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Autore: Akire nee    19/08/2011    1 recensioni
-Ragazzi, vi ho convocato per dirvi che siete stati scelti per partecipare ad un progetto scolastico: Cambio Visione.
In quel preciso istante nell’ufficio del preside scoppiò l’inferno.
- SI PARTE! SI PARTE! FAREMO IL GIRO DEL MONDO YEEEEE!!!!!!!!!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Nuovo personaggio, Tamaki Suoh, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avviso chi sta per leggere che io non sono di Roma, quindi ho inventato la maggior parte dei dati. Lo stesso vale per la Suzuki, ho scelto questa marca di moto perchè è la mia preferita e perchè ha dei legami con il Giappone. Nei prossimi capitoli vedrò di mettere dei disegni fatti da me dei personaggi inventati per darvi un'idea. Spero vi piaccia.

Capitolo III


Aeroporto di Fiumicino – Luglio H. 19.00

L’aeroporto italiano era stracolmo di gente. Gli Host si diressero verso l’uscita seguiti dai bisbigli degli italiani, che li osservavano divertiti. Attraversata la porta scorrevole si fermarono davanti alla strada.
-Adesso che si fa, Kyoya?- chiese Tamaki
-Dato che è tardi passeremo una notte pff… in albergo. Un’auto pff… dovrebbe venirci a prendere.- rispose il ragazzo trattenendo le risate. Nessuno parlò.
-Accidenti! Siamo partiti che il sole era alto in cielo… pff… e qui sta per tramontare. È proprio strano il fuso orario pff...- disse Hikaru per interrompere il silenzio. Tamaki si girò a guardare i suoi compagni. Erano tutti scossi da singulti, anche Mori sembrava avere il singhiozzo.
-Ahahahahahahaahahahahaa!!! Non ce la faccio piùùù!- scoppiò ridendo Honey, e con lui tutti gli altri. Tamaki non capiva. Kyoya notando il suo sguardo confuso indicò i suoi pantaloni. Il ragazzo biondo abbassò lo sguardo, adesso aveva capito tutto. Infatti ebbe un doloroso flashback.
 
Tra 20 minuti sarebbero atterrati. Haruhi leggeva un libro, i gemelli ascoltavano musica, Honey mangiava le torte portate dalle hostess mentre Mori gli puliva il viso sporco di panna, e Kyoya scriveva sul block notes come suo solito. Tamaki, notando il carrello delle bevande, agitò il braccio urlando –Vorrei un caffè, signorina!-. L’hostess prontamente gli porse una tazzina piena di liquido scuro. Ma Tamaki non fece in tempo a toccarla che una perturbazione scosse l’aereo, facendo cadere tutto il caffè nei suoi pantaloni. Solo in quel momento realizzò che il caffè era bollente.
-WAAAAAAAAAAH! BRUCIA-BRUCIA-BRUCIAAA!!!- gridò Tamaki come un ossesso saltando fuori dal sedile. I ragazzi sorpresi si avvicinarono a lui per tentare di calmarlo. 10 minuti dopo il ragazzo biondo aveva una borsa del ghiaccio sull’ustione. Neanche iniziato il viaggio e si era già fatto male.
 ‘Brutto segno ’ pensò Tamaki.
 
 
-Ahahahahah! Lord, sembri un bambino che se l’è fatta addosso!- disse Hikaru tenendosi la pancia.
-Non è stata colpa mia, ma della perturbazione!-  ribatté Tamaki .
-No, invece è stata colpa tua!- lo rimproverò Haruhi  – Solo un idiota poteva chiedere un caffè in pieno Luglio! –    Tamaki prontamente iniziò a far crescere funghi.
-Su Haruhi, non essere così severa- disse Hikaru finalmente smettendo di ridere –Ma una macchia marrone, sul davanti per di più! È parecchio imbarazzante, nee Kaoru?- continuò girandosi verso il fratello.
Kaoru non c’era.
-K-Kaoru? Kaoru dove sei?- domandò Hikaru guardandosi attorno. Nessuna risposta. Tutti iniziarono a chiamarlo preoccupati.
-Molto probabilmente si è perso in quel marasma di gente dentro l’aeroporto- spiegò Kyoya.
-Hika-chan perché non provi a chiamarlo al cellulare?- suggerì Honey.
