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Autore: Acclaim    07/09/2011    4 recensioni
Quella sera avrei dovuto comunicargli la bella notizia, e con la scusa che sarei andata a lavorare, andai in pasticceria e presi una torta fatta apposta per l’evento con su scritto “Auguri Brian, sarai papà!”.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter One
 

Jessica POV
 
-Jessica? Jessica?! Jessica apri questa cazzo di porta!- sentivo delle urla dalla mia stanza, erano le 11 di sera e io stavo già dormendo. Andai verso la porta di casa, e mano a mano che mi avvicinavo sentivo quella voce sempre più chiaramente.
Aprii la porta e davanti a me vidi una delle persone più importanti della mia vita. –Sorellina!- la abbracciai, mi era mancata così tanto.
Si era trasferita a Huntington cinque anni fa perché voleva andare con nostro fratello Johnny in tour, poi si era fidanzata con Brian. Non aveva più trovato il tempo di tornare qui a New York.
Lei mi strinse forte a sé, poi mi staccai un attimo e la guadai negli occhi. Nel farlo notai che il suo viso era rigato di lacrime.
-Eli che è successo?-
-Posso entrare?- aveva una faccia da cane bastonato che non mi piaceva affatto.
-Certo, vieni pure.- notai anche che con sé portava tre o quattro valigie.
-Siediti qui.- le indicai il divano che lei stessa aveva scelto quando mi ero trasferita qui.
-Jessica…Non so come chiedertelo...-
-Lo so Eli, l’ho capito. Puoi restare qui quanto vuoi.- lei mi abbracciò appena udì quelle parole, poi il suo volto tornò serio.
-Jes, Brian mi ha tradita con la sorella di Val.-
-Avevo intuito che fosse successo qualcosa con quel ragazzo.-
-Non è finita: sono incinta di tre mesi.- a quelle parole crollai. Elizabeth sarebbe diventata una ragazza madre sola, proprio come me. Ma io avevo venticinque anni quando nacque Alexis, ero abbastanza matura. Lei ne aveva diciotto e il padre venticinque: non era pronta.
-E Brian lo sa?-
-Lo sappiamo io e te, nessun altro.-
-Neanche Johnny?-
-No.-
-Glielo dirai?-
-Domani lo chiamo e gli spiego tutto, ma quel pezzo di merda di Synyster Gates non lo voglio più vedere.-
-Eli, senti ne parliamo domani. Sto per crollare, ti prego…-
-Oh, certo Jes. Grazie per quello che stai facendo per me.-
-Non dirlo neanche per scherzo. Ehm…fino a che non troverò una sistemazione migliore dovrai dormire sul divano, ti dispiace?-
-No ma figurati. Posso andare a vedere la mia nipotina?- già. Lei non l’aveva mai vista. Era nata due giorno dopo della sua partenza per Huntington.
-Certo, ma non svegliarla.- le feci strada fino alla camera da letto di mia figlia, poi delicatamente aprii la porta.
-Ecco il mio angioletto.- dissi.
 
