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Autore: alucard90    30/08/2011    1 recensioni
Questo è il prologo di una storia che scrivo da diversi mesi, anzi, quasi un anno. I capitoli per ora disponibili sono 6 e li pubblicherò appena posso. Iniziamo con il Prologo, e vediamo se piace^^
La storia parla di un ragazzo di campagna, che scopre che la sua famiglia ha origini affondate nella notte dei tempi, e la nonna, madre di suo padre, è una maga leggendaria. Inoltre scopre di avere dei poteri magici che vanno oltre ogni immaginazione, e che purtroppo per lui, lo obbligheranno a fare delle scelte dettate dalla sua figura di Guardiano dell'Equilibrio.
Spero che sia di vostro gradimento^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo II

Rivelazioni

 

 

La purpurea vestaglia della nonna sventolava nell’aria umida e fresca del corridoio segreto, e segnava i movimenti della donna con un morbido fruscio.La luce violacea del piccolo accendino di Nonna Angela colorava ogni cosa con il suo bel colore ametista.La nonna era seguita da Amos, che ardeva di curiosità perché voleva sapere dove la nonna lo stava portando, in più voleva anche sapere chi gli aveva regalato quel meraviglioso accendino. I passi di Amos erano attenti e misurati, e quindi restava ogni tanto indietro di una curva, mentre la nonna camminava spedita, conoscendo a memoria ogni centimetro di quel corridoio.
Finalmente uscirono da quel piccolo, umido e, una volta, buio tunnel. Ma dov’erano andati a finire. 
<< Nonna dove siamo? Non ho mai visto questo posto. >> chiese Amos, un po’ invidioso perché la nonna conosceva più posti segreti di lui, un po’ preoccupato perché non sapeva dove si trovava.
<< Siamo in una radura vicino all’Antico Albero. Non saresti mai riuscito a trovare questo posto da solo. >> spiegò l’anziana donna.
<< Vicino alla mia casetta?>> chiese incredulo Amos. << Com’è possibile? Eravamo in camera tua, cinque minuti fa. Come abbiamo raggiunto la radura così in fretta?>>. Quando la nonna si portò una mano alla tempia destra, Amos capì che aveva esagerato un tantino con le domande.Preoccupato per la nonna, gli chiese come andava.
<< Bene, figliolo. Non è niente di grave. Ho solo usato troppa magia per la mia età. Ehm…>> fece la nonna schiarendosi la voce. << Volevo dire energia… Ho usato troppa energia per la mia età. Ehm>> si schiarì di nuovo la voce, guardando si sottecchi il nipotino.
<< Magia? Hai detto magia?>> chiese Amos, stupito.
<< No, ho detto energia… Ho detto energia, si, energia. >> disse la nonna cercando di convincere il ragazzo, e anche se stessa, di quello che diceva, ma evidentemente con scarsi risultati.
<< No, ne sono sicuro. Hai detto magia. Hai detto:’ Ho usato troppa magia per la mia età’. >> disse Amos, un po’ sconcertato dalle parole della nonna.
<< No, Amos, ti dico che ho detto energia, non magia.>> insistette l’anziana.
<< Nonna, non sono stupido, ho sentito bene. Hai detto magia. >> Amos continuò ad insistere.
La nonna, che vantava una fama di infinita pazienza, sbottò in un accesso d’ira che fece rabbrividire Amos.
<< Amos Pendragon, osi tu darmi della bugiarda? >> la voce della nonna, quando pronunciò l’antico nome di famiglia, divenne strana, quasi tuonante. E Amos ebbe paura di Nonna Angela.
<< Scusa nonna, mi dispiace. >> disse Amos, singhiozzando. Aveva diciassette anni, e non aveva mai pianto davanti ad un adulto, né tantomeno di paura. La nonna, dispiaciuta per l’accesso d’ira che aveva avuto col nipotino, si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò affettuosamente.
<< No, scusami tu, mio dolce nipotino caro. Scusami tanto, non dovevo arrabbiarmi tanto, per una stupidaggine del genere poi. >> e gli baciò la fronte.Amos sorrise e tirò su col naso. La nonna fece una smorfia di disgusto. Lui sorrise e chiese scusa.
<< Allora ammetti che avevo ragione? Hai detto magia, non energia. >> disse Amos, ritornando all’argomento. La nonna non aveva alcuna intenzione di arrabbiarsi nuovamente con il ragazzo.
<< Hai visto che bello questo posto. >> disse, cambiando argomento. << Questo posto lo conosco da quando ero bambina. Oh, ma guarda, è ancora in piedi. >> esclamò la nonna sorpresa, fissando una piccola costruzione di legno, mentre il ragazzo si guardava attorno.

