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Autore: happylight    28/08/2011    3 recensioni
Una canzone per le nazioni che erano potenti. Una strofa per le nazioni che stanno cadendo. Un verso per le nazioni sconfitte.
Personaggi:[1-Inghilterra] [2-Prussia] [3-Polonia] [4-Russia] [5-Germania] [6-Francia] [7-Roma Antica] [8-Spagna] [9-Danimarca]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Now in the morning I sleep alone

Sweep the streets I used to own

Alla fine aveva coperto lo specchio.

Aveva chiesto a Lituania, e lui gli aveva dato un grande lenzuolo bianco, insieme a un sorriso con un qualcosa che assomigliava alla compassione, e a delle parole blande e sussurrate, degli incoraggiamenti bisbigliati.

“Forza… Non è detto che sia finita…  Potrai sempre tornare…”

Ma lui era sordo ad ogni parola.

Ma lui aveva coperto lo specchio.

Perché è questo che si fa quando qualcuno muore, no?

Per evitare che l’anima si perda e finisca a vagare negli abissi capovolti di vetro e di metallo.

E lui era una nazione morta.

Cancellata dalle mappe geografiche, smembrata e suddivisa tra le altre nazioni vicine.

Eppure…

Eppure il suo corpo era sempre caldo, sentiva il cuore continuare a pompare sangue nelle arterie, muscoli contrarsi e tendersi quando camminava, l’aria gli gonfiava sempre i polmoni, i suoi occhi vedevano e le sue orecchie sentivano.

Era ancora vivo.

Perché lui non era uno stupido, insignificante essere umano che gioca a rincorrere la morte dal momento in cui è nato.

No, il suo corpo non era quello di un uomo, la sua carne era la sua terra, il suo sangue i suoi fiumi, il suo respiro e le sue lacrime il vento che attraversa i campi ricoperti di rugiada alle prime ore del mattino.

E la sua anima, oh no, di certo non poteva essere catturata da uno specchio.

La sua anima sono le migliaia e migliaia di persone che attraversano le strade delle sue città, coltivano e lavorano nelle sue fattorie fertili, nascono, vivono, amano e muoiono nella sua terra.

Ma chissà, forse un giorno si sarebbero scordate di essere state prussiane, e nelle strade sarebbe risuonato solo l’odioso suono della lingua russa.

Quelle non sarebbero state più le sue strade.

Non lo erano già più.

E allora forse il suo corpo si sarebbe semplicemente dissolto.

Una mattina, alzandosi, guardandosi allo specchio avrebbe visto la sua carne divenire cenere e volare via nel freddo vento della Prussia.

Forse è quello il motivo per cui ha coperto lo specchio.

Per non trasalire nel terrore di ogni piccolo cambiamento nel suo volto.

Terrore di scomparire e dissolversi nell’aria.

O speranza di porre fine a quella prigionia.

I used to roll the dice

Feel the fear in my enemy’s eyes

Oppure per non ricordare l’altro specchio.

Quello vecchio, fatto di argento, con la superficie che mandava un riflesso impreciso e sfocato.

Non netto e tagliente come quello dell’asettico specchio di adesso.

Alla fioca luce delle candele vedeva la sua figura riflessa nei bagliori metallici dell’armatura dei cavalieri teutonici, la croce nera sulla tunica bianca, la spada in una mano e lo scudo nell’altra.

Ora alla bianca luce del neon vede un uomo che non assomiglia a un uomo.

È avvolto in una divisa militare russa, e non ha più spada e scudo in mano.

Ma non è quella la differenza.

È negli occhi.

Lo sguardo è quello spento di chi si è rassegnato.

Di chi ha accettato di farsi trascinare dalla corrente, passivamente, senza cercare di nuotare, di accennare un movimento per raggiungere la riva.

Di chi ha deciso di affogare.

Di chi ha rinunciato per sempre alla speranza.

Per quello non sopporta lo specchio.

Perché gli ricorda lo sguardo che vedeva riflesso nello specchio d’argento.

Lo sguardo di chi non conosceva la paura o il pericolo, di chi correva cantando in battaglia incontro all’incertezza della morte, ma certo di andare verso la gloria.

Lo sguardo di chi è vivo.

Lo sguardo che non ha più.

 


***

Postludio

Ecco, dopo un bel po’ di tempo, il secondo capitolo, con protagonista il nostro caro Prussia!

È ambientato dopo la Seconda guerra mondiale, dopo l’ufficiale dissoluzione della Prussia, quando la parte est della Germania è sotto il controllo russo.

Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto il capitolo precedente, in particolare Kuro_Renkinjutsushi e LawlietF che hanno inserito la storia tra le storie seguite, Imperial Swan che l’ha inserita tra le ricordate e le seguite. Per Hullabaloos che ha inserito nelle seguite ed ha recensito un grazie in particolare!

Se questo capitolo vi è piaciuto lasciate una recensione anche piccola piccola e renderete felice l’autrice! (che altrimenti dovrà attaccarsi alla bottiglia per consolarsi… e voi non volete che accada, vero??)

Al prossimo capitolo, dedicato ad un personaggio un po’ bistrattato, ma che spero di far comparire sotto una luce nuova!

   
 
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