Ragazze chiedo umilmente perdono in ginocchio sui ceci! E' da un sacco che non aggiorno, ma ho delle motivazioni più che valide! Sono stata occupatissima in quest'ultimo periodo, mi hanno trasferito in un'altra sede per lavoro e così nuovi colleghi e nuove mansioni, è stato abbastanza stressante. Adesso che mi sono un po' ambientata va decisamente meglio!
Ringraziamenti
lampo a tutti quelli che hanno commentato e scusate ancora per l'immane ritardo!
Un saluto speciale a delle persone che ho conosciuto da poco, ma che mi sembra
di conoscere da sempre. Grazie!
E adesso via al capitolo!
Capitolo 6
Qualcuno aveva parlato di "vacanza meritata e gradita"? Di sicuro non io. Sì, Il caro sig. Johnson mi aveva concesso tre settimane di permesso. Esattamente, mi aveva concesso, il verbo al passato è d'obbligo. Perchè purtroppo, a quanto pareva, la Sons&Waters non poteva proprio fare a meno di me per un periodo così lungo.
Quando quella mattina
avevo sentito squillare il telefono, in un primo momento avevo pensato si trattasse
di Fran ma, ahimè, non appena avevo riconosciuto l'inconfondibile accento
inglese, come colta da un funesto presentimento, avevo cominciato ad innervosirmi;
e non a torto a quanto pareva. L'inglese, con la diplomazia che lo contraddistingueva,
non aveva fatto altro che ripetermi quanto gli dispiacesse dovermi revocare
il permesso, ma proprio non poteva fare altrimenti.
"Non sa davvero quanto mi rincresce doverle portare questa triste notizia,
il periodo di riposo le spetta di diritto, sono io il primo a riconoscerlo,
ma nonostante questo il nuovo presidente non ha voluto sentire ragioni; ha organizzato
un'importante manifestazione, durante la quale verranno esposte le tavole originali
delle illustrazioni appartenenti ai libri di maggior successo che la nostra
società ha pubblicato negli ultimi anni e per l'occasione, ha deciso
di esporne anche di inedite. Poichè al momento è la nostra più
promettente illustratrice, questa gatta da pelare tocca a lei Miss Linch, sono
davvero mortificato. Se devo essere sincero, io non sono molto d'accordo con
questa nuova linea direttiva, ma non posso oppormi purtroppo."
E così addio riposo! Le mie serene e tranquille vacanze erano svanite,
nel fumo degli obblighi verso la società. Era pur vero che era passata
una settimana dalla mattina in cui avevo fatto quella figura pessima con l'illustre
Mr. Bloom. Sette giorni durante i quali avevo potuto riposarmi almeno un
pochino, grazie anche a Fran ed al suo programma "doppia R" ovvero
"Riposo e Relax", ma l'idea di dover riprendere a lavorare così,
su due piedi, non mi allettava affatto. In più non avevo nemmeno finito
di rimettere in ordine la casa. C'era ancora qualche mobile da sistemare e cosa
più seccante, quella parete all'ingresso aveva finalmente un colore di
fondo ma era ancora priva di qualunque disegno o decorazione.
In quel momento comunque non mi sarei potuta occupare del murales,
mi aspettava un periodo di fuoco; dovevo darmi davvero da fare per trovare un
soggetto adatto, disegnarlo e consegnare le nuove bozze, il tutto in tempi brevissimi.
Se fossi uscita indenne da quella situazione, sarebbe stato un miracolo. E
chiederò un aumento!
L'intera nottata
l'avevo praticamente passata a schizzare figure e scenari; per riuscire a stare
sveglia ero persino dovuta ricorrere alla mia arma segreta: un intruglio composto
da caffè nerissimo ed altri ingredienti energizzanti; la pozione magica
scoperta durante l'ultimo anno all'accademia. Mi ricordo ancora quelle vere
e proprie "lotte contro il tempo"; tra una cosa e l'altra finivamo
sempre col ridurci all'ultimo momento per terminare i lavori assegnatici. Quella
brodaglia mi ha salvato un sacco di volte da una bocciatura sicura come il sorgere
del sole. Merito di Mick, mio compagno nel corso di Analisi di Arti visive,
che la scoprì; in quali strane circostanze non l'ho mai voluto sapere.
