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Autore: Yammi    20/08/2011    5 recensioni
Un amore un pò strano e forse non corrisposto. Un modo per conoscere un lato di Ami che difficilmente si mostra. Quel lato romantico, che tutti noi portiamo in una piega del nostro cuore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ami/Amy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Una mia piccola fan-fiction su Ami che penso comprenderà più capitoli (non so precisamente quanti, diciamo quanto bastano per liberare la mia immaginazione).
Spero vi piaccia e spero anche di aver reso bene Ami e scusatemi se a volte esco dal personaggio, non l'ho mai impersonato prima di adesso (apparte un post in un gdr).
Buona Lettura!




Quella mattinata di novembre si aprì con delle insistenti nuvole grigie.

«Il meteo lo aveva preannunciato»

Sì disse una ragazza gracilina nella sua stanza, mentre iniziava a riporre i libri nella cartella per andare a scuola.

«Venti freddi da ovest, nulla di nuovo»

Certo, per lei questo cose non erano mai “nulla di nuovo”. Decise che per fare colazione si sarebbe fermata in un bar sulla strada, visto che la madre era fuori ormai da giorni ed era anche in netto anticipo. Prese il suo ombrello grigio ed uscì, mentre la pioggia iniziava a cadere leggera.

Incontrò la vicina proprio sul pianerottolo che stava pulendo il tappeto con su scritto “Welcome”.

«Buongiorno signora Hinata, bella giornata vero?»
«Oh come fa a dirlo, signorina Mizuno? Non vede che nuvoloni?»
«Un po' di pioggia non ha mai fatto del male a nessuno, e poi è indispensabile per l'ecosistema»

Disse sorridente, con tanto ottimismo. La vicina sembrò addolcirsi un po' alla vista di tanta vitalità, nonostante ci avesse capito poco. Si notavano delle occhiaie il che stava a spiegare che non aveva dormito molto bene la sera prima.

«Si, forse ha ragione...meglio che si sbrighi altrimenti farà tardi alle lezioni!»

Ami le sorrise e si avviò per la rampa di scale che portava ai piani inferiori del suo condominio.
Mentre scendeva si chiedeva come mai tutti odiassero la pioggia, a lei piaceva tanto. Quell'odore di umido, quelle nuvole grigie che sembrano quasi dare calore, gocce fresche che ti sfiorano furtive il viso.

«Sempre meglio coprirsi, però» si diceva sempre. Ed infatti quel giorno aveva con se un delizioso cappottino blu scuro che la manteneva al caldo e all'asciutto. Mise il piede sull'ultimo scalino ed aprì l'ombrello, per proteggersi dalla pioggia che ora cadeva più insistente che mai e si immerse nella mattinata solitaria.
Camminando sul marciapiede umido, cartella in una mano e ombrello in un'altra, si godette il docce picchiettio della pioggia nelle pozzanghere.
Clop, clop, clop, clop...

….........................................

«Eccole il cappuccino, signorina»
«Molte grazie Hisaki »

La gente entrava nel piccolo bar come in preda ad un incredibile panico, per ripararsi dalla pioggia ed ordinare qualcosa di caldo, per lo più cioccolata.
Ami aveva deciso di fermarsi in un bar a caso, non accorgendosi nemmeno che era entrata (quasi in automatico) nel suo bar abituale. Conosceva tutti, dai camerieri alle signore delle pulizie e sapeva a memoria tutti i loro nomi, nonostante ci avesse parlato veramente poco.
Hisaki, il cameriere che ha citato prima, è un giovane aspirante barista. Ad Ami piaceva molto, era sempre vitale ed ottimista, nonostante facesse continuamente pasticci.
Nemmeno finì di formulare questo pensieri che Hisaki stava per far cadere un set intero di tazzine per il caffè.

«Chissa che avevo in testa quando ti ho assunto! Sistema tutto.» questo, ad esempio, è il proprietario del piccolo bar, il signor Kazuko.
«Mi scusi, signore»

Ami si lasciò sfuggire una risata che Hisaki sembrò apprezzare. Decise di dedicarsi un po' ai libri di scuola, non era riuscita a risolvere alcuni problemi di matematica ieri.
Causa: un forte mal ti testa.
Seduta ad un tavolo inforcò gli occhiali e ricominciò a leggere la spiegazione, inebriata dall'odore del cappuccino dal quale aveva appena preso un sorso. Non si era nemmeno accorta dell'ultimo entrato nel bar.