La radura era molto simile a quella dove si trovava l’albero secolare dove Amos aveva costruito il suo rifugio. Ma al centro di quella radura era cresciuto un albero, un ginepro cinese secondo Amos, che crescendo aveva formato, con le radici una sorta di caverna molto simile a quella dell’altra radura, e da dentro quella caverna si dipartiva una struttura, che ricordava vagamente le forme di una casa, costruita tutta in legno, e quel legno ormai vecchio stava marcendo, e la casetta della nonna cadeva a pezzi.
<< Wow! >> esclamò Amos, sussurrando. << Questo posto è bellissimo, molto simile alla mia radura. >>fece notare il ragazzo alla nonna.
<< Si >> rispose la nonna << Hai ragione. >>. Disse la nonna sorridendo al nipote.
<< Ma cosa è quella montagna di legno marcio?>> chiese curioso Amos.
<< Quello è ciò che resta del mio rifugio segreto. >> disse la nonna, amaramente. A quelle parole, Amos sgranò gli occhi.
<< Cosa? Avevi un rifugio anche tu? E cosa te ne facevi? >> chiese a raffica.

<< Usavo questa piccola casetta per nascondere i miei libri preferiti, per nascondere la mia collezione di pietre e la mia collezione di spade e bastoni.>> rivelò la nonna. 
<< Cosa? Avevi una collezione di pietre e spade anche tu? Ma… Ma…. Per quale motivo?>>. Amos era sempre più stupito delle cose che la nonna gli rivelava.
<< Quelle cose mi servivano. >> disse nonna, ma nella sua voce si era insinuata una nota di tristezza.
<< Per cosa ti serviva quella roba? >> chiese Amos sempre più incuriosito.
<< Perché non entriamo. Vediamo se all’interno si è salvato qualcosa. >> la nonna non aveva alcuna intenzione di rispondere, e la velocità con cui cambiò argomento sorprese Amos, la cui curiosità crebbe ancora , non avendo avuto risposta.

Quando entrarono videro: all’interno della casetta non era rimasto quasi niente, tranne qualche pagina di un vecchio libro, strappata ed ingiallita dal tempo, e quello che era rimasto era completamente rovinato: quello che una volta doveva essere un tavolino, giaceva a terra in un mucchio di legno ormai marcio in cui le termini avevano trovato un paradisiaco banchetto; c’era anche la libreria della nonna, di cui erano rimasti solamente la struttura e due o tre dei dieci ripiani, che una volta sorreggevano il peso di tantissimi libri. I ripiani mancanti erano sparsi per tutto l’interno della casetta, alcuni erano rimasti miracolosamente integri, mentre altri erano andati completamente distrutti e giacevano a terra completamente invasi dalle termiti.Amos gironzolava all’interno di ciò che restava di quello che una volta doveva essere un ottimo rifugio, chiedendosi com’era possibile che il tempo e le termiti avessero potuto fare tutto quel danno. Si girò per domandarlo alla nonna, e la vide: era rimasta sulla soglia di ciò che restava della porta e sembrava essere sull’orlo del pianto.

Amos gli si avvicinò e la abbracciò, cingendogli le spalle, tentando di consolarla. Sulla guancia della nonna scorse una lacrima, che cadde sul maglione verde scuro del nipote, che di riflesso la strinse ancora più forte.
<< Mi dispiace tanto, nonna, per la tua casetta. Ma infondo era solo una casetta di legno.>> disse il ragazzo tentando di consolare la nonna.La nonna si staccò dalla spalla del nipote e, estraendo da una tasca nascosta della sottoveste un fazzoletto, si asciugò le lacrime, cercando di riprendersi.
<< Tranquillo nipotino mio, va tutto bene. Quello che mi dispiace di più non è la perdita della casa, ma la perdita di tutti i miei libri, delle mie carissime piante e soprattutto dei cristalli che ero riuscita a trovare.>> rispose la nonna, cercando di tranquillizzare il nipote, che era turbato dalla sua crisi di pianto.
Mentre parlava con la nonna, Amos iniziò a vagare nuovamente per le rovine della casetta. Si guardava attorno, con la speranza di trovare qualcosa che appartenesse alla nonna ed era sopravvissuto alla furia distruttiva del tempo. Mentre cercava, notò che nella libreria un ripiano si era staccato e giaceva in posizione verticale, appoggiato alla struttura della libreria; Amos si diresse verso quel pezzo di legno, deciso a vedere che nascondeva dietro.
Arrivato alla libreria, sollevò la piccola asse di legno, che sbriciolò nelle sue mani appena tentò di lanciarla via.

