediabilmente li interrompeva, anche se doveva ammettere che da quando vivevano insieme si era sentita molte volte corteggiata da lui,
come quella mattina quando l’aveva abbracciata davanti a Webb, anche solo per farlo ingelosire. Ormai sapeva che Harm aveva fatto la sua scelta anche
se non gliel’aveva ancora detta apertamente, ma era chiaro che aspettava solo la decisione di Mac prima di dichiararsi definitivamente.
Purtroppo i dubbi di Mac non erano ancora del tutto svaniti.
La radiolina gracchiò di nuovo.
“Vi ho lasciato degli auricolari in salotto, metteteli e quando arriva scendete in strada e appostatevi”
Harm recuperò i piccoli aggeggi che trovò attaccati sotto il tavolino e ne porse uno a Mac.
“Fatto” disse Mac avvicinando la radiolina alla bocca
“Bene. Una volta piazzato il microfono sentiremo tutto ciò che dirà” spiegò Webb “Gli sto dietro, è quasi arrivato”
“Come farai a piazzarlo?” chiese Harm
“Lo lasciamo entrare, quando uscirà io entrerò andandogli a sbattere addosso”
Così andò.
Harm e Mac stavano sul lato opposto della strada fingendo di guardare delle riviste e sforzandosi di essere naturali; poi le posavano nello stand
dell’edicola per prenderne altre. Clarckson era entrato nel negozio già da qualche minuto.
Poco dopo Harm lo vide pagare dei cd dalla vetrina. Lo notò anche Mac che fece un cenno a Webb, nascosto in un vicolo.
Mentre Clarckson usciva dal negozio fu urtato da un uomo un po’ goffo che si scusò immediatamente, lo aiutò a raccogliere i cd che aveva fatto cadere e se
ne andò. Tutto sembrava aver filato liscio. Clarckson dopo essersi sistemato capelli e vestito riprese tranquillamente a camminare in direzione del casinò.
“E’ andata” esclamò Mac sorpresa
“Mi sembra strano…”disse Harm che con lo sguardo continuava a seguire l’uomo allontanarsi.
In quel momento furono raggiunti da Webb.
“E’ tutto a posto!” esclamò gongolante
“Non direi proprio!!!” urlò Harm vedendo Clarckson accelerare il passo verso il casinò.
“Ha gettato i cd e sta scappando!” disse correndo anch’egli. “Mac vieni con me, Webb tu recupera e controlla i cd, ci vediamo a casa!”
Webb, spiazzato, non poté fare altro che osservarli correre via e andare a rovistare nella spazzatura.
Harm e Mac si fermarono davanti all’ingresso del casinò.
“E se avesse proseguito?” chiese Harm
Mac posò una mano sull’auricolare per sentire meglio
“Sento dei tintinnii” disse infine
“Cosa?” Harm fece lo stesso e ascoltò
“E’ vicino alle slot-machines, andiamo!” esclamò Mac.
Entrarono nel casinò e si guardarono subito in torno in cerca delle slot-machines e di Clarckson.
“In fondo, da questa parte” le disse Harm
File di slot-machines si stagliarono davanti a loro ma lui non c’era più.
“Non è più qui. Ora parla con qualcuno” disse Mac cercando una zona nei dintorni dove poterlo scorgere. Poi vide una tenda che separava slot-machines e
video-poker da un’area per ora sconosciuta.
“Andiamo da quella parte” indicò Mac
Era una zona più tranquilla con poltroncine e divani, colori caldi e musica soffusa.
Da una parte c’era una piccola fila di persone che sembrava aspettare il proprio turno per qualche attrattiva probabilmente, mentre in un altro angolo c’era
Mr Clarckson che parlava fitto con un Elvis molto ingrassato e a quanto pareva molto preoccupato.
“Mettiamoci in fila anche noi, desteremo meno sospetti” propose Harm. Non potevano certo stare impalati in mezzo alla sala a fissarli, così si accodarono
alle persone.
