Note
iniziali
Ed ecco a voi il
terzo capitolo di questa fan fiction!
Ammetto che
avrei voluto metterci meno tempo, ma dovevo ricopiare i vari dialoghi
degli
episodi che mi servivano, per non parlare di un paio di giorni
impegnati, ma soprattutto
il CALDO. Mi sta seriamente uccidendo, e mi fa passare la voglia di
fare le
cose… -_-’’’ Addirittura,
avevo cominciato un disegno per mia zia da farle
mettere in cornice, ma da quando sono tornata da mia nonna
non l’ho più preso in mano… anche se,
in generale, praticamente non sto
disegnando. L’idea di mettermi concentrata sul foglio a
disegnare… mi viene il
panico. Ammetto che stare al computer me lo fa di meno… il
perché non lo so…
mah… XD
Vabbè,
a voi
delle mie paranoie sul caldo non ve ne frega una mazza, quindi la
smetto e vi
lascio al capitolo! XD
Buona lettura!
^_^
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A
thing to say
Capitolo
3:
Angoscia
Un incubo. Un
terribile incubo.
Ecco
cos’era
quel momento per Roy Mustang. Quando vide quella scena, il suo unico
desiderio
era quello di svegliarsi
il prima possibile. Solo che
tutto quello non era affatto
un sogno.
Gli
sembrò di
vedere la scena al rallentatore: il taglio sulla gola di Riza, i suoi
occhi che
si spalancarono per lo stupore e il dolore, le gocce di sangue che
seguirono la
traiettoria della caduta su un fianco come la scia di una stella
cometa. Infine
lei a terra, con il sangue che cominciò a scorrere, formando
una pozza sotto la
donna, e cominciando a sporcarle i
vestiti e i capelli color
oro.
«Tenente!
Tenente!» la
chiamò Roy più volte, con voce disperata,
quando si rese conto che era tutto vero. La bionda era a terra, gli
occhi
ancora sgranati, mentre si teneva una mano sulla ferita, nella vana
speranza di
far fuoriuscire meno sangue.
Quella
specie di dottore, intanto, sorrise, come soddisfatto della reazione
del moro.
«E adesso, ti decidi ad aprire il portale, Colonnello Mustang?»
«Maledetto!
Me la pagherai!»
gli urlò Roy con tutto il fiato e la
rabbia che aveva. Si sporse, come se si potesse così
svincolare dalla presa di
quegli uomini senza più
un nome. E avrebbe tanto
voluto liberarsi, riempire di pugni quel vecchio pazzo, togliendogli
dalle
labbra quell’odioso sorriso, e correre infine dalla sua Riza.
Il Flame
Alchemist guardò nuovamente la bionda, mentre veniva
portata da uno di quegli uomini su un cerchio di trasmutazione,
trascinata e
buttata come se fosse un oggetto o la carcassa di un animale, mentre
sul
terreno si disegnava una scia di sangue. Un’altra cosa che lo
fece ribollire di
rabbia.
«Tenente!
Rispondimi!» le
urlò ancora Roy, nella speranza di
sentire la voce della donna.
«Avanti, » cominciò
quel vecchio con voce calma «esegui una
trasmutazione umana e diventa il quinto sacrificio... Se non ti
sbrighi, questa
donna perderà la vita!» Roy lo sapeva: non
c’era bisogno che quel bastardo
glielo ricordasse. E intanto, pensò quanto fosse disgustoso
ricattarlo
sfruttando la vita della persona a cui
teneva di più. «Ah,
ma forse ho capito: preferisci trasmutarla quando è
già
morta, non è così? Bè, anche questo
è possibile…»
“Bastardo…”
pensò il moro, digrignando i denti e sentendosi inutile, e
soprattutto, in trappola.
In quel momento,
la voce flebile della bionda interruppe i pensieri del Flame Alchemist.
«Io…
non morirò…» disse rivolgendosi a
quello scienziato «perché devi sapere
che… ho
ricevuto il preciso ordine… di non
morire…» Nel sentire queste parole, Roy ebbe
una fitta al cuore.