Elizabeth POV
 
Wow, era identica alla mamma. Occhi azzurri, capelli castani, sembrava veramente un angelo. E lo era, era l’unica cosa in grado di far sorridere mia sorella.
-Jessica è veramente favolosa.-
-Sono sicura che anche…è maschio o femmina?-
-Ho fatto l’ecografia due giorni fa, è maschio.-
-E il nome?-
-Non ci ho ancora pensato, ma lo farò. Ora ti lascio dormire, a domani!-
-Ok piccolina, a domani.- mi abbracciò, sembrava l’unica in questo mondo che mi voleva bene.
Andai a dormire, anzi andai a cercare di dormire. L’avevo lasciato da poche ora ma già mi mancava Johnny, il mio fratellone. Aveva ventidue anni eppure era una delle persone più mature che avessi mai conosciuto, anche se alla prima impressione non sembrava.
Avevo bisogno di sentirlo, quindi accessi il cellulare. “13 chiamate perse da: Johnny” ok, era il momento migliore per chiamarlo. Neanche il tempo di sentire uno squillo che rispose.
-Elizabeth, o grazie a Dio stai bene!- era preoccupato, molto.
-Ciao anche a te fratello.-
-Dove cazzo sei?-
-Sono da Jessica.-
-A New York?-
-Già.-
-Torna qui ti prego, non te ne puoi andare così per quel pezzo di merda di…- sentivo i singhiozzi dall’altro capo del telefono.
-Mio Dio Johnny stai piangendo?-
-No, no è il telefono che…- era chiaro, stava senz’altro piangendo.
-Sì certo.-
-Senti…Brian ha trovato una torta a casa…- cazzo! La torta. Me n’ero completamente dimenticata.
-Johnny posso spiegarti…-
-Sei incinta Eli?- non risposi, non avevo la forza.
-Eli cazzo sei incinta?- era arrabbiato e confuso.
-Sì.-
-Di quel pezzo di merda?-
-Di chi sennò?-
-Perché cazzo...-
-Avrai un nipotino Johnny, non sei contento?-
-Oh certo come no, avrai un figlio da crescere tutta da sola, che bello!-
-Lo devo crescere io, non tu.-
-Tu non hai idea di quanto stia male quel ragazzo Eli.-
-Ci pensava prima.-
-Lo sai che vuole venire da te il prima possibile eh?-
-Non lo voglio più vedere, digli che non si azzardi a venire qui.-
-Il figlio è anche suo Eli.- ci riflettei un attimo, aveva ragione. Per quanto fossi incazzata con lui, era giusto che ogni tanto venisse a trovare nostro figlio, era la cosa migliore per tutti.
-Eli, ci sei?-
-A sì scusa. Comunque hai ragione, digli che può venire quando vuole.-
-Appena posso vengo anch’io, mi prendi?-
-Mmm…fammi pensare…Ma sì dai vieni pure.-
-Bastarda.-
-I love you. Dai ora scappo che Jessica e Alexis dormono, dì a tutti che sto bene.-
-Certo piccoletta, un bacio e buonanotte.-
-Buonanotte anche a te.- attaccai, e fu una cosa terribilmente difficile.
Mi distesi sul divano pregando di dormire, non volevo pensare più a niente.
 
Sentii due manine pressarmi sulla gamba, sentivo chiamare il mio nome
–Zia, zia!- aprii gli occhi e vidi la mia splendida nipotina che mi chiamava
–Ciao Alexis!- la presi in braccio e le diedi un piccolo bacio, le volevo già così bene.
-Elizabeth sono le 11 di mattina, ma quanto dormi?- Jessica era solita rimproverarmi delle mie notevoli ore di sonno.
-Ti devo parlare Jes.-
-Alexis vai a giocare in camera tua su!- la bambina obbedì e io e mia sorella ci ritrovammo sole.
-Ieri ho chiamato Johnny.-
-E gli hai detto tutto?-
-Lo sapevano già.-
-Cosa?!-
-Avevo comprato una torta per Brian con scritto “Auguri Brian sarai papà!”, sono tornata a casa per comunicargli la notizia, ma l’ho beccato a letto con Michelle. Quindi sono andata all’aeroporto e ho preso il primo volo per New York dimenticandomi completamente della torta.- 
-E lui l’ha trovata.-
-Esatto, e vuole venire qui.-
-È giusto così.-
-E Johnny verrà a trovarci il prima possibile.-
-Oooh il mio fratellino.-
-Mi manca Jes, mi manca il suo profumo, le sue labbra, le sue mani, mi manca tutto di lui.-
-Niente ti impedisce di tornare.-
-Ho paura che possa tradirmi di nuovo.-
-Pensaci Elizabeth, per quanto sia stupido e immaturo lui ti ama, e c’è un bambino di mezzo.-
-Non mi ama, se mi amasse non sarebbe andato con Michelle.-
-Come vuoi.-
I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, non riuscivo a immaginarmi una vita senza di lui. Quanto avrei voluto mollare tutto e tornare da quello che fino a poche ore fa era il mio ragazzo. Avrei voluto che in quel momento suonasse il campanello, avrei voluto baciarlo fino allo sfinimento.
-Ehy Eli, ehy!-
-Mmm…- non riuscì a dire altro che questo, non avevo la forza di fare altro.
-Ti manca tanto eh? Si vede.-
-Non sai quanto vorrei mettere da parte questo cazzo di orgoglio e mandare a fanculo tutto per tornare da lui, ma non posso.-
-E perché non puoi?-
-Perché non voglio soffrire di nuovo.- ci fu un attimo di silenzio, poi Jes mi prese per mano –Ora preparo il pranzo, mi aiuti?-
-Sei sicura di quello che dici?- Jes sapeva bene della mia totale incapacità a cucinare.
-Certo.-
-Ma che ore si son già fatte?-
-È mezzogiorno ormai, siamo state un’ora a parlare di Brian, strano.- disse sarcasticamente. Io le diedi un leggero pugno sulla spalla e mi misi il grembiule.
 