Grazie a questo espediente comunque, quella notte ero riuscita ad andare avanti
col lavoro per non so quante ore, finchè non ero crollata, quasi perdendomi
lentamente tra le braccia di Morfeo. Per fortuna, non so come, ero riuscita
ad alzarmi prima di perdere completamente conoscenza ed, ancora ad occhi chiusi,
avevo raggiunto a tastoni la mia stanza e m'ero infilata a letto. Se avessi
passato seduta alla scrivania le poche ore di sonno che mi restavano, quella
mattina mi sarei alzata con un tremendo mal di schiena.
La radio e le sue
canzoni mi facevano compagnia, mentre il pane si stava tostando e io m'apprestavo
ad affettare un paio d'arance rosse per farne una spremuta.
Mentre compivo quest'operazione lo sguardo mi cadde sulla tazza blu. Sorrisi.
Alla fine avevo accettato il regalo che ora faceva bella mostra di sé
sul mobile di fianco al lavello.
Le fette, pronte, saltarono con un trillo fuori dal tostapane, risvegliandomi
da quel pensiero; mi diressi così verso il ripiano della cucina in cui
sistemavo i piatti, ne presi uno e a piedi scalzi mi spostai in direzione tost.
Afferrai il primo ma lo lasciai subito cadere nel piatto.
"'Azzoo!! Scotta!"
La giornata iniziava con due dita bruciacchiate. E se il buondì si
vede dal mattino, si comincia bene!
Terminata la colazione, mi preparai, cercando di rendermi quanto meno presentabile,
una maglietta ed un paio di jeans a vita bassa andavano più che bene;
poi detti un ultimo sguardo ai miei disegni. Strano a dirsi, non li trovai pieni
di difetti come invece mi aspettavo.
Per quel che riguarda il disegno sono sempre molto puntigliosa e critica, spesso
è capitato che finissi col decidere di rifare da capo una serie di illustrazioni
solo perché c'era qualche piccolo particolare che non mi convinceva.
Ma fortunatamente non fu quello il caso.
Corressi qualche dettaglio qua e là e, abbastanza soddisfatta, raccolsi
i fogli e li riposi in una cartellina, poi pensai che mi avrebbe fatto bene
prendere un po' d'aria, così afferrai il giacchetto di pelle che avevo
lasciato sul divano il giorno prima, presi le chiavi dal mobiletto di fianco
alla porta, ed uscii, chiudendomi l'uscio alle spalle.
"Ehilà ciao! Siamo mattinieri a quanto vedo."
Mi voltai e con sorpresa scoprii che il mio nuovo vicino, stava giusto
passando davanti al mio appartamento ed al momento mi guardava con curiosità,
sorridendo.
"Buongiorno" risposi, lasciandomi scappare uno sbadiglio a mezza bocca;
quando però mi resi conto che stavo quasi per farglielo praticamente
in faccia, spalancai gli occhi portandomi di scatto una mano davanti alle labbra
e per reazione lo sbadiglio morì così, nel nulla.
"Nottataccia?" chiese poi, allusivo.
Annuii. "Avrò dormito si e no 3 ore stanotte!"
Se solo si azzarda a dire "E si vede" giuro che me ne frego se
lui con la faccia ci lavora, gli assesto un pugno sul naso!
Sorrise. "Stavo giusto andando a prendere un caffè... vuoi...?"
Fece un gesto come a voler rafforzare l'invito. Mi sta invitando?? A prendere
un caffè! Lui, un inglese... il caffè?! Sconvolgente.
"Ehm, ma non credi che uscire così, sarebbe un po' pericoloso
per te? Cioè voglio dire..." tentai perplessa e gesticolando lo
indicai in modo plateale come a voler dire: insomma sei quello che sei,
come fai?
