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Autore: Elos    17/08/2011    13 recensioni
- Questa persona aveva addosso... un ricordo di Harry e del professor Silente? -
Archer recuperò finalmente il suo muffin, facendone sparire una buona metà con un morso.
- Esattamente. Un ricordo rovinato e frammentato, ma indubbiamente un ricordo contenente Albus Silente ed Harry Potter. Sei sua amica, no? -
- Sì. - bisbigliò Hermione. Teneva tra le mani la lista come se non riuscisse a staccare le dita dal foglio, gli occhi fissi sulla data. - Sì, sono sua amica. -
18 Giugno 1996. La data della morte di Sirius Black. [...]

Sei mesi dopo la fine della Seconda Guerra Magica, il cadavere di una strega è estratto dall'acqua di un fiume nel nord della Scozia. Quando sul cadavere viene trovata un'ampolla contenente un ricordo molto speciale, Hermione Granger, Apprendista Auror fresca di M.A.G.O., e Harry Potter, Uccisore di Tu-sai-chi, Grand'Eroe, Supremo Distruttore di Signori Oscuri e diciannovenne un po' più che lievemente depresso, si trovano di fronte ad un inaspettato problema.
Prima classificata al concorso multifandom Jane Doe indetto da Lely1441.
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Prima di King's Cross'
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Capitolo 14
King's Cross




Il primo posto che era venuto in mente ad Harry, quando aveva cominciato a pensare ad un luogo dove portare Angie, era stato Villa Conchiglia: era, nella sua testa, il ricordo di una casa sicura dove riprendersi dalle ferite, dalla stanchezza, di una spiaggia dove seppellire un amico prezioso, del mare grigio e del cielo notturno pieno di stelle, pieno di luci, che si erano riflesse negli occhi di Dobby mentre questi moriva.
Aveva scritto a Bill, e la risposta dell'uomo era stata piena di calore. Harry era il benvenuto dai Weasley - da tutti gli Weasley, sempre. Fleur l'aveva abbracciato e baciato sulle guance, quando si era Materializzato insieme ad Angie fuori dalla porta di Villa Conchiglia; era sempre slanciata e bellissima, con i capelli, lunghi fino alle ginocchia, che scintillavano come pallido argento.
- Oh, Arrì. - aveva esclamato, con un gran sorriso. - E' bello vederti, dopo tonto tempo. -
- E' bello vedere voi. - aveva risposto Harry, sinceramente.
Il viso forte di Bill portava ancora i segni di Fenrir Greyback; li avrebbe portati per sempre, probabilmente, ma non sembravano più neanche lontanamente orribili com'erano stati all'inizio. Erano diventati una parte di lui: come la cicatrice sulla fronte di Harry, gli sfregi sul viso di Bill l'avevano reso quel che era adesso. L'ultima volta in cui Harry aveva visto lui e Fleur era stato il giorno della cerimonia del Memoriale: era stata, si disse con una punta d'improvviso sarcasmo rivolta più a sé stesso che a chiunque altro, l'ultima volta in cui aveva visto un sacco di gente. Non poteva essere un buon segno... no?
