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Autore: Douglas    21/08/2011    1 recensioni
Per gli appassionati di storie cavalleresche ecco un mix fra Tristano e Isotta e Merlin, dove un inedito Tristano darà del filo da torcere ad Artù
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Salve a tutti, sono di nuovo io... Ecco un nuovo capitolo che forse non sarà così appassionante ma chiarirà molti dubbi.... ma ne creerà anche di nuovi.

Ok forse il caldo mi sta dando alla testa ma spero che sia di vostro gradimento...

Buona lettura...

RINGRAZIAMENTI SPECIALI ALLA MIA UNICA LETTRICE SAHARA CHE SEGUE APPASSIONATAMENTE LA MIA STORIA

PS... RECENSITE E DITE LA VOSTRA!!!

 

Capitolo 9: Verso l’oscurità…

 

Ad ampie falcate, Merlino raggiunse i due innamorati e si fermò a pochi passi da loro per ascoltare quale fossero gli importanti problemi di cui un principe e una principessa di due regni ampi e potenti potessero discutere.

Prima di interrompere la conversazione tanto arguta e ponderata su chi fra loro due fosse più carino, il giovane mago si voltò a scrutare il vicolo buio in cui aveva lasciato il menestrello e, scrutando con attenzione, notò un lembo scuro del suo lungo mantello spuntare volutamente alla luce del sole.

Intimorito dalla sua invisibile presenza, si costrinse a voltarsi e si impose di dimostrare più a sé stesso che al menestrello che Artù era rimasto il borioso ma saggio principe di sempre.

Utilizzando una certa dose di cautela, Merlino tossicchiò appena per attrarre la loro attenzione ma i due erano troppo intenti a scambiarsi complimenti su come fossero entrambi biondi, belli e ricchi.

Se Merlino non avesse avuto una missione da compiere, probabilmente avrebbe sfruttato a suo vantaggio quella situazione tanto sdolcinata interrompendo quel momento idilliaco con battute sarcastiche che entrambi non avrebbero neppure capito.

- Artù – esclamò semplicemente il ragazzo allontanando quei pensieri, ma  furono entrambe le figure a voltarsi come legate da qualche spago invisibile.

- Ed ecco il mio servo preferito! Ti presento la principessa Isotta d’Irlanda, lui invece è il mio servitore personale Merlino – fece le presentazioni con un tono un tantinello troppo entusiasta ma si mostrava sempre un padrone devoto davanti ai suoi ospiti.

- è un onore conoscervi principessa- esclamò il servo con un profondo inchino che lei non corrispose. Gli lanciò soltanto uno sguardo attento e poi tornò a scrutare la sua opera.

- Artù, se non ti dispiace vorrei parlarti… in privato- bisbigliò attento a non fare insospettire la sua bionda amica.

- non ci sono parole che tu non possa pronunciare di fronte al mio amore: perché lei non possiede solo il mio cuore ma anche le mie orecchie e la mia mente.- esclamò con un tono di voce piatto.

Le sue parole però non lo stupirono quanto ciò che, soltanto grazie alla sua dote da mago che gli permetteva di scorgere tutto al rallentatore, intravide scaturire dalle labbra carnose della fanciulla.

Erano state parole veloci: stridenti quanto sibili di serpenti e grottesche quanto i grugniti del troll di montagna che aveva incontrato qualche anno prima.

Anche se le parole che i due pronunciarono simultaneamente erano diverse, il movimento delle loro labbra fu identico come se Artù doppiasse una complicata frase di una lingua arcaica e oscura, sicuramente non umana.

- Merlino, ti senti bene?- esclamò la fanciulla con fare apprensivo e il giovane mago mise a bada per qualche attimo la sua fervida immaginazione per non far trapelare ciò su cui stava riflettendo.

- No – esclamò incapace di una frase di senso compito e, con la coda dell’occhio, tentò di scorgere se, dietro di sé, messer Tantris fosse ancora in ascolto.