Questo legno è completamente marcio, devo stare attento, pensò Amos, mentre spostava il resto dell’asse marcia. Aveva ragione, l’asse di legno nascondeva qualcosa.
Infatti, dietro il legno marcio, era nascosto, in posizione verticale, uno dei libri della nonna, uno strano libro verde con i bordi della rilegatura in oro lucente. Lo strano di quel libro è che non portava alcun titolo. Amos lo raccolse, e mentre lo puliva per darlo alla nonna, si accorse che dietro al libro si era nascosto un piccolo cristallo viola.
Tutto contento per il suo prezioso ritrovamento, si voltò per mostrarli alla nonna.
<< Nonna, guarda che ho trovato! >> disse correndo dalla nonna, che intanto era uscita dalla casa.
<< Guarda nonna! Guarda qua! >> ripeté Amos per richiamare l’attenzione della nonna.
La nonna si voltò, e quando vide che cosa il nipote gli stava portando.
<< Fammi vedere, svelto! >> disse la nonna stupita del miracoloso ritrovamento.La nonna prese il libro e il cristallo che Amos gli stava porgendo, e le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso. Quelli erano un libro che gli era stato regalato quando era più giovane mentre il cristallo era il primo che aveva trovato, ed era tutto ciò che rimaneva di una grande collezione.
<< Tieni. >> disse la nonna.<< Come?>> domandò Amos, pensando di non aver capito.<< Tieni, prendili.>> ripeté la nonna, porgendo il libro e il cristallo al nipote.<< Non posso nonna, sono tuoi. >> disse Amos, spingendo indietro i regali.
<< No, Amos, non più. Ora questi libri spettano a te, di diritto. >> disse la nonna, restituendo nuovamente gli oggetti verso Amos.<< Non posso davvero, nonna. Questi oggetti fanno parte della tua vita. Non posso accettarli, sul serio. >> disse Amos rispedendo indietro i regali.
<< Amos caro, ti sto dicendo di prenderli>> disse la nonna, non capendo per quale motivo il nipote non accettasse il suo dono.<< Davvero nonna, non posso. Il libro poi non ha nemmeno un titolo, e se poi è il tuo diario? Non posso permettermi di leggere una cosa tanto personale. Poi la gemma l’hai trovata tu, è tua. È tutto ciò che rimane della tua collezione e…>>.
<< Amos Pendary >> lo interruppe la nonna, con una voce cupa, << Prendi questo dannatissimo libro di magia>> disse la nonna.<< Come scusa?>> chiese stupito Amos. Era la seconda volta che lo diceva.<< Che cosa?>> disse, confusa, la nonna.
<< Hai detto libro di magia, vero?>> chiese Amos. Questa volta sapeva di non aver capito male.
<< No, ho detto prendi questo libro e vai via>> disse la nonna, tentando di convincere il nipote. In realtà, neanche lei credeva alle sue parole.<< So bene quello che hai detto nonna. Hai detto libro di magia.>> ribatté Amos.<< Amos, io ho detto…>>.
<< Nonna, smettila!>> la interruppe Amos. << Smettila di prendermi in giro! So benissimo ciò che hai detto, ed è già la seconda volta in tutta la giornata che ripeti la parola magia!>> sbottò Amos, che non riuscì a trattenersi.
<< Scusa, nipotino, hai ragione. Ho detto magia.>> ammise la nonna.
<< Che cosa? L’hai ammesso allora!>> disse Amos stupito.
<< Si hai ragione. Ho detto: “libro di magia”. Perché è questo che quel libro è: un libro di magia.>> ammise tristemente la nonna.<< Un libro di magia. >> disse sognante il ragazzo. << Quindi anche tu collezionavi libri di magia, vero?>> chiese Amos.<< Come scusa?>> disse la nonna.<< Ho detto se tu collezionavi libri di magia, prima.>> si corresse il ragazzo, essendosi accorto di aver rivelato un suo segreto.<< Amos, mi stai per caso nascondendo qualcosa?>> chiese la nonna mettendo le mani sui fianchi e facendo un passo avanti in direzione del ragazzo.<< Chi, io? No no, assolutamente niente. Io non sto nascondendo assolutamente niente>> disse il ragazzo, cercando di convincere anche se stesso.Allora , la nonna utilizzò la sua tecnica per indurre le persone a svelare la verità: mise le mani sui fianchi e iniziò a fissare in malo modo il ragazzo, che si fece sempre più piccolo sotto lo sguardo indagatore della nonna.<< E va bene lo ammetto! Colleziono libri di magia, va bene?>> ammise Amos, pur di togliere quello sguardo accusatore da sopra di se.<< Davvero?>> chiese la nonna con fare minaccioso.