-Buona idea Honey-sempai- rispose Hikaru prendendo il cellulare e digitando il numero del fratello.
-DRIIIN! DRIIIN!-    gli Host si guardarono attorno.
-Hikaru, questo suono… non proviene dalla tua tasca?- domandò Haruhi indicandogliela. Hikaru frugò la tasca, e si ritrovò in mano il cellulare del fratello che squillava.
-Perché hai il cellulare di tuo fratello?- chiese Tamaki visibilmente sorpreso. All’improvviso Hikaru ricordò.
-Kaoru mi aveva chiesto di tenerglielo perché le sue tasche erano troppo piccole!- urlò disperato.
In quel momento un auto nera si fermò davanti a Kyoya  – Avanti, salite- li invitò.
-E Kaoru, scusa?- quasi gli urlò in faccia il gemello.
-Kaoru non è uno sprovveduto, Hikaru. Per questo ha memorizzato l’indirizzo dell’albergo- rispose con calma il moro.
-Ma Kyo-chan, noi adesso non dobbiamo andare in albergo. Dato che è la prima volta che Haru-chan esce dal Giappone abbiamo deciso di fare un giro in città, non ricordi?- chiese Honey.
-Si, lo so Honey-sampai. Infatti sapeva anche che il punto di ritrovo in albergo è alle 23.00- ripose di nuovo Kyoya.
-NO! Io rimango in aeroporto a cercarlo!- protestò Hikaru.
-Hikaru calmati- disse Haruhi – Kyoya-sempai ha ragione. Sono sicura che quando andremo in albergo Kaoru sarà all’entrata ad aspettarci.- tentando di calmarlo. Minuti dopo erano tutti in auto diretti al centro della città. Chissà perché nessuno riusciva a comprendere Hikaru, neanche in minima parte. Il Lord gli aveva portato via Haruhi, non poteva permettersi di perdere anche Kaoru. Tutti, ma non lui. Riuscì a mantenere la calma soltanto perché si fidava ciecamente del fratello.
 
Nello stesso istante “l’Host perduto”…
Kaoru era seduto su un muretto fuori dall’aeroporto e si guardava attorno sperando di vedere facce conosciute. I suoi documenti li aveva affidati a Kyoya, non trovava il cellulare e aveva soltanto degli spiccioli (che per un ricco come lui vogliono dire almeno 50 euro). Era ufficiale: si era completamente perso. La situazione era grave, così decise di mettere in pratica gli insegnamenti di Haruhi. Mettendo da parte l’orgoglio andò a comprare un biglietto per il pullman e con tutto il coraggio che aveva ci salì… ‘Ma dove è diretto questo coso?’ pensò Kaoru spaventato ‘Calmati Kaoru. Appena scendo da qui chiedo indicazioni, con l’inglese me la cavo.’ tentò di tranquillizzarsi. ‘Dunque… l’indirizzo dell’albergo è al numero 5 della via…???... O Cristo’ aveva scordato metà dell’indirizzo. Il pullman si fermò e Kaoru scese con una faccia da funerale tanto spaventosa che un bambino scoppiò a piangere, ma lui non ci fece caso, era troppo disperato. ‘ Se solo avessi il cellulare…’ pensò ‘Aspetta… ho ancora degli spiccioli in tasca (più di 30 euro)… posso fare una telefonata!’realizzò entusiasta.  Si girò con il sorriso stampato in faccia per vedere se c’erano locali aperti in cui chiedere di usare il telefono. Meno di mezzo secondo e ritornò con la faccia da funerale. Kaoru vedeva solo serrande abbassate, serrande abbassate a non finire. Se avesse avuto una pistola a portata di mano si sarebbe sparato. Il sole stava tramontando, non gli rimaneva che una sola opzione: seguire l’istinto. Era rischioso, lo sapeva, ma forse avrebbe potuto raggiungere un luogo con negozi ancora aperti. Così iniziò a camminare…e a pensare.
‘Ma tutte a me capitano oggi!?! Mi sono perso e in giro non c’è anima viva. AAAH! Basta, mi sto deprimendo! Se continuo a pensare queste cose finirò per scoppiare a piangere. E per un Host sarebbe una vergogna.’ sospirò rassegnato ‘Chissà se gli altri sono preoccupati. Conoscendo Hikaru potrebbe morire dall’agonia. Poi, dopo quello che è successo tra il Lord e Haruhi… però stranamente si è ripreso alla grande! Si è disinnamorato completamente, adesso vede Haruhi come una sorellina. Meno male! Il problema adesso… sono io.’ pensò cupo ‘Tralasciando il fatto che non so dove mi trovo… ultimamente mi sento strano. È come se stessi aspettando qualcosa… o qualcuno. Un angelo? NAH! Forse sono gli ormon-SBAM!
