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Autore: Kokato    16/08/2011    2 recensioni
SCRITTA PER IL ROYED MARRIAGE -10/10/2010-
Il potere di cambiare le cose e la realtà... non c’interessa più.
Il mondo è stato cancellato e ripristinato quanto basta per essere adatto a noi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Hohemheim Elric, Roy Mustang, Winry Rockbell
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Love's confessions little scenes'
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L’autorisation

Roy Mustang deglutisce, intrecciando le dita in maniera nervosa senza azzardarsi ad alzare lo sguardo. Lui che è un uomo di politica, un comandante, un guidatore di eserciti, non è riuscito a mantenere un secondo di più il cipiglio irreprensibile che si era ripromesso di mantenere.

“Io vorrei che mi concedeste la mano di vostro figlio”.

Quattro paia di occhi dorati, che ti scandagliano sin nei più reconditi accessi dello spirito, sono troppo da sopportare anche per lui. Non servono i comizi, non servono promesse pompose, non servono piani finanziari pieni di numeri e di economia spicciola. Hohenheim lo fissa con espressione neutra, un po’ curvo, con la schiena non del tutto adagiata sullo schienale della poltrona.

Roy Mustang si ritrova a pendere dalle sue labbra, e la sensazione è così strana che non sa come gestirla dato che, di solito, sono gli altri a pendere dalle sue labbra. Si sente sospeso, come se quell’uomo avesse potuto tirarlo con dei fili da un momento all’altro e gettarlo via, in un’altra vita. Solo un’altra persona gli aveva fatto provare quella sensazione di qualcosa che pende, e oscilla, oscilla, oscilla e si ferma. Si ferma quando una parola viene pronunciata, quella agognata, quella sperata. Quella persona aveva occhi ugualmente dorati.

Alla fine Hohenheim sorride, tira indietro la schiena piegando una gamba sull’altra. “Mi fido di te, sei un brav’uomo. Non ho nulla in contrario”.

Roy non si rilassa, alza lo sguardo solo per spostarlo ed incrociarne uno nuovo, opaco, fisso e più autoritario di quello che aveva dovuto affrontare prima. Si sente come il principe venuto a riprendere la principessa dalle grinfie di un drago, ed un drago particolarmente esigente.

Alphonse sorride come al solito, con i lineamenti distesi in un espressione di calma benevolenza, che eppure non lo rilassa affatto. Poi il suo volto diventa neutro e lo esamina ancora, ancor più a fondo, facendo scorrere quasi un brivido lungo tutta la sua schiena. Il drago lancia fiamme, e quasi gli viene da pensare che, alla fine, dovrà riporre la spada e gettarsi contro di lui, rischiando quella sua vita che oscilla e che tintinna, precaria. Hohenheim fa spallucce, lavandosene le mani.

“Vuole la mano di mio fratello?”, chiede, retoricamente.

Roy annuisce senza neanche accorgersene, dandosi dell’idiota subito dopo. L’immagine nella sua mente si rafforza, con tanto di Edward in vestito lungo, con i capelli raccolti in un’acconciatura di rose. Ma rilassarsi -e mettersi a guardare il vuoto con espressione vuota e sognante- è un errore, ora.

Alla fine Alphonse sospira.

Si protende in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia, in una posizione decisamente adulta per lui, quasi artificiosa. “Ho solo una condizione”.

Edward sorride tra le rose nella sua mente.

Hohenheim si volta dall’altra parte, come se cercasse di allontanarsi dal momento del verdetto.

Roy sente solo la sua esistenza oscillare, oscillare, oscillare.

Nemmeno lui stesso riesce a capire come mai ma quella risposta ha persino più importanza di quella che ha già ottenuto.

“Vorrei solo che la smettesse di dargli della moglie. Sa, i suoi vaneggiamenti stanno diventando fastidiosi!”.

Oscilla e si ferma.

Roy si rilassa, ritorna il Comandante Supremo di Amestris che non deve chiedere più nulla. A nessuno.

“Mh, ci proverò”.

La nuit dernière

Edward ha sempre un odore da disinfettante da laboratorio quando torna a casa, che Roy odia a morte. Di solito apre la porta della camera da letto facendola cigolare, togliendosi la giacca e parlando nello stesso momento, di esperimenti, e di viaggi che vorrebbe fare, e di teorie che vorrebbe brevettare.

Ma, stavolta, la porta è silenziosa e lui anche. Trova Roy seduto sul materasso e gli si siede accanto, come se chiedesse un resoconto solo tramite quel semplice cambio di abitudine.

“È andata bene”, risponde soltanto, voltandosi a guardarlo perché, per tutto il tempo, non aveva desiderato di fare altro. Edward ha le guancie un po’ arrossate e gli occhi più grandi e umidi a causa della stanchezza, e domani si dovrà sposare. Come lui, del resto.

Aveva chiesto il permesso all’ultimo secondo perché Edward gli aveva detto di non preoccuparsi, che tutti avrebbero semplicemente approvato perché li volevano… felici, ecco. Eppure Roy è ancora tirato come una corda di violino e le guancie umide di Edward sono sospette, a loro modo.

Intuisce, ma non chiede niente.

