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Autore: alucard90    23/08/2011    2 recensioni
Questo è il prologo di una storia che scrivo da diversi mesi, anzi, quasi un anno. I capitoli per ora disponibili sono 6 e li pubblicherò appena posso. Iniziamo con il Prologo, e vediamo se piace^^
La storia parla di un ragazzo di campagna, che scopre che la sua famiglia ha origini affondate nella notte dei tempi, e la nonna, madre di suo padre, è una maga leggendaria. Inoltre scopre di avere dei poteri magici che vanno oltre ogni immaginazione, e che purtroppo per lui, lo obbligheranno a fare delle scelte dettate dalla sua figura di Guardiano dell'Equilibrio.
Spero che sia di vostro gradimento^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Prologo

 

Una luce bianca e azzurrina permeava l’aria.

Una ragazza, con una lunga veste cerimoniale bianca, con gli orli dorati e delle scritte in quella che doveva essere una lingua ormai dimenticata da tempo. Quelle scritte brillavano della stessa luce azzurrina che riempiva l’aria e che sembrava colpire solo la ragazza. Ma la luce non proveniva da nessuna parte, la ragazza era colpita da una luce che non sembrava avere una fonte: la fonte della luce era proprio la ragazza.

<< È arrivata la tua ora demone. >> esclamò la ragazza con voce chiara e ferma. La ragazza teneva in mano un lungo bastone bianco, che recava in cima una sorta di fiore bianco-azzurro sul quale era incastonato un’ametista grande come il pugno della ragazza. Il bastone magico era puntato verso una strana nuvola di fumo nero che si muoveva freneticamente nell’aria molto distante dalla ragazza, e cercava di avvicinarsi in qualsiasi maniera a lei, ma ogniqualvolta tentasse di allungare i suoi malefici prolungamenti gassosi verso di lei, un raggio di luce lo colpiva e il tentacolo si ritraeva.

<< Puoi minacciarmi quanto vuoi, ma lo sai anche tu che non sei in grado di farmi nulla, Angela Maria Julia Pendragon. Sai benissimo che il tuo potere è uguale al mio. Nessuno dei due può vincere. >> disse una voce proveniente dalla nube malefica; quella voce aveva un che di malefico e malvagio, ma era anche seducente e tentatrice.

La ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena al suono di quella voce, e sapeva che tutto ciò che diceva era vero. Tutti gli anni passati ad allenarsi e ad imparare incantesimi ed evocare cerchi magici sembravano inutili.

Non posso arrendermi ora, si disse la ragazza. Devo riuscire a sconfiggerlo in qualsiasi modo. Vediamo cosa posso fare, pensò la ragazza. Poi gli venne un’idea.

<< So benissimo che quello che dici è vero, ma non posso permetterti comunque di vagare libero per le terre di Isil a sterminare ingiustamente tutte le persone innocenti che abitano questa splendida terra. E proprio in nome di questa terra che io ti sconfiggerò! >> a questa affermazione gli occhi della ragazza brillarono di astuzia, e l’essere malefico verso il quale erano rivolti tremò, come se avesse percepito in anticipo l’idea della ragazza e la cosa lo spaventasse.

Poi la ragazza mosse il bastone e, prendendolo a due mani, lo mise in orizzontale davanti a se e chiuse gli occhi.

La luce proveniente dalla ragazza brillò più intensamente e gli occhi della ragazza divennero di un viola luminoso che sapeva di una magia antica. La ragazza cominciò a balbettare una melodia strana, composta da parole di una lingua dimenticata ma molto potente. Ogni volta che ripeteva la frase dall’inizio, allontanava un dito dal bastone, e la luce intorno a lei si faceva più brillante.. Ripeté la formula cinque volte, fino a staccare tutta la mano sinistra dal bastone, che manteneva solo con la mano destra. Con questa lo fece ruotare e, puntandolo verso il demone, lo mosse nell’aria in maniera circolare.

<< Ho capito cosa vuoi fare! >> esclamò la voce, e la nube prese a tremare in maniera quasi convulsiva. << TU SEI PAZZA!! Così ci condannerai entrambi! >>, disse, e iniziò a vorticare su se stessa, come se cercasse una via di fuga.

Ma la ragazza continuava imperterrita il suo rituale.

Improvvisamente, la ragazza fermò il bastone, e riprendendolo con due mani lo piantò con forza nel terreno.

Il demone sapeva che il rituale si sarebbe presto concluso, e facendosi prendere dal panico, agitò i suoi tentacoli gassosi e prese ad emanare una velenifera aura nera che si concentrò in un unico punto davanti alla nube, in direzione della ragazza.

La ragazza aveva ancora gli occhi chiusi, e sembrò non accorgersi dell’attività del mostro davanti a lei. Intanto il demone iniziò anche lui una cantilena, questa però aveva un che di oscuro nelle sue parole, sebbene sembrasse appartenere alla stessa lingua utilizzata dalla ragazza. Giunto alla fine del suo incantesimo, il demone gridò la parola finale ad alta voce, e la sua aura si trasformò in un enorme raggio demoniaco che era direzionato verso la ragazza.

<< Osto i Menel! >> gridò la ragazza, sollevando la mano destra, e il potente raggio si schiantò contro un enorme muro di mattoni di luce, che brillarono al contatto con l’energia del mostro. L’impatto fece cadere la ragazza all’indietro, mandandola con i piedi per aria.