«Se si
potesse
ottenere un corpo immortale facilmente, non sarebbe molto leale, non
trovi?» le
rispose il vecchio “dottore”, serio, facendo notare
la stupidità di
quell’ordine. Poi si rivolse di nuovo verso Roy: «Mustang,
mi comunichi la tua scelta? La tua preziosa donna sta per lasciarci... Se non fai niente,
morirà dissanguata…» Un attimo di
silenzio, in cui il vecchio si gustò tutto il dolore che il
Flame Alchemist
stava provando. Infilò una mano sotto il camice bianco,
pronto a fare il suo
colpo di scena: «Per
fortuna, io sono un medico che sa
usare l'Alchimia. Inoltre, il caso vuole che sia
in possesso
di una pietra filosofale» e con gesti lenti e
calcolati, mostrò una
piccola boccetta di vetro con del liquido rosso. «Questo
significa che potrei, con assoluta certezza, salvare la vita di questa
donna, e
ci riuscirei senza fare il benché minimo sforzo.
Ma… se lei muore prima che tu
abbia preso la tua decisione, non potrò più fare
nulla per poterla salvare.»
Roy
seguì il
discorso fino ad un
certo punto. L’angoscia lo stava
assalendo, non sapendo che fare, mentre il suo sguardo, a tratti
sfocato dalla
disperazione (o forse dagli occhi lucidi), si spostava dal rosso del
sangue di
Riza, al rosso della
pietra filosofale. “Cosa devo
fare? Cosa?!”
si chiese
il moro, pensando che forse fare quella trasmutazione, pur di salvare
la vita
di Riza, non fosse proprio una cattiva idea. Avrebbe dato un braccio,
una
gamba, o entrambi, pur di vederla ancora vivere.
Nel frattempo,
lo scienziato aveva notato il silenzio della bionda. «Oh, che
silenzio… è
diventata molto taciturna, non vorrei che fosse già morta.»
Roy
sgranò gli occhi: “No, no, no, non può
essere morta!
Non può!”
Ma la voce di
Riza si sentì di nuovo: «Colonnello…
non c'è alcun bisogno che lei… esegua una
trasmutazione umana… non la faccia…» Lo
supplicò con la voce e con lo sguardo,
mentre ansimava e il corpo continuava ad
essere scosso
da tremiti.
«Ma tu
la farai… »
disse il vecchio «non è vero, Mustang?»
Roy strinse gli
occhi. Cosa avrebbe
dovuto fare? Non fare la
trasmutazione, rischiando perdere Riza, oppure farla, salvandola ma
deludendola?
«Allora?»
lo
incalzò lo scienziato. Non poteva aspettare troppo tempo,
l’uomo doveva
diventare il quinto sacrificio, il
prima possibile.
Il moro
guardò Riza,
incrociando i suoi occhi color cioccolato, come se al loro interno
potesse
trovare la risposta al suo dilemma.
La donna lo
guardò prima intensamente, poi spostò gli occhi
verso l’alto. Da quel punto,
aveva visto una cosa molto interessante sopra di lei. Sperò
con tutta l’anima
che il Flame Alchemist capisse.
Il moro la
guardò sconvolto, poi abbassò la testa.
«D’accordo…»
disse il moro con voce flebile.
Il
“dottore”
sorrise con fare insano. «Bravo!
Allora, farai ciò che
ti ho chiesto?»
La bionda
guardò
il suo superiore con tristezza: “Allora… non ha
capito…”
«D’accordo…»
ripeté il Flame Alchemist «…
Tenente. Non eseguirò una
trasmutazione umana!»
Il vecchio
rimase a bocca aperta. «La
vuoi abbandonare? E' un
gesto molto crudele.»
Roy sorrise con
sicurezza: «Abbandonare?
Non accetto critiche da chi
tratta gli uomini come pedine da sacrificare.»
«Loro
sono
felici di dare la vita
per una giusta causa. Li ho
nutriti quando i genitori li avevano abbandonati. Sarebbero morti tutti
di
fame, se non fossi intervenuto io. Ho dato loro un'istruzione di
prim'ordine.
Ho dato loro un valido motivo per vivere. Per questo i miei uomini mi sono profondamente
grati» gli rispose il vecchio con tono
serio.
«Ecco
perché
rimarrai molto sorpreso, dottore» gli rispose a tono Roy.
«Ma che
cosa…» cominciò lo scienziato, stupito
dal
cambiamento del moro, ma non finì la frase e
sparì da sotto gli occhi dei
presenti.
