Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: Stella94    18/08/2011    3 recensioni
Dal primo capitolo:
"La vita può cambiare.
Da un momento all'altro può portarti ad essere diversa, a vivere in modo diverso.
Perchè la vita non è un continuo fluire di giorni monotoni già prescritti.
La vita è scelta.
La vita è rinuncia".
Spero vi piaccia è un JinxLili.
Mi raccomando recensite! Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Rochefort, Jin Kazama, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
primo cap boh                                                                      Changed
 
                                                                                       
 
                                                          2

                                                                                 
 Confusion

Avanti a me l'ignoto.
Avete presente il buio più totale? La paura di essere nel luogo sbagliato al momento sbagliato?
Lo smarrimento che ci conduce a domandarci chi in realtà siamo e cosa davvero vogliamo essere?
Be' io ero pervasa da così tante sensazioni differenti che non saprei distinguerle.
L'uomo ha da sempre pura di ciò che non conosce. Ed io in quel momento ebbi paura di me stessa. Perché in realtà non sapevo chi fossi.
Mi risvegliai, confusa, stanca, dolorante. Mi guardai intorno. Ero su un vecchio divano in pelle marrone, coperta solo da un misero plaid rosso.
Respiravo a fatica. Tutto intorno a me era un ammucchio di colori senza un senso. Una marmaglia di ombre minacciose.
Faceva freddo, dannatamente freddo. La mia pelle era sporca, macchiata qua e la da coaguli di fango.
Indossavo solo la mia biancheria intima. Tutto il resto sembrava scomparso.
La testa pulsava rovinosamente. Quando portai una mano tra i miei capelli biondi li ritrovai umidi e sporcati in alcune parti di sangue rappreso. Avevo una fascia che molto probabilmente umettava qualche ferita.
Non sapevo neppure come avevo fatto a procurarmela. Dalla mia bocca fuoriuscì un lieve lamento quando, per puro caso, la sfiorai.
Casa mia? Mi venne spontaneo chiedermi. Non sapevo dove mi trovassi, non sapevo ciò che mi attendeva. Ma mi pervadeva una sorta di sesto senso. Sentivo le cose.
Ad esempio in quel momento avvertivo che quella non doveva essere casa mia e che molto probabilmente era la prima volta che vi mettevo piede. Non chiedetemi il perché, sapevo di essere oltre ogni limite del possibile.
Scrutai con attenzione tutto ciò che mi circondava. Più ficcavo il naso in giro, più tutto mi sembrava così stranamente diverso, quasi non fosse la normalità.
Da una prima frettolosa analisi, regnava il caos. Lo spazio in cui mi trovavo non era molto grande. Ospitava una modesta libreria, dagli scaffali impolverati dai quali penzolavano pagine di quelli che dovevano essere portatori di cultura. Una televisione vecchio stampo, di quelle che ora difficilmente si trovano in giro, era posta di fronte a me.
Alle mie spalle un tavolo. Piccolo per ospitare una famiglia. Scomodo, vuoto.
Non c'erano quadri sui muri, ne foto. Anzi no, una c'era. Era riposta sul tavolino di fianco al divano. Raffigurava una donna evidentemente giapponese. Molto bella a mio dire, quasi... angelica.
Una porta finestra dava luce all'intero ambiente. Da essa sgorgavano schiamazzi e suoni di clacson impazziti. Ero al centro di qualche sconosciuta città.
Non vi era nient'altro, a parte camicie, calzini, pantaloni e boxer sparsi qua e la. Cominciavo a capire.
E' davvero formidabile di quanto una casa possa dirti tutto sul proprietario.
