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Autore: loonaty    15/08/2011    3 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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39 – SUCCEDONO TROPPE COSE PERCHE’ MI PRENDA LA BRIGA DI RIASSUMERVELE IN POCHE PAROLE

 
Le porte di Konoha si spalancarono al loro passaggio, i volti insanguinati degli ANBU che non avevano nemmeno la forza per intrufolarsi nel palazzo o smaterializzarsi come era solito fare loro. Davanti a tutti, con le mani in tasca ed il passo strascicato il ninja copiatore faceva la sua entrata senza la maschera dell’uniforme.
“A che serve la maschera se tutti sanno, comunque, chi sei?”
 Si passò una mano fra i capelli regalando un sorriso stanco ai jonin che venivano loro in contro. Preoccupati. La missione sarebbe durata almeno due settimane, perché erano già di ritorno?
Spiegò la situazione alla bell’e meglio, tralasciando alcuni dettagli come il riverbero argenteo delle ali di un rapace che sorvolava la foresta. Si massaggiò la fronte, stremato, troppe informazioni.
Raggiunse lo studio di Sarutobi ed entrò senza bussare. Al suo seguito Yugao, lo sguardo basso, il volto celato. Non aveva spiccicato parola da quando si era ripresa, supina tra i cespugli priva di ferite, ma spossata come se avesse consumato fino all’ultima goccia di chakra.
“Sai, sembra tu abbia visto un fantasma”
“Forse”
Una risposta enigmatica, le si addiceva. Le labbra tirate in una smorfia. Ringraziò con gli occhi quando le porse la maschera che aveva indossato la Regina nera.
Yugao sobbalzò.
“Che c’è?”
“Lacrime”
Una patina trasparente e salata inumidiva la parte interna dell’oggetto. Ne rimase turbato. Il mostro per eccellenza non poteva piangere. Non era un bene considerare umano chi compiva certe stragi. Avrebbero dovuto ucciderla, non potevano chiedersi perché piangesse.
 
-Già di ritorno Kakashi?-
-La regina nera era nel bosco, lei ne sa qualcosa?- Infilò le mani in tasca. Come al solito.
Yugao al suo fianco stava in silenzio.
Sarutobi invece nascose un sorriso sotto il grande cappello.
 
-Vi siete fatti sconfiggere da una ragazzina?-
-Era in compagnia- Si giustificò il bigio. – Non la definirei ragazzina- Continuò poi.
L’Hokage unì le dita delle mani. Li sbirciò tra esse. Che il giovane Hatake sospettasse qualcosa sulla natura della fantomatica “Regina Nera” ? Dopotutto lui conosceva l’Uchiha meglio di tutti. Sollevò l’angolo di un plico di documenti facendoselo scorrere sotto gli occhi. Ah, ecco. Qualche mese e ci sarebbe stato l’esame dei genin. Scorse i nomi che gli interessavano.
Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki.
Un Uchiha ed una forza portante, li aveva affidati a Kakashi senza nemmeno pensare all’ironia della situazione.
-Preferisco che restiate al villaggio almeno per un po’. –
Yugao annuì in silenzio.
-Non sono d’accordo- Proferì serio l’altro. Sarutobi inarcò un sopracciglio. –Dimmi.-
-Sia la regina che i suoi sudditi sono gravemente debilitati, se li attaccassimo potremmo farcela, la vittoria sarebbe nostra.-
L’Hokage ridacchiò. No, assolutamente non l’aveva riconosciuta, si era preoccupato per niente. –C’è un motivo per cui quella donna non viene chiamata solo “Regina”, ma anche “Mostro” o “Spietata sanguinaria affamata di morte”- C’era un tono pericoloso in quelle parole. –Non importa quanto essa possa essere debilitata, non voglio rischiare la vita dei miei jonin più fidati. Questa discussione finisce qui. Puoi andare, Hatake.-
Kakashi si irrigidì. Poi si voltò ed uscì dallo studio. Dietro di lui, Yugao, venne prontamente fermata dal capo villaggio.
La donna esitò prima di voltarsi.
Kakashi l’aspettò fuori. Inutile provare ad origliare perché Sarutobi se ne sarebbe reso conto.
Quando la compagna uscì non disse una parola. Semplicemente teneva la testa bassa ed incassata tra le spalle. Sotto la maschera continuava a lanciare occhiate furtive a Kakashi.
-Cosa ti ha detto?- Domandò all’improvviso.
Yugao si morse la lingua. Sapeva che non doveva rispondergli … Ma era troppo importante, per una volta avrebbe fatto come voleva.
Scosse la testa facendo volare i capelli viola attorno al corpo. –Ci vediamo stasera ore ventidue e trenta, al fosso. –
Prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa la ragazza sparì in una nuvola di fumo candida.
 
