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Autore: Lely1441    25/08/2011    1 recensioni
Siamo ormai al sesto anno per Lily Evans e i Malandrini: James dedica come sempre troppe attenzioni alla ragazza di cui innamorato e lei, come al solito, cerca in tutti i modi di liberarsene... Ma non è l'unica a cui il modo di fare di Ramoso dia ai nervi.
James Potter si è totalmente dimenticato della componente gelosa del suo migliore amico e, purtroppo per lui, imparerà ben presto che sottovalutarla è stato uno sbaglio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cave canem!
 

Secondo capitolo ~ Chi di spada ferisce…

 
Era stato un lunedì orribile. Lily aveva affrontato con coraggio le sei ore di lezione della mattinata, ma si era accorta di avere quel lieve malessere che, se non curato immediatamente, sarebbe diventato presto una febbriciattola fastidiosa ed inutile. Dopo le due ore di Pozioni si era fiondata nella sala comune così da poter subito mettersi a studiare; voleva andare a letto presto, quella sera, e svegliarsi come nuova la mattina dopo. Per fortuna aveva già iniziato il tema di Trasfigurazione che la McGranitt aveva assegnato come compito, e doveva giusto sistemare il disegno delle varie fasi lunari. Poi rimaneva da esercitarsi in Incantesimi, ma quello non le avrebbe portato via molto tempo.
C’era un tempo da cani, fuori; il cielo grigio pieno di nubi plumbee non aveva smesso per un momento di far sentire il boato del temporale che di lì a poco si sarebbe scatenato, contribuendo a creare quell’atmosfera apatica che le avrebbe fatto volentieri infilare la porta del suo dormitorio e buttarsi sul letto, dimentica, una volta tanto, dei suoi doveri come studentessa e come Prefetto.
Già l’aria che tirava nella stanza non era delle migliori, si accorse subito: un gruppetto di studenti del primo anno stava facendo chiasso in un angolo, altri giocavano a Scacchi Magici, ben pochi sembravano studiare. Il rumore in genere non era un problema, ma quel giorno le avrebbe dato fastidio anche il volo di una mosca. Si impossessò di una poltroncina e gettò sul tavolo la borsa stracolma di libri, che atterrò con un tonfo sopra delle riviste lasciate lì da qualche ragazza. Quando si mise seduta, si accorse che dall’altra parte della sala qualcuno aveva girato una poltrona verso l’angolo ed evidentemente se n’era rimasto lì, perché sbucava una gamba dal bracciolo, una gamba che aveva qualcosa di familiare… Si riscosse dopo qualche attimo di vagheggiamento e si diede della stupida: con tutto quello che aveva da fare, di sicuro non poteva star lì a fissare una gamba qualunque! Sfogliò il libro di Trasfigurazione fino ad arrivare al quarto capitolo ed iniziò a leggere a bassa voce, tra sé e sé.
 
