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Autore: voiceOFsoul    13/09/2011    0 recensioni
“Ridammi le ali” è liberamente ispirato ad una storia vera. La storia di una ragazza qualunque alle sue prime esperienze difficili. La mia storia.
Amore è il più puro esempio di sentimento. Se siete legati a qualcuno da un forte vincolo che vi spinge a volere solo il bene della persona che vi sta di fronte, allora state amando!
Scrivendo questo libro liberamente ispirato a ciò che è realmente successo nella mia vita quando frequentavo il quarto anno dei superiori, ho capito uno dei miei più grandi sbagli.
Affiancherete Giorgia nel suo percorso, seguendola emozionarsi sempre di più.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non le era mai piaciuto il primo giorno di scuola, ma quella volta era contenta: sentiva che quell’anno sarebbe stato fantastico, diverso dagli altri. Quella mattina Giorgia, una sedicenne catanese non troppo perfetta con capelli sul biondo e grandi occhi castani, si era alzata presto, aveva indossato ancora un po’ insonnolita i suoi jeans preferiti, la maglietta giusta, quella un po’ slargata in vita per nascondere quei cinque chili in più che la perseguitavano, le vecchie scarpe sportive che utilizzava per le lezioni di hip-hop e partì, coi riccioli ancora un po’ arruffati.
Attraversato il grande cancello grigio, entrò in quell’enorme complesso che ormai faceva parte della sua vita per il quarto anno consecutivo. La struttura, che comprendeva in realtà tre istituti, non ispirava una sensazione di tranquillità, ma a lei era sempre piaciuta. Era stata complice d’incontri strani, ma soprattutto della nascita di forti amicizie, come quella tra lei e due sue compagne di classe: Michy, una ragazza un po’ pazza come lei, con un fantastico senso dell’umorismo, a cui aveva sempre invidiato il perfetto corpo da pallavolista, e Sana, la sua inseparabile compagna di banco che le era stata accanto nonostante le molte incomprensioni. Ora però il rapporto tra loro era un po’ cambiato. Michy aveva iniziato una storia piuttosto seria con un ragazzo e sia lei che Sana si erano perfettamente inserite nel suo gruppo d’amici. Peccato che questi fossero i tipici ragazzi con cui Giorgia voleva avere poco, se non niente, da scambiare! Eh si, non gli quadravano proprio! Ma non poteva fare la figura della rompiscatole, perfettina e gelosa: si tenne tutto dentro e cercò di inserirsi, con scarsi risultati positivi. Ma Michy, Sana e Giorgia rimanevano legate ugualmente da un vincolo indistruttibile consolidato negli anni e nei litigi.
La sua non era la classe perfetta, ma ormai voleva bene a tutti anche se il suo affetto non era sempre ricambiato. I ragazzi un po’ la sfruttavano per sistemare la loro media ma ormai lo faceva di cuore. Con le ragazze ormai, dopo i primi due anni di burrasca continua, c’era serenità e si riusciva a scambiare opinioni senza urlare, parlare e addirittura scherzare. Erano un gruppo piuttosto allegro e vivace, e per questo a volte odiato dai professori, soprattutto quando a loro si aggiungeva la classe quinta unita a loro da sempre.
Nonostante fosse contenta di riabbracciare amici che non vedeva da tre mesi, il suo pensiero era fissato su un altro soggetto. Mattia era un bel ragazzo, alto, dai capelli rossi e il sorriso dolce. Se non fosse stato fidanzato sarebbe stato il ragazzo perfetto per Giorgia. Per il momento si accontentava della sua amicizia, neppure molto intima. Le bastava vederlo sorridere quando la salutava o anche soltanto sentirlo ridere mentre faceva una delle sue solite e frequenti figuracce.
Il primo giorno passò sereno ma senza alcuna traccia di Mattia, così Giorgia tornò a casa non del tutto soddisfatta da quello che si era immaginata come il più bello dei primi giorni. Il seguente andò meglio. Dopo le tre ore di lezione, la IV G mercurio si trasferì al grande corridoio che portava al campetto di calcio. Mentre i ragazzi fumavano la quinta sigaretta, Giorgia sia allontanò un po’: la sua allergia al fumo non le permetteva di respirare in quella situazione. Si avvicinò Michy e le si sedette accanto: anche lei aveva preso il brutto vizio della sigaretta ma ormai la sua era finita. Parlarono un po’ di tutto e un po’ di niente in quel quarto d’ora prima che lo scientifico uscisse. Federico, il suo ragazzo, era dello scientifico. Arrivò e con Michy si trasferì nella finestra di fronte. Restata sola si girò a controllare se i suoi compagni avessero finito l’ormai sesta sigaretta. Ora poteva avvicinarsi e lo fece pensando: “Fumano troppo questi ragazzi! Come fanno a finirsi un pacchetto da venti in sei ore? Ma quanto cavolo spendono?”, ma sapeva che non serviva a nulla fare la salutista con loro. Si sentì bussare sulla spalla, si girò e apparve lui. Mattia con un bel sorriso, la maglietta attillata nera che faceva risaltare le grandi fatiche in palestra ogni sera sui suoi pettorali.
- Ciao Giorgia -
- Ehi, Mattia, come stai?- domandò in modo alquanto scontato.
- Bene, grazie. Vedo che anche tu stai bene. Ti vedo diversa! - e il suo dolce sorriso apparve.
- In che senso diversa? - e abbassò gli occhi come per controllarsi, in realtà non riusciva a sostenere quel sorriso senza arrossire.
- Non lo so, diversa dal solito! - anche lui abbassò gli occhi per poi far partire un abbraccio.
- Ma io sono sempre uguale! -
- Lo so, non cambierai mai! Ora vado! Ci vediamo! - e s’incamminò, ma dopo poco si rigirò e disse - Quest’anno ho la macchina! Se vuoi evitare l’autobus qualche giorno ti do un passaggio! - si rigirò e uscì dalla scuola.
Giorgia sentiva che le forze l’abbandonavano. Era troppo felice! Mattia non l’aveva mai abbracciata e, anche se pensava che fosse impazzito, era contenta di quella pazzia: non poteva mettersi con lui, ma almeno la loro amicizia stava prendendo una buona piega. Corse immediatamente da Sana per raccontare allegramente l’accaduto, per poi riferirlo a Michy appena Federico se ne fosse andato. Si girò a guardarli, erano proprio una bella coppia insieme. In fondo lui non era poi un così cattivo ragazzo, anzi era stato l’unico che aveva tentato di farla inserire nel gruppo. Non sapeva se per ciò che era successo o semplicemente per il suo carattere lunatico, ma si sentiva improvvisamente al massimo dell’allegria e cominciò a scherzare con chiunque e dovunque, fregandosene delle brutte figure e di ciò che gli altri potevano pensare di ciò che diceva o faceva. Quel giorno continuò alla grande.
   
 
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