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Autore: amethyst    16/08/2011    0 recensioni
Lissa e Shannon non si conoscono. Ma lei è tra il pubblico di un djset di Mr Becks. Il resto, è la storia che dovete leggere.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si dice che a San Lorenzo le stelle esaudiscano ogni tuo desiderio. Palle. Questo pensava Lissa, mentre scrutava il limpido cielo d'agosto. Nel riflesso della finestra l'armadio aperto rivelava la solita confusione, come se niente fosse diverso dal solito. In fondo, tra un jeans e un vestitino di paillettes, uno scampolo di seta color avorio sfuggiva dal sacco nero. Lungo, pesante. Relegato nel buio, quasi nascosto, mimetizzato. Lissa gli volgeva le spalle, lo sguardo fisso nel nero della notte. Le stelle, beffarde, restavano ancorate al loro posto, di cadere non se ne parlava. Eppure i desideri da esprimere erano così tanti....uno più grande degli altri. Voleva conoscere il suo futuro, Lissa. Voleva indovinare le conseguenze di quella scelta e forse nemmeno se fosse caduta una costellazione intera si sarebbe arrivati ad una risposta. Queste non sono cose che le stelle ti possono dire, si rimproverò.

Però, caldo. Era proprio agosto, il mese in cui normalmente si parte per le vacanze, mete lontani, follìe. Quel patetico "tutto è concesso" da inseguire spasmodicamente, per spingere il limite sempre un po' più in là, per scrollarsi di dosso il grigiore dell'inverno trascorso e prepararsi a farsi carico di quello imminente. Circles of life, avrebbe detto il più vintage degli Elton John. Le valigie di Lissa erano aperte sul letto, semivuote, come fauci spalancate in attesa di nutrirsi delle sue più vivaci aspettative. Mancavano poche ore all'inizio di tutto e lei, invece di prepararsi, fissava la finestra in attesa di risposte "astrali". Patetica, decisamente. Come se si potesse tornare indietro, come se ci fosse ormai tempo per disfare una tela quasi finita e perfetta, almeno vista dall'esterno. Il telefonino prese a squillare, insistente. Paul. Beh certo, e chi altri. Prevedibile quant'altri mai, Paul chiamava ogni sera alla stessa ora. Diceva anche pressappoco le stesse cose, prima di riagganciare con le stesse raccomandazioni ansiose. Bravo ragazzo, Paul, abitudinario, troppo, forse. La pizza il sabato sera, sempre la stessa, lo stadio la domenica, il bar con gli amici, il lavoro, le gite in moto di tanto in tanto. Un ragazzo semplice, dallo sguardo pulito. Erano cresciuti insieme, lui e Lissa. E anche quella sera, come sempre, poche parole che volavano nell'etere a coprire la loro distanza. Non si vedevano da qualche giorno, ma non importava poi tanto. Le cose da fare erano tante ed era anche giusto così. Lissa si lasciò scappare una risatina al pensiero che aveva frequentato più la madre di Paul che lui stesso, nell'ultimo periodo. Era legata a quella donna quasi come ad una seconda madre, soprattutto se pensava che lei, una madre, non l'aveva più da tanto tempo. E cristo, quanto le mancava. La famiglia di Paul l'aveva quasi adottata, ma non era la stessa cosa. Si guardò intorno. Si preparava a dire addio a tante cose, Lissa, allo stesso modo in cui credeva di essere pronta ad iniziare una nuova vita. Alzò gli occhi dal display in tempo per vedere una scia lontana, una stella che stava spegnendosi oltre i palazzi all'orizzonte, troppo tardi ormai per affidarle anche solo una speranza. Lissa si riscosse, sollevò i lunghi capelli dorati in una coda di cavallo e iniziò a buttare qualcosa nelle valigie. Non si ricordava più dove aveva letto che il bello dei traslochi è che non devi passare il tempo a pensare a cosa portare o non portare, devi impacchettare tutto. Impossibile dimenticare qualcosa.

Ancora un trillo, stavolta era Linda. Poche parole anche lei, ma non certo rassicuranti come quelle di Paul. Cazzo, se n'era completamente dimenticata. La discoteca, la festa, il privè prenotato e costato un patrimonio, Linda che era pronta a passarla a prendere. Fanculo alle stelle, era ora di muoversi o veramente, rischiava la vita. Linda non ci andava tanto per il sottile, quando s'incazzava. Nel caos di scatole e borsoni pescò una minigonna nera e un top dorato, senza maniche. I sandali alti li aveva lasciati vicino alla porta. La pochette era la stessa della sera prima, quindi fondamentalmente pronta anche quella. Lissa si sistemò meglio i capelli in uno chignon morbido, l'ultima cosa che voleva era passare la serata nel più esclusivo club della città a sudare come un cammello nell'afa estiva. Caricò il trucco, in fondo, per una serata senza Paul andava anche bene così. Si fiondò in macchina di Linda quasi col fiatone, con un sandalo slacciato e la borsetta aperta. Ma andava bene così. Linda era una di quelle attrezzate, confusionarie solo all'apparenza. Sotto il sedile del passeggero aveva piazzato una bella bottiglia di rum, ancora col sigillo, da inaugurare come aperitivo della serata. Bene, vogliamo aprire le danze già così? E apriamole. E per una sera fanculo a tutto. Il rum liscio bruciava come il fuoco, appesantiva lo stomaco e svuotava la mente. Sapeva che Linda non avrebbe toccato un goccio, per via dell'auto. Quindi toccava a lei andare fuori di testa. Fuori dal mondo, fuori dalle regole, fuori da tutto. Ancora rum, ad incendiarle l'anima. Il mondo iniziava già a sfumare in una nuvola di nebbia, mentre i buttafuori si scostavano per farla passare. Uno di questi gli applicò un braccialetto bianco, segno che quella sera la più importante di tutte era lei. Suo il posto più costoso ed esclusivo, la regina della scena, il top del top. E tutto era solo appena cominciato.

  
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