Se non fosse stato per Alexis avremmo mangiato in totale silenzio, ma quella bambina era un tornado di allegria. Stavo giusto per mandare giù l’ultimo boccone quando qualcosa interruppe i miei pensieri.
“He who makes a beast out of himself gets rid of the pain of being a man..”
-Mi suona il cellulare, arrivo.- presi il telefono, era Johnny.
-Pronto Johnny.-
-Ehy Eli.-
-Che vuoi?-
-Io niente, posso passarti Brian?-
-Perché diavolo non mi ha chiamato lui?-
-Perché sapeva che non gli avresti risposto.- effettivamente aveva ragione.
-Passamelo.- aspettai una decina di secondi, poi finalmente risentì la sua voce.
-Eli.-
-Brian.-
-Mi manchi.-
-Strano, pensavo che con Michelle ti saresti scordato di me.-
-Michelle l’ho mandata a cagare.- non ci potevo credere, l’aveva fatto davvero?
-E perché mai l’avresti fatto?-
-Perché amo te.-
-Sì, ho visto come mi ami quando scopavi con lei.-
-Eli…-
-Non voglio sentire niente, quando vuoi vedere il bambino puoi venire.-
-E se ti dicessi che adesso voglio vedere te?-
-Cazzate.-
-Non mi ami più?-
-Certo che ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Non sai cosa darei per riaverti accanto e per non aver visto ciò che ho visto. Non sai cosa darei per baciarti di nuovo.-
-Perché non torni qui allora?-
-Perché so che mi tradiresti di nuovo.-
-Ti assicuro che…-
-Senti Brian, quando vuoi venire tuo figlio è qui, ma io per te non ci sono più. Salutami Johnny.- riattaccai. Non volevo farlo, ma dovevo, dovevo dimenticarlo. Rimisi il telefono nella borsa e mi girai per tornare da mia sorella, quando mi accorsi che era lì sulla porta a fissarmi.
-Da quando sei qui?- le chiesi.
-Da quando Johnny ti ha passato Brian.-
-Ok, sei mia sorella e ti voglio bene ma questo non vuol dire che devi origliare le mie telefonate!-
-Lo so Eli scusa, ma sono andata in camera per vedere cosa faceva Alexis, e non ho potuto fare a meno di ascoltare.-
-Non me ne fotte un cazzo ok? Voglio una cazzo di privacy!- ero in lacrime, non ce l’avevo veramente con lei, ero solo nervosa, nervosa perché avevo appena detto a Brian che per lui non ci sarei più stata, e non volevo questo.
Come tutta risposta lei si avvicinò a me e mi abbracciò, stringendomi forte.
-Scusa Jes non…-
-Stai tranquilla, ti capisco. Quando Mark se n’è andato lasciandomi qua da sola incinta di una meravigliosa bambina avrei voluto spaccare tutto. “Scusa Jes ma non sono pronto per fare il padre” mi disse, non immagini come mi sentivo, o forse ora lo sai anche te. È una reazione più che normale, ma se fossi in te farei un eccezione e perdonerei quel ragazzo, visto che è ancora disposto ad amarti, e ad amare il vostro bambino.-
-Lui non mi ama, è questo il punto.-
-Se non ti amasse credi che ti avrebbe parlato in quel modo al telefono? Credi che avrebbe mandato a cagare Michelle? Io non voglio costringerti a fare niente, voglio solo che tu ci rifletta su, ok?-
-Lo farò, promesso.-
-Mi ha chiamato Johnny stamattina, oggi è la loro ultima data del tour City Of Evil, presto verranno tutti a trovarti.-
-Tutti?-
-Tutti: Johnny, Zacky, Jimmy, Matt e…-
-Brian.-
-Esatto.-
-E allora perché non mi ha detto che sarebbe venuto?-
-Forse perché temeva che non avessi voluto, forse perché non voleva che ti agitassi, sai lui ti conosce molto bene.-
-Già. Non sai quanto lo amo.-
-Penso di saperlo invece, non mi parli d’altro.-
-Hai ragione, scusa.-
-Mi faresti un favore?-
-Sì quello che vuoi, dimmi.-
-Porteresti al parco Alexis? Ti ricordi dov’è?-
-Sono stata via molto, ma non così tanto da scordarmi la mia infanzia sorellona.-
-Quindi è un sì?-
-Certamente! Ma tu che devi fare?-
-Voglio preparare una cenetta speciale alle mie due donne preferite.-
