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Autore: Lely1441    05/09/2011    1 recensioni
Siamo ormai al sesto anno per Lily Evans e i Malandrini: James dedica come sempre troppe attenzioni alla ragazza di cui innamorato e lei, come al solito, cerca in tutti i modi di liberarsene... Ma non è l'unica a cui il modo di fare di Ramoso dia ai nervi.
James Potter si è totalmente dimenticato della componente gelosa del suo migliore amico e, purtroppo per lui, imparerà ben presto che sottovalutarla è stato uno sbaglio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Cave canem!
 
 
Terzo capitolo ~ … di spada perisce!
 
Lily iniziava a pentirsi amaramente di aver accettato di uscire con Black. Si era confidata unicamente con la sua amica Mary, ma la sua reazione l’aveva lasciata totalmente sconcertata e già le aveva fatto presagire il peggio. Si era messa a saltellare per tutta la camera in estasi, gracchiando ad intermittenza il suo nome, quello di Sirius Black e l’intervento delle sacre copri-pudenda dell’eminentissima Morgana.
«Ti rendi conto? Sirius Black, il più bel ragazzo di tutta la scuola! E questo dopo che James Potter - ehi, dico, quel James Potter, il più figo Cacciatore della scuola! - ti ha fatto una corte spietata per mesi - che dico! -, anni!» Si era fermata all’improvviso, scrutandola con sospetto. «Di’ un po’, tu: non è che ti sei messa a fare strani filtri d’amore e glieli rifili di nascosto nei succhi di zucca?»
Lily era arrossita come un peperone e le aveva lanciato addosso il suo cuscino per farla smettere, ma aveva ottenuto solo una grassa risata in risposta.
Il ricordo ancora la faceva sentire profondamente in imbarazzo e cercò di non pensarci mentre salutava Black e Remus, che l’attendevano fuori da Mielandia. Fare il tragitto insieme fin dalla scuola sarebbe stato troppo per lei.
«Evans», la accolse il primo, mentre l’altro le sorrideva con cortesia. «Da dove preferisci cominciare?»
«Davvero, non importa», rispose, mentre dava una nervosa occhiata intorno a sé. «Basta che ci spostiamo da qui».
Un gruppetto di Serpeverde cominciava a guardarli con un po’ troppa insistenza per i suoi gusti.
«Evans, mi faresti capire come dovremmo fingere di uscire insieme se intendi passare la tua uscita in qualche angolo nascosto?», sembrò ragionarci un po’ su Black. «Non che a me dispiaccia, ma Lunastorta qui penso sarebbe un po’ a disagio», aggiunse seriamente, mentre Remus roteava gli occhi al cielo e la ragazza lo fissava disgustata. «Oh, avanti, scherzavo», si affrettò ad aggiungere, ma Lily non ne era poi così sicura.
«Scusa se ho insistito a venire», intervenne Remus. «Ma immaginavo il tuo imbarazzo, e Felpato non è facilmente gestibile se si è da soli, senza esperienza e contrari ai più barbari metodi di tortura».
Lei gli rivolse un sorriso radioso, cosa che fece sbuffare Sirius.
«Non puoi neanche immaginare quanto io ti sia grata!», esclamò, risultando così probabilmente l’unica donna della scuola a non apprezzare particolarmente la compagnia del più affascinante tra i due fratelli Black. Decisero poi di andarsene a prendere una Burrobirra dai Tre Manici di Scopa, battibeccando perché Sirius si ostinava a tenere per mano la ragazza, lei si opponeva e Remus cercava di aiutarla.
«Mi sapete spiegare come farebbe la gente a supporre che noi due stiamo insieme, se a tutti sembra che camminare accanto a me sia come affiancare un grosso troll puzzolente?», sbottò Black, lasciandola finalmente andare davanti all’entrata del locale.
«Preferisco il troll», borbottò Lily funerea. Si era già collezionata minimo una ventina di occhiate assassine da parte di tutte le studentesse che avevano avuto la sfortuna di incontrare, ed ormai era matematicamente certo: per quella sera, a cena, tutti avrebbero parlato della strabiliante pomiciata della Evans con Black, nel bel mezzo della strada. Rimaneva ogni volta sempre più agghiacciata dai voli pindarici di certe persone; ancora una settimana, e le voci avrebbero confermato ben altri incresciosi fatti accaduti là fuori… Meglio non pensarci.
«Vado ad ordinare», disse Sirius, felice come una Pasqua. Si fece largo tranquillamente tra la folla che assediava il bancone, mentre Lily domanda all’altro prefetto, con un sussurro:
«Ho fatto davvero una sciocchezza, vero?»
Remus sorrise, con una vena di malizia che le diede da pensare. Ogni tanto si dimenticava del fatto che se lui faceva parte di quel gruppo, esisteva un motivo più che valido.