«Oh Yuu, il solito?»
«Si Hisaki, per favore, muoio dal freddo»

Avvertì odore di caffè lungo, all'apparenza molto caldo.

«Come mai così in anticipo?»
«Ho dei compiti da finire, se non li consegno entro oggi il professore mi sbrana»

Il ragazzo si guardò intorno in cerca di un posto libero dove sedersi per finire i compiti in pace. Si pote notare l'espressione di perplessità dipinta sul suo volto quando notò che non ce n'erano, se non uno però per metà occupato da una ragazza. Se vi dicessi che quel posto, occupato da Ami, era anche il suo solito posto?

«Hey, posso mettermi qua?»

Ami alzò gli occhi e fissò il ragazzo da dietro i suoi occhiali vecchio stile. Non gli erano piaciuti per nulla i suoi modi.
Lo guardò per qualche secondo.
Avevi i capelli neri e lunghi, portati sulle spalle e alcuni gli coprivano un pò il viso. Aveva un viso abbastanza anonimo, anche se bello da guardare e, a dire la verità, molto particolare per due dettagli: mento marcato e occhi verde chiaro, una cosa molto rara in Giappone.

«Si si, prego fai pure»

Rispose togliendo le sue scartofie per farlo sedere.
Il ragazzo si sedette senza degnarle di altre parole, ma ad Ami non importava, doveva risolvere quei problemi di matematica al più presto.

«Tu sei una secchiona?»

Ami ci mise un po' ad assimilare quello che aveva detto il ragazzo, con una tale naturalezza da lasciarla basita.

«Come, prego?»
«Lo sapevo. Sei una secchiona»
«Ti crea qualche problema?»
«No, anzi, magari puoi aiutarmi a fare questi esercizi»
Che villano...”
«Non ho molto tempo da perdere, devo finire i miei, di compiti»
«Su dai, che ti costa, veloce veloce.»

Yuu spostò la sua sedia e la avvicinò a quella di Ami, sempre con quella naturalezza senza macchia.

«Ma io...»
«Allora? Sono troppo difficili per te?»

Che non si osasse dire quella parola ad Ami. E' risaputo che le parole Difficile ed Ami nella stessa frase stonano.

«Fa' vedere»

Prese il quaderno del ragazzo ed iniziò a controllarlo.

«Quante pasticciature...» anche se pensava che, in fondo, erano dei bei disegni.
«Lo so, mi perdo a disegnare durante le lezioni»
«Uhm...ecco comunque hai sbagliato queste tre, hai dimenticato di riportare i numeri delle sottrazioni, per il resto devi fare lo stesso procedimento»
«Cavolo, non pensavo fosse così semplice»
«Basta applicarsi» disse lei, con un mezzo sorriso.

Il ragazzo, da quando era entrato nel bar, non aveva ancora sorriso, se non fino ad ora.

«Io sono Nakayama Yuu»
«Io Mizuno Ami»
«Mizuno...ah si! Ti vedo spesso nelle classifiche degli studenti giapponesi! Avevo visto giusto allora: sei una secchiona coi controfiocchi!»

Ad Ami non piaceva essere chiamata secchiona, era un aggettivo (quasi insulto) che le affibbiavano dalle elementari. Così rimase in silenzio, invece di rispondere con mali parole che non erano proprio da lei. Il ragazzo non si accorse di nulla.

«Se non sbaglio abiti qui vicino, in un grande condominio»
«Si, perchè?»
«Bene, so dove venirti a cercare»
«Non ti faccio mica entrare, in casa mia» disse risoluta.
«Ci vuoi scommettere? Oh...sono in ritardo» disse dando un occhiata al suo orologio
«Ciao ciao!»

Ed uscì, senza nemmeno ringraziarla per averlo aiutato con i compiti.

«Che strano tipo...spero di non incontrarlo più tanto spesso»

Il suo sguardo cadde sull'orologio del bar, lo fissò intensamente e quasi sognante, finchè non si accorse dove erano puntate le lancette.

«Oh no! Sono in ritardo anche io! Non mi è mai successo!»

Prese la sua roba in fretta e furia ed uscì, quasi dimenticandosi l'ombrello.

   
 
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