- Credo che al mio amico Merlino gioverebbe un bel riposo. E meglio che tu segua Gaius nelle tue stanze e ti faccia una bella dormita…- disse il principe con un tono innaturalmente apprensivo e una bella pacca sulla spalla.

Artù era certamente un buon padrone, teneva alla salute e alla serenità di ogni suo servitore ma aveva una sfacciata tendenza a tenere per sé la sua protettività.

Ne fu estremamente sorpreso.

Merlino si guardò intorno e, ricordando le parole di Artù, vide il medico di corte camminare a passo lesto verso la scalinata che conduceva al suo laboratorio, carico come non mai di libri e pergamene provenienti proprio dalla biblioteca reale.

Decise di seguire il consiglio di Artù, visto che ormai i due si erano rintanati nel loro tenero mondo fatto di baci e coccole e non lo degnavano nemmeno di uno sguardo.

Aveva assolutamente bisogno di un consiglio da una voce amica perché aveva fatto un tale sovraccarico di notizie e informazione che doveva avere il tempo e il supporto necessario per riuscire a formulare un pensiero concreto.

Dopo aver affiancato il suo vecchio compare, Merlino lo aiutò a trasportare tutto quel carico pesante e, lanciando un ultima occhiata interrogativa verso il vicolo buio, si accorse che il lembo di mantello insieme al suo padrone erano spariti nel nulla.

Mentre attraversavano i corridoi luminosi e semideserti del castello, Merlino raccontò del suo faccia a faccia con Tantris e si dilungò nella descrizione di quei particolari che avevano fatto vacillare la sua convinzione che il menestrello fosse un impostore.

Effettivamente, sia per la sua sfacciata premura sia per la sua quasi totale ossessione per la principessa, Artù non si poteva proprio definire normale.

Il medico e il servitore attraversarono ancora un corridoio in religioso silenzio, riflettendo su ciò che avevano discusso e rimandando tacitamente ciò che non poteva essere pronunciato pubblicamente, ma soltanto fra le sicure mura del loro laboratorio di medicina.

- Forse sono le parole di un uomo innamorato…- disse Gaius posando i volumi sul tavolo di legno ingombro di pozioni gorgoglianti e scatolette di legno piene di radici ed erbe medicinali.

 -Aspettate Gaius, non ho ancora terminato il mio racconto. Infatti sono assolutamente sicuro che di qualunque bestia o persona si tratti, stia manovrando Artù a piacere per ottenere il potere che tanto desidera. Ho sentito che Isotta bisbigliava una strana formula magica al suo orecchio facendo si che le labbra di lui traducessero ciò che lei gli sussurrava…-.

Gaius parve sorpreso di quella novità e, fermandosi qualche secondo a riflettere, aprì di scatto il più voluminoso e polveroso dei libroni che aveva sottratto dalla biblioteca.

Sfogliò velocemente le pagine fragili e ingiallite e poi, inforcando gli occhiali e arrestando la sua ricerca, puntò lo sguardo semi-coperto dalle palpebre pesanti su uno stemma reale.

- Qui dentro ho trovato la storia della principessa Isotta, come mi avevate chiesto voi, e sono venuto a conoscenza che la madre della fanciulla è una delle più potenti druide di tutti i tempi. Non è da escludere che sia stata la principessa stessa a sottomettere al proprio potere uno dei più influenti principi dell’intera Inghilterra- spiegò Gaius.

- Cosa credete che voglia la principessa Isotta che non abbia già? Il regno di re Marco di Cornovaglia è secondo per estensione e ricchezza soltanto alla favolosa Camelot e poi il loro re è un grande alleato di Uther.- analizzò Merlino muovendosi freneticamente avanti e indietro per il laboratori ingombro e sbattendo ogni tanto addosso a qualche sgabello o facendo cadere qualche pergamena o cianfrusaglia.