Gli occhi di Bill e di Fleur si erano posati su Angie, e Harry si era affrettato a fare le solite presentazioni:
- Angie, questi sono Bill Weasley e Fleur Delacour. Fleur, Bill, lei è Angie. -
Angie aveva sorriso:
- Molto piacere. - E poi, mentre una sfumatura allegra e candidamente entusiasta si faceva strada nella sua voce: - Uh, wow. Non avrei mai pesato di poter conoscere da vicino due campioni del Tremaghi. Forte! -
Angie ricordava con un senso di piacere l'anno del Torneo Tremaghi: aveva detto ad Harry, una volta, che era stato l'anno migliore della sua vita. Quando il ragazzo le aveva chiesto perché, lei aveva scrollato le spalle:
- Sai, no? Ero appena diventata, be', non precisamente carina, ecco, ma appetibile. Ecco, appetibile è la parola giusta. Avevo dei ragazzi che erano interessati a me, e tante cose da fare, tante idee, ed era presto per preoccuparsi per i M.A.G.O.. E' stato un periodo bellissimo. A giugno, quando il Torneo Tremaghi è finito... come è finito... be', dopo il ritorno di Tu-S... uh, V-Voldemort, è stato complicato tornare ad interessarsi alle cose di prima. Alle cose normali. - Harry aveva sentito il proprio cuore farsi gonfio e pesante, ma poi Angie aveva sorriso con malizia, adocchiandolo, e aveva aggiunto: - E poi io non dovevo preoccuparmi di avere a che fare con un drago. Io, il drago, l'ho visto a distanza di sicurezza. Ampiamente di sicurezza. E' stato un grande anno, per me. -
Fleur ed Angie avevano chiacchierato per un po' del Tremaghi, e poi di Beauxbatons, mentre Fleur cucinava. Avevano cenato nel soggiorno arioso, pieno di vetrate, di luce, di vento, mentre Angie visitava i dintorni della casa; Bill aveva seguito con lo sguardo la figura evanescente dello spettro, attraverso le finestre, prima di guardare Harry e chiedere quietamente:
- C'è qualcosa che dovremmo sapere, in proposito? -
Harry pensò che una spiegazione sarebbe stata doverosa: ancora una volta Fleur e Bill l'avevano accolto e ospitato senza chiedere niente, e sarebbe stato sgarbato e insensato negare loro una risposta; solo, non se la sentiva di fornirne una proprio in quel momento.
- Vi spiegherò tutto. - promise invece. - Presto. -
Fleur e Bill si erano scambiati una lunga occhiata al di sopra del tavolo, prima che la ragazza si sporgesse e offrisse un grosso vassoio fumante ad Harry:
- Préndi ancora un po' di pastiscio, Arrì. Non hai toccato scibo... -
Ricordava talmente tanto la signora Weasley in questo, pensò Harry, che il ragazzo sorrise, accettò il vassoio ringraziando e si servì un'abbondante porzione di stufato di pesce e patate. Era tutto estremamente buono e alla fine del pranzo Harry si sentiva piacevolmente sazio.
Raggiunse Angie all'esterno, dopo aver sparecchiato, trovandola nel grazioso giardino costruito sul retro della casa, dove le clematidi azzurre e il mughetto si mescolavano a piante odorose di maggiorana e di timo. I cespugli di lavanda non erano fioriti, in quella stagione; ma una distesa fitta e compatta di papaveri scendeva verso la scogliera e, da lì, colava in rivoli stretti sino alla sabbia della spiaggia, molto più in basso.
- E' un posto bellissimo. - disse Angie, sorridendogli. - Grazie per avermi portata qui. -
Harry scosse la testa e non replicò. Rimasero in silenzio per un po', immersi nella tranquillità silenziosa di Villa Conchiglia, dove il suono delle onde e quello del vento erano i soli a spezzare la quiete. Angie si chinò per immergere le mani tra i papaveri: Harry vide le sue dita incorporee passare tra i petali rossi e i rigidi steli verdi, colorandosi del colore della terra e dei fiori. Il fantasma se ne rimase inginocchiato lì ancora per un istante, prima di risollevarsi:
- Ti va se scendiamo alla spiaggia a piedi? - chiese. - Vorrei fare una passeggiata. -
Nel periodo che aveva trascorso lì, agli inizi di quello stesso anno, Harry aveva percorso spesso il tragitto che separava il mare da Villa Conchiglia: in primavera aveva avuto un colore da turchese pallido; ora, in inverno, rifletteva il cielo argentato, la spuma bianca che sembrava far eco alle nuvole. Il vento alzava alti marosi che s'abbattevano con forza sulla scogliera e sulla spiaggia, scavando la sabbia attorno alle rocce grigie. Scesero lentamente tra le rocce, Harry procedendo con cautela per non scivolare, il fantasma che sembrava camminargli accanto ma che, ovviamente, non doveva affatto badare a dove metteva i piedi.