Era sicuramente un uomo, forse un ragazzo. Solo, oppure abbandonato da quella ragazza della foto. Forse anche sofferente. Si, soffriva. Era spenta quella casa, probabilmente come il suo animo.
<< Vedo che ti sei svegliata. >>
Una voce intensa quanto tranquilla mi fece sobbalzare. Vidi uscire un ragazzo dal un corridoio che per ora portava all'ignoto.
Indossava solo un paio di pantaloni neri. Il suo fisico era da mozzare il fiato. Quella pelle così cristallina resa splendete da alcune gocce di sudore. Quei capelli tanto scuri da sembrare nere ali di un corvo. Quegli occhi, nascosti da alcuni ciuffi di crini corvini, profondi e inesplorati, come i fondali ignoti dell'oceano.
Deglutì rumorosamente, perdendomi nell'imprimere nella mia memoria ogni particolare di quella  creatura tanto magnifica quanto minacciosa.
Perché se pur mi sforzavo di ricordare, di collocare un nome a quel ragazzo, niente mi suggeriva la giusta direttiva.
Ero ancora nell'ignoto più profondo.
<< Dove mi trovo? >>
Logica e terribilmente stupida come domanda. Era ben visibile dove mi trovassi, ma assolutamente impossibile per me.
<< A casa mia. >> Rispose spiccio, quasi seccato. Portava un asciugamani al collo. Lo vidi asciugarsi la fronte per poi dirigersi al frigo e prendersi una birra.
<< Tu chi sei? >> Altra domanda stupida. Nel mio animo aleggiava uno strano senso di protezione, come se mi trovassi nel luogo più sicuro al mondo, in un rifugio fatto da mura di piombo.
<< Jin. >> parlava a monosillabe. Questo mi irritò ulteriormente. Forse non conosceva l'uso della parola o era troppo stupido per rispondere adeguatamente. Stavo cominciando a capire qualcosa di più sul padrone di casa.
Freddo. Mi venne da pensare. Quando ancora una volta scontrai i suoi occhi lo trovai freddo come il ghiaccio.
<< Jin Kazama. >> Spiegò ulteriormente, dopo aver mandato giù un quarto di quella bibita altamente alcolica.
Ma anche se tutto cominciava a prendere colore, facendo diventare l'immagine più chiara, io continuavo a non capirci un bel niente.
Poi subentrò il panico. Lui mi aveva appena detto il suo nome per intero ma il mio?
Chi ero io? E perché ero li? Se quel tizio si era appena presentato voleva dire che non mi conosceva affatto. E allora perché ero a casa sua?
Il mio nome, il mio nome, continuavo a ripetermi. Mi ritrovai confusa a rigirami sul divano. Cercavo una via di fuga o semplicemente non sapevo cosa fare. Ero terribilmente confusa. La testa girava vorticosamente, le mani tremavano.
Nella mie membra solo sillabe senza senso, ma nessuna che mi suggerisse il mio nome.
<< E io chi sono? >>
Lui sorrise sghembo << Be' pensavo che me lo dicessi tu. E soprattutto cosa ci facevi in fin di vita, mezza nuda, sotto la pioggia, abbandonata tra i cassetti della spazzatura nel posto più orripilante di Shibuya? >>
Spalancai la bocca, respirando aria di guai. << Che cosa?! >>
<< Senti, io non so chi sei, okay? Ti ho trovata li fuori e ti ho portata qui. Fine della storia. >>
<< Quindi tu non mi conosci? >>
Lo vidi alzare le braccia al cielo con fare esasperato. Forse lo era per davvero << No che non ti conosco! >> Confermò e questo non poté altro che aumentare la mia stupida consapevolezza di essere nell'ignoto.
Ed io odiavo l'ignoto.
Il cuore mi venne in gola quando finalmente capì una cosa essenziale. Nemmeno io mi conoscevo.
Un nome, una casa, una famiglia. Vuoto era tutto un vuoto senza senso.
Il mio respiro si fece pesante, il freddo pungeva più di un ago. Ed avevo paura, terribilmente paura.
Quando non sai chi sei tutto ti sembra così minaccioso. Perfino la tua stessa ombra ti incupisce l'animo. Perché a quell'ombra non sai attribuire alcun nome, alcuna certezza.