“Lui ti ha detto qualcosa?”, chiede Roy.

“Uhm, nulla di che. Solo che è felice perché finalmente hai messo la testa apposto… e tu? Cosa ha fatto quel disgraziato di mio padre per spaventarti tanto?”.

Sembra stupito da quella domanda, non si era accorto di sembrare spaventato, o turbato in qualsiasi maniera. “Più che tuo padre mi faceva paura Alphonse. Ma io sono Roy Mustang, no? Non avevo neanche bisogno di chiedere”. Edward risponde all’ostentato atteggiamento di dominio -con tanto di petto in avanti e pugni sui fianchi-, con un colpo ben assestato sulla testa corvina.

“Idiota. Le cose vanno fatte bene… almeno per stavolta”.

Anche se ciò richiede che quel bastardo di mio padre pensi di poter decidere della mia vita, aggiunse nella sua testa. Oh beh, perlomeno si è ricordato di invitarlo alla cerimonia -Roy si è ricordato, ma questi sono dettagli-.

In risposta l’altro gli afferra i capelli, portandoseli alle labbra. Li annusa e se ne bea, così d’improvviso, con il volto disteso in un’espressione sognante che lo fa tremare. È una cascata d’oro, glielo dice spesso, scintillante e vibrante ed emozionante un grammo di più ogni volta che la vede.

Ed ora è sua. Respira a lungo, li solletica appena con la punta delle dita ed ha l’impressione che brillino persino nel buio, ed una risata gli monta alla gola, tanto che qualche ciocca cade dalla sua stretta e Edward chiede: “Perché ridi?”.

Ride, chiedendosi perché la luce non fosse stata accesa.

“Ho dovuto affrontare un drago, una maga, una guerra intera per averti, sai?”. Arrossisce, Roy sa bene che riesce a farlo ancora, anche dopo che, rispondendo alla sua domanda, aveva fermato l’oscillazione dolorosa della sua vita.

“Devi sempre renderla più romantica di quello che è?”.

“Perché, non lo è già abbastanza?”. Edward si gira con le braccia conserte, dandogli le spalle.

“Sicuro di non voler mettere un vestito da sposa, domani?”. Si volta di nuovo verso di lui, con un colpo decisamente più forte del precedente in serbo. “NEANCHE PER SOGNO!”.

“Beh, c’ho provato!”.

Gli scioglie i capelli, ci affonda il viso e respira, ancora. È viscerale e maniacale in una maniera che lo spaventa, come se avesse accettato di affondare in quell’oro per sempre senza più risalire. Il pensiero lo fa vibrare, lo getta in un’estatica contemplazione di ciò che ha ottenuto, di ciò che ha conquistato. Edward lo guarda, facendosi portare sotto di lui quando gli afferra i fianchi e si rassegna al fatto che, la loro prima notte, non può aspettare. Chiude gli occhi e fa come sempre, si adagia ed aspetta, come se non gliene importasse.

Roy si rifugia nell’incavo del suo collo, sfregando il naso sull’oro opulente dell’impero che ha fatto suo. È morbido, è caldo, vibrante. Non c’era nulla che avesse desiderato di più.

Edward sente solo il calore piombare su di lui, e mugola, balbetta dal fondo di un alcova dove tutto si adatta a lui, e tutto è così diverso da schiacciarlo. Roy si toglie la camicia, lo bacia soffermandosi, adulando le sue labbra e respira, così lento che, normalmente, sarebbe esploso dall’impazienza. Lo accoglie tra le sue gambe, e lascia il tempo scorrere, il suo abbraccio chiudersi su di lui ed il mondo sparire, solo per quel momento. Sarà così per molti altri momenti.

Il potere di cambiare le cose e la realtà... non c’interessa più.

Il mondo è stato cancellato e ripristinato quanto basta per essere adatto a noi.

 

NOTE DELL’AUTRICE!

Oibò, è passato un bel po’ di tempo! Ma… alla fine, ce l’ho fatta. Perdonatemi, forse non ha neanche molto senso postare adesso, ma diciamo che nel frattempo sono stata distratta da altre coppie e non avevo proprio l’ispirazione per riscriverla da capo. Alla fine è venuta molto diversa dalla mia stesura che è andata persa, ma, ovviamente, mi ero dimenticata cosa avevo scritto prima XD

Ho anche cambiato l’introduzione, per il fatto che, quella frase, ha un certo significato per me -ed è persino strano, dato che l’ho scritta io-. Una persona che, insieme a te, cambi il mondo, lo conformi a quello che desideri. Solo un poco, solo quanto basta per farti stare bene e per farti accettare quello che ti fa paura, per farti stare tranquillo, quando per tutta la vita non hai fatto altro che stare in tensione, preoccupato, solo.

Beh, è quello che vorrei io e quello che è successo a Roy e Ed, alla fine. Quindi mi è parso giusto metterla come introduzione.

Ah, questa storia fa parte di una serie (non so se ci avete fatto caso), e può essere considerata il seguito di “Love confessions little scenes -RoyEd side-”, ma non è necessario leggerla (se lo faceste, però, mi farebbe piacere).

Bene, ho detto tutto.

Aloha! XD

   
 
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