Kaoru si ritrovò seduto per terra con un fortissimo dolore alla testa.
-Ehi, tutto ok?- gli chiese una ragazza mentre gli porgeva la mano per aiutarlo a rialzarsi. Kaoru l’afferrò e disse –Si, grazie… che è successo?-
-Hai dato una bella testata al lampione- rispose la ragazza divertita. Solo in quel momento Kaoru la guardò in faccia, rimanendone incantato. Non aveva mai visto una ragazza del genere. Era poco più bassa di lui, con 2 lunghe trecce castano scuro. Ma la cosa più strabiliante erano gli occhi. Grandi (o forse era la faccia ad essere piccola, non riusciva a dirlo con precisione) e rossi. Ma non rossi perché erano irritatati, proprio le iridi erano rosse. Di uno splendido rosso carminio.
In quel momento Kaoru ricordò di averla sentita parlare, e l’aveva capita! – Tu parli giapponese?- chiese il ragazzo speranzoso di non aver sentito male.
- S-si.- rispose confusa la ragazza, poi si illuminò –Ti sei perso, vero?- chiese.
-Esatto! Come lo sai?- rispose Kaoru felice di aver trovato la sua possibile salvezza. La ragazza si mise a ridere.
-Mi stai guardando come una divinità scesa in terra!- disse con semplicità – Io sono Erika, piacere.- si presentò.
-Io mi chiamo Kaoru- disse l’Host presentandosi a sua volta.
-Posso aiutarti in qualche modo? Conosco molto bene la città- disse Erika.
-Si, grazie! Sto cercando un albergo dove dovrei raggiungere i miei amici- spiegò Kaoru.
-Oh bene! Come si chiama l’albergo?- chiese la ragazza con un sorriso.
-Non ne ho idea.- rispose con sincerità. A Erika sparì il sorriso dalla faccia.
-Come non ne hai idea?- chiese la ragazza esterrefatta.
-Ho dimenticato metà dell’indirizzo. Mi ricordo che è al numero 5 ma non la via in cui si trova.- spiegò Kaoru. Erika ci pensò un po’ su, poi chiese –Non ricordi neanche a grandi linee il nome? Ad esempio una parola che gli assomiglia…-
-Umh… qualcosa come Figlio Dado…- rispose pensandoci.
-Il Giglio d’Oro, intendi?- azzardò Erika. A Kaoru sembrò di aver sentito la parola più bella del mondo.
-Sisisisisisisisi! È proprio quello il nome! Sai come ci si arriva?- sprizzò di felicità il ragazzo.
-Per tua fortuna, si!- rispose Erika felice di essere stata d’aiuto –C’è solo un piccolo problema: è a 2 ore a piedi da qui.- Kaoru diventò di pietra.
-Come?- chiese Kaoru con un tic nervoso.
-Senti… volendo posso accompagnarti io. A che ora dovresti incontrarti con i tuoi amici?- chiese Erika un po’ spaventata dalla reazione del ragazzo.
-Alle 23.00- rispose Kaoru facendo smettere il tic nervoso.
Erika guardò lo schermo del suo cellulare  -È fra più di 3 ore. – lo rimise a posto –Io però dovrei fare delle spese urgenti.- continuò mettendosi una mano sotto il mento –Facciamo così, tu vieni con me a fare spese e quando avrò finito ti accompagnerò all’hotel. – propose la ragazza. Kaoru accettò senza farselo ripetere due volte. ‘Però certo che questa qui è strana. Invita un ragazzo appena conosciuto a fare spese con lei. Vabbè, l’importante è che riesca ad arrivare all’albergo.’ pensò Kaoru poco prima che Erika gli afferrasse la mano per trascinarlo ‘E mi prende anche per mano! Non che mi dispiaccia però…’ continuò a pensare arrossendo un po’.
-Prima destinazione: NEGOZIO Di COSTUMI DA BAGNO!- urlò Erika.
