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Autore: Jehanne    16/09/2011    3 recensioni
Tutto quello che la giovane Elis desiderava era un'avventura. Voleva solo esplorare la regione di Johto e diventare un'allenatrice. Ma, come molti sapranno, bisogna sempre stare attenti a ciò che si desidera, perché quando l'universo decide di accontentarci il risultato potrebbe non essere quello che si immaginava. Il mondo dei Pokémon sa essere crudele con un'allenatrice alle prime armi con il dono di attirare guai, fortuna (o sfortuna?) che non sarà sola, oh no, la compagnia non le mancherà di certo nel suo viaggio verso la lega. La domanda è: ci arriverà tutta intera?
[“Se hai ancora la mappa possiamo cercare un sentiero”
“Certo che ce l'ho ancora” Rispose acidello Silver, estraendo un foglietto spiegazzato dalla tasca “Ma ovviamente non siamo vicini a nessuna strada”
“Giusto, scusami. La prossima volta che vengo aggredita da un Pokémon gli chiederò se può gentilmente scaraventarmi sul percorso principale, chissà perché non ci ho pensato” ]
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio, Silver
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il pozzo Slowpoke

“Cyndaquil, ricordami di non entrare MAI più in una grotta Ok?”

Il piccolo animaletto mosse la testolina per dire di sì. Erano due ore che camminavo per i cunicoli della Grotta di Mezzo, obiettivo? Trovare l’uscita il prima possibile ovviamente.
Valerio mi aveva detto che per arrivare alla prossima città quella era l’unica strada. Valerio era un bravo ragazzo (Pidgey a parte) mi aveva dato informazioni preziose su come si usa il pokedex e mi aveva spiegato per filo e per segno la strada per arrivare ad Amarantopoli andando a est dopo Violapoli.
Peccato che io non ci avevo capito un bel niente e un po’ era anche colpa sua; mentre mi illustrava tutti gli aspetti artistici e storici di Amarantopoli con l’abilità di una guida turistica aveva accennato al capopalestra della città… un certo Angelo, mi aveva mostrato una sua foto e il mio cervello era andato in vacanza.
Motivo ? quel suo caro amico capopalestra era bellissimo; insomma non ci avevo capito una mazza della spiegazione di Valerio, ero troppo impegnata a sbavare sulla foto di Angelo.
A Violapoli era successo un’altra cosa: Elm mi aveva telefonato, speravo che non fosse per avvertirmi di un altro furto perché questa volta non l’avrei aiutato.
Dopo aver ascoltato con somma attenzione tutti i motivi per cui io avrei dovuto portarmi dietro quello stramaledetto uovo iniziai a pensare che prima di fare un’altra chiacchierata con il professore avrei preferito fare il bagno in una vasca di piranha ricoperta di maionese.
Fatto sta che era riuscito ad appiopparmi l’uovo, non ero sicura di sapere come avesse fatto; ricordo che era stato ore a snocciolare frasi senza senso, poi era passato agli aggettivi e alle lusinghe fino a che, stanca di ascoltarlo, avevo abboccato accettando di portare l’uovo con me.
Ma le stranezze non erano finite, dopo aver ritirato l’uovo che un suo collaboratore mi aveva portato (diciamo che era stato costretto a portarmelo in cambio della nuova versione di Tetris per il computer) mentre tornavo al centro Pokemon per riprendere la mia roba e partire verso Azalina avevo incontrato una strana donnina che si era messa a fare i complimenti al mio uovo parlando in rima poi se ne era andata di nuovo facendo qualche giravolta…
Io certe volte la gente non la capisco

Le pietre su cui stavo camminando ringhiarono interrompendo il mio flusso di pensieri, guardai Cyndaquil pochi passi più avanti di me che muoveva la testa di qua e di là cercando la fonte di quel rumore.
I sassi si mossero e (chissà come) intuii che quelle non erano pietre.
“Geo? Geodud” fecero in una specie di fastidioso coretto; i Pokémon che avevo calpestato iniziarono ad agitare le piccole braccia grigie rotolando nella mia direzione, indietreggiai e Cyndaquil saltò sulla mia testa.
I Pok
émon-sasso continuavano a venire verso di me sempre più velocemente, iniziai a correre più veloce che potevo ma non sapevo dove andare e l’unica luce era la fiamma sul dorso del mio Pokémon.
“Cyndaquil usa braciere” ordinai ; sapevo che fuoco non avrebbe avuto molto effetto ma almeno li avrebbe rallentati un po’.
Quegli stupidi sassi viventi erano ovunque, rotolavano minacciosi avvicinandosi sempre di più, notai una luce provenire da una galleria alla mia destra.
Mi avvicinavo sempre di più all’uscita correndo come mai prima di allora.
La luce mi abbagliò, cercai di mettere a fuoco l’ambiente circostante, individuai un albero e mi ci arrampicai con un’agilità che non sapevo di avere.
Fortuna che avevo imparato a scalare gli alberi da piccola.
La vista si fece più chiara, stava piovendo anzi diluviava, guardai il branco di
Pokémon fuori dalla caverna. Mi stavano cercando. Non dovevano essere molto furbi, ero sopra di loro ma non mi avevano ancora visto.
*Eetcii* il mio Pokemon starnutì. Temetti che i Geodud (così diceva il dex) ci avessero sentiti e invece niente, passò qualche altro secondo poi infastiditi dalla pioggia tornarono nella grotta.