«E’
scomparso…»
sussurrò Scar con lo sguardo confuso.
Proprio in quel
momento, la boccetta con il denso liquido rosso cadde sulla testa di
uno di
quei pretendenti a diventare Comandante Supremo. Alzò lo
sguardo, e con
sorpresa vide che in una specie di buco nel soffitto, proprio sopra il
cerchio
di trasmutazione e Riza, c’era il vecchio, catturato con la
particolare bava appiccicosa
di Jelso.
Mentre il
“dottore” supplicava la chimera di liberarlo,
dicendo che era l’unica
possibilità per salvare la vita della bionda, dal buco
scesero May e Zampano.
Approfittando della sorpresa creata dalla loro comparsa improvvisa, la
ragazzina
di Xing e il cinghiale-chimera lanciarono rispettivamente i pugnali e
gli
aculei contro i nemici. Grazie al loro intervento, sia Roy che
Scar riuscirono a liberarsi.
Il Flame
Alchemist ne approfittò immediatamente per correre verso
Riza, e senza rendersene
conto lanciò via la boccetta con la pietra filosofale,
facendo disperare la
povera May. Al moro in quel momento non gliene fregava niente della
pietra: la
sua unica priorità era la sua
Riza. Ma uno degli
uomini senza nome gli si piazzò davanti.
«Levati
di
mezzo!» urlò Roy, lanciando una fiammata con la
mano sinistra, che indossava il
guanto ancora intero.
Per un attimo,
gli sembrò che la donna fosse una meta inarrivabile: gli
sembrava di continuare
a correre senza riuscire ad avvicinarsi. Quando finalmente la
raggiunse, la prese tra le braccia:
«Tenente, non mi devi abbandonare!
Tenente, apri gli occhi! Tenente! Tenente!» La sua voce, nel
vedere Riza con gli occhi chiusi e
svenuta, ormai allo stremo, era colma di
disperazione.
La battaglia
intorno a lui scomparve, mentre pensava ad
una
soluzione per salvare la bionda. Non si accorse nemmeno di uno dei
nemici, che
provò a colpirlo alle spalle. Fortunatamente, intervenne Darius
in tempo, che lo cacciò via con un calcio.
«Va
tutto bene?»
chiese l’uomo gorilla, ma non ebbe alcuna risposta dal Flame
Alchemist, che
continuava a chiamare la bionda.
«Non
morire! Tenente, resta con me!»
Per un attimo la voce
di Roy s’incrinò: aveva già perso
Hughes, il suo migliore amico, non voleva
perdere anche l’altra persona più importante della
sua vita. Ormai la
disperazione aveva preso il sopravvento del famoso e fortissimo Flame
Alchemist, mentre sentiva le lacrime salirgli agli occhi.
Fu proprio
quella voce disperata a colpire May. Lasciò
perdere la
pietra filosofale, il motivo per cui aveva fatto
quell’infinito viaggio
attraverso il deserto, e corse verso i due militari: «Lei
è più importante!»
Roy si
voltò
verso la ragazzina, mentre quest’ultima cominciava a
tracciare un cerchio con
il sangue di Riza. «Ci penso io!» urlò
la moretta, ansimante, cercando di fare
il più in fretta possibile.
Da rosso, il
cerchio sul pavimento si accese di una luce azzurrina. Quando il lampo
scomparve, Riza strinse gli occhi: stava lentamente riprendendo
conoscenza.
«Tenente!»
disse
Roy, sporgendosi immediatamente verso la bionda. La prese tra
le braccia e la strinse teneramente, assaporando il calore
del corpo
della donna. Al diavolo le regole e tutto il resto:
l’importante era che Riza
fosse salva.
«Per
il momento
ho fermato l'emorragia, ma devi trovare subito un vero
medico!» disse la
ragazzina di Xing.
Il Flame
Alchemist la guardò con gli occhi colmi di gratitudine:
«Grazie, ti sono
debitore…»
La moretta, come
risposta, gli sorrise.
In quel momento non era per
niente dispiaciuta della scelta che aveva fatto.
Subito dopo, Roy
guardò con dolcezza la sua Riza. Nella sua testa risuonava
un solo pensiero,
incessantemente: “E’ ancora viva”.