-Ma non è neanche l’una! Cosa facciamo al parco fino alle otto di sera?-
-Non ti ho detto che dovete stare per forza sempre e solo al parco. Portala in un negozio di giocattoli o a comprare qualche vestitino. Ecco, tieni i soldi.-
-Non lo dire neanche per scherzo, tu mi ospiti qui e pensi che non possa comprare un vestitino a mia nipote con i miei soldi?- lei mi sorrise.
-Ora andiamo, Alexis vieni qua!- dopo pochi secondi mi si presentò la mia nipotina davanti a me –Ti va di andare a fare un giretto con la zia?-
-Sììì, andiamo al parco?-
-Certo, vai a metterti le scarpe e un giacchetto.-
-Ok, vado!-
Scomparve per circa venti secondi, poi tornò pronta per partire.
-Allora, andiamo?-
-Certo, saluta la mamma!-
-Ciao mamma!-
-Ciao piccolina, ciao Eli!-
-Ciao sorellona!-
Uscimmo di casa e io la presi per mano per paura che le succedesse qualcosa. Nel giro di cinque minuti arrivammo al parco –Piccola vai pure a giocare, io ti aspetto qui.- le indicai la panchina, lei annuì e andò subito verso lo scivolo dove incontrò qualche sua amichetta. Mi misi a sedere e vidi tante mamme che si occupavano dei loro bambini, tante avevano un uomo al loro fianco, tante non l’avevano. Mi toccai la pancia e realizzai che io avrei portato al parco mio figlio da sola, senza il suo papà, senza Brian.
Il mio flusso di pensieri fu interrotto alla vista di una famigliola, c’era una bambina piccola, sui tre anni, un’altra sui sedici e i genitori. La ragazzina più grande aveva la maglia degli Avenged, piercing e tatuaggi. Ogni bambino la indicava quasi disgustato. –Vedi cosa porta rovinarsi il corpo in questo modo, tutti ti guardano male!- le gridava la madre, continuava a rimproverarla. La ragazza corse verso la panchina dov’ero seduta io e si mise di fianco a me. Sentii il padre sussurrare all’orecchio della moglie       –Guarda, è andata dai suoi simili.- anch’io ero abituata a essere guardata male, ma mi sentivo bene così com’ero, con piercing, dilatatori, capelli tinti e tatuaggi, mi piacevo così. –Ciao.- le dissi. Lei mi scrutò, come se avessi un volo famigliare.
-Ciao.- disse confusa.
-Vedo che conosci i Sevenfold.-
-Già, anche tu?-
-Piacere, Elizabeth Seward.-
-Ecco, mi sembrava di conoscerti, la fidanzata di Brian! Io mi chiamo Alis.- non le dissi niente sul fatto che io e Brian avevamo litigato, non avevo voglia di parlarne.
-Perché i tuoi genitori ce l’hanno tanto con te?-
-Perché voglio essere me stessa.-
-Ci sono passata anch’io, tutt’ora vedo la gente superficiale che mi guarda male, ma fregatene, questa è la tua vita.-
-Grazie.- io le sorrisi, mi aveva fatto realmente piacere parlare con lei.
-Zia zia, guarda che faccio lo scivolo!- Alexis mi stava chiamando.
-Sì, vai amore ti guardo!- la mia nipotina salì sulle scalette, si sedette e scivolò giù nel suo giochino che intuì fosse il suo preferito.
-Sono stata brava?- mi chiese.
-Perfetta!-
-Ciao, ora devo andare, mia sorella si è stancata di stare qui.- Alis mi indicò la sorellina che faceva i capricci, sorrise e mi salutò.
-Ciao bella, e mi raccomando, sii te stessa qualunque cosa succeda!- lei annuì e mi salutò. Vidi i genitori che mi guardavano non male, di più.
Mi rimisi a pensare come sarebbe stata la mia vita con mio figlio, avrei dovuto comprare una casa, portarlo al parco e vivere sotto i continui sguardi dei suoi amichetti che si chiedono “Ma perché la sua mamma è così strana?” la verità è che tutto ciò che mi portava a pensare a mio figlio era Brian. Mi mancava così tanto. Il flusso dei miei pensieri fu interrotto da Bat Country. Era lui.
-Pronto Bri.-
-Ehy Eli.-
-Che c’è?-
-Come va?-
-Bene.-
-Oggi finiamo il tour, abbiamo l’ultimo concerto stasera.-
-Quindi?-