 
I capelli stretti in una coda alta, gli occhi di pece e le labbra non più tirate in un ghigno. Il top aderente che fasciava il seno lasciando scoperto il ventre pallido, i pantaloni da ginnastica al ginocchio. A piedi nudi ed il solito campanello assicurato alla caviglia. Uscì dalla sua stanza lasciando la posta aperta come mai aveva fatto e la luce esplose creando una colonna luminosa nel salone buio. La catasta di cadaveri era stata eliminata ma quell’odore nauseante persisteva nell’aria. Le sentinelle si irrigidirono quando lei passò davanti a loro senza fulminarli con lo sguardo. Semplicemente gli sorpassò senza nemmeno vederli. Arrivò quasi di corsa alla porta della stanza di Akito e bussò più volte. Nessuno venne ad aprire. Lo considerò una presa in giro arrivando persino a prendere a calci la porta. Tutti la guardavano straniti. Nessuno l’aveva mai vista entrare in una delle stanze dei suoi “sudditi”, ma era dal giorno prima che la regina si comportava in modo strano, quindi …
-AKITO APRI QUESTA DANNATA PORTA !-
No, non era cambiata affatto.
La porta si aprì e Chikao fece la sua comparsa alzando lo sguardo verso il capo. Sobbalzò come instupidito e la cosa la irritava, la irritava tanto che le veniva voglia di rovinare quel bel musetto. Sollevò un artiglio e Chikao strizzò gli occhi pronto al colpo, come faceva di solito quando lei perdeva la pazienza. La mano di Kioko arrivò a pochi centimetri dal suo viso e poi si irrigidì.
Che sto facendo? Da quando picchio i ragazzini?
Kioko, ti senti bene?
Osservò le proprie dita pronte a trafiggere.
 
Piccola postilla per quelli che non capiscono cosa stia succedendo alla giovane principessa protagonista di questo racconto.
Dopo che ha scoperto che Kakashi non era morto ha rivoluzionato completamente il vuoto condensato che conteneva la sua testa. Si è resa conto della sua pazzia andante se non del continuo ed irreversibile deterioramento delle sue capacità di razionalizzare. Dopodiché ha rimosso tutto quello che le è accaduto in questi anni di vita solitaria, si fa per dire, con quasi soli uomini ed una montagna di cadaveri in putrefazione.

Dico sul serio. Ha cancellato a forza tutto ciò che riguardava le carneficine, io a stento riesco a distinguere ciò che è accaduto da un comune incubo. E’ come essersi risvegliati all’improvviso. Non è una bella sensazione. Non per un demone che è abituato ad avere tutto sotto controllo.
 
