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Autore: aaarg    15/09/2011    7 recensioni
I miei genitori sono speciali. Sono ovviamente un uomo e una donna. Ma mia madre ha uno, anzi due nomi da uomo. E non è l’unica stranezza. Mia madre porta i pantaloni come papà, tira di scherma e va a cavallo come un uomo. Ma non è un uomo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grazie per le bellissime recensioni che avete voluto lasciare, perdonatemi se non rispondo a tutte ma sappiate che sono davvero tanto apprezzate! spero che seguirete anche il seguito!
Dunque, primo capitolo, che è ancora di introduzione. Serve per portare i nostri eroi al punto fatale in cui si dichiareranno il reciproco amore. Siccome è uscito piuttosto lungo l’ho spezzato in due. Spero di non annoiarvi, ma pur seguendo i fatti dell’anime/manga, poiché è una terza persona che racconta, ho ritenuto necessario riepilogare in breve la storia. Spero non vi annoi.

 

Uno
 
Era il 1791. Il Re e la Regina avevano da poco cercato di scappare ed erano stati scoperti a Varennes, la Francia aveva una nuova Costituzione e la situazione era ancora molto incerta.
Eppure dai miei il 1791 fu ricordato per altro. Sono nata in una freddissima mattina di Natale, proprio nel 1791, e i miei genitori si dissero che quello era un miracolo. Solo pochi anni prima, quattro o cinque, io non avrei avuto nessuna possibilità di nascere. Solo pochi anni prima, infatti, le distinzioni fra ceti sociali in Francia erano fortissime e un nobile non avrebbe mai potuto sposare un non nobile, salvo dispensa reale e salvo creare uno scandalo di cui si sarebbe parlato per decenni.
Come ci arrivarono, a quel Natale, è mio intendimento raccontare in queste righe, in questa specie di diario che giorno dopo giorno ho deciso di buttare giù, perché rimanga un ricordo alle generazioni future di quello che può l’amore fra un uomo e una donna, quando essi lo antepongono a tutto il resto. Perché ciò che in questi tempi è mancato è stato proprio l’amore, soffocato da un odio covato per secoli e alimentato dalle ingiustizie e dalle diseguaglianze. Un odio che ha portato ad altre ingiustizie e diseguaglianze, e a sostituire i vecchi privilegiati con altri diversi, ma uguali nella sostanza. Ci è voluto amore, e forza, e coraggio per andare avanti in questa tempesta ed, con essa imperversando, trovarsi, amarsi e generare non uno ma quattro figli senza mai andare via da Parigi, quando tutto il mondo che loro conoscevano stava crollando e cambiando, non necessariamente in meglio, e rischiando per lungo tempo di fare la fine di tanti altri, colpevoli solo di possedere un po’ di terra.
Ma queste sono divagazioni. Torniamo alla storia che voglio raccontare.
La loro storia incominciò nel lontano 1760, quando mio padre fu portato a casa di mia madre. Lei era l’ultima di sei figlie femmine del Generale Augustin R. De Jarjayes, ultimo discendente di una casata da sempre fedele al Re di Francia, conte e possidente terriero tra i più grandi. Mio nonno decise, in un momento di evidente follia di cui non si è mai veramente pentito, che mia madre non sarebbe mai stata una donna ma doveva essere il figlio che lui non avrebbe mai avuto e la chiamò Oscar, Oscar François de Jarjayes, e dispose affinchè le venisse data un’educazione prettamente maschile. Poiché però intorno aveva solo esempi femminili, decise che il nipote della sua governante, rimasto orfano poco tempo prima, le sarebbe stato sempre al fianco per farle capire come si comporta un uomo, per esserle d’esempio, insomma, ma anche per proteggerla. Perché mio nonno sapeva che Oscar era e rimaneva una donna e mai avrebbe avuto la forza fisica di un uomo: perciò, per evitare che a quella figlia così particolare che tanto amava capitasse qualcosa di male, le mise al fianco quel bambino, poi uomo, che doveva essere la sua ombra. Così mi raccontò mio nonno, ormai vecchio e stanco, una sera davanti al camino. Mi raccontò anche di come vide quei bambini diventare ragazzi e poi adulti. E poi amanti.
Mio nonno aveva deciso che il posto più sicuro per mia madre era quello al comando delle Guardie Reali: un posto di responsabilità, certo ma tranquillo, dato che a quell’epoca nessuno pensava che ai Reali di Francia potesse succedere qualcosa di male, men che mai che potessero finire ghigliottinati! Ma mia madre non voleva. Aveva 14 anni e non voleva. In realtà era piena di dubbi, mi raccontò mio padre. Era una donna, acerba ma bellissima già allora, però era stata educata come un uomo e un uomo, in fondo, forse si sentiva. Ma sapeva di essere a un bivio: scegliere la vita militare e quindi rinnegare la sua natura oppure rinunciare a tutto, compresa la libertà di cui aveva goduto fino a quel momento e “diventare” una donna?
Siccome tra i contendenti alla carica di Capitano delle Guardie Reali c’era anche il figlio del Conte di Girodel, Victor Clément (lo zio Victor, pace all’anima sua!), il Re Luigi XV aveva deciso che i due si sarebbero sfidati in singolar tenzone davanti a tutta la corte del re. Ma mia madre (“quella testa calda!” esclamò mio nonno) decise di sfidare lo zio Victor in un boschetto lungo la via (“Solo per dimostrare che non mi tiravo indietro per vigliaccheria!” disse un giorno mia madre). Ovviamente a vincere fu lei: non ho conosciuto nessuno che l’abbia battuta, nemmeno ora, che io ho 20 anni e mia madre 56. Neanche il buon Napoleone c’è mai riuscito. Quindi lei vinse e il Re, superato il disappunto, la nominò capitano delle Guardie Reali.
Mia madre un giorno mi confidò che scelse di indossare quella divisa che non desiderava affatto perché non volle rinunciare alla libertà che la sua condizione di “uomo” le garantiva, ben sapendo peraltro che una nuova ed aperta sfida al Re avrebbe gettato l’onta sulla sua famiglia  e su suo padre in particolare e che lei sarebbe stata sbattuta senza discussioni in monastero per ordine inderogabile del monarca. Accettò, quindi, Oscar, e la sua vita prese una piega che nessuno avrebbe potuto immaginare.
 
 
 
*è un calcolo approssimativo e può essere soggetto a errore ma penso che come data ci siamo, più o meno. I puristi mi perdonino se ho sbagliato!
  
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