- Mia madre mi portava spesso al mare. - disse Angie, tutto ad un tratto. - Diceva che tutti i bambini dovrebbero imparare a non aver paura dell'acqua, prima ancora che a nuotare. Mio padre, invece, era terrorizzato: pensava sempre che un'onda mi avrebbe portata via. I maghi non sono granché a nuotare, mh? Non sono molto... molto bravi, nelle cose fisiche. Basta pensare che il loro sport preferito prevede delle persone sedute. Su una scopa, ma sedute. -
- Il Quidditch è forte. - protestò Harry, sentendosi vagamente offeso, ed Angie rise:
- Sì, il Quidditch è forte. Molto forte. Fa sembrare tutti gli sport Babbani piuttosto noiosi. Tranne la pallacanestro... - aggiunse dopo un attimo, con un sorriso luminoso: - … la pallacanestro è fantastica. -
Harry si tolse le scarpe, quando arrivarono sulla spiaggia, lasciandole su una roccia asciutta con le calze all'interno; si rimboccò i calzoni con cura, poi, prima di incamminarsi sulla striscia di sabbia umida battuta dalle onde. L'acqua era gelida contro i piedi e il vento freddo, scivolando contro la pelle umida, gli dava i brividi: ma era una sensazione piacevole, decise. Si leccò le dita, dopo essersi chinato per passarle tra le onde, e il sapore di sale gli esplose dentro la testa.
- E' stato qui che ho visto il mare per la prima volta. - raccontò ad Angie. - Questa primavera. -
Angie lo guardò con curiosità:
- Non eri mai stato al mare, prima? -
Harry scosse la testa.
- Neanche da bambino? -
Il sorriso di Harry si fece lievemente amaro:
- Forse i miei genitori mi ci hanno portato, ma non me lo ricordo. I miei parenti, invece, sicuramente no. -
Angie rimase in silenzio per un lungo istante, prima d'osservare:
- I tuoi parenti non dovevano, mh, essere persone simpatiche. Fai una faccia strana quando ne parli. -
Harry sorrise: Angie aveva un modo caloroso e assolutamente candido di affermare certe cose, che gli ricordava decisamente Luna. Luna gli mancava. Aveva pensato spesso, nei mesi che erano seguiti alla Battaglia di Hogwarts, di parlare con lei, perché forse Luna avrebbe saputo cosa dire per far sembrare le cose giuste; proprio come aveva fatto dopo la morte di Sirius, forse Luna avrebbe potuto parlargli ancora del Velo, e di quelli che lo stavano aspettando proprio lì dietro, al sicuro, insieme lontani e infinitamente vicini. E magari Harry, in cambio, le avrebbe raccontato della stazione di King's Cross. Non l'aveva mai detto a nessuno, quello: sembrava una cosa troppo personale, e troppo assurda, per poter essere raccontata. Ma Luna, forse, avrebbe capito.
- No, non erano persone simpatiche. - confermò. - Mio cugino è a posto, comunque. Quando eravamo piccoli era insopportabile, viziato, arrogante e prepotente; ma poi credo che sia cresciuto. -
Raccolse un paio di sassi e cercò di farli rimbalzare sull'acqua: ma andarono tutti perduti tra le ondate, inghiottiti dalla spuma marina. Con l'avvicinarsi del tramonto il cielo si stava schiarendo. Il sole si fece largo tra una nuvola e l'altra, affacciandosi come un'enorme moneta dorata all'orizzonte; il vento forte spingeva via le nubi e faceva svolazzare i vestiti di Harry; quelli di Angie, accanto a lui, erano invece innaturalmente immobili, fissi attorno al corpo trasparente. Il mondo visto attraverso di lei prendeva una luminosissima sfumatura azzurrata.
Harry guardò verso il mare, tutto ad un tratto, e chiese quietamente:
- Credi che Hermione abbia ragione? Credi di dover consegnare il tuo ricordo... a me? -
Angie si girò e gli sorrise, ancora:
- Credo di sì. -
- E... ed è questo che vuoi? Voglio dire... puoi restare qui. - disse Harry, in fretta. - Se vuoi puoi restare qui ancora un po'. Possiamo aspettare. Puoi avere tutto il tempo che ti serve. -
Il sorriso del fantasma rimase chiaro, limpidissimo: aveva gli occhi tristi, ma il viso era sereno.