- Forse si tratta proprio di questo: di alleanze. Forse l’Irlanda tornerà ad attaccare l’Inghilterra quando sarà indebolita a sufficienza dopo la perdita di un valido alleato come il regno di Camelot. Non per niente suo zio era il Moroldo ed era temutissimo da tutti prima che fosse sconfitto e ucciso.- Gaius però non ne pareva molto convinto delle sue stesse affermazioni.

- è stato Uther ad assassinare il Moroldo?- domandò Merlino chiedendosi  se il motivo di quella alleanza potesse essere una spiegazione plausibile per i dissapori fra la principessa e Camelot.

 – Uther??? Certo che no. Nessuno aveva il coraggio di affrontarlo perché tutti sapevano a che fine orribile andassero incontro i suoi avversari. Era troppo forte, abile e scaltro per uno come Uther e il re stesso non permise ad Artù di partire perché, a quel tempo, era troppo giovane per affrontarlo. Ironia della sorte, fu un ragazzo della sua stessa età ad ucciderlo: un giovane principe coraggioso orfano sia di madre che di padre chiamato messer Tristano di Loonois. Purtroppo si dice che abbia lasciato la Cornovaglia già da molti anni alla ricerca di altri regni da salvare e che di lui si siano perse definitivamente le tracce.- esclamò Gaius con tono reverenziale ma lasciando cadere così il discorso.

- Gaius, poco fa mi sembravate poco convinto delle vostre stesse parole…- osservò Merlino liberando uno sgabello ingombro di libri accatastati e sedendosi a suo fianco – Avete ragione Merlino. Infatti, la principessa Isotta è sempre stata riconosciuta come una nobildonna leale e giusta che ha appreso ben poco dalla madre se non l’utilizzo delle erbe naturali per curare i bisognosi. Inoltre, dopo la morte del Moroldo e il matrimonio di quest’ultima, i due paesi sono in pace fra loro. Infine, cosa non meno importante, sono assai stupito che tu non abbia riconosciuto nemmeno una parola della formula magica che hai udito. Da quello che mi racconti sembra proprio che sia una lingua bestiale fatta di sibili e grugniti…- esclamò Gaius chiudendo il libro che parlava della storia della bella principessa e spalancandone uno meno voluminoso.

- Il che ci porta a ciò che ha visto messer Tantris. Una bestia dai canini affilati che sottomette un principe alla proprie volontà per ottenere lussi e agi. Non avete trovato nessun indizio utile sull’esistenza di simili creature?- domandò Merlino osservando le immagini rappresentate con devozione sulle pagine ingiallite.

- Sfortunatamente no, in natura esistono molte tipologie di creature che utilizzano i propri canini per uccidere la propria preda. Uccidere ma non sottomettere…- spiegò il vecchio medico.

- E io non sono ancora completamente sicuro se fidarmi o meno di messer Tantris. Nasconde troppi segreti e pretende che io lo debba ascoltare riponendo in lui tutta la mia fiducia- esclamò.

Sentiva ancora le sue parole risuonargli in testa come campanelle d’allarme.

 

Non aspettare troppo Merlino, perché la facilità con cui la malvagità potrebbe prendere il sopravvento sul potere non ti potrebbe concedere poi così tanto tempo per riflettere.

 

- Credo di aver scoperto una cosa durante le mie ricerche che ti farà dubitare ulteriormente di lui…- esclamò Gaius spalancando con un tonfo sordo un libro dalla copertina rigida e pesante ma contenente poche pagine tutte candide come la neve.

Merlino, stupito dall’affermazione del medico di corte, osservò il dito raggrinzito dell’uomo puntato sul titolo scritto in corsivo da una calligrafia ordinata e pulita.

- Effetti collaterali di un filtro o pozione… Gaius questo è un libro di magia!- lesse Merlino ad alta voce.

