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Autore: Sybeoil    09/09/2011    3 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza? E se suddetta ragazza si trovasse a dover affrontare il nemico peggiore di ogni tempo: l'amore?
***
La vita di Charlotte Lily Potter è sempre stata complicata ma qualcosa, accaduto subito dopo la fine dell'ultima battaglia con il Signore Oscuro, la renderà ancora più caotica. Un bacio, un singolo unico bacio, sconvolgerà per sempre la vita sua e dei suoi amici. Un bacio dato da una persona della quale non ci si deve fidare, soprattutto se il nome di questa persona è Malfoy.
Cosa accade quando la Slavatrice del Mondo Magico, cade preda delle spire di una serpe come lui?
Quali conseguenze può portare l'amore di un magiamorte per una Potter?
Cosa accade quando il cuore di una Fenice si lascia intossicare dal veleno di una Serpe?
***
DAL SECONDO CAPITOLO
< Qualcosa di divertente Potter? > chiese con la sua solita aria di superiorità. < In effetti si, Malfoy > replicai io placidamente. < E mi renderesti partecipe del tuo divertimento? > chiese lui alzando elegantemente un sopraciglio. < Certo > risposi divertita < Si da il caso che il mio divertimento provenga da te >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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-Capitolo 1-

Ricordi

 

 

 

 

 

 

Sapete, a volte la vita è davvero strana, riserva milioni di sorprese. Insomma, prendete me per esempio, Charlotte Lily Potter, ragazza ormai diciottenne con più esperienze alle spalle lei che una squadra intera di Auror. Direi però di fare un piccolo balzo indietro e cominciare dal principio, ovvero da quella notte di sette anni fa ( Forse anche qualche giorno in più ) in cui scoprì di essere una strega.

Credevo avrei vissuto per sempre nel sottoscala del numero 4 di Privet Drive nel Surrey e che una volta divenuta adulta, mi sarei sposata con un uomo anonimo e sarei finita ad insegnare a un gruppo di bambini rumorosi. Invece, un giorno accadde qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita per sempre, e non intendo cambiato nel senso di modificato leggermente o migliorato, ma sconvolto del tutto.

Mancavano poche settimane al mio undicesimo compleanno quando una lettera portata da un gufo atterrò davanti la porta di casa di zio Vernon. Essendo compito mio quello di recuperare la posta giornaliera raccolsi la lettera e curiosa di scoprire chi mandasse della posta usando un gufo lessi il mittente, rimanendone sorpresa. Una certa Hogwarts inviava la presente lettera alla signorina Charlotte Lily Potter. Leggendo il nome del destinatario la mia espressione si fece ancora più curiosa e istintivamente feci per aprire la busta nella quale era contenuta la lettera, quando due mani grassocce e unte me la sfilarono dalle mani. Quel rompipalle colossale di Dudley, me l’aveva presa, cominciando poi a correre per tutta casa urlando a squarciagola che la sottoscritta aveva ricevuto una strana lettera. Zio Vernon, disturbato da tutto quel chiasso, obbligò il deficiente a consegnargliela e una volta letto il mittente la strappò davanti ai miei tristi occhietti verde giada, intimando poi di non farlo mai più.

< Ma io non ho fatto niente > risposi mugolando. In fondo era vero, io non avevo fatto nulla, mica era colpa mia se avevo ricevuto una lettera. Quando però lo zio mi minacciò di mandarmi a letto senza cena chiusi la bocca e annuì rassegnata a non dover più fare qualcosa di cui non conoscevo nulla.

Nei giorni seguenti ricevetti regolarmente la stessa lettera, sempre portata da grossi e rumorosi gufi, che presero residenza nel giardino di zia Petunia. Adesso vi starete sicuramente chiedendo come abbia fatto a non leggerne nemmeno una; beh semplice, ogni volta che tentavo di afferrarne una e portarmela nella mia stanza o meglio sgabuzzino, c’erano sempre zio Vernon o Dudley pronti a sfilarmela dalle mani. E cosa potevo mai io, piccola e indifesa ragazzina con indosso abiti più grandi di lei di ben tre taglie, contro due omaccioni che a me parevano giganti? Nulla, perciò ecco spiegato il motivo per cui non riuscì a leggerne nemmeno una.