-Nani??- riuscì solo a dire Kaoru prima di iniziare a vedere un    via-vai di persone che prima non aveva notato. Svoltarono l’angolo ed entrarono in un negozio di costumi da mare.
-Avanti scegline uno per me!- lo incoraggiò Erika.
-Eh?- riuscì solo a dire Kaoru, che non si aspettava una richiesta del genere.
-Io non sono molto brava in questo genere di cose. Ma dato che tu sei un ragazzo avrai di certo idea di quale costume può valorizzarmi, dico bene?- spiegò Erika con gli occhi che luccicavano. In effetti non aveva tutti i torti, poi considerando che la madre di Kaoru lavorava nel mondo della moda... La squadrò da capo a piedi e si mise a frugare nella zona bikini del negozio mentre le commesse lo guardavano male. Un paio di minuti dopo Kaoru porse a Erika un bikini color lime con decori neri.
-Grazie!- gli disse Erika mentre si dirigeva verso i camerini.
Kaoru si accascio su una sedia ‘Proprio una sfortuna aver preso il senso della moda da mia madre. Se non l’avessi avuto avrei potuto dargli un costume qualsiasi invece di mettermi a cercarlo.’ pensò stizzito Kaoru un attimo prima che Erika uscisse dal camerino. Appena la vide si rimangiò tutto quanto. Era uno schianto. Erika si mise davanti ad uno specchio e cominciò ad osservarsi girando su se stessa. Non riusciva a distogliere lo sguardo, aveva fatto bene a scegliere quel costume. Ad un tratto una commessa gli arrivò da dietro –La sua ragazza è veramente bella!- si complimentò. Kaoru arrossì violentemente abbassando lo sguardo ‘Peccato che non sia la mia ragazza… già un vero peccato’ pensò prima di tornare a guardarla.
-LO COMPRO!- urlò Erika verso la commessa con un sorriso smagliante e uscirono dal negozio.
-Come mai ti è venuta voglia di comprare un costume da bagno proprio adesso?- chiese Kaoru curioso.
-Perché domani io e le mie amiche partiamo in vacanza. Una crociera in giro per l’Europa!- rispose Erika esaltata, Kaoru non fece in tempo a dire altro che il suo stomaco brontolò.
-Hai fame, eh? In effetti anch’io. - ammise Erika, poi gli venne un’idea – Come ringraziamento per avermi scelto il costume da bagno di offro una pizza.- gli disse con un sorriso.
-Cosa è una pizza?- chiese Kaoru confuso lasciando andare avanti Erika di un paio di passi. La ragazza si voltò con sguardo assassino.
-Non sai cosa è la pizza?- chiese come se avesse detto un’eresia, poi gli sorrise –Allora la devi mangiare a tutti i costi. Andiamo!- disse prendendo di nuovo per mano e iniziando a correre.
-Aspettami un attimo qui- disse prima di entrare in un locale con un forno all’interno. Pochi minuti dopo ne uscì con 2 quadrati di pasta con cose rosse e bianche all’interno. Ne porse una a Kaoru – Dozo -  gli disse prima di addentare la sua e si sedettero su una panchina. La pizza, per Kaoru, aveva un gusto insolito ma non era cattiva, anzi se avesse avuto fame di nuovo l’avrebbe rimangiata molto volentieri. Prima di partire per il giro d’Europa doveva assolutamente dire ai suoi amici di assaggiarla, anche perché sarebbero tornati in Italia soltanto un anno dopo.
-Perché sei venuto in Italia?- gli chiese ad un tratto Erika. Kaoru era felice di rispondere a quella domanda e gli spiegò tutto quanto: dall’Host Club di cui faceva parte con suo fratello Hikaru al progetto Cambio Visione.
-… infatti domani mattina dovremo passare in una scuola italiana per prendere 5 studenti che devono partire con noi.- finì di spiegare. Con quella frase ad Erika andò di traverso un pezzo di pizza ed iniziò a tossire. Kaoru quando la vide si spaventò a morte e iniziò a dargli colpi sulla schiena. Quando il respiro della ragazza tornò regolare disse –Prendere 5 studenti in una scuola italiana? A LUGLIO?- quasi urlando. Kaoru non che capiva il perché avesse reagito così e chiese – Perché? Che c’è di strano?-
-Che c’è di strano? In Italia gli studenti sono nel bel mezzo delle vacanze estive!- gli rispose disperata. Kaoru ebbe una bruttissima sensazione, qualcosa non tornava. Che senso aveva venire in Italia a prendere degli studenti, se gli studenti non c’erano? Ma capiva ancora meno il perché Erika avesse reagito in modo così disperato, con tutte le scuole che c’erano a Roma le possibilità che venisse scelta la sua erano minime.