Fiuu, appena in tempo, pensò la ragazza. un secondo di ritardo e... la ragazza estrasse dallo stivaletto un lungo pugnale dalla lama bianca e dall’elsa dorata; sulla lama, nel punto in cui si inseriva nell’elsa, vi erano cinque piccole pietre che brillavano di 5 luci diverse: oro, verde, rossa, azzurra e viola. La ragazza prese il lungo pugnale e tenendolo con le due mani recitò una piccola formula, e questo si circondo di una sfera di luce bianca che lo sollevò, facendolo galleggiare sui palmi della giovane maga.

<< È arrivata la tua ora, Morion. >> eslamò la ragazza, con grande rabbia nella voce.

Il pugnale si diresse versò il demone, e questi tremo di un terrore profondo, come di chi è sicuro della propria fine.

La ragazza chiuse nuovamente gli occhi, e richiamando a se tutta la propria energia, pronunciò l’incantesimo che avrebbe messo fine al combattimento.

<< Lithuannen Ringorn uin Isilme o Ithilkemen, im nallas! Sigillo della Terra di Ithil, io ti evoco. Rinchiudi il demone Morion e scaglialo al centro del Mondo! >> gridò la ragazza, e i suoi occhi divennero prima luminosi, poi viola brillante infine bianchi. Con una mano scagliò il pugnale contro il demone, mentre l’altra era puntata dritta verso il cielo. Quest’ultimo si illuminò del colore dell’alba ed un gigantesco cerchio viola apparve tra le nubi, che minaccioso iniziò a scendere lentamente verso terra.

Il cerchio, man mano che scendeva, riduceva di poco le sue dimensioni fino ad avere il diametro di Ithilia, la capitale delle Terre di Ithil. Il sigillo, spostandosi nell’aria, si posizionò perpendicolarmente al demone. La ragazza intanto aveva abbassato il braccio e lo aveva puntato verso il demone. Chiuse le mani a pugno, abbassò le braccia, e il sigillo prese a girare lentamente su se stesso. La ragazza, avvolta dalle sue vesti svolazzanti a causa del vento provocato dai movimenti dell’energia, si avvicinò lentamente al proprio bastone, che estrasse da terra con la sola mano destra, e puntandola verso il demone disse: << È finita Morion. Io ti RINCHIUDO! >> disse Angela, gridando l’ultima parola, e il cerchio, riducendosì ancora, si schiantò contro il demone.

Contemporaneamente, la ragazza staccò l’ametista incastonata sul bastone e la scagliò contro il demone. L’ametista e il sigillo raggiunsero contemporaneamente il demone, una nuvola di polvere si sollevo, tingendosi di viola a causa dell’energia sviluppata dall’impatto. Quando la polvere si posò, il campo di battaglia si era trasformato in una distesa arida, segnata da lunghi solchi profondi scavati nella pietra.

Al limite di questo immenso cerchio, spuntarono numerosi anemoni viola e piccoli germogli di pino. Al centro di questa piana, spunta un cristallo di ametista alto come una persona. È così che ebbe origine la Piana Del Sigillo, al centro del quale risiede la Prigione di Ametista di Monior. Dell’orrenda creatura contro il quale fu scagliato il Sigillo nessuna traccia; la ragazza giaceva invece a terra, in ginocchio con le mani appoggiate, al suo bastone, che era conficcato in terra.

<< Finalmente ci sono riuscita, Maestro. >> disse, senza forze. Dopo questo, la ragazza chiuse gli occhi e sparì nel vento. Il bastone rimase conficcato nel terreno e, inclinandosi leggermente, la sua luce si affievolì, e il suo fiore perse i petali, facendo cadere a terra un piccolo seme che immediatamente germogliò.

 

 

* * *

 

Centocinquanta anni dopo.

 

Il ragazzo raccolse il ramo da terra in fretta e furia, ma, rallentato dal braccio ferito, nn si mosse con la velocità desiderata. Infatti, il suo avversario fu più lesto di lui e con un colpo di taglio della mano, spezzò il ramo del ragazzo prima che l’altro potesse colpirlo.

<< Non mi batterai mai in quelle condizioni, Amos! >> disse Servant e terminò la sua affermazione con una grassa risata malvagia.

<< Io non ci conterei più di tanto, Serv. Sai, la sorte potrebbe riservare delle brutte sorprese per te nel corso di questa battaglia. >> disse Amos, concludendo con uno sghembo sorriso di scherno. Aveva in mente qualcosa di particolare per il suo avversario.

<< Smettila di parlare in maniera tanto elegante, schifoso buffone. So benissimo che non puoi fare più niente con un braccio rotto. Le tue abilità in combattimento sono notevolmente ridotte. >> disse Servant con una nota di nervosismo e sospetto nella voce.

I due ragazzi ricominciarono a combattere fra loro, anche se Amos era nettamente più lento di Servant a causa del braccio compromesso.

Ad un tratto Amos fece una cosa che prese Servant di sorpresa: mentre indietreggiava schivando i colpi serrati di Servant, concentrò l’energia nelle gambe, che gli permise di spiccare un salto altissimo. Mentre era ancora a mezz’aria, la mano destra di Amos iniziò a brillare di una luce verde fioca poi sempre più intensa.

<< Magia!>> farfugliò terrorizzato Servant. A questo non aveva affatto pensato.

Lui era più bravo di Amos nel corpo a corpo, ma sapeva benissimo che nel campo della Magia, Amos non aveva rivali.

<< Calen Lach, tamman!>>. Amos pronunciò quelle parole e la sua voce assunse una tonalità antica, come se venisse da un’altra epoca o da un altro mondo.

Servant riconobbe la lingua di quelle parole istantaneamente: era l’Antica Lingua.

   
 
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