«Tutto ciò che implica un Black o un Potter solitamente è una pessima idea, ok, ma Felpato sembra divertirsi, quindi per ora non c’è di che preoccuparsi. Se poi Ramoso la prenderà male… Al massimo si sfideranno a duello tra di loro».
Lily contemplò per qualche istante la magnifica immagine di quei due che si eliminavano a vicenda. Dopotutto, forse non stava compiendo una totale idiozia come aveva pensato all’inizio.
«Ecco qua», disse allegro Sirius, tornando con le loro ordinazioni e con un sorriso che andava da un angolo all’altro del volto.
«Madama Rosmerta?», chiese pratico Remus, spiando dietro le spalle del compagno, che assentì con il capo. Lily scosse il capo, sorridendo: il fascino di quella donna era quasi magnetico, riusciva ad attirare studenti ed insegnanti come mosche al miele. I Tre Manici di Scopa, pur essendo sin dalla sua fondazione il miglior pub del paesino, non aveva mai fatto tanti affari fino al suo arrivo, un paio di anni prima.
«Ho incontrato Adam Webb, mi ha chiesto se fossi con Ramoso perché dovevano spostare l’allenamento di Quidditch», ridacchiò divertito, e la ragazza sentì il gelo afferrarle le viscere. «Gli ho detto che ero in galante compagnia della Evans… Dovevate vedere la sua faccia, pensavo che quella mascella potesse pulire il bancone, tanto gli è caduta!»
Lily arrischiò un’occhiata in giro, ed effettivamente vide tre membri della squadra di Grifondoro guardarli strabiliati ed increduli. Chiunque avrebbe creduto che si era bevuta il cervello ad uscire con Black, ma conoscendo la grande ammirazione in cui era tenuto quel perfido ragazzo… molto più probabilmente si stavano semplicemente domandando dove fosse Potter, se volesse tentare un omicidio od un suicidio, e soprattutto questo che effetti avrebbe avuto sulle sue prestazioni in volo. Era già accaduto che fossero venuti a pregarla, l’anno prima, di andarsene dagli spalti durante un allenamento; lei era andata solo per fare un favore alla sua amica Mary, cotta perdutamente del già citato Webb, ma era stato Potter quello che si era girato talmente tante volte a guardarle che si era preso un Bolide in testa.
Il ricordo ancora la faceva sprofondare nella vergogna.
«Non preoccuparti, Lily», intervenne Remus, come se fosse riuscito a leggere i suoi pensieri. «La partita contro Corvonero è ancora lontana».
La ragazza amava il Quidditch, e per un solo istante si domandò se non fosse meglio sopportare Piattola Potter per amore dei compagni; poi però le si affacciò alla mente l’immagine di lui che si dichiarava sulle scalinate e rabbrividì. Dopotutto, una sola partita era una sola partita, avrebbero sempre fatto in tempo a rimontare. E i Corvonero le erano pure simpatici, suvvia.
Remus e Sirius iniziarono a chiacchierare del più e del meno, e lei cominciò a rilassarsi; ogni tanto la coinvolgevano in uno dei loro strambi discorsi, e lei, stranamente, si era dimostrava via via sempre più alla loro altezza.
«E quindi volevamo rinchiudere la McGranitt in uno sgabuzzino con Vitious, ma dobbiamo trovare il modo di farceli entrare…»
«Perché non con Rüf? Dieci minuti con lui sono dieci ore di lunga agonia», mormorò Lily, finendo il boccale. Gli altri due la guardarono per un attimo, ammirati.
«Com’è, Evans, che finora ho sottovalutato le tue potenzialità?»
Lei diventò scarlatta, mentre cercava di aggiustare il tiro.
«Mi è venuta fuori così! Non volevo!»
Ma ormai era troppo tardi, aveva visto il sorrisino di Remus e lo scintillio d’eccitazione negli occhi di Sirius.
Quando uscirono dal locale erano tutti più a loro agio, e Lily acconsentì a girare per mano con il presunto fidanzato nuovo di zecca senza lamentarsi più di tanto.
«Aspettatemi un attimo qui», disse Sirius, correndo dentro a Scrivenshaft per comprare un paio di nuove boccette d’inchiostro: aveva rotto la riserva di Remus facendola levitare e poi cadere sopra la testa di Mocciosus - almeno così sarà costretto a lavarsi!, aveva spiegato lui con un sogghigno -, cosa che Lunastorta non aveva preso granché bene, così come l’accusa di star iniziando a diventare noioso. La diretta conseguenza era che ora si trovavano sprovvisti anche delle scorte di Sirius.
Mentre attendevano pazientemente il suo ritorno, iniziarono a discutere sulle possibilità che avevano di riuscire ad attirare e rinchiudere due professori senza venire espulsi; e fu così che li trovò James Potter.
 