Quello però che mi faceva stare più male, era il fatto di vedere zio Vernon divertirsi a bruciarle, con un ghigno di soddisfazione stampato su quel faccione grasso e sudaticcio. Era orribile sapere di possedere qualcosa e non poterla avere.

Un giorno poi arrivarono tante lettere che credetti ci avrebbero seppelliti vivi e nonostante mi divertì un mondo a danzare sotto quella pioggia color crema, anche in quel caso, rimasi fregata non riuscendone ad afferrare nemmeno una.

Il giorno dopo, stanco della situazione che si era creata, zio Vernon decise di partire e di andare a stare per qualche giorno alla casa al mare. Ma non fatevi troppe illusioni perché la casa in questione aveva ben poco di che spartire con quel nome. Scordatevi porticcioli dipinti da poco e dondoli appesi al soffitto, dimenticatevi cucine ampie e calde in cui mangiare biscotti appena sfornati. La casa in questione era una vecchia catapecchia sperduta nel nulla, con spifferi ad ogni porta e un pavimento polveroso su cui disegnai la torta del mio undicesimo compleanno. Come ogni anno da sempre, infatti i miei zii si erano dimenticati del mio compleanno, ed io fui costretta a festeggiarlo da sola. Con trepidante attesa aspettai che l’orologio di quello stupido di Dudley segnasse la mezzanotte e poi mi feci gli auguri. In quel momento qualcuno bussò alla porta, e a giudicare dalla potenza che metteva nei colpi, doveva essere qualcuno di davvero forte. Zio Vernon e zia Petunia, spaventati da quei rumori si alzarono e scesero al piano di sotto dove trovarono Dudley in piedi dietro il divano ed io nascosta dietro il caminetto. Tremando come un bambino sulle montagne russe zio Vernon chiese chi fosse senza ricevere risposta. Al contrario invece una voce potente e profonda giunse alle nostre orecchie accompagnata poi dal rumore della porta che cedeva a terra. In quel momento un uomo che a me parve gigantesco entrò in casa scusandosi per il piccolo incidente e cominciando a cercarmi. Io ovviamente, rimasi ben nascosta, ma quando notai lo sguardo impaurito di zio Vernon, quello terrorizzato di Dudley e quello gentile del grande omaccione mi feci coraggio e abbandonai il mio nascondiglio. Quando i suoi occhi incontrarono i miei sentì le labbra sollevarsi istintivamente in un piccolo ma sincero sorriso, mentre cercando di essere delicato l’omaccione mi porgeva una scatola bianca che scoprì contenere una torta di compleanno. < L’ho fatta io > spiegò gongolante l’uomo la cui barba ispida e folta mi ricordava quella di un cartone animato. < Grazie > sussurrai sinceramente grata per quel gesto. Se pensate che in undici anni l’unica persona da cui avessi mai ricevuto gli auguri ero io, capirete il motivo della mia felicità nel sapere che qualcun altro, anche se sconosciuto, sapesse del mio compleanno. L’uomo tornò a concentrare la sua attenzione sugli altri componenti della stanza che lo guardavano in un misto di irritazione e paura. Raccogliendo tutto il coraggio che possedeva zio Vernon, gli chiese di andarsene, ricevendo in cambio un occhiataccia. Subito dopo l’uomo portò la sua mano sinistra dentro la tasca destra della sua giacca estraendone una lettera identica a quelle da cui eravamo fuggiti. < Tieni questa è per te > disse porgendomela e strizzandomi l’occhio. Sorridendo come una scema io l’afferrai e la lessi tutto d’un fiato rimanendo sorpresa e perplessa.

< La scuola di magia e stregoneria di Hogwarts è lieta di informarla della sua ammissione al primo anno scolastico > lessi ad alta voce.

< Non capisco > dissi poi rivolta all’uomo < Cosa è Hogwarts? > domandai seriamente confusa. < Non sai cosa è Hogwarts? > domandò l’uomo stupito.

Feci cenno di no con la testa notando però lo sguardo di rabbia che lanciò ai miei zii. < Non le avete detto niente? > domandò poi rivolto a loro due. < Lei non ci andrà > rispose lo zio risoluto. < Oh è questo chi dovrebbe deciderlo, lei forse? > domandò ironico l’uomo un minuto prima di tornare a rivolgere la sua attenzione a me che ero ancora impegnata a leggere quella lettera tanto agognata. < Lei non è nemmeno iscritta > continuò zio Vernon. < Lei è iscritta dal giorno in cui è nata > Ribatté prontamente l’uomo prima di tornare a sorridermi.