In quel momento,
la bionda aprì lentamente gli occhi. Sentì il
calore di un corpo e delle braccia
che la stringevano. Poi vide cha la persona in questione indossava un
cappotto
nero. Capì immediatamente chi era: Roy.
Lo
guardò
sorridendo: «Colonnello, mi dispiace
molto…». Si sentiva in colpa per tutto
quello che era successo, e soprattutto per la paura che gli aveva fatto
provare.
«Non
parlare,
pensa a riposare» disse il moro, accigliandosi appena.
Ma
la donna continuò, guardandolo con affetto: «Mi
creda, sono così felice... che
si sia accorto del mio cenno…» Non ci sperava
molto, non era facile da capire.
«Siamo
stati
insieme talmente a lungo…» disse lui, sorridendole
di nuovo con dolcezza,
mentre ripercorreva velocemente la vita trascorsa insieme fino a quel
momento. « Ho
visto che… mi lanciavi delle occhiate come per dire
“se
osi eseguire la trasmutazione, ti
sparo”…»
Riza sorrise
alla piccola battuta, anche se, in effetti, era
vero.
Roy si
sentì
alleggerito nel vederla sorridere, e l’abbracciò
nuovamente, mentre il cuore cercava ancora di calmarsi
dall’angoscia provata
pochi minuti prima. E in quel momento si rese conto di una cosa.
Riza aveva detto
lo avrebbe seguito se lui fosse morto, perché la sua vita
non avrebbe avuto più
alcun senso. Gli sembrava una roba assurda, quando lei lo disse, ma
ora… capì
che lui avrebbe fatto lo stesso. Perché senza di lei, non
avrebbe avuto la
forza di andare avanti. E poi… doveva dirle quella
cosa, e per questo l’avrebbe seguita ovunque. Che
fosse stato tra le stelle
del paradiso o tra le fiamme dell’inferno. “Molto
più probabile la seconda…” si
disse Roy con una punta di amarezza.
Scosse la testa:
non doveva pensare a queste cose. Ormai era tutto finito.
… per
il
momento.
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Note
finali
Olè!
Ce l’ho fatta! :D
Allora, anche
qui alcune note finali su questo capitolo:
1. Non sono impazzita
nell’usare le stesse frasi iniziali dello
scorso capitolo, ma la cosa è voluta. E per un semplice
motivo: entrambi sono
terribilmente scossi dai due avvenimenti, e quindi li ho voluti, in
qualche
modo, accomunare da questo elemento. ^_^
2. Siccome la cosa fondamentale in
questa raccolta è il
rapporto tra Roy e Riza, ho eliminato alcuni elementi (non ho
specificato
troppo sulla battaglia), e alla fine ho aggiunto un dolce abbraccio in
più…
u///u (perché, come nello scorso capitolo, lo
volevo… anzi, pure qui c’era la
versione con bacio… ehm, ehm… u////////u)
3. Mi rendo
conto di non aver reso molto le emozioni come sono riuscita a fare col
capitolo
2. :/
Eppure ho guardato
l’episodio in questione con molta attenzione, cercando di
notare ogni piccolo
particolare utile, ma più di questo non sono riuscita a
fare… -.-’’ Insomma,
non mi sento soddisfatta
così come lo ero dello scorso
capitolo. :/
4. Nella mia
testa, oltre ad una versione diversa della fine di
quest’avvenimento, c’era
anche quel pensiero che ho scritto alla fine, cioè che anche
Roy si sarebbe
tolto la vita nel caso Riza fosse morta. Ne sono più che
convinta: Roy era
disperato in quella situazione, e di sicuro quell’idea gli
è passata per la
testa. Glielo si leggeva in faccia. Ma
questo è solo
un mio parere. ^_^
Anche qui un
finale un po’ disgustoso. Ma
è per un semplice motivo:
la battaglia finale non è ancora finita. Per loro, almeno,
non so per la fan
fic: sono ancora un po’ indecisa. Vabbè, lo
scoprirete leggendo il prossimo
capitolo! XD
Ringrazio tutti coloro che seguono e commentano
la storia, sia su EFP che su
DeviantArt! Grazie! (_ _)
Al prossimo
capitolo! ^_^