*
 
Sirius Black aprì gli occhi di malavoglia. Si era addormentato su una poltrona della Sala Comune, dato che Ramoso si era portato dietro Codaliscia agli allenamenti di Quidditch e Remus era corso in biblioteca per finire il suo tema di Trasfigurazione; gli aveva domandato se volesse accompagnarlo, ma Sirius aveva preferito impigrirsi un po’ prima di doversi mettere sopra i suoi rotoli di pergamena. Era passata una settimana dal suo bisticcio con James, ma era la prima volta che si verificava quella sorta di spaccatura, dato che il Cacciatore aveva iniziato inspiegabilmente ad evitare persino Lunastorta. C’erano tutti alla trasformazione, cinque giorni prima, ma l’aria che si era respirata era tesa e affatto gradevole; aveva il fondato sospetto che Ramoso avesse cercato di dargli una cornata, ma quest’ultimo aveva negato categoricamente, insultando la sua scarsa capacità di giudizio… Lunastorta l’aveva più volte pregato di far pace con James, ma Sirius era stato irremovibile: stavolta, senza le sue scuse, non avrebbe accettato di metterci una pietra sopra.
Si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente, e nel girarsi vide la Evans china su una pergamena talmente lunga che toccava terra. Decise di infastidirla, dato che non aveva niente di meglio da fare.
«Come mai non sei in biblioteca? È raro vederti qui a studiare, dato che Ramoso ti tende i suoi soliti agguati…»
Lei alzò lo sguardo e Sirius notò che aveva gli occhi umidi e un’espressione spaesata; sembrò impiegare diversi secondi prima di focalizzarlo e riconoscerlo.
«Oh, Black», disse solamente, chinando nuovamente il capo e appoggiandolo su un pugno chiuso. Fu proprio l’assenza di una reazione degna di tale nome che lo incuriosì, così che si portò alle sue spalle e lesse le ultime righe, con l’inchiostro che ancora brillava, lucido e non asciutto.
«Guarda che qui hai ripetuto il concetto almeno tre volte di fila… E spero che questo sia un errore di distrazione perché, se applicassi su un umano un incantesimo con questa formulazione, probabilmente gli spunterebbero delle ali e volerebbe via».
Lily fissò i punti che lui gli indicava, e dovette riconoscere con una certa fatica che aveva ragione. Sospirò, cancellando un paio di righe e provando a riscriverle.
Sirius, nel frattempo, aveva fatto nuovamente il giro del tavolino, e si era lasciato cadere senza molta grazia sulla poltrona davanti alla sua. Era rimasto a fissarla per un po’, notando che la Evans avesse le guance stranamente rosse e gli occhi stranamente lucidi, come se…
«Ehi, Evans, non avrai mica la febbre?»
Lei sobbalzò e divenne ancora più rossa.
«No, assolutamente! Sono solo un po’ accaldata, tutto qui…»
Ecco una cosa in comune con Remus: facevano entrambi schifo a mentire. Chissà se era un problema legato alla loro funzione di Prefetti… Lui e James non avevano di queste preoccupazioni, infatti.
Inarcò un sopracciglio, profondamente scettico, e si sporse per posare la mano sulla sua fronte; prima che lei si ritraesse, offesa ed infastidita, riuscì chiaramente a percepire il calore sospetto della sua pelle.
«Non ho niente!», strillò lei, in risposta alla sua muta accusa e al vago cipiglio di commiserazione. «Andiamo, non sono James. Anche se confesserai di avere la febbre, non insisterò per portarti in braccio fino in infermeria… Sei troppo pesante, mi stancherei a metà strada».
Lily strinse appena gli occhi: la scena a cui Black faceva riferimento faceva parte del suo “muro della vergogna”, insieme alla volta in cui per la rabbia aveva fatto prendere fuoco al cassetto delle mutande di Petunia. Da quella volta, a “strana” si era aggiunto l’epiteto “pazza criminale” ai tanti che la sua deliziosa sorellina le indirizzava contro.
«Va bene, forse ho un po’ di febbre… Forse», sottolineò, con un’occhiataccia. «Basterà una buona dormita per riprendermi, però devo prima finire di studiare», disse con stanchezza. Forse fu quel suo tono stranamente rassegnato che diede da pensare a Felpato. La scrutò con occhio critico, prima di domandarle, con un sospiro:
«Cosa ti rimane da fare?»
«Finire qui, aggiustare il compito di Astronomia… Oh, ed esercitarmi in Incantesimi».
Sirius le prese la borsa e ne rovesciò il contenuto sul tavolino, senza badare alla sua espressione esterrefatta.
«Astronomia è questa?», chiese, rivolto più a sé stesso, prendendo in mano una pergamena in fondo al mucchio di libri. «Sì, è questa», ebbe anche la gentilezza di rispondersi, una volta aperta.
«Cosa staresti cercando di fare?!», strepitò Lily, con un pericoloso calo di voce che rese la sua indignazione piuttosto comica.
«Non lo vedi, Evans?», le rispose Sirius, con una calma invidiabile. «Ti aiuto a finire i compiti, così puoi andare a riposarti e James non mi rinfaccerà di averti lasciata in difficoltà», ridacchiò, prima di ricordarsi che il suo migliore amico ancora non gli parlava ed incupirsi di conseguenza. «Per Vitious non c’è molto da fare, temo, ma è lo stesso incantesimo che dovevamo preparare per la volta scorsa, e mi sembra tu te la fossi cavata abbastanza bene, no?»
Lily lo fissava attonita. Il suo cervello faticava a registrare le parole di Sirius, e per qualche istante temette di avere una qualche sorta di allucinazione.
«Stai scherzando, vero?»
Sirius alzò lo sguardo, sorpreso, prima di rivolgerle un ghigno:
«Cos’è, hai paura che ti si rovini la media? Al massimo te la alzo…»
Lei scosse la testa, con forza, tentando di fargli capire quanto fosse sbagliato quello che voleva fare:
«Black, ti spiego io come dovrebbe andare. Tu dovresti svegliarti, alzarti da quella poltrona, notare il mio essere in difficoltà e valutare se ignorarmi o cercare di darmi fastidio finché non ti minaccio di affatturarti, e continuare comunque a farlo. Come vedi, aiutarmi non rientra in queste due scelte».
Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle, recuperando una vecchia piuma che era nella borsa ed era rotolata fuori insieme ai libri di testo.
«Oppure potrebbe essere un sordido piano per divertirmi alle tue spalle, facendoti prendere un Troll in un paio di materie…»
Lei sobbalzò e gli strappò di mano la pergamena, controllando con gli occhi ridotti ad una fessura che fosse tutto a posto; le uniche due parole inserite andavano bene, per il momento. Sirius era rimasto a guardarla per un attimo, prima di scoppiare a ridere e riprendersi il foglio.
«Per le mutande di Merlino, Evans, se non riesci nemmeno a cogliere il sarcasmo devi stare veramente male…»
«Perché lo stai facendo? Per James?», lo interruppe. L’altro registrò il mancato uso del cognome o degli altri simpatici appellativi che solitamente lei usava per riferirsi al suo decerebrato migliore amico, prima di risponderle, meccanicamente:
«Certo che lo faccio per lui, per chi altri dovrei farlo?»
Lily rimase a studiarlo per un po’, ma lui non alzò più il capo dalla sua mappa. Cominciarono a lavorare, tra il cicaleccio degli studenti più piccoli e il grattare delle piume sulla pergamena, mentre Sirius rifletteva sulla domanda della ragazza. Si era reso conto che non lo stava facendo per James, ma per sé stesso, e la cosa lo infastidiva terribilmente.
 