*
 
Quando quella mattina James si era svegliato, aveva pensato per la prima volta in tutta la sua carriera scolastica che non aveva poi tanta voglia di andare in giro a far malanni. Non ci sarebbero stati né Felpato ad istigarlo, né Lunastorta ad assistere… solo Codaliscia ad adularlo. Peter gli era molto simpatico, davvero, e a modo suo gli si era affezionato, ed era assolutamente perfetto quando aveva bisogno di un appoggio morale per un qualche suo piano, ma… non era il suo migliore amico, molto semplicemente.
Poteva sempre seguire la Evans, certo, ma il ricordo della scenata sulle scale ancora pesava sul suo stomaco come un macigno… Si premette un cuscino sul viso, sbuffando: odiava sentirsi un idiota. Aveva immaginato quella scena per mesi e mesi, riuscendo a toccare punte di drammaticità toccanti (lui che la salvava da un Ippogrifo imbizzarrito e si feriva gravemente durante l’atto era la sua versione preferita, al momento, ripresa da uno dei romanzetti rosa scovato nel cesto del cucito di sua madre, un uggioso pomeriggio di qualche anno prima), ed era riuscito a rovinare tutto. Davvero, ci sarebbe mancato giusto Pix per farlo finire nella lista dei peggiori imbecilli di Hogwarts, e ce ne voleva per farne parte. L’ultimo era stato Scott Cavendish, uno dei Serpeverde con due anni in più, trovato in mutande a camminare sulle mani in un corridoio del terzo piano, canticchiando stupide canzoncine su alcune delle grazie femminili… Leggenda voleva che la faccia della McGranitt, la prima ad imbattersi in lui, fosse stata impagabile.
Un po’ di meno lo era stata l’occhiata glaciale che aveva riservato loro, quando li aveva convocati nel suo ufficio per sottoporli ad un lungo ed estenuante interrogatorio, degno della peggiore Santa Inquisizione.
Insomma, era stato a lungo a domandarsi se fosse il caso di mettersi ancora più in ridicolo… Era una settimana che evitava quei tre, per la prima volta in vita sua.
Ecco, poteva aggiungere, per la prima volta in vita sua pensava prima di agire. Cielo, era così faticoso! Come accidenti riusciva Remus a farlo tutto il santo giorno? E lo faceva persino apparire una cosa naturale!
Non aveva mai sofferto tanto di mal di testa.
Alla fine però era stato vinto dalle occhiate sconsolate di Peter - sapeva che, se fosse andato insieme agli altri due, James l’avrebbe presa malissimo e quindi non sarebbe azzardato a muoversi senza di lui -, che desiderava ardentemente quell’uscita, e aveva ceduto tra gli squittii eccitati dell’amico.
Si era comunque voluto tenere a debita distanza dai suoi amici, scendendo tardi e saltando la colazione per arrivare insieme agli altri ritardatari, indifferenti alle minacce di Gazza.
Lui e Peter avevano girovagato per le vie brulicanti di studenti quasi tutta la mattina, entrando di tanto in tanto in qualche negozio e rimanendoci il giusto che serviva loro per far recuperare la sensibilità alle dita e alla faccia, sconvolte dal terribile attacco del gelo di fine novembre. Era quasi mezzogiorno quando imboccarono la via dove trovarono Remus e Lily, vicini e ridacchianti, in piedi davanti a Scrivenshaft… Si bloccò e fermò anche Peter, facendogli segno di tacere, nascondendosi dietro un cartellone pubblicitario posto di sbieco in mezzo al marciapiede. Erano quindi usciti insieme? Lo stavano davvero tradendo così? Avrebbe voluto andarsene subito, ma il suo infallibile fiuto da Malandrino gli imponeva di restare. Infatti, dopo poco uscì, da quello stesso negozio, Sirius, che prese per mano Lily e si avviò con lei e l’amico verso la fine della strada, dando agli altri due le spalle. Codaliscia guardava la scena a bocca aperta, e il cervello di James andò in black-out.
Con il sangue che pulsava nelle orecchie, afferrò la bacchetta che aveva nelle vesti e lanciò un Inflatus all’indirizzo di Sirius, che iniziò a gonfiarsi orribilmente…
Quando Lily e Remus si voltarono, allarmati, videro solo James che li fissava con espressione dura e affatto pentita. Girò i tacchi e se ne andò, mentre Peter correva da Sirius.
 