- Esatto.- esclamò il vecchio annuendo con convinzione – Continua pure a leggere fino alla fine del capitolo-.

 Merlino annuì e, schiarendosi prima la voce, lesse: - Gli effetti collaterali di una pozione o filtro sono molteplici e si suddividono in istantanei e permanenti. Gli effetti istantanei, contrari a quelli desiderati, differiscono a seconda dell’abilità di colui che ha prodotta la pozione: più il metodo di preparazione è preciso meno saranno gli effetti collaterali. Gli effetti collaterali istantanei si esauriscono insieme agli effetti desiderati a seconda della durata prevista. Al contrario, gli effetti collaterali permanenti resisteranno a lungo nel tempo e potranno essere riconosciuti solo da un occhio esperto ed ovviamente, come i loro effetti desiderati, non si esauriranno fino alla morte del soggetto stesso…- Merlino si arrestò di colpo, ricordando che soltanto lui e Gaius sembravano essersi accorti degli anelli dorati contenuti nelle iridi nocciola del menestrello.

Occhi esperti che sapevano riconoscere la magia.

- Quindi vorresti dire che Tantris…- disse Merlino con voce tremante.

- è sotto l’effetto di una pozione permanente.- concluse il vecchio medico di corte levando gli occhiali appoggiati sul naso imponente.

Questo metteva ogni cosa in chiaro.

Anche se si spacciava per il paladino del popolo, Non c’era da fidarsi di messer Tantris.

 

Tristano, con il capo chino, non staccava le dita affusolate dalle corde sottili.

Canticchiava una sorta di serenata d’amore dedicata alla sua robusta moglie del fabbro e si sforzava di mantenersi concentrato sugli accordi che doveva suonare. Erano semplicemente tre ma erano comunque sufficienti a ravvivare un amore che si era affievolito dopo il tradimento di lui.

Quando finalmente anche quella ballata terminò, alzò appena lo sguardo per scorgere le figure strette in un abbraccio. Normalmente quella scena avrebbe fatto sorgere in lui un’ amara vampata di gelosia per la  felicità concessa ad una semplice coppia come la loro.

Ma la soffocante sensazione di essere sorvegliato prevaleva su ogni altro sentimento.

Un omone dalla folta barba grigia si fece largo fra la folla, e piegato il capo in segno di rispetto, si avvicinò al menestrello con aria vagamente imbarazzata.

- Nobile messer Tantris, so che forse questa mia richiesta la infastidirà, ma mi piacerebbe che dedicasse una canzone d’amore alla mia adorata Giselle.- esclamò indicando una donna scheletrica dal viso ormai rosso per l’imbarazzo.

Era già la decima richiesta ricevuta da parte di un cittadino e non ce ne era stata nemmeno una che riguardasse altri temi: tutte serenate o ballate d’amore.

-Non dovete sentirvi dispiaciuto per me. Mi compiaccio che le persone ricerchino più l’amore dell’odio. Se tutto ciò non accadrebbe, prevedo periodi oscuri per queste ridente città. Non è forse il compito di ogni menestrello degno di questo nome  di diffondere giubilo e gaudio a chiunque ne abbia bisogno?- esclamò il giovane facendo ammutolire per lo stupore l’uomo.

-Siete molto saggio per essere così giovane- esclamò suadentemente una voce che riconobbe senza nemmeno alzare lo sguardo – l’età non è forse solo un numero creato dall’uomo? L’intelletto, invece, è qualcosa concesso solo a noi umani da Dio in persona.- disse mentre brusii soffocati si facevano largo fra la folla animando gli animi di tutti: dalle donne più pettegole ai lavoratori più discreti.

Tristano, seppur infastidito da quei fugaci commenti che la bestia con le sembianze di Isotta non risparmiava ad ogni pausa fra una richiesta e l’altra, si armò di pazienza e cantò la serenata con tutta la passione di cui poteva usufruire.