Il ragazzo annuì lentamente con la testa e si preparò mentalmente al dolore fisico. Che non arrivò.
<< Ma è fantastico!>> sbottò la nonna d’improvviso, come se avesse appena scoperto qualche grande tesoro.A quel punto fu Amos a mettere su uno sguardo accusatore.

E la nonna se ne accorse, ma solo dopo aver fatto tutto il giro della radura, saltellando come una bambina.

<< Sono così felice che ti sia appassionato alla magia. È una cosa bellissima, ma allo stesso tempo pericolosa quindi devi stare attento.>> la nonna iniziò a metterlo in guardia.<< Ma su nonna, come può essere pericolosa, se non posso neanche usarla.>> disse Amos.<< Come non puoi usarla? Vuoi dire che non hai poteri?!>> chiese la nonna stupefatta.
<< No che non ho poteri, come potrei averli. Nessuno nella nostra famiglia è un mago, sempre a patto che la magia esista sul serio.>> Amos iniziava a dubitare della sanità mentale di sua nonna.
<< Amos Pendary, tu sei il settimo figlio di un settimo figlio. Di sicuro in te scorre la magia.>>rivelò la nonna.
<< Settimo? Ma non sono primogentio?>> ora Amos dubitava seriamente della sanità mentale di nonna Angela.

<< No Amos, tu sei il settimo figlio. Sei il più piccolo, per questo non hai conosciuto i tuoi fratelli. Il tuo primo fratello, si chiama Emmett, si è trasferito in Inghilterra, in un piccolo paesino della Scozia. Il tuo secondo fratello, Arnold, si è trasferito, invece, in America, si è sposato con una bellissima donna chiamata Sofya, ed ha avuto tre figli.
Il tuo terzo fratello, Enric, è morto poco dopo essere nato. Fu un grande dolore per tua madre. Per terza hai avuto una sorella, Angela, proprio come tua madre, lei sta in un paesino a una quindicina di chilometri da noi. Il tuo quarto fratello non è neanche nato, perché ha abortito, anche quello fu un grande dolore. La quinta figlia, Erica, si è trasferita in una delle isole dell’Arcipelago di Lore, si è sposata con un bel ragazzo che si chiama Luis, ed ha avuto due figli e >> mentre la nonna illustrava ad Amos il suo albero genealogico, parlava con occhi luccicanti.
Ma ad Amos sembrava mancare qualcosa.<< Ed il mio sesto fratello dov’è? Come si chiama?>> chiese alla nonna.
E lo sguardo della nonna si fece cupo. << Il tuo sesto fratello, Marc, non è più tra noi da un po’.>> rispose tristemente nonna Angela.
<> chiese sorpreso Amos.<< No, non è morto. Ma non è più in questo mondo.>> disse la nonna, sempre più triste.<< Ma… >> Amos stava per fare un’altra domanda su suo fratello, ma vedendo quanto la nonna soffriva per parlarne, decise di cambiare argomento.
<< Ma come faccio ad usare i miei poteri? Ho provato un sacco di incantesimi ma non hanno mai funzionato.>> chiese, per tirar su il morale della nonna.
E infatti la nonna cambiò espressione. << I tuoi incantesimi non hanno mai funzionato per il semplice motivo che i tuoi poteri non son mai stati risvegliati. Ora andiamo via da qui, il sole sta calando e inizia a fare freddo. Inoltre qua con il calare del sole inizieranno ad arrivare creature che sarebbe il caso non incontrare.>> disse la nonna, ed inizio ad incamminarsi verso casa.
<< Cosa vorresti dire? Che oltre alla magia esistono anche i demoni?>> chiese Amos, rendendosi subito conto della stupidità della sua domanda.

<< Certo! Non crederai che la mia casetta si sia ridotta così con il tempo>>.

   
 
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