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Autore: _Jaslene_    12/09/2011    3 recensioni
Greed stava farfugliando un "Eh già.." quando Envy lo prese per un braccio e lo guardò con fare minaccioso.
Senza dirsi niente si erano già capiti.
Greed con un movimento della mano salutò Ed, e sussurrò qualcosa nell'orecchio dell'altro ragazzo.
"E' tuo, Nii-chan."
[ Envy/Ed ; Maes/Roy ; Roy/Havoc ; Envy/Greed ]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Envy, Jean Havoc, Maes Hughes, Roy Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Edward era completamente assorto nei suoi pensieri, nel mentre, la segretaria lo aveva accompagnato davanti alla porta della sua classe.
Fu una fortuna che durante il tragitto non fosse inciampato, considerati i vari ostali che riempivano il pavimento, tra cui una ramazza completamente dimenticata in mezzo al corridoio.
L'anziana donna gli aveva rivolto frasi del tipo "Siamo arrivati." ed anche "Questa è la tua classe." ma capendo di non essere ascoltata se ne era andata stizzita, borbottando che aveva del lavoro più importante fa fare.
Furono solo pochi secondi, o forse pochi minuti il tempo che Edward trascorse ad osservare quella porta verde in legno, intento nei suoi pensieri.
Concentrato com'era, non si accorse di un ragazzo che si stava avvicinando.
Si risvegliò dal suo parziale coma, solo quando sentì il fiato caldo di quest'ultimo sussurrargli in modo suadente all'orecchio: "Così è questa la tua classe, piccoletto?"

Si girò di scatto.
La faccia di quel tipo era familiare.
Capelli di uno strano colore verde, occhi viola...
Quello che aveva incontrato poco prima in bagno, ma che ci faceva lì?
Imbarazzato com'era, raccolse un po' di coraggio e con la voce che non voleva uscirgli dalla gola chiese: "E tu chi sei?"
"Non dirmi che ti sei già dimenticato di me, piccoletto." Disse l'altro, con la solita espressione maliziosa stampata in viso.
"Ho visto come mi guardavi."
A quel ricordo Edward arrossì, ma la sua reazione non fu dovuta solo a quello.
Quando si era girato aveva involontariamente avvicinato i loro visi, che distavano solo pochi centimetri l'uno dall'altro.
Envy, vedendo che il ragazzo si era irrigidito di colpo quando aveva notato la loro vicinanza si mise a ridere, e dalla sua faccia spuntò un sorriso a 32 denti.
Si stava divertendo un sacco a prendersi gioco di quel moccioso.
Tirò fuori la mano destra dalla tasca dei jeans appoggiandola contro il muro; spinse il biondino verso di esso, e lo intrappolò tra il suo corpo e la parete.
Edward sentiva il suo cuore battere ad una velocità supersonica.
"E comunque non hai ancora risposto alla mia domanda..." Fece, guardandolo fisso negli occhi.
Ametista nell'oro, oro nell'ametista.

Perchè mai avrebbe dovuto rispondergli?
Non sapeva nemmeno chi fosse.

Così, atteggiando un piccolo broncio, sbuffò: "Cosa te ne importa?"
L'altro, sorpreso dalle sue parole, con la mano libera gli prese il mento e lo alzò.
Anche essendo un po' più basso di Envy, in quel momento il viso di Ed era pari al suo, uno di fronte all'altro.
Sempre parlando sotto voce, e avvicinandosi ancora, più di quanto non fosse già, gli sussurrò: "Mi interessa, dato che questa è anche la mia classe, piccoletto."
Prima Edward non aveva notato quell'appellativo che gli era stato dato da Envy.
Ma quando sentì quella punta di ironia che ci aveva messo nel pronunciare quella parola, sbottò: "CHI SAREBBE QUELL'ESSERINO COSì MINUSCOLO CHE NON SI RIESCE NEANCHE AD INTRAVEDERE CON UNA LENTE DI INGRANDIMENTO, EH?!"
Envy sorrise ancora una volta.
Con quegli urli il biondino aveva attirato l'attenzione di alcuni inservienti e di qualche alunno che giravano in quel corridoio.
"Che caratterino, piccoletto!"
In quel momento il cellulare di Envy suonò, facendo rimbombare la suoneria per tutto il piano.
Con un movimento fluido schiacciò un pulsante e se lo porto all'orecchio.
Edward non riuscì a capire cosa stesse dicendo la voce dell'altra parte del telefono, tanto pacata che fosse.
"Cinque minuti e arrivo." Detto questo, Envy chiuse l'apparecchio e se lo riinfilò in tasca.

