Il pozzo Slowpoke
“Cyndaquil, ricordami di non entrare MAI più in una grotta Ok?”
Il
piccolo animaletto
mosse la testolina per dire di sì. Erano due
ore che camminavo per i cunicoli della Grotta di Mezzo, obiettivo?
Trovare l’uscita il prima possibile ovviamente.
Valerio mi aveva
detto che per arrivare alla prossima città quella era
l’unica
strada. Valerio era un bravo ragazzo (Pidgey a parte) mi aveva dato
informazioni preziose su come si usa il pokedex e mi aveva spiegato
per filo e per segno la strada per arrivare ad Amarantopoli andando a
est dopo Violapoli.
Peccato che io non ci avevo capito un bel
niente e un po’ era anche colpa sua; mentre mi illustrava
tutti gli
aspetti artistici e storici di Amarantopoli con
l’abilità di una
guida turistica aveva accennato al capopalestra della
città… un
certo Angelo, mi aveva mostrato una sua foto e il mio cervello era
andato in vacanza.
Motivo ? quel suo caro amico capopalestra era
bellissimo; insomma non ci avevo capito una mazza della spiegazione
di Valerio, ero troppo impegnata a sbavare sulla foto di Angelo.
A
Violapoli era successo un’altra cosa: Elm mi aveva
telefonato,
speravo che non fosse per avvertirmi di un altro furto
perché questa
volta non l’avrei aiutato.
Dopo aver ascoltato con somma
attenzione tutti i motivi per cui io avrei dovuto portarmi dietro
quello stramaledetto uovo iniziai a pensare che prima di fare
un’altra chiacchierata con il professore avrei preferito fare
il
bagno in una vasca di piranha ricoperta di maionese.
Fatto sta che
era riuscito ad appiopparmi l’uovo, non ero sicura di sapere
come
avesse fatto; ricordo che era stato ore a snocciolare frasi senza
senso, poi era passato agli aggettivi e alle lusinghe fino a che,
stanca di ascoltarlo, avevo abboccato accettando di portare
l’uovo
con me.
Ma le stranezze non erano finite, dopo aver ritirato
l’uovo che un suo collaboratore mi aveva portato (diciamo che
era
stato costretto a portarmelo in cambio della nuova versione di Tetris
per il computer) mentre tornavo al centro Pokemon per riprendere la
mia roba e partire verso Azalina avevo incontrato una strana donnina
che si era messa a fare i complimenti al mio uovo parlando in rima
poi se ne era andata di nuovo facendo qualche giravolta…
Io
certe volte la gente non la capisco
Le pietre su cui stavo
camminando ringhiarono interrompendo il mio flusso di pensieri,
guardai Cyndaquil pochi passi più avanti di me che muoveva
la testa
di qua e di là cercando la fonte di quel rumore.
I sassi si
mossero e (chissà come) intuii che quelle non erano pietre.
“Geo?
Geodud” fecero in una specie di fastidioso coretto; i Pokémon
che
avevo calpestato iniziarono ad agitare le piccole braccia grigie rotolando
nella mia direzione, indietreggiai e Cyndaquil saltò sulla
mia
testa.
I Pokémon-sasso
continuavano a venire verso di me sempre più velocemente,
iniziai a
correre più veloce che potevo ma non sapevo dove andare e
l’unica
luce era la fiamma sul dorso del mio Pokémon.
“Cyndaquil
usa braciere” ordinai ; sapevo che fuoco non avrebbe avuto
molto
effetto ma almeno li avrebbe rallentati un po’.
Quegli stupidi
sassi viventi erano ovunque, rotolavano minacciosi avvicinandosi
sempre di più, notai una luce provenire da una galleria alla
mia
destra.
Mi avvicinavo sempre di più all’uscita correndo
come
mai prima di allora.
La luce mi abbagliò, cercai di mettere a
fuoco l’ambiente circostante, individuai un albero e mi ci
arrampicai con un’agilità che non sapevo di avere.
Fortuna
che avevo imparato a scalare gli alberi da piccola.
La
vista si fece più chiara, stava piovendo anzi diluviava,
guardai il
branco di Pokémon
fuori dalla caverna. Mi stavano cercando. Non dovevano essere molto
furbi, ero sopra di loro ma non mi avevano ancora visto.
*Eetcii*
il mio Pokemon starnutì. Temetti che i Geodud
(così diceva il dex)
ci avessero sentiti e invece niente, passò qualche altro
secondo poi
infastiditi dalla pioggia tornarono nella grotta.
Tirai un
sospiro di sollievo, poi mi resi conto che c’era ben poco da
essere
felici; dovevo fare ancora un bel po’ di strada prima di arrivare
ad
Azalina e non avevo l’ombrello.
Arrivai in città
completamente fradicia, avevo freddo e al posto delle scarpe
c’erano
un paio di laghetti con tanto di pesciolini e paperelle.
Sentii un
tuono e iniziai a correre verso il centro Pokémon;
morire fulminata non era certo in cima alla lista dei miei desideri,
per ora il primo posto era riservato ad una doccia calda e dei
vestiti asciutti.