*
 
«Credi che io stia sbagliando qualcosa?», domandò James a Peter quella sera a cena, notando che la sua adorata Lily si era seduta tra Remus e Sirius; nulla di strano, ma quegli ultimi giorni ogni piccola cosa bastava per farlo andare in paranoia. L’amico alzò gli occhi ed incrociò quelli grigi dell’erede della casata Black, che stava ridendo insieme a Remus.
«Con Lily?», domandò Codaliscia, sulle spine. Non era preparato ad affrontare una sua crisi di gelosia, non senza l’aiuto di Lunastorta, che l’aveva abbandonato per stare accanto a Felpato. Un bel problema.
James sbuffò e si agitò sulla panca, continuando a spiare il trio di sottecchi, sperando di non essere scorto da loro.
«Di Lily e di quell’altro traditore laggiù», sibilò, infilzando con ferocia una patata arrosto e ingurgitandola senza neanche capire di che cosa si trattasse. Peter sobbalzò e osservò attentamente Sirius: sapeva che i due erano ancora arrabbiati l’uno con l’altro, ma non pensava potesse addirittura arrivare a definirlo “traditore”.
«Quest-»
«Ma io dico!», lo interruppe Ramoso, quasi strozzandosi con il succo di zucca. «Quanto sono… sfacciati. Ci sta provando davanti ai miei occhi!»
Peter corrugò le sopracciglia; Sirius stava tranquillamente scambiando due parole con un ragazzo del settimo anno, ma forse James si riferiva ad una nuova tattica di approccio. Non era Felpato quello che sosteneva che il miglior modo per attirare l’attenzione delle ragazze fosse ignorarle completamente? Sospirò, rendendosi perfettamente che lui non avrebbe mai saputo farci con le esponenti del gentil sesso come i suoi migliori amici.
Ritené saggio non fare commenti, tanto più che Lily ora si stava alzando e avviando probabilmente verso i dormitori. James immediatamente abbandonò la sua forchetta nel piatto e la seguì, lasciando solo Peter, che scambiò con gli altri due amici uno sguardo del tutto sconfortato. Del mezzo sorrisetto di Sirius si accorse unicamente Remus, che scosse la testa ma non disse nulla.
James, nel frattempo, aveva individuato Lily lungo le scale e si era affrettato a portarsi accanto a lei, che lo ignorò a bella posta. Sembrava arrabbiata ancor prima che aprisse bocca.
«Ehi, Evans», ridacchiò lui, stupidamente, passandosi una mano tra i capelli, a disagio. L’aveva seguita per dirle cosa, esattamente?
«Potter, ti assicuro che non è giornata. Ho un’emicrania terribile e l’unica cosa che voglio vedere ora è il mio letto, non la tua faccia», rispose, quasi aggressiva. In effetti, ora che James ci pensava, non l’aveva vista toccare molto il cibo, a cena. «Quindi, se hai qualcosa di veramente importante da dire, dilla, altrimenti fammi il favore di sparire».
Si aspettava il solito attacco diretto, ma lui si fermò improvvisamente, esitando. Lily impiegò pochi secondi prima di non avvertire più la sua irritante presenza al suo fianco, quindi si bloccò anche lei, girandosi perplessa. «Tutto bene?»
«Perché vuoi uscire con uno dei miei migliori amici?», le chiese semplicemente, un po’ impacciato. Lei arrossì fino alla radice dei capelli, un po’ per la febbre, un po’ per l’indignazione, un po’ per il senso di vergogna che provava. Era anche arrabbiata con Black, ovviamente, perché pensava non l’avrebbe usata come arma in quella loro lite sottobanco, non dopo che l’aveva aiutata quel pomeriggio.
«Te l’ha detto lui?»
James scosse il capo, con un sorriso mesto. «Sono giorni che non ci parliamo, l’ho semplicemente intuito».
L’ira nei confronti di Sirius svanì immediatamente, ma questo acuì solo il suo disagio.
«Non sono affari che ti riguardano, Potter», si limitò a commentare, con una fitta alla testa che le provocò una buffa smorfia. Fece per andarsene, ma James alzò la voce:
«Certo che sono affari miei! Io sono innamorato di te!»
Questo fece andare letteralmente in bestia la piccola, dolce e tenera Lily, che si voltò con uno sguardo che avrebbe congelato chiunque, ma James continuò imperterrito:
«Non so che intenzioni abbia, perché davvero non me l’aspettavo da parte sua, ma ti assicuro che nessuno potrà mai volerti più bene di me».
Lei sperò solamente che il pavimento si aprisse sotto i suoi piedi e lo inghiottisse, facendolo sparire dalla sua vista.
«Sai cos’è che non tollero di te, Potter? Tra le tante, innumerevoli cose», ribatté, abbassando il tono tanto quanto l’altro l’aveva alzato. «Tu sei convinto di poter avere tutto ciò che vuoi. Be’, non è così che funziona. Non sono una tua proprietà, e mi arrogo il sacrosanto diritto di uscire con chi più desideri… E guarda caso, quella persona non sei tu».
Detto questo, si girò e iniziò a salire di corsa le scale, tanto che della replica di James non le pervenne che qualche parola confusa, tra cui un “Lunastorta”, cosa che la fece adirare ancora di più: come si permetteva di metterci in mezzo il povero Remus, ora?
«Aconitum Napellus», borbottò alla Signora Grassa, che la fece passare immediatamente. La discussione con Potter l’aveva scossa e le aveva sicuramente alzato la febbre, ma le aveva anche fatto saltare la mosca al naso.
Lily Evans non era una ragazzina stupida come molte sue coetanee. Era perfettamente consapevole che si stava mettendo nei guai. Però, rifletté mentre si infilava il pigiama, forse era meglio un problema targato Black che uno targato Potter.
Almeno Sirius non era innamorato di lei.
 