-Conosco solo una persona che potrebbe fare una cosa del genere…- disse Erika più a se stessa che a Kaoru, poi come riscossa dai suoi pensieri disse – Dovrei accompagnarti in albergo ora. Sono le 22.00 - Kaoru si era completamente dimenticato di quella questione, si stava davvero divertendo un mondo con Erika.
-Quanto ci vuole per arrivare?- chiese.
-Sempre 2 ore, se vai a piedi.- rispose tranquilla Erika. Kaoru andò nel panico più totale e gli disse –Ma come fai ad essere così calma! Dovrei essere li tra un’ora esatta!-.
-Appunto per questo ho detto “se vai a piedi”.- disse sorridendo dolcemente. Kaoru a quel sorriso arrossì un po’ ‘È i-il sorriso più bello che abbia mai visto! Come mai fa così caldo ora…?’ pensò, poi notò che Erika stava facendo girare una chiave nell’indice.
-Che cos’è?- chiese curioso.
-La chiave della mia moto.-  rispose Erika con un sorriso furbetto.
-Hai la patente?- domandò sorpreso.
-Certo che no! Ho solo 16 anni! Ma questa moto l’hanno progettata i miei fratelli apposta per me, quindi posso guidarla anche senza patente.- rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo –Mezz’ora in moto o 2 ore a piedi, a te la scelta.-
Kaoru non sapeva se fidarsi sulla storia della patente ma aveva fretta, gli porse una sola domanda prima di decidere –Quanto è lontana la moto?-.
-2 minuti a piedi. È nel parcheggio dietro l’angolo.-rispose Erika.
Kaoru sospirò rassegnato - … e facciamoci questo giro in moto. - disse alla fine e seguì Erika che svoltava l’angolo.
 
Stavano viaggiando già da un quarto d’ora abbondante. La moto di Erika era la cosa più stupefacente che avesse mai visto: l’ultimo modello della Suzuki blu metallizzato. Kaoru stringeva la vita di Erika per non cadere e, dato che i caschi erano in comunicazione con dei microfoni chiese – Quindi questa Suzuki l’hanno progettata i tuoi fratelli?-
-Si! La mia famiglia è proprietaria della Suzuki da generazioni. Mio padre ha passato il testimone ai miei fratelli un paio d’anni fa. - rispose Erika lasciando di stucco l’Host. ‘Quindi è ricca anche lei. Se venisse all’Ouran sarebbe ammessa senza problemi. Ma se lei è italiana come fa la famiglia a possedere la Suzuki che è giapponese?’ si chiese. Poi gli venne in mente un’altra domanda che non riusciva a spiegarsi –Ma se tu sei italiana, perché parli giapponese?-
-Ho un’amica giapponese. Ma l’italiano non lo parlo abitualmente, perché parlo giapponese sia a scuola che a casa. - rispose prontamente. Kaoru decise di smetterla di fargli domande, dato che mentre rispondeva all’ultima aveva quasi cambiato corsia. Pochi minuti dopo la moto si fermò davanti ad un edificio con una scritta dorata, che non riusciva a leggere.
-Ecco a te l’Hotel Giglio d’Oro. - disse Erika togliendosi il casco. Kaoru scese dalla moto e si fermò a guardare Erika sospettoso – Come facevi a conoscere questo albergo se era dell’altra parte della città?- chiese.
-Questo albergo è il più famoso e costoso di tutta Roma. Non c’è persona che non lo conosce.- spiegò la ragazza. Fuori dal portone d’ingresso c’era un orologio: erano le 22:50 , dieci minuti in anticipo.
-Grazie di tutto Erika. Se non ti avessi conosciuto chissà che fine avrei fatto.- le disse Kaoru guardandola negli occhi.
Erika sorrise dolcemente –Figurati, mi sono divertita tanto insieme a te. -
Come mai tutto ad un tratto Kaoru si sentiva triste? Forse perché sapeva che quello era un addio, e che molto probabilmente non l’avrebbe rivista mai più. Si era affezionato a quella strana ragazza, anche se la conosceva da appena 4 ore.