<< Oh mio Dio. >> Sussurrai incerta. La speranza si stava spegnendo come una candela al vento. << Io non lo so! >>
Lo sentì avvicinarsi a me, mantenendo ancora quelle assurde distanze, quasi fossi stata un'appestata.
<< Cosa non sai? >> La sua voce così roca, terribilmente sensuale mi scombussolò i sensi, portandomi ad occuparmi più del mio aspetto fisico che di altro.
Dovevo avere un aspetto davvero orrendo. La testa fasciata, i capelli bagnati e intarsiati di sangue e fango. La faccia sporca, gli occhi di chi ha appena ucciso un uomo.
Terribilmente patetica.
<< Io non so chi sono, non ricordo il mio nome, ne perché ho questa ferita, ne perché sono nuda! >>
<< Be' non eri proprio nuda. >> Mi stupì di come lui fosse così pacato e tranquillo. Sembrava come non si preoccupasse di nulla, come se tutto fosse così dannatamente semplice. Ma non lo era. Non lo era per niente.
<< I tuoi vestiti erano bagnati e così li ho messi ad asciugare. >> Indicò con pollice il balcone alle nostre spalle.
Intravidi un paio di jeans e una camicia al di fuori delle finestre. Ma subito il mio sguardo ritornò su di lui.
Truce e assassino solo per l'inspiegabile motivo per cui aveva deciso di spogliarmi.
I miei occhi celesti si assottigliarono i due fessure ardenti. Le labbra si incresparono in un ghigno saturo di bile.
<< Mi hai tolto i vestiti? >>
<< Ti sarebbe venuta una polmonite. >> Le sue muscolose braccia si incrociarono al petto, come se in qualche modo stesse in attesa di qualcosa << E comunque, >> Continuò << per la cronaca, non mi sono divertito di certo a farti da infermiera. >>
Ah si! Era in attesa dei ringraziamenti. Be' ne avrebbe fatto a meno. Insolente e cafone com'era.
Alzai un sopracciglio assumendo la sua stessa posizione. Strana sfida la nostra. Senza parole sembravano canzonarci a vicenda. Bene, il nostro strambo rapporto stava cominciando proprio al massimo.
<< Vedi di recuperare presto la memoria. Non ti voglio tenere qui in eterno. >>
<< La cosa è reciproca. >>
Maniaco, pervertito, mi venne da aggiungere mentalmente. Ma badai molto bene dal pronunciarlo. A guadar bene il suo aspetto doveva essere uno molto pericoloso. I suoi muscoli la dicevano lunga. Ed io ero solo una stupida ragazzina senza nome ne ceto sociale. Insomma un puntino dell'immensità dell'universo.
<< Perfetto! >>
<< Ottimo! >> Replicai. Ghignò impercettibilmente poi mi diete le spalle. Lo vidi nascondersi la dov'era uscito.
Non potei non soffermarmi sulla magnificenza del suo corpo.
Così possente, così virile, così enigmatico e allo stesso momento irraggiungibile.
Sbuffai esausta. Ora più che mai ero sull'orlo di un declino. Di un drastico declino

CONTINUA...

Eccomi qui anche per il secondo capitolo. Allora la trama ora è ben chiara. Lili non sa più chi è. Si è ritrovata a casa di Jin senza un perchè, questo è dovuto alla botta che Bryan nel primo capitolo le ha dato in testa credendo che fosse morta. Ce la farà una ragazzina capricciosa e testarda come lei a tener testa a Jin?
Scopriremo altre cose in più sul passato di Jin e sul suo presente. Entreranno in scena anche altri personaggi del gioco. Ci sarà davvero da divertirsi.
Seguitemi cari e recensite mi raccomando. Devo sapere cosa ne pensate altrimenti la cancello.
Vi lascio il link del mio account facebook in quanto la mia pagina non è più attiva. Se volete aggiungetemi, per conoscere news e tanto altro sulle mie storie.
Kiss kiss da

                                                                                                                                               
Stella94







   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Stella94