*
 
 «Black!», lo chiamò Lily, mentre si stavano dirigendo tutti verso le serre di Erbologia. Sirius si fermò, così come Remus, al suo fianco. James e Peter li avevano preceduti, quindi erano fuori dalla portata di orecchie indiscrete.
«Evans», la salutò lui, mentre una schiera di ragazze Tassorosso passava accanto a loro, sospirando languidamente. «Qual buon vento?»
Lei fece un cenno di saluto, ricambiato, verso l’altro prefetto di Grifondoro, prima di affrontare il discorso.
«Volevo chiederti se sei ancora intenzionato ad uscire con me», disse, sicura di sé, arrossendo appena. Remus si irrigidì immediatamente e lanciò un’occhiata di fuoco all’amico, che non diede segno di essersene accorto, ma anzi sorrise.
«La prossima settimana c’è l’uscita ad Hogsmeade, se ti va».
Lily annuì, seria, e prima di andarsene disse un’ultima cosa:
«Sia chiaro che lo faccio solo per togliermi dai piedi quella piattola asfissiante di Potter, ieri ha proprio superato ogni limite».
Felpato rimase per qualche istante a guardarla, sempre sorridendo, pensando che Ramoso era riuscito a fare il suo gioco. Lunastorta gli diede una gomitata, irritato.
«Si può sapere cos’hai nel cervello? Cacca di Doxy?»
L’amico allargò il suo sorriso, mentre riprendevano a camminare.
«Se sei geloso, Lunastorta, potresti sempre uscire con noi», ribatté serafico, beccandosi un calcio su uno stinco, che però ebbe l’unico effetto di farlo scoppiare a ridere. «Dai, l’hai sentita anche tu: niente di serio».
«Ti giuro che se farai qualcosa di sbagliato con lei o nei confronti di Ramoso te la farò pagare», borbottò, di pessimo umore. Sirius gli passò un braccio dietro le spalle e lo rassicurò:
«D’accordo, mammina».
E stavolta il pugno che gli venne rifilato lo lasciò per qualche istante senza fiato.
 
 
 
 
Note dell’autrice: Spiegazione per quanto riguarda la strampalata dichiarazione di James… Può sembrare strano che capiti solo al secondo capitolo di una storia, ma ricordo che è il sesto anno e che Ramoso muore dietro a Lily da un sacco di tempo. Vista in questa prospettiva, mi sento legittimata :)
Ovviamente un ringraziamento a chi segue e ha messo nei preferiti la storia, e uno più grande a chi l’ha recensita XD
Al 5 settembre!
   
 
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