Hai finito ?
Sì.
Era ora …
 
 
Kioko abbassò la mano e guardò il ragazzino davanti a lei come se lo vedesse per la prima volta. Poi si ricompose ed infilò le mani nelle tasche. Le tremavano leggermente e sentiva gli artigli affilati pungerle le cosce attraverso la stoffa sottile.
-Dimmi Chikao , come sta Akito-san?-
Il ragazzino fu un miracolo che non svenne. –A-Anubi –sempai … - Gracchiò per poi riprendersi ed alzare la voce. –Anubi sempai!!!-
La rosa apparve immediatamente, dopo lo scontro con gli AMBU la stanza del rosso, era stata adibita ad infermeria e la maggior parte dei suoi uomini si trovava stipata lì dentro.  Impallidì appena si trovò faccia a faccia con Kioko. –Oh … Mia signora … - Kioko inarcò un sopracciglio poi scosse la testa. –Come sta Akito – san?- Ripetè la domanda. Anche questa la fissò come se fosse un fantasma. Abbassò lo sguardo su Chikao che si mordeva il labbro inferiore. Decise di non farsi domande e spostarsi di lato per far passare la regina. Questa diede loro un’occhiata perplessa poi entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Anubi preferiva non pensare a cosa potesse aver spinto quella donna a mettere il suffisso ad un qualunque nome. Soprattutto a quello di un sottoposto.
Entrò nella stanza angusta, il sole filtrava da una finestrella con delle sbarre in alto, in un angolo. C’erano tre brande sporche e logore, bende macchiate di sangue e siero sparse in giro. Diverse bottiglie di sakè appoggiate sul pavimento e cocci di vetro negli angoli. Su una delle brande il rosso stava sdraiato. Le braccia lungo i fianchi, il torso nudo. Sul fianco destro la pelle era rossa e nera. Quasi il sangue scorresse libero sotto l’epidermide, una brutta emorragia, Anubi gli si sedette accanto e, dopo aver cauterizzato un kunai sulla fiamma viva di una candela assicurata con la cera sciolta al comodino scassato, incise.
L’urlo dell’uomo non ebbe pari. Kioko si voltò ignorando la scena. Tentando di ignorarla, diede le spalle alla sofferenza e al sussurro continuo della combattente dai capelli rosa che cantilenava –Gomen … Gomen … Gomen … - Mentre continuava a premere e far uscire il sangue scuro.
Davanti a lei, seduto sotto le frange di luce più brillanti, Kaito si teneva la testa tra le mani, le spalle ricurve, i ciuffi azzurri che ricadevano su una palla. La donna si ricordò come era stata la sua voce durante lo scontro, il modo in cui si era trovato totalmente indifeso. Le dispiacque e si prese un attimo per assaporare questo “sentimento”. Poi allungò una mano e gli sollevò la frangia dalla fronte scoprendo il bordo scuro degli enormi occhiali da sole. Lui sollevò il capo di scatto e la fissò sorpreso. - My Lady … - Sembrava visibilmente shoccato. Perché faceva quell’effetto a tutti?
In quel momento però era la cosa che le importava di meno. La voce di KAito appariva completamente rauca, leggermente distorta, allo sguardo impassibile della donna lui abbassò la testa.
-Capisco. Ora sono del tutto inutile vero? – Si prese la testa tra le mani, di nuovo, affondando le dita tra i capelli. –Ma io non voglio morire … Per favore … La scongiuro Lady!- Cadde in ginocchio ai suoi piedi come un pupazzo. Lei rimase a guardarlo.
Le sue spalle tremavano, Un braccio robusto gliele cinse nascondendolo ai suoi occhi, il volto abbronzato di un uomo la sfidarono apertamente dal basso. I capelli lunghi e viola raccolti in una treccia dietro il capo e la frangia sugli occhi cangianti. Frey. Anche lui era rimasto ferito. Era un personaggio silenzioso Frey, di quelli che non si sa mai cosa pensano, stava spesso appiccicato a Kaito, lo proteggeva.
Perché lo proteggeva da lei?
-Frey, spostati- Il gelo aleggiava nella stanza. Chikao era rannicchiato in un angolo, Anubi tamponava il sudore dalla fronte di Akito seduta accanto a lui e continuando a guardare nella direzione della regina. Frey la guardò duro, i muscoli in tensione.
-Spostati- Ripeté con calma. Le giunture delle sue dita scrocchiarono mentre muoveva gli artigli ricurvi. L’uomo deglutì sollevandosi in piedi e osservando il ragazzo a terra. Una goccia di sudore gli scese lungo il collo a finire nelle bende che gli stringevano il petto.
-Perché dovrei farti del male.- Domandò seria a Kaito. Questo tremò, ma rispose.
-I soggetti inutili vengono eliminati e usati come avvertimento, nella pila al centro del salone.-
Gli occhi della donna presero una misura. Lei faceva davvero questo?
Penso di sì Kioko. Tu sei la sanguinari regina assassina. Tu uccidi.
M-ma …
-E perché tu saresti inutile?-
-Se mi permette, signora, lui combatte la sua voce, signora. Quindi adesso che le sue corde vocali sono state gravemente danneggiate non … - Alzò una mano per far tacere Anubi che aveva preso a parlare come una macchinetta impazzita.
-Sì, ho compreso.- Si inginocchiò davanti al ragazzo dalla chioma blu. Affondando le dita nei suoi capelli e piegandogli la testa indietro avvicinò i canini affilati alla sua gola, le labbra schiuse.
Lo sentiva tremare nella sua presa, gli occhiali da sole caddero incrinandosi.
Nelle lenti scheggiate il riflesso macabro si riflesse più e più volte in un circolo tragico. Anubi si voltò.
Chikao chiuse gli occhi.
Kioko sorrise.
La sua lingua ruvida e bollente accarezzò la giugulare del ragazzo che riprese a respirare terrorizzato mentre una risata divertita le riempiva la bocca.
Lo lasciò andare alzandosi in piedi e afferrandogli una mano. Lui si rialzò con lei in un unico fluido movimento.
-Perché dovrei liberarmi di un utile servitore?- Aumentò un poco la stretta sulle sue dita mentre la guardava con le lacrime agli angoli degli occhi. –My Lady ...- Si inchinò –Le sarò fedele per tutta le vita, lo giuro.-
Tutti i presenti osservavano stupiti la scena. Kioko non aveva ucciso. Frey appoggiò una mano grande e forte sulla spalla del ragazzo dai capelli blu sfiorandogli una guancia, questi raccolse gli occhiali scuri riportandoseli sul naso con una smorfia. –Potevate essere più delicata … -
Lei sbuffò. –Non prenderti troppe libertà fata turchina-
-EHI!-
Nella stanza tutti risero.
Si poteva davvero mettere da parte il sangue?
La morte?
Poteva un cuore rinascere dalle tenebre e sbocciare di rosso?
Una rosa rossa al centro del petto. La sentiva pulsare, non solo più tralci di spine, perché Kakashi era vivo. Lo era anche lei.
 