- Ce l'ho avuto. Non sono stata felice di morire, Harry Potter, ma sono morta in un modo che non rimpiango: sono contenta d'aver preso il posto di mio padre, perché quello che portavo con me era prezioso. Ha perso di senso alla fine della guerra, certo, ma in guerra era importante che venisse conservato... che venisse preservato. Mio padre sperava di salvarmi, mandandomi lontana: non è andata come si aspettava, ma è andata come è andata, e non ho paura di quel che verrà dopo. -
Harry rimase in silenzio per un lungo istante, combattendo il groppo bruciante che sembrava avergli serrato la gola. Quando fu sicuro di poter parlare senza che la voce gli si spezzasse, affermò:
- Domattina andrò dalla McGranitt per chiederle di riprendermi a scuola. Voglio tornare ad Hogwarts. - Il viso di Angie si illuminò d'evidente contentezza, e Harry sentì il proprio cuore scaldarsi a quella vista. - Non sono sicuro di voler ancora diventare un Auror. Ho visto... ho visto molte cose brutte, nell'ultimo anno, e non so se ne voglio vedere ancora. Ma voglio tornare ad Hogwarts, questo sì. L'ho capito da poco. Mi spiace non averlo capito prima. -
- Avresti potuto non capirlo mai. - esclamò Angie, allegramente. - Meglio ora che mai, mh? Saresti un grande Auror, Harry. Un grande insegnante, un grande giocatore di Quidditch, e sono sicura che saresti anche un grande papà. - Ignorò il rossore improvviso che si era fatto largo sulle guance di Harry a quelle parole e proseguì: - Potresti essere un sacco di cose meravigliose. Non è bello? Avere tante possibilità davanti? -
Si avvicinò alla riva del mare, mentre parlava, finché non ebbe i piedi in acqua: le sue scarpe non potevano macchiarsi, i suoi calzoni non potevano bagnarsi e lei non poteva sentire freddo. Il sole sprofondò in quel momento oltre la linea del mare, inghiottito dall'acqua e dalle nuvole, e il cielo si tinse d'una sfumatura più scura di violetto.
- Non dovresti mandare niente sprecato. - disse lei, ancora. - Nessuna di queste possibilità. -
Harry pensò che era contento che fosse quasi buio, perché, così, Angie non avrebbe visto le lacrime che gli erano colate sul viso. Non sapeva neanche per chi stesse piangendo: per lei, che era in partenza, per i nomi sul Memoriale, per tutto quello che la guerra gli aveva portato via e gli avrebbe portato via, ancora, negli anni a venire. Harry non si faceva illusioni: una parte di lui sarebbe sempre, sempre, sempre, rimasta davanti a Voldemort, in attesa di morire, o nascosta in una tenda nel mezzo di una foresta scura, con niente da mangiare e molto da temere, o nel ripostiglio sotto alle scale. Poteva imparare a convivere con quella parte di sé, ma non liberarsene. Ebbene, avrebbe imparato. Avrebbe imparato. Ne valeva la pena.
Angie si girò e tornò verso di lui solo quando le prime stelle fecero la loro comparsa nel cielo azzurro scuro: attraverso di lei riusciva a vedere la linea più chiara ad ovest, con un nastro brillante all'altezza del petto del fantasma.
- Vuoi avere il tuo ricordo, ora, Harry? -
- Se tu lo vuoi. - rispose lui, fermamente.
Angie annuì.
- Allora sì. -
Angie protese la mano destra verso di lui; ed Harry, che in quei giorni l'aveva accompagnata in ogni sua consegna ed aveva visto come funzionava il passaggio, le offrì la propria. Le dita evanescenti dello spettro si strinsero per un attimo attorno alle sue, più gelide del vento freddo sulla pelle del ragazzo, accogliendole.
- Harry Potter... -
- Harry James Potter. - la corresse lui a mezza voce.