Fu a questo a cui pensai un momento prima di rigirare la pietra della resurrezione nella mia mano destra. So che può sembrare strano, insomma non è propriamente un ricordo del tutto felice o straordinario, ne ho di migliori lo ammetto, ma questa è stata la prima volta in cui qualcuno ha dimostrato affetto per me. Poi tutto tornò al suo posto ed io tornai in me stessa girando la pietra nella mano e vedendo comparire i volti di tutti color che avevo amato e perso irrimediabilmente. Mamma, papà, Sirius, Remus, erano tutti lì a sorridermi incoraggianti mentre con sguardo vitreo andavo a farmi uccidere. Ebbene sì miei cari, la sottoscritta Charlotte Lily Potter, grifondoro fino alla fine, stava andando a consegnarsi a colui che aveva ucciso i suoi genitori e reso la sua vita un totale inferno. Ma che potevo farci, insomma dentro di me viveva una parte di lui, dovevo distruggerla in qualche modo.

< Fa male? > domandai poi improvvisamente < Morire? > domandò Sirius sorridendo. Annuì ingoiando un groppo che mi era formato in gola e cacciando indietro le lacrime che minacciavano di allagarmi gli occhi.

< E’ facile come bere un bicchier d’acqua > rispose lui.

< Siamo fieri di te > sussurrò dolcemente mia madre prima di sparire portando con se anche tutti gli altri. Rimasi sola, nella foresta proibita, mentre la mente era perennemente concentrata verso il dover muovere un passo dopo l’altro.

Ammetto che morire non fu così doloroso come pensavo, sentì giusto un pizzico e poi più nulla. Mi svegliai in un luogo bianco e luminoso che assomigliava incredibilmente a King’s Cross. Tra tutti i luoghi in cui sarei potuta finire proprio a King’s Corss dovevo andare?

Poi inaspettatamente trovai Silente ad aspettarmi che come al solito mi donò le sue perle di saggezza. Così grazie a lui ebbi il coraggio di tornare in vita e combattere contro quel faccia di farina di Voldemort.

Così eccomi qui di fronte all’entrata di Hogwarts ormai a pezzi, mentre lotto per mantenere salda la vita e distruggere l’uomo che per anni ha terrorizzato l’intero mondo magico. Sto giusto per cedere alla forza scatenata dalla bacchetta di Voldemort, quando l’immagine di me, Hermione e Ron sorridenti mentre passeggiamo per il parco di Hogwarts mi balena nella mente. E a loro che penso mentre scaglio un’altra Avada Kedavra, andando a rafforzare il mio incantesimo. Penso a loro, a mia madre e mio padre, Sirius e Remus, Tonks, Silente. Penso a tutti loro mentre torno ad aprire gli occhi per vedere il Signore Oscuro disintegrarsi sotto il mio sguardo stupito.

Ho giusto il tempo di esultare dentro di me che le gambe cedono ed io cado a terra perdendo i sensi, mentre in lontananza sento la voce di Hermione urlare il mio nome e correre verso di me. Vorrei rispondergli e dirle che ho distrutto il Signore Oscuro, che tutto è finito e potremmo finalmente vivere serenamente, ma sono troppo stanca anche solo per respirare, così chiudo gli occhi e lascio che il buio mi avvolga.



Angolo autrice:
Benvenuti a tutti! Dunque questa è la mia prima FF su Harry Potter perciò vi chiedo di essere
clementi. Questa storia è una What if? Ovvero e se? In questo universo parallelo Harry non è un ragazzo
bensì una ragazza. Bella, stupenda a dire il vero! Lunghi capelli lisci e neri come la notte, profondi e 
luminosi occhi verde giada e un coraggio che farebbe invidia al più grosse dei leoni.
Con lei nella sua avventura ci sono tutti i protagonisti della saga invetat dalla Rowling, ovvero Hermione,
Ron, la famiglia Weasley, Draco Malfoy, Zabini e il resto della combriccola! Il tempo nel quale si svolge
è il post battaglia ovvero il settimo anno. Tutti gli studenti infatti decidono di tornare ad Hogwarts dove però qualcosa
cambierà. Non voglio svelarvi altro perciò vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Sybeoil!
  
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