A story about... my disease - This spring
Guardo fuori dalla mia finestra, oltre i cartoni dei clochard che affollano la stretta via sulla quale si affaccia la mia camera. Non c'è quasi nessuno, perché a quest'ora della sera, quando le ombre lunghe gettano nell'oscurità gli ultimi ritagli di luce dei tramonti sempre più lunghi, i barboni preferiscono ambire gli ultimi brandelli luminosi nei parchi della città.
C'è solo la ragazzina col figlio piccolo, quella a cui qualche volta tiro una moneta mentre non guarda, come per dirle "sono con te".
Lo faccio quasi sempre perché ha solo quindici anni e trovo spaventoso che viva per strada con un figlio piccolo. E poi lo faccio anche perché lei non mi guarda come tutti gli altri, non lo ha mai fatto.
Quando i suoi occhi si posano sul mio corpo martoriato e deforme lei non mi fa sentire come se volessi contorcermi fino a ripiegarmi in un angolo. Mi sento a posto, magari un po' segnato da un combattimento sfiancante contro la vita, ma comunque giusto. Lei è forse l'unica a cui non abbia mai raccontato della mia malattia, ma lo stesso sembra comprendere molto più della gente a cui lo ripeto anche dieci, quindici volte al giorno.
Lei mi guarda. Ricambio il suo sorriso. So che il mio assomiglia a quello sul suo volto. Tirato. Teso. Amaro. Triste. Ma comunque un sorriso. Comunque il massimo che sia disposto a concedere a chiunque.
Quando suona il campanello infilo venti dollari nella buca delle lettere perché il fattorino li prenda. Forse ci sarebbe del resto, ma non mi importa. Voglio che lo tenga, e sono disposto anche a rimetterci, purché se ne vada e non sia costretto a vedere la recriminazione sul suo volto.
Passo davanti ai corpi molli e pallidi dei miei, seduti sul divano, afflosciati come sacchi, e reprimo la sensazione di essere in gabbia. Perché qui sono al sicuro. Almeno molto più di quanto non lo sia là fuori.
Apro la finestra e lancio una ciambella alla ragazza madre.
Le pillole che costituiscono il resto del contenuto del sacchetto sono per me. Ne mando giù qualcuna a caso mentre il sole morente della primavera sparisce oltre l'orizzonte, sprofondando le nostre miserabili vite nel buio.