Al momento, aveva cose più importanti da fare che istigare un bel biondino, anche se l'idea gli piaceva fin troppo.

"Su, muovi quel tuo bel culo e andiamo in classe... A meno che non tu non abbia voglia di divertirti un pò.." Riprese il più grande, sarcastico come sempre.
Edward arrossì di colpo, ma vedendo l'espressione derisoria che l'altro aveva stampata sul viso, sbuffò e strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Aveva voglia di prenderlo a pugni, ma considerando cosa aveva provocato l'eccessiva reazione avuta un momento fa, lo seguì senza fiatare.
Prima di entrare in classe il ragazzo più grande si presentò. "Ah, il mio nome è Envy."
Poco dopo spalancò la porta e Edward si ritrovò tutti gli sguardi, curiosi e sorpresi, degli alunni e del professore, addosso a lui ed a Envy.
Seduto dietro alla cattedra stava un uomo sulla trentina, aveva capelli neri e piccoli occhi verdi, portava gli occhiali e una barba leggera, che lo copriva lungo la linea della mandibola.

Il ripiano era pieno di foto di una bambina e di una donna, probabilmente la figlia e la moglie.
Si alzò di scatto.
"Envy, strano vederti a lezione. Hai finito le sigarette o forse ti è venuta voglia di studiare?"
Envy, sicuro di se e con la sua solita aria di strafottenza, disse: "Tsk. No prof Hughes, nessuno dei due. Sono solo venuto a portarle un nuovo acquisto.."
E girandosi verso Edward, sulla sua faccia si compose un grande sorriso allusivo.
"Il nuovo acquisto, come lo chiami tu, ha un nome..?"
Il professore fece segno al biondo di avvicinarsi e lui si presentò.
"Il mio nome è Edward Elric, ho 17 anni. Vengo da una cittadina di campagna chiamata Resembool.." Mentre parlava si sentiva il suo, sempre più crescente, imbarazzo.

Non amava particolarmente raccontare agli sconosciuti di se, e tanto meno della sua vita.

Tutta la classe gli rivolse un sorriso, e lo salutò con entusiasmo.
Grazie a lui avrebbero perso un po' di tempo, durante quell'estenuante lezione di algebra.
"Io sono il tuo professore di matematica: Maes Hughes. Ho una figlia meravigliosa di nome Elycia e una moglie fantastica di nome Glacier, le amo. Sono bellissime, loro sono tut.."
Non fece in tempo a finire la frase che a qualcuno fuggi un lamento. "Oh no, adesso ricomincia...!"
Hughes si schiarì la voce e riprese a parlare. "Ti consiglio di non farti contagiare dalla pigrizia e dalla sfacciataggine di Envy.." Sentendo queste parole, il ragazzo preso in questione si lasciò scappare l'ennesimo sorriso malizioso.
Il professore continuò: "..Ma visto che oggi è il tuo primo giorno farò finta di niente, anche se sei in ritardo di quasi un'ora..."
Edward un po' imbarazzato, al cenno del professore andò a sedersi al suo posto, vicino ad una ragazza ed a un ragazzo.
Poi Hughes si rivolse ad Envy, che guardava la scena divertito, appoggiato all'anta della porta.
"E tu cosa pensi di fare?"
Il ragazzo fece spallucce e se ne andò via senza fiatare.