-Spero di rincontrarti un giorno.- riuscì solo a dire.
-Si, lo spero anch’io, Kaoru.- disse Erika mettendo subito dopo in moto. Prima di rimettersi il casco gli sorrise di nuovo, ma non era il solito sorriso dolce… era triste. A vedere quella espressione a Kaoru fu come se gli si spezzasse il cuore, e la osservò allontanarsi finché non scomparve. Kaoru appoggiò la schiena al muro e scivolò fino a sedersi, ‘Perché mi pizzicano gli occhi?’ si chiese.
 
 
Intanto i 6 Host stavano ritornando in albergo.
-Haru-chan! Haru-chan! Ti sei divertita?- chiese Honey mentre saliva sulle spalle di Mori.
-Si, Honey-sempai. È stato molto interessante, ma avrei voluto continuare a girare per i negozi.- rispose Haruhi.
-Avrai altro tempo per questo, Haruhi. Dobbiamo ripassare qui alla fine del viaggio.- gli ricordò Kyoya.
-È vero Haruhi! Il nostro viaggio è appena iniziato!- si entusiasmò Tamaki con i pantaloni ancora sporchi di caffè –Nee Hikaru?-.
-Eh? Ah…si, certo Lord.- era assolutamente lampante che Hikaru era ancora in pensiero per il fratello.
-Andiamo Hikaru! Hai tenuto il muso per tutta la serata, non ti riconosco più!- lo sgridò Haruhi.
-Non c’è bisogno di preoccuparsi Hikaru. Kaoru sta benissimo! È sano, forte e intelligente proprio come il suo papà!- disse Tamaki indicando se stesso. Tutti gli Host si girarono verso di lui –Intelligente?!- dissero in coro ma Tamaki non fece in tempo a deprimersi che Honey gridò – Ehi, ragazzi! Ecco l’albergo!-
-E indovinate un po’ chi c’è davanti al portone d’ingresso?- continuò Kyoya mettendosi a posto gli occhiali. Hikaru si sporse per vedere. – Kaoru! - gridò.
Kaoru si voltò per vedere da dove proveniva il suo nome -Hikaru!- gridò il fratello mentre correva in sua direzione.
-Mi hai fatto preoccupare a morte!- iniziò Hikaru dandogli il cellulare.
-Ah! Ecco dove era finito!- esclamò Kaoru. Hikaru stava per continuare a parlare quando Honey urlò –Kao-chaaaan! Eravamo molto preoccupati lo sai?-. Quando gli altri Host si avvicinarono decisero di non fargli domande, era visibilmente distrutto. Così entrarono in albergo per andare a dormire.
 
Stanza dei fratelli Kitachiin – H. 23.30
I gemelli avevano deciso di dormire nella stessa camera, come sempre. Erano in pigiama e sdraiati fianco a fianco nel letto. Non avevano bisogni di parlare: Kaoru sapeva di aver fatto preoccupare a morte il fratello e Hikaru non aveva bisogno di dirglielo perché era il diretto interessato.
-Nee, Hikaru…- iniziò Kaoru –è stata una ragazza ad aiutarmi a trovare l’albergo, sai?-
-Davvero?- chiese il fratello, Kaoru annuì. –Raccontami un po’ come è andata.-    Kaoru gli raccontò tutto: di quando aveva sbattuto la testa nel palo, del costume da bagno, della pizza e della moto…
Hikaru notò che mentre il fratello raccontava aveva un’aria triste e quando finì di raccontare gli disse – Kaoru sono molto contento che tu abbia trovato una persona disponibile come lei ad aiutarti, ma… non devi più pensarci adesso. Perché non la rincontrerai mai più, lo sai questo vero?- Il fratello per tutta risposta annuì con poca convinzione.
Per lui era facile parlare. Non aveva visto i suoi occhi rossi carminio o il suo dolce sorriso. Non aveva visto l’espressione di quando lo ha salutato dalla moto. Era apparsa quando aveva bisogno di lei e se ne era andata, proprio come… un Angelo. Esatto, lei era diventato il suo angelo. Quello che stava cercando. Ma anche se sapeva che non l’avrebbe
rincontrata mai più, anche se cercava di non pensarci, Kaoru era sicuro: non l’avrebbe dimenticata tanto facilmente. 

  
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