Tirai un sospiro di sollievo, poi mi resi conto che c’era ben poco da essere felici; dovevo fare ancora un bel po’ di strada prima di arrivare ad Azalina e non avevo l’ombrello.

Arrivai in città completamente fradicia, avevo freddo e al posto delle scarpe c’erano un paio di laghetti con tanto di pesciolini e paperelle.
Sentii un tuono e iniziai a correre verso il centro
Pokémon; morire fulminata non era certo in cima alla lista dei miei desideri, per ora il primo posto era riservato ad una doccia calda e dei vestiti asciutti.
La solita infermiera gentile mi accolse dentro il
Pokémon center che per altro era quasi vuoto.
“Stanza 4 piano terra” fece sintetica sorridendo mentre mi consegnava un paio di chiavi; Finalmente potevo godermi un po’ di meritato riposo.

Qualche ora dopo il mio arrivo ad Azalina aveva smesso di piovere , ma una fitta nebbia aveva avvolto tutta la città.
Il clima di Azalina non mi piaceva affatto, odiavo tutte le cose bagnate e umide, ma dato che non potevo mettermi a ballare cercando di far uscire il sole non mi rimaneva altra scelta che prendere la mia fedele felpa e adattarmi a tutta quell'acqua.
Dopo pranzo decisi di andare a cercare la palestra. Mentre facevo il mio solito giro di perlustrazione della città mi accorsi che ovunque guardassi trovavo uomini in divisa nera con delle - R- rosse stampate sulla maglietta e sul cappellino. Che fossi capitata ad una festa in maschera?
Per essere una festa era piuttosto noiosa, niente bibite e snack, niente giochi, niente palloncini e niente risate. C’era un silenzio quasi inquietante, si potevano sentire le gocce d’acqua ticchettare sul terreno e i richiami dei
Pokémon che abitavano nel bosco.
Il mio
Pokémon/cappello tremò, neanche a lui piaceva molto questo silenzio ma quello non era il problema principale di Cyndaquil. Essendo un tipo fuoco con tutta quell’acqua si sentiva molto a disagio ma era troppo curioso per rientrare nella sua ball quindi adesso era appollaiato sulla mia testa.

Mi bloccai di scatto, davanti a me c’erano due uomini che discutevano, uno indossava la divisa nera e rossa l’altro no, probabilmente non era stato invitato a quella strana festa in costume.
“Impossibile…” disse quello vestito normalmente
“E invece è così, il grande Team Rocket è tornato”
“Ma vi eravate sciolti tre anni fa”
“Vero… ma adesso siamo più forti e ancora più decisi a conquistare il mondo, ma tu non puoi capire… SPARISCI!” il tizio con manie di grandezza sferrò in calcio all’uomo con cui stava parlando fino poco prima.
Quest’ultimo cadde a terra e prima che l’altro potesse fare qualcosa corse via.
“E tu che ha da guardare?!” l’uomo vesti di nero notò la mia presenza e mi si avvicinò minaccioso
“Io? Niente, davvero signor Maniaco sono solo di passaggio, non ho nessuna intenzione di imbucarmi alla sua festa per cosplayer accaniti di non so cosa, adesso me ne vado e la lascio con le sue manie di onnipotenza…” Girai sui tacchi e feci per andarmene ma il maniaco mi afferrò per il cappuccio.
“Mi lasci andare ! Non ho fatto niente di male… non a lei almeno” protestai
“Ma che carino il tuo
Pokémon” quello prese il mio Cyndaquil che iniziò a scalciare per liberarsi dalla presa.
“Hei.. non so chi cavolo si crede di essere ma quello è il
Mio Pokemon e adesso ci lasci andare!” sbraitai, nessuno poteva toccare il mio piccolo Cyndaquil senza il mio permesso.
“Non sembri nelle condizioni adatte per dare ordini mocciosa” fece continuando a strapazzare il mio amico.
Guardai la mia posizione, il tizio si sbagliava, la mia posizione era a dir poco perfetta “Le consiglio di lasciarci andare, lo dico per la sua incolumità”
Quello mi guardò come se avessi appeno detto che gli asini volavano
“Dico davvero”
In risposta l’uomo scoppiò a ridere “Peggio per lei, io l’ho avvisata”
“Ma che ragazzina arrog…-”
Non gli diedi il tempo di finire a frase che gli mollai un calcio dritto sui gioielli di famiglia.
Gli passai accanto sorridendo e mi ripresi il mio
Pokémon mentre quello steso a terra rantolava insulti e imprecazioni “Gliel’avevo detto” feci spavalda.
“Brutta…-” un altro calcio
“Così impara!”

Mi allontanai sperando di poter stare tranquilla per un po’.
Speranza vana, poco dopo mi ritrovai a correre per tutta Azalina cercando di seminare i due amici del tizio vestito di nero che ce l’avevano con me per come avevo trattato il loro amato compare. Quei tizi in divisa nera parevano essere membri di un’ organizzazione di non ho ben capito cosa con manie di grandezza di nome Team Rocket.
“Fermati ragazzina” Urlò uno dei miei inseguitori
“Col cavolo!” gridai in risposta.
Un pozzo, decisi che mi sarei nascosta lì per un po’. Scesi la pericolante scaletta fino a che non arrivai in fondo

“E tu che ci fai qui?”


  
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