 
In piedi  sul ciglio spiovente di quel crepaccio che una volta divideva il villaggio dal clan Uchiha affondò le mani nelle tasche pensieroso. Cosa doveva dirgli quella pazza di Yugao?
Era sera inoltrata, il cielo era lentamente passato da rosso acceso a blu scuro con enormi macchie nere e cupe, spesse, nubi di pioggia che  vagavano solitarie sopra la sua testa. Estrasse il suo solito libro dal porta kunai, annoiato, ci stava mettendo troppo …
-Kakashi –sama- Una nuvola di capelli dal colore singolare con un paio di occhi neri affilati gli apparve alle spalle saltando dal ramo di un albero.
-Nessun rumore, sei migliorata Yugao. –
Annuì seria mettendosi in posizione eretta e affiancandolo. Storse il naso alla vista del libro.
-Che c’è? ognuno ha i suoi passatempi, tu piuttosto, cosa devi dirmi?- Diretto, conciso, proprio da Kakashi, senza superflui giri di parole, non sarebbe stata da meno, a costo di provocargli uno choc con consecutivo arresto della crescita.
-Kioko Hayabusa Gin Uchiha è ancora viva, è la regina nera. –
Silenzio.
Il vento soffiava impetuoso come nelle migliori scene di suspense.
Capelli argentati che si agitavano in fili brillanti alla luce di una luna troppo lontana per toccarli davvero.
-Bhè, io ti ho detto quello che volevi sapere, quindi vado-
Si voltò per allontanarsi.
La sua mano la bloccò per il polso e lei si voltò.
Il bigio aveva lo sguardo perso nel vuoto.
-E’ viva … ? – Ripetè.
-Sì-
-Lei è la regina contro cui ci siamo battuti.-
-Esattamente.-
La sua presa si fece forte tanto da farle male.
-Quella a capo di tutti i massacri degli ultimi anni?-
-Sì.-
-Kioko-
-La Kuro Kuohi-
 
 
Chiuse con un calcio l’enorme portone della gilda. Questo sbatté rimbombando, gli esplosivi si attivarono, l’onda d’urto la spinse contro la corteccia di un albero.
 