“Vedi qualcosa da qui?” chiese Mac riferendosi a cosa succedesse all’inizio della fila
“C’è un capitano di Marina credo, vedo la divisa ma non bene i gradi” rispose Harm mentre intanto cercava di ascoltare il discorso di Clarckson.
Mac si allungò sulle punte e vide l’ufficiale.
“Ha i gradi storti! Dovrebbero stare più attenti con i costumi…”
“E’ Las Vegas, qui non c’è niente di vero, credo spieghi agli interessati, la vita in marina, le miglia nautiche, i nodi di velocità e cose così…o forse la marina
sta arruolando!” scherzò Harm dando una leggera gomitata a Mac.
Intanto la fila scorreva.
“Che si fa pur di far soldi eh?”
“Shhh…ascolta” le disse Harm
Mac avvicinò la mano all’auricolare.
“Parlano del negozio di cd…”
“E dei ragazzi di stanotte…allora c’è un nesso!”
Pian piano la fila si accorciava e loro istintivamente, senza nemmeno accorgersene tenevano il passo.
“Hai sentito? Quello è il fratello!” disse Mac riferendosi a Elvis; avevano appena sentito l’uomo riferirsi al proprietario di cd come a “suo fratello Sean”
“Riciclaggio a gestione familiare…” esclamò Harm
Ormai la gente davanti a loro era scomparsa ed erano loro, ora ad essere a capo della fila.
Il finto capitano davanti a loro sorrise e tese la mano in segno di saluto.
Di riflesso Harm e Mac fecero lo stesso ma con la testa erano altrove: attentissimi alle parole di Clarckson e pronti a captare un qualche nome o indirizzo.
Il capitano cominciò a parlare ma gli sguardi delle due persone davanti a se erano come vuoti.
“Scusate, ho chiesto come vi chiamate?” alzando un po’ il tono della voce.
Harm si ridestò un attimo.
“Ah si, scusi, siamo Harm e Mac…no Sarah, volevo dire Sarah” poi ripiombò nel mondo di Clarckson insieme a Mac che non aveva nemmeno notato che il
capitano avesse aperto bocca.
Il
capitano riprese a parlare ma fu ignorato nuovamente.
Mac fissava i suoi gradi storti e cercava di concentrarsi al massimo, fino a quando vide una mano passarle su e giù davanti agli occhi.
Stranita fissò il suo interlocutore.
“Allora signorina sì o no?”
Mac spiazzata non aveva la minima idea di cosa dire, stava ascoltando la voce di Elvis prendere appuntamento con Clarckson per quella sera; nel panico
sperò che “si” fosse la risposta giusta.
“Ma si, certo..” esclamò guardando Harm che fissava l’angolo di Clarckson. Sperava che lui avesse sentito la domanda ma capì di sbagliare.
Si riconcentrò svelta appena in tempo per sentire il luogo dell’appuntamento.
All’ennesima domanda a cui non ricevette risposta il capitano sbuffò pensando a quante persone giungevano da lui completamente ubriache.
“Signore?” Disse sfiorandogli il braccio
“Signore allora lo vuole o no???”
Completamente confuso Harm si augurò che l’interrogatorio del capitano finisse alla svelta. voglio cosa?
“Si, si…” come le pare... pensò tornando con gli occhi su Clarckson
Quest’ultimo ed Elvis complottavano ora più tranquilli e stavano decidendo l’ora e le modalità dell’incontro.
“Bene, con il potere conferitomi dallo stato del Nevada, io vi dichiaro marito e moglie, congratulazioni!”
La frase del capitano piombò su di loro come un enorme masso.
All’improvviso non stavano più ascoltando l’auricolare e fissavano con un colorito tendente al bianco, il capitano di fronte a loro.
“CHE COSA???” urlarono all’unisono.
Clarckson sentendo l’urlo decise che sarebbe stato meglio andare a parlare in un luogo più tranquillo.
Angolo dell’autrice:
oddio ma che han combinato i nostri due eroi??? Ahahah vi avviso che nn so nulla sui matrimoni a Las Vegas perciò mi sono inventata tutto di sana pianta!!
Buona lettura, a presto!!
Ivi87