- Harry James Potter. - riprese Angie, dopo un attimo d'esitazione. - Vuoi accettare a nome di Severus Piton il ricordo che mi è stato consegnato il 13 marzo del 1997 da Albus Percival Wulfric Brian Silente ? -
- Silente? - bisbigliò Harry, il fiato mozzo.
Angie gli sorrise, debolmente, e ripeté solo:
- Lo accetti? -
Harry riuscì, attraverso la momentanea confusione che l'aveva assalito, a focalizzarsi sul contratto. Il contratto era tutto quel che contava, ora: per il resto ci sarebbe stato tempo.
- Sì. - mormorò. - Sì, lo accetto. -
Angie alzò la mano sinistra, portandosela alla fronte e pizzicando in corrispondenza della tempia per un attimo, gli occhi socchiusi:
- Hai la fiala con te? -
Harry frugò in una tasca della giacca sino ad estrarne un'ampolla di vetro trasparente: la stappò e la protese verso Angie. Il fantasma estrasse dalla propria testa il ricordo, il brandello scintillante come argento liquido nella sera incombente, e sul suo viso s'accese un sorriso luminoso, sfavillante.
- Funziona! - bisbigliò eccitata. - Funziona davvero, Harry...! -
Avrebbe dovuto esserne felice, si disse Harry, ma non lo era. Non del tutto. Angie lasciò cadere il brandello di ricordo nell'ampolla che le veniva offerta e questo brillò, sfavillante, tra le mani di Harry. Angie allungò le proprie per serrare quelle del ragazzo: erano gelide, ghiacciate, ma a lui non importò. Il fantasma lo guardò negli occhi e sorrise.
- Il professor Silente ci teneva molto a che questo ricordo arrivasse al destinatario dopo la fine della guerra. Era tra le clausole: mai prima della morte di Voldemort. Doveva essere... molto importante... per lui. - E poi, mentre il viso si piegava per un attimo in un'espressione preoccupata: - Non posso sapere cosa c'è nel ricordo, Harry. Se è qualcosa... qualcosa di brutto, ti prego, buttalo via. Tu puoi farlo. Buttalo via, non guardarlo. Vivi una buona vita. - aggiunse, dopo un attimo d'esitazione.
Harry cercò di stringerle le dita: non poté farlo, e Angie sembrò anzi farsi più evanescente di prima, più sfuggente e intangibile. Le sue mani, che prima erano ghiacciate, ora sembravano come una brezza fredda e nulla di più.
- Grazie. - mormorò.
- A te, Harry. - Anche la voce di Angie sembrava essersi fatta meno presente, più lontana. - Per tutto. Per queste bellissime giornate, grazie. Spero che tu non ti offenda, perciò, se dico che vorrei rivederti il più tardi possibile... -
Harry sorrise:
- Ci rivediamo a King's Cross, Angie. -
Il fantasma inclinò il capo da una parte e parve perplesso, per un attimo; ma poi il suo sorriso s'allargò, trasformandosi in una risatina. Aveva gli occhi stranamente luminosi, come lucidi; se fosse stata viva, Harry avrebbe pensato senza dubbio che stesse per piangere.
- Sul binario per Hogwarts! - esclamò Angie. La luce che era sembrata sempre risplendere attraverso il suo corpo, accendendolo dall'interno, tutto ad un tratto s'affievolì e si spense: l'attimo dopo esplose nuovamente in una marea di scintille che si sparsero in tutte le direzioni, come un fuoco d'artificio, prima di scivolare verso l'alto sospinte dal vento. Al cielo, alle stelle.





Note del capitolo: No, non è ancora finita. Ce n'è ancora uno.
Sono in ritardo sul ritardo. Ma, guh, è estate, sì? Scommetto che siete tutti quanti al mare e/o montagna e nessuno sta leggendo questo capitolo. U_U
I ringraziamenti finiscono tutti nel prossimo capitolo. Nel frattempo vi dico solo che ho visto il film. E... guh. Guh. E' proprio il caso di dirlo.

Grazie a tutti voi che passate e vi fermate. Mi avete resa felicissima.
  
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