Quando riaprì gli occhi restava solo un ampio cerchio bruciato. I suoi sottoposti la attendevano nella valle accanto. Tutti assieme. Aveva dato loro la possibilità di andarsene, di dimenticare quella vita , nessuno l’aveva ascoltata. Aveva deciso di far sparire ogni traccia della sua presenza lì, da quel momento la regina nera, la Kuro Kuohi, non sarebbe più esistita.
Si allontanò verso il gruppo di sentinelle e combattenti a testa alta.
 
 
Quando arrivò al covo tutto ciò che trovò fu solo uno spiazzo bruciato. Quella donna. Si passò una mano tra i capelli argentei.
Perché vuoi sparire?
Perché?
Ho promesso di vendicarti Rin, e allora perché la cerco in un modo così disperato aggrappandomi ad ogni speranza.
Perché ricompare ogni volta che sono certo di averla dimenticata?
Si diverte?
È divertente Kioko?
 
 
Non si stava divertendo per niente, quella situazione era pessima.
Cosa le faceva pensare che vagare di villaggio in villaggio con al seguito un centinaio di assassini incappucciati potesse passare inosservato?
Ma come poteva fare?
Dove diavolo poteva andare?
Quei tipi non ne volevano sapere di abbandonarla.
Dopotutto alla fine ti si sono affezionati.
Baggianate.
Allora perché ti seguirebbero anche fino in capo al mondo?
Perché sono il leader.
 Pensi che abbiano ancora paura di te? Pensi che ti abbiano mai odiata sul serio? Riflettici Kioko, tu li hai salvati dalla strada, hai dato loro un tetto sopra la testa e li hai motivati, hai dato uno scopo a delle vite vuote, sia anche uccidere, ma per te.
Tutta questa gente ha vissuto PER te Kioko.
Tutti loro.
Solo per te.
In tutti questi anni.
 
Impossibile.
 
In quel momento Akito, che si era rimesso velocemente grazie alle eccellenti cure di Anubi che lo aveva vegliato giorno e notte, Le si accostò ad un fianco sfiorandole la mano con la sua, un gesto del tutto casuale … Che però le fece perdere un battito. Dall’altro lato Chikao si strinse alla sua mantella quando lo sguardo sospettoso di un negoziante lo fulminò. Gli posò una mano sulla testa accarezzandogliela attraverso la tea del cappuccio. Dietro di lei Kaito si stringeva a Frey e Anubi guardava tutti minacciosa con i suoi occhi scarlatti procurando brividi di paura nelle persone.
Dietro di loro altri assassini chiudevano le file dandosi man forte l’uno con l’altro. Come far dimenticare la propria esistenza alla gente?
Oppure:
Farla dimenticare o mantenerli nel terrore?
Era la prima volta che il peso di essere la regina le crollava a quel modo sulle spalle.
Era assai meglio essere un mostro spietato senza riguardi, tutte quelle vite appoggiate a lei, che sarebbe accaduto se lei fosse tornata da Kakashi abbandonandoli?
Sarebbero crollati.
Avevano bisogno di lei.
Non poteva andare, non ancora.
 
Lei doveva tornare. Ora, subito, immediatamente. Lui la rivoleva.
L’avrebbe uccisa.
Le avrebbe detto che … Forse provava qualcosa per lei.
Gliel’avrebbe fatta pagare.
Avrebbe riavuto in parte ciò che aveva perso.
Lei doveva tornare.
Perché senza di lei … Senza di lei che senso aveva?
Quasi non ricordava gli ultimi anni passati a donne , come aveva vissuto fino ad ora, senza di lei?
 
 
In quel periodo troppe persone cercavano Kioko, avevano bisogno di Kioko, si nutrivano di lei senza che avesse scampo.
In quel periodo si ritrovò in gabbia più che mai, con le ali tagliate, senza sapere che fare. Aveva ritrovato tutta l’umanità che pensava di aver perso, ma non aveva perso la sua sfrontatezza, l’orgoglio, la cattiveria infida e stantia sotto la sua pelle, amava ancora il sangue.
Era una Kioko con un cuore.
Ma possedeva anche denti e artigli affilati.
In quel periodo Kioko imparò che non sempre si può fuggire ed aspettare che tutto si risolva, e lo insegnò,
A ME.
   
 
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