Sapeva che, per quanto si impegnasse, la costante presenza di quella creatura lo faceva sentire sotto pressione e gli impediva di concentrarsi al massimo.

Scrutò velocemente il volto del uomo, per capire se la ballata fosse stata di suo gradimento e, quando vide la moglie accoglierlo a braccia aperte, fu incapace di riservare una fugace occhiata al viso estremamente incantevole di Isotta.

Dopo che gli applausi si furono esauriti, Tristano attese che qualcuno si facesse avanti ma dopo gli attimi di silenzio che seguirono, egli si  preparò ad andarsene.

- Se permettete, io avrei ancora una richiesta per voi Messer Tantris.- disse la temibile voce interrompendo sul nascere il suo discorso finale – Vorrei che mi cantaste un breve saggio sulla vostra vita- esclamò facendo borbottare in modo ancora più alto tutta la folla che non si sarebbe lasciata scappare un simile spettacolo.

Tristano, per la prima volta, si sentì atterrito. Era stato messo di fronte a una così improvvisa decisione che non aveva neppure avuto il tempo per inventare una storia che fosse minimamente credibile.

- Sono un menestrello al servizio del popolo e non di me stesso.- rispose stupito lui stesso per la scusa convincente che aveva saputo fornire.

- Credo che anche il popolo stesso approvi la mia richiesta, talmente è affascinato da voi. Suvvia, non fate il misterioso. Avrete così tante avventura da narrare! E altrettante interessanti origini da raccontare! E poi, un giovane così bello, non può non aver avuto qualche appassionante storia d’amore con qualche graziosa fanciulla o persino con qualche ricca principessa. - e, a quelle ultime parole, il suo falso sorriso si tramutò in un ghigno malizioso e compiaciuto. Quella bestia stava sicuramente alludendo alla fragorosa passione che aveva vissuto in passato e che aveva rovinato la sua intera esistenza.

 I brusii e i mormorii si trasformarono in voci sempre più numerose che appoggiavano la bionda principessa. Aveva ottenuto l’arma più potente e silenziosa che potesse utilizzare in quella circostanza: il consenso popolare.

Tristano, rassegnato da quella prospettiva, non trovò altre vie di fuga poiché la folla di curiosi serrava ogni possibile passaggio e ogni scusa proferita sembrava ormai vana.

Lanciò uno sguardo di puro disprezzo alla donna anche se gli fu impossibile caricarlo di tutto l’astio che provava nei suoi confronti: dopo tutto quello era sempre il viso dolce della sua amata.

Chiuse gli occhi per qualche istante, concentrandosi sulle parole esatte da utilizzare, ma era ben poche perché tutti i ricordi più importanti erano legati alle sue nobili origini.

Tristano di Loonis era sempre lì, dietro la maschera del menestrello Tantris d’Acquitania, per questo non era facile inventare di sana pianta la storia di una persona che non era mai esistita.

- I menestrelli non sono egoisti come i nobili, mia cara fanciulla. Come gli artisti e  i pittori, raramente raccontano della propria vita perché l’hanno interamente dedicata alla musica e al canto. Narrano le storie altrui: Prodi cavalieri, re pazzi, leggiadre principesse e persino di comuni contadini che ottengono fama e successo. La chiave del successo è racchiusa tra le corde sottili delle loro arpe e chiunque di voi ne fosse interessato, il nostro amato menestrello potrà narrarcelo senza esitazioni.- quella voce possente squarciò in due la folla e rivelò la figura di un aggraziato cavaliere armato di tutto punto che difendeva a spada tratto il povero menestrello. Le donne, al suo passaggio, sembravano sciogliersi ai suoi piedi, folgorate dall’armonia dei suoi lineamenti e incantate dai muscoli definiti che si scorgevano da sotto la cotta di maglia.

Tristano lo riconobbe in un secondo e ringraziò la sua buona stella per aver ricevuto quell’aiuto.