"Tranquilla, basterà usare i giusti accorgimenti ed evitare ad esempio
posti affolati o nei quali ci si aspetta di veder spuntare sulla porta, da un
momento all'altro, attori come... Orlando Bloom" scherzò facendomi
l'occhiolino, poi dallo zaino che portava su una spalla, tirò fuori un
cappello alla pescatora e un bel paio di enormi occhiali scuri, rigorosamente
non griffati e se l'infilò, uno dopo l'altro. Fece poi un inchino e cedendomi
il passo m'invitò ad uscire per prima. "Prego".
Devo dire che era bastato davvero quel piccolo espediente per renderlo mescolabile alla folla, così conciato poteva passare tranquillamente inosservato. Insomma di ragazzi che girano a quel modo ce ne sono a bizzeffe, ma io non ero ugualmente tranquilla e continuavo a voltare lo sguardo a destra e a sinistra, come se da un momento all'altro mi aspettassi di veder far capolino dai posti più insospettabili, qualche fotografo o qualche fan scatenata a caccia di autografo e foto. Invece niente; nessun fotografo, nessuna fan, niente di niente. Nemmeno quando, lasciato il villino ed imboccata la strada, entrammo nella via che portava alla zona commerciale.
Durante il tragitto
gli sbadigli si susseguirono copiosi, tanto che ad un certo punto, il mio accompagnatore
cominciò a sorridere maliziosamente; lo guardai tentando un'espressione
finta offesa.
"Ok, ok perdonami!" s'affrettò a scusarsi, mettendo le mani
giunte di fronte al viso e voltandosi dalla mia parte, mimando un mezzo inchino
senza però smettere assolutamente di sorridere.
"È che la tua espressione assonnata è dannatamente buffa".
"Felice di rallegrarla anche di prima mattina... signorino"
risposi prima incerta e poi guardando avanti e sollevando leggermente la testa,
tentando di "darmi un tono", marcando volutamente sull'ultima parola,
imitando l'accento spiccatamente britannico di Mr. Johnson.
Orlando si lasciò sfuggire una risata e poi schiarendosi la voce con
un colpo di tosse, con voce impostata, chiese "Se non sono indiscreto,
madame, posso chiederle a cosa è dovuta?"
Sorrisi e mi affrettai a rispondere "E' presto detto, le mie agognate ferie
sono svanite come un anello di fumo e per di più mi hanno gentilmente
fatto sapere che dovrò creare delle nuove bozze da presentare ad una
mostra che la società o per meglio dire, il nuovo presidente organizzerà
a breve... tutto questo per dimostrare di essere all'altezza della fiducia accordata!
Ho passato quasi tutta la notte... ahum...-sbadigliai– a scervellarmi
per trovare qualche buona idea e poi a buttare giù qualche schizzo...
ahum."
"E com'è andata?" mi chiese piuttosto interessato; magari la
mia professione lo incuriosiva, chissà... certo non quanto la sua incuriosiva
me, sia chiaro, però era strano, mi piaceva l'idea che ad uno come
lui potesse interessare quello che facevo, mi suscitava una sensazione
di orgoglio misto ad autostima.
"Mah, non so - ripresi dopo un attimo di riflessione - sono abbastanza
soddisfatta di quello che ne è uscito a dire il vero, le illustrazioni,
da un punto di vista tecnico sono venute molto bene, solo che... non sono ancora
certa che possano riscontrare i gusti del capo, anche perché
non ho avuto molti contatti diretti con lui dacchè ha preso la dirigenza
della società" spiegai.
"Comprendo benissimo, non è mai facile riscontrare i gusti del
capo, in qualunque campo si lavori, purtroppo; il fatto è che vorrebbero
la perfezione in tutto ciò che fai, ma siamo pur sempre esseri umani,
non certo delle macchine" disse continuando a guardare dritto avanti a
sé, come se stesse parlando più con se stesso che non con me.