La solita infermiera gentile mi accolse dentro
il Pokémon
center che per altro era quasi vuoto.
“Stanza 4 piano terra”
fece sintetica sorridendo mentre mi consegnava un paio di chiavi;
Finalmente potevo godermi un po’ di meritato riposo.
Qualche
ora dopo il mio arrivo ad Azalina aveva smesso di piovere , ma una
fitta nebbia aveva avvolto tutta la città.
Il clima di Azalina
non mi piaceva affatto, odiavo tutte le cose bagnate e umide, ma dato
che non potevo mettermi a ballare cercando di far uscire il sole non
mi rimaneva altra scelta che prendere la mia fedele felpa e adattarmi
a tutta quell'acqua.
Dopo pranzo decisi di andare a cercare la
palestra. Mentre facevo il mio solito giro di perlustrazione della
città mi accorsi che ovunque guardassi trovavo uomini in
divisa nera
con delle - R- rosse stampate sulla maglietta e sul cappellino. Che
fossi capitata ad una festa in maschera?
Per essere una festa era
piuttosto noiosa, niente bibite e snack, niente giochi, niente
palloncini e niente risate. C’era un silenzio quasi
inquietante, si
potevano sentire le gocce d’acqua ticchettare sul terreno e i
richiami dei Pokémon
che abitavano nel bosco.
Il mio Pokémon/cappello
tremò, neanche a lui piaceva molto questo silenzio ma quello
non era
il problema principale di Cyndaquil. Essendo un tipo fuoco con tutta
quell’acqua si sentiva molto a disagio ma era troppo curioso
per
rientrare nella sua ball quindi adesso era appollaiato sulla mia
testa.
Mi bloccai di scatto, davanti a me c’erano due uomini
che discutevano, uno indossava la divisa nera e rossa l’altro
no,
probabilmente non era stato invitato a quella strana festa in
costume.
“Impossibile…” disse quello vestito
normalmente
“E
invece è così, il grande Team Rocket è
tornato”
“Ma vi
eravate sciolti tre anni fa”
“Vero… ma adesso siamo più forti
e ancora più decisi a conquistare il mondo, ma tu non puoi
capire…
SPARISCI!” il tizio con manie di grandezza sferrò
in calcio
all’uomo con cui stava parlando fino poco prima.
Quest’ultimo
cadde a terra e prima che l’altro potesse fare qualcosa corse
via.
“E tu che ha da guardare?!” l’uomo vesti
di nero notò
la mia presenza e mi si avvicinò minaccioso
“Io? Niente,
davvero signor Maniaco sono solo di passaggio, non ho nessuna
intenzione di imbucarmi alla sua festa per cosplayer accaniti di non
so cosa, adesso me ne vado e la lascio con le sue manie di
onnipotenza…” Girai sui tacchi e feci per
andarmene ma il maniaco
mi afferrò per il cappuccio.
“Mi lasci andare ! Non ho fatto
niente di male… non a lei almeno” protestai
“Ma che carino
il tuo Pokémon”
quello prese il mio Cyndaquil che iniziò a scalciare per
liberarsi
dalla presa.
“Hei.. non so chi cavolo si crede di essere ma
quello è il Mio
Pokemon e adesso ci lasci andare!” sbraitai, nessuno poteva
toccare
il mio piccolo Cyndaquil senza il mio permesso.
“Non sembri
nelle condizioni adatte per dare ordini mocciosa” fece
continuando
a strapazzare il mio amico.
Guardai la mia posizione, il tizio si
sbagliava, la mia posizione era a dir poco perfetta “Le
consiglio
di lasciarci andare, lo dico per la sua incolumità”
Quello mi
guardò come se avessi appeno detto che gli asini volavano
“Dico
davvero”
In risposta l’uomo scoppiò a ridere
“Peggio per
lei, io l’ho avvisata”
“Ma che ragazzina arrog…-”
Non
gli diedi il tempo di finire a frase che gli mollai un calcio dritto
sui gioielli di famiglia.
Gli passai accanto sorridendo e mi
ripresi il mio Pokémon
mentre quello steso a terra rantolava insulti e imprecazioni
“Gliel’avevo detto” feci spavalda.
“Brutta…-” un altro
calcio
“Così impara!”
Mi allontanai sperando di poter
stare tranquilla per un po’.
Speranza vana, poco dopo mi
ritrovai a correre per tutta Azalina cercando di seminare i due amici
del
tizio vestito di nero che ce l’avevano con me per come avevo
trattato il loro amato compare. Quei tizi in divisa nera parevano
essere membri di un’ organizzazione di non ho ben capito cosa
con
manie di grandezza di nome Team Rocket.
“Fermati ragazzina”
Urlò uno dei miei inseguitori
“Col cavolo!” gridai in
risposta.
Un pozzo, decisi che mi sarei nascosta lì per un
po’.
Scesi la pericolante scaletta fino a che non arrivai in fondo