Nessuno sembrò avere il coraggio di contraddirlo, così Tristano sfruttò quell’ultima possibilità per narrare la storia di un contadino che diventò re soltanto grazie alla sua astuzia.

Era una storia stravagante, raccontava di questo pover’ uomo che incontrò, durante il suo viaggio verso il castello della principessa che avrebbe dovuto sposare, tre strambi personaggi: un uomo che aveva sempre freddo, un uomo permanentemente assetato e un uomo fornito di un udito eccezionale. Grazie al loro aiuto, riuscì a superare le tre prove e così gli fu permesso di sposare la figlia del re e di salire al trono.     

Quando quella novella fu conclusa, fu soddisfatto nello scorgere la piazza semi-deserta ma soprattutto si sentì rincuorato nello scorgere la lunga veste lilla della principessa ondeggiare seguendo i suoi passi lesti e irosi.

La seguì con lo sguardo finché non sparì dentro le mura della cittadella poi scoccò uno sguardo colmo di gratitudine verso la figura slanciata di fronte a sé.

- Ser Lancillotto- esclamò alzandosi e chinando il capo in segno di rispetto.

- Messer Tristano…- esclamò accennando anch’esso un inchino.

I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, mantenendo un contegno cavalleresco, poi i loro visi si stesero in due sorrisi complici e ben presto si ritrovarono abbracciati.

La stima che avevano provato reciprocamente durante la loro sfida si era trasformata, con il passare dei giorni successivi al torneo, in una solida amicizia basata sul rispetto e sulla lealtà degna di due nobili cavalieri come loro due.

- Shh… ti prego non chiamarmi più con quel nome!. Sai che in questo luogo anche i muri hanno orecchie – esclamò il menestrello quando si separano – Quando ti ho lasciato in Cornovaglia, eri un insuperabile cavaliere stimato e apprezzato da ogni dama e cavaliere mentre qui ti ritrovo a sottostare agli ordini di umili contadini- disse Lancillotto con un tono vagamente sarcastico.

- Forse perché in passato ho seguito il consiglio di uno stolto cavaliere che mi consigliava di visitare Camelot e di ottenere tutti i meriti spettanti ad un cavaliere di alto rango.- Tristano riuscì a pieno a infliggare occhiatacce disprezzanti al suo compare.

- Veramente io pensavo che tu avresti seguito il mio consiglio soltanto quando Artù fosse salito al trono. In quel caso avresti ricevuto tutti gli onori che spettano all’uccisore del Moroldo. Uther dimentica con facilità i favori che gli sono stati concessi mentre la memoria del figlio di ferro. Persino io sono stato bandito ufficialmente da Camelot dal re in persona, mentre il principe mi ha assicurato un posto di comando nella futura cavalleria dei cavalieri di Camelot…- esclamò con fare orgoglioso e Tristano si complimentò con lui: ricordava bene la triste storia di Lancillotto del Lago, il cavaliere più abile dell’intera Inghilterra che non  possiede però nemmeno un briciolo di sangue blu.

- Siete stato bandito? E per quale ragione?- domandò stupito il menestrello e, senza farselo dire due volte, prese con sé l’arpa e andò a nascondersi seguito dal suo accompagnatore fra le vie intricate della città bassa evitando così gli sguardi attenti di guardie e sentinelle.

- Ho nascosto a tutti le mie umili origini tentando così di farmi investire come cavaliere. Ci sono riuscito ma per salvare il principe mi sono fatto scoprire e il re non è stato affatto clemente con me.- raccontò con tristezza.

- Tipico…- sbuffò Tristano incrociando le braccia.

- E voi cosa ci fate qui? L’ultima volta che ho sentito parlare delle vostre nobili gesta eravate… in Gallia, se non erro, dove avete affrontato una creature della notte e poi in Tessaglia dove avete sconfitto una banda di Centauri che distruggeva i villaggi e si impadroniva dei loro tesori- elencò con grande precisione.