Quelle parole mi colpirono molto, tanto che infilai le mani nelle tasche della
giacca e presi a fissare la punta delle mie scarpe, perdendomi in alcune silenziose
riflessioni personali.
Finchè la sua voce non mi richiamò alla realtà.
"Comunque tutto quello che possiamo fare è impegnarci e dare il
meglio di noi. Basterà", sorrise rassicurante.
Sollevai la testa e annuii.
Nel frattempo, una giovane donna, bionda, piuttosto alta che indossava un tailleur
bianco ed un cappello dello stesso colore a falde larghe, ci superò a
passo svelto; portava al guinzaglio un minuscolo cagnetto e lo esortava con
alcuni precisi strattoni al laccio, ad avanzare e non fermarsi ad espletare
i propri bisogni fisiologici presso l'idrante rosso, posizionato all'angolo
del marciapiede.
Camminammo ancora
un po', l'argomento di conversazione si era, per fortuna, spostato su questioni
rigurdanti il nostro piccolo condominio. In poche parole, un po' di sano e gratuito
pettegolezzo.
Avevo raccontato ad Orlando di tutte le volte che avevo assistito ai maldestri
tentativi messi in atto da Mr. Elder (il signore che abitava di fianco a lui
ed a McAnzie-il suonato, al piano di sopra), nel cercare di nascondere il suo
spiccato interesse per la signora Miller, che abitava invece al piano terra,
nell'appartamento subito dopo il mio, vicino alle scale.
"Stai dicendo sul serio?" chiese ad un certo punto, spalancando la
bocca in un'espressione di puro stupore; io assentii con un cenno del capo e
lui ancora incredulo scosse la testa, sorridendo. "Non posso credere che
sia arrivato a tanto!"
"Te lo posso giurare!" gli dissi quindi, fermandomi e costringendo
lui a fare altrettanto. "Una volta, addirittura, mentre ritiravo la posta,
l'ho visto accucciato sulla prima rampa di scale che l'osservava da lì,
con la testa tra le sbarre di ferro del corrimano, mentre lei stava salutando
la sua amica del venerdì, mi pare si chiamasse Flora o qualcosa di simile...
comunque non è importante... dicevo... dopo che ebbe salutato la sua
amica, nel momento in cui rientrò in casa, lui fece per alzarsi e salire
un gradino, soltanto che deve aver messo male un piede, forse indossava le pantofole,
perché in un attimo l'ho visto perdere l'equilibrio; ha fatto una serie
di strambi movimenti con le braccia, nel tentativo di riacquistarlo, cercando
di non cadere! Così...– presi a gesticolare nervosamente, cercando
di imitare il vecchietto, mentre Orlando aveva cominciato a ridacchiare, divertito
da quello spettacolino improvvisato.
"Si è ripreso per miracolo afferrando la balaustra! Io dico che
dallo spavento avrà perso, si e no, 10 anni di vita; si teneva una mano
sul petto ed è rimasto in quella strana posa, respirando lentamente per
diversi minuti, finchè non s'è accorto che lo stavo fissando.
Deve aver pensato che avessi assistito a tutta la scena! Perciò ha subito
assunto un'espressione altezzosa ed una postura impettita e come se nulla fosse
stato, è sparito al piano di sopra. Non ti dico lo sforzo che ho fatto;
ho rischiato seriamente di scoppiare a ridergli in faccia!"
"Ahahahah! Quanto avrei pagato per vedere la sua espressione, quando si
è accorto di te! Eppure è sempre un uomo così compito...
Incredibile."
Riprendemmo a camminare finchè i nostri passi non ci portarono in una
piazzetta. Fu allora che Orlando m'indicò una piccola caffetteria che
faceva angolo con una minuscola stradina; se non me l'avesse segnalata lui,
difficilmente ci avrei fatto caso. L'insegna era di dimensioni molto ridotte,
di quelle vecchio stile, in ferro battuto ed una lastra di metallo con su scritto
"Lando's", penzolava immobile, sporgendo appena dal muro del palazzo.