*
 
In tanti anni di onorato servizio, Minerva McGranitt si era sempre fatta delle idee precise su ogni studente; non dei pregiudizi, semplicemente quel giusto fiuto che la portava a scoprire gli autori di determinate bravate o addirittura a scoprirle anzitempo. Una delle cose che quindi la lasciarono più esterrefatta fu il dover accorrere in infermeria e trovare Sirius Black seduto su di un lettino, immusonito e scostante, sgonfiato da poco dal provvidenziale intervento di Lumacorno che era stato chiamato da una Lily Evans spaventatissima, mentre lui flirtava allegramente con Madama Rosmerta.
Black si era rifiutato di parlare, ma era bastata un’occhiata indagatrice agli amici che erano con lui per sapere la verità. Peter Minus e Lily Evans si erano guardati in imbarazzo, mentre Remus Lupin si era stranamente concentrato sulle stringhe delle proprie scarpe.
«Lupin», aveva semplicemente detto, prima di uscire dall’infermeria, aspettandolo fuori dalla porta.
Il ragazzo aveva riassunto in poche e concise frasi l’accaduto, e la professoressa aveva dovuto sbattere più volte le palpebre prima di riprendersi dalla sorpresa. James Potter aveva scagliato un incantesimo - non di quelli per ridere, come quando aveva fatto crescere due baffoni enormi ad una ragazzina Serpeverde - contro Sirius Black, il suo migliore amico.
Per Merlino, era come vedere Silente in veste rosa ballare un liscio nel suo studio, abbracciato ad un manichino parlante.
«C’è un motivo per questa sua azione o ha… improvvisamente perso il lume della ragione?»
«Be’, ecco…»
Il ragazzo aveva preso un lieve cenno di colore sulle guance, e la McGranitt aveva insistito, facendo leva sul suo senso del dovere:
«Lupin, sei un Prefetto. Sai meglio di me che è tuo preciso compito riferire agli insegnanti ciò che non va, passando sopra determinati sentimenti di affetto o di protezione verso gli amici…»
Lui aveva chinato ancora di più il capo. Avrebbe preferito calpestarsi da solo le mani e rompersi le dita pur di non parlare, ma la professoressa aveva ragione, come sempre.
«Sirius e Lily escono insieme, James l’ha scoperto oggi e, ehm, non l’ha presa granché bene».
Le sopracciglia della donna erano saettate verso l’alto, ma aveva fatto un unico, asciutto commento.
«Facevo la Evans più intelligente».
Se ne era andata senza aggiungere altro, mandando un ragazzino Grifondoro del primo anno a recuperare Potter nel suo dormitorio, dove era sicura di trovarlo. Ed era nel suo ufficio, infatti, che ora si stava presentando, funereo.
«Potter. Siediti, prego».
Il ragazzo eseguì l’ordine, ma ancora non l’aveva guardata negli occhi. La donna sospirò, togliendosi i piccoli occhiali e passandosi una mano sul viso. Che grandissima gatta da pelare.
«Ho saputo dei motivi che ti hanno spinto a… gonfiare il signor Black», iniziò, desiderando di camminare scalza sui carboni ardenti piuttosto di affrontare discorsi sentimentali con uno dei suoi studenti… Ma doveva pur farlo. «Ovviamente ti spetta una punizione, ma sono sicura tu l’avessi già messo in conto».
Il ragazzo non rispose, non diede cenno di aver capito; la professoressa scosse il capo e continuò: «Il signor Gazza sarà molto contento di avere nuovamente il tuo prezioso aiuto, allora. Ti farò sapere a che ora presentarti da lui. Puoi andare».
Lo osservò alzarsi e andarsene verso la porta, ma non dovette che aspettare qualche ora prima che Gazza si ripresentasse da lei, con espressione trionfante, trascinando per le orecchie sia James Potter - che presentava un naso in condizioni pietose e un volto ricoperto di sangue, che continuava a zampillare macchiando il colletto della sua tunica - e Sirius Black, a braccia incrociate e scurissimo in volto. Inarcò un sopracciglio, ma si limitò a dire: «Bene, immagino che anche il signor Black sentisse la mancanza di un bel periodo passato insieme a Mastro Gazza… Penso che le siano più affezionati di quel che crede, Argus».
L’uomo ovviamente non afferrò l’intento ironico e fece una faccia quasi terrorizzata. La McGranitt congedò tutti con un secco gesto della mano, e si appoggiò sulla spalliera della sua sedia, esausta. Cominciava a pensare di non avere più l’età di gestire certi studenti.
 
 
L’Inflatus non è casuale… Harry usa lo stesso incantesimo per gonfiare zia Marge, mi piaceva l’idea che fosse un tratto in comune con il padre ;)
   
 
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