-Voci! Per carità, l’unico mostro che ho affrontato è stato un drago tanti anni addietro! Ma se per creature immonde intendete malefici duchi e marchesi che prosciugavano a suon di tasse il loro popolo, posso darvi anche ragione. La verità è che fuggo da una realtà che è più grande di me: ho combattuto nelle battaglie più sanguinose, in cerca forse di qualche abile spadaccino che mi affronti e metta fine una volta per tutte alle mie sofferenze. Ho attraversato tutta l’Europa a fianco del mio caro maestro Governale a cui ho permesso di tornare in Cornovaglia per riabbracciare i suoi cari e ho fatto tappa qui per conoscere il grande principe di cui tutti parlano… mi ricorreggo, di cui tu me ne parlavi, e tuttora lo fai, con così tanta devozione. Credo di aver fatto un madornale errore nel venire fin qui perché sembra ancora così immaturo per affrontare da solo il governo di un regno influente come Camelot- i suoi occhi studiarono a fondo l’espressione stupita e quasi contrariata di Lancillotto quando insultò il suo adorato idolo.

- Hai avuto troppo poco tempo per conoscerlo. Scommetto che alla fine della tua sosta sarai della mia stessa opinione…- ridacchiò quello con aria gioviale.

In quegli occhi così profondi poteva leggere il pensiero che gli stava passando per la testa ricciuta… - Ne dubito!- stava pensando quella testa matta di un cavaliere.

- C’è qualcosa che mi sta trattenendo a Camelot, oltre al suo principe…- aggiunse Tristano interrompendo la risata dell’altro e sfoderando così un espressione d’intesa con l’altro – Isotta dai biondi capelli… la vostra amata- esclamò seriamente Lancillotto.

-NON È LEI- urlò senza una vera ragione ma poi si ricorresse stupito lui stesso del suo maleducato comportamento -quella è una principessa tanto quanto lo siamo tu ed io. In verità è una abominevole creatura che sta soggiogando il principe per ottenere qualcosa in cambio. Forse fama e potere ma non è da escludere anche che il suo unico obbiettivo principale sia il principe stesso. Sfortunatamente qui nessuno sembra prendere sul serio le parole di un menestrello- dedusse Tristano.

- Questa notizia è davvero preoccupante. Nessuno si è accorto del pericolo che sta correndo Camelot?- domandò ansiosamente.

- Io solo e forse anche il servitore di Artù…- disse senza dare poi così peso alle sue parole che invece furono prese in considerazione da Lancillotto.

-Merlino!- esclamò improvvisamente come sollevato da quella notizia.

- si esatto, proprio lui, ma dice che non si fida di me perché non gli ho rivelato la mia vera identità. Forse se gli parlaste voi, probabilmente crederebbe alla mia versione- concluse il menestrello.

-Impossibile, non posso avvicinarmi troppo alla reggia senza farmi scoprire. Se volete salvare Camelot dovrete parlare voi con Merlino e riferirgli che messer Lancillotto ha urgentemente bisogno di parlargli.- esclamò intercettando il suo sguardo infastidito.

- Immediatamente.- aggiunse l’altro cavaliere vedendo che il menestrello non reagiva.

L’altro parve sbuffare impazientemente poi, salutandolo con un semplice cenno del capo, si avviò alla reggia con passo leggero e silenzioso.

Lancillotto lo osservò divertito ma soprattutto sorpreso dal carattere tempestoso che aveva acquisito durante i suoi interminabili viaggi: a Tintagel, Tristano si dimostrava un ragazzo ben educato e gentile con tutti mentre ora spargeva sarcasmo su ogni risposta pronta che dava.

Tutto d’un tratto un brivido freddo gli percorse la schiena e prima che si accorgesse delle mani strette intorno alla sua gola, due taglienti canini affondarono nel suo collo.

Da quel momento l’oscurità regnò sovrana.

  
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