-

"Allora? Cosa hai combinato per tutto questo tempo? Non te lo sarai mica fatto il suo primo giorno..." Disse un ragazzo, mettendosi a ridere fragorosamente.
Aveva occhi sottilissimi, i capelli neri erano legati in una coda, con un ciuffo che ricadeva sul lato sinistro del viso.
Aveva un fisico atletico e uno strano tatuaggio sulla mano sinistra.
Era il fratello maggiore di Envy, Greed, di 19 anni.
Il più piccolo, di nome Wrath, aveva 15 anni, e somigliava molto di più a Envy.
Aveva la sua stessa carniagione pallida in contrasto con la folta chioma di capelli neri, e grandi occhi color ametista, però meno intensi di quelli del fratello.
"No, è per colpa di quel vecchiaccio di Hughes. Mi ha trattenuto in classe..." Sbuffò infastidito.
"Con quel piccoletto mi divertirò un'altra volta.." Continuò, guardando i due fratelli con un sorrisetto malizioso.

"Wrath, tu fa un po' come ti pare.. Io e Envy abbiamo impegni urgenti questa mattina.." Riprese Greed, guardando il fratello più piccolo e facendo segno che poteva andare.
Lui, che conosceva i suoi fratelli meglio di tutti, aveva già capito cosa intendevano con "impegni urgenti".
Alcune volte era andato anche lui insieme a loro, ma quel giorno doveva restarne fuori.
Li guardò, sorridendo allusivo, e poi fece per andarsene.
Envy e Greed, invece, si avviarono all'uscita della scuola, dove fuori dal cancello c'erano due ochette - come le chiamava Envy - del terzo anno.
Quando li videro arrivare cercarono di corrergli incontro, ma con i tacchi misura 11cm decisero che non fosse il caso.

File e file di ragazze correvano dietro a quei due.
Il giorno precedente era bastato domandare alle prime che avevano visto di saltare la scuola l'indomani per uscire con loro, ed avevano accettato senza pensarci due volte.

Perchè ormai si sapeva in tutta la scuola, quello che Envy e Greed
vogliono, poi ottengono.

Le loro uscite con le ragazze non comprendevano passeggiata al parco, cinema e poi un gelato.
No.
Le avrebbero portate direttamente a casa, tanto per divertirsi un po'.

-

Mentre il professore Hughes era intento a spiegare una complicata equazione di algebra, Ed pensieroso guardava fuori dalla finestra.
La sua compagna di banco si fece coraggio e si presentò.
"Ciao! Il mio nome è Winry, questo invece è Alphonse, ma tutti lo chiamano Al." Fece con gentilezza, ed entrambi gli porsero la mano.
La ragazza aveva occhi azzurri e lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta e pettinati con la frangia.
L'altro invece aveva capelli un po' più scuri e corti, e grandi occhi color mandorla.
Durante gran parte della lezione conversarono del più e del meno, insieme alla mania del professore di parlare in continuazione della figlia e della moglie, alla passione per la meccanica di Winry e concordarono tutti e tre sul fatto che odiavano la matematica.
Ad un certo punto, Alphonse, curioso, chiese a Ed: "...Come mai ti trovavi in giro con Envy? Lo conosci?"
Edward che si era completamente scordato di lui, rispose di averlo incontrato in corridoio davanti alla porta della classe, senza entrare troppo nei particolari.
Infatti rimase piuttosto vago.

-

Nello stesso momento, all'interno della scuola, si stava svolgendo una strana conversazione al telefono.
"Preside Kim..." l'uomo dall'altra parte della cornetta non riuscì a finire la frase che l'interpellato rispose, con arroganza.
"Che vuoi, mmh?" Chiese, con il suo solito tono da superiore.
"Non riusciamo.. Ehm.. Non troviamo..A dire il vero non sappiamo.."
"Puoi darti una mossa?!"
"Envy e Greed, signore. Non sappiamo dove siano..." Sussurrava appena sulla cornetta, con voce agitata.
"Cosa vuol dire che non sapete dove sono? Cercateli! Maledizione a quei due figli di put.."
"Signore, senza di loro lei sarebbe ancora in prigione, anzi probabilmente sarebbe morto.." Chiarì l'altro.
"Li voglio quì, subito!" Urlò, prima di sbattere il telefono sulla scrivania.

Angolo autrice:
Saalve! (:
Scusate se ho postato il capitolo così tardi, ma ho avuto davvero tanto da fare. >.<
Ringrazio chi ha recensito, e chi ha aggiunto la fic tra le seguite e tra le ricordate. Thank's! ^_^
Come sempre sono graditi commenti.
Al prossimo capitolo! :3
  
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