-Quindi vorrei venirti a trovare, anche domani se posso.- rimasi pietrificata: domani? Domani?!
-Fai come vuoi, ma tuo figlio non è ancora nato perché vuoi venire qui?-
-Perché voglio vedere te.-
-Brian, smettila di illudermi. Io ti amo, ti ho amato e ti amerò per sempre, ma dato che tu non senti lo stesso evita di dire certe stronzate.-
-Eli non è così.-
-Ne abbiamo già parlato. Io per te ci sarò solo quando vorrai vedere tuo figlio.-
-Quindi è finita?- non seppi rispondere. Non volevo assolutamente finire la nostra storia, ma non riuscivo a trovare nessun’altra soluzione.
-A domani Brian, ciao.- riattaccai. Non volevo scrivere la parola fine, non ne avevo il coraggio.
Iniziai a piangere, ormai era così normale per me.
-Ehy zia che c’è, ti sei fatta la bua?- Alexis era venuta ad accertarsi delle mie condizioni di salute.
-Tutto ok piccola, non ti va più di giocare?- mi asciugai le lacrime.
-No, dove andiamo ora?-
-Ti va di andare a fare shopping?-
-Sììì, voglio un vestitino tutto rosa.- un vestitino tutto rosa? Non ci siamo.
-Ti porto io in un posto speciale.-
Conoscevo un negozio  New York non troppo distante dal parco dove vendevano roba rock, anche per i più piccoli. Camminammo dieci minuti, poi vidi l’insegna “Rock On!”
-Alexis, faremo qui il nostro shopping!-
-Ma qui non ci sono i vestitini rosa, è tutto nero!-
-Ti piacerà, vedrai.- entrammo e con mia grande gioia vidi che come commesso c’era sempre Frank, uno dei miei migliori amici. Ero una delle migliori clienti del negozio.
-Frank, amico mio!- corsi da lui e l’abbracciai.
-Elizabeth, la mia superstar! Allora come va con il Gates?- durante il soggiorno ad Huntington avevo sempre mantenuto i contatti con il mio migliore amico, sapeva tutto di me, o quasi.
-Ci siamo lasciati ieri. Sono a New York per questo.-
-O tesoro mi dispiace, ma che ti ha fatto?- feci il segno delle corna e lui si mise a ridere.
-Quindi posso aiutarvi signorine?-
-Certamente, portami TUTTO quello che hai per le bambine di cinque anni.-
-Ah, ma lei è la figlia di tua sorella Jessica?-
-Già, è Alexis.-
-Piacere piccola.- la mia nipotina sorrise, poi Frank andò a cercare qualcosa per lei. Tornò dopo cinque minuti con felpe, t-shirt, pantaloncini e scarpe.
-Oh caspita sono perfetti! Ale vai a provarti queste cosine!- lei prese i vestiti e si infilò dentro i camerini. Quando uscì sembrava la figlia di Ozzy Osburne.
-Ti piacciono?- le chiesi.
-Sì, sono belli!-
-Ok, Frank, prendiamo tutto.-
-Tutto? Farò un bello sconto amicizia!-
-Bravo amico!- alla fine spesi 150 dollari, neanche tanto per tutta la roba che avevamo preso. Guardai l’orologio, erano le sette. Wow, si era fatto veramente tardi, il tempo vola quando stai con le persone che ami.
Pensai che era ora di andare a casa, e nel giro di venti minuti arrivammo. Suonai il campanello e ci aprì mia sorella.
-Eccole le mie donne! Cosa avete comprato?-
-Se ci facessi entrare…- le dissi. Lei sbuffò ed aprì la porta, quindi io aprii le buste e tirai fuori tutti i vestitini che avevo comparo ad Alexis.
-Mio Dio Elizabeth, vuoi fare diventare mia figlia una rockettara come te?-
-Tale zia, tale nipote no?-
-Non riesco a credere che dovrò mandare in giro la mia piccolina conciata così.-
-Ma se sta benissimo! Poi a lei piacciono.- Jessica si mise a ridere, poi ci invitò ad accomodarci a tavola.
La cena fu buonissima, d’altronde mia sorella era sempre stata brava a cucinare.
Finimmo verso le nove, ma ero talmente stanca che decisi di andare a letto prima del solito.
 
 
-Sorellina sveglia, hai visite!- strano, mia sorella che mi sveglia. Mi alzai ignara di tutto, andai in cucina e davanti a me trovai lui, l’uomo della mia vita.
-Brian?- 

 

 

 

  
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