Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Elpis    17/09/2011    2 recensioni
La fanfiction segue la trama del manga fino al momento della partenza di Hayama per Los Angleles. Mille miglia separano Akito e Sana ma l'amore è una spina nel fianco che li pungola e impedisce loro di vivere con serenità la vita quotidiana. A ciò si aggiunge il nuovo film di Sana e la gelosia di Akito… Il sottile filo che li unisce riuscirà a resistere alla tempesta?
Dall'ottavo capitolo:
“Anche se fosse? Anche se io e Nao stessimo insieme? Anche se ci fossi...” esita, come incespicando su quella parola “Anche se ci fossi andata a letto? Sei stato tu a lasciarmi! E senza darmi nemmeno una spiegazione!”
Non usare quel tono di voce ferito, Kurata. Non farmi sentire come se quello ad aver sbagliato fossi io.
“Ma ti sei consolata in fretta, vero?” Le chiedo e i miei occhi sembrano voler bruciare i suoi. I suoi occhi nocciola, sgranati dallo stupore perché un tono del genere con lei non l’avevo mai usato, nemmeno nei nostri momenti peggiori. “E pensare che all’aereoporto avevi persino urlato che saresti rimasta vergine per me!”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Romeo e Giulietta


 

La ricchezza del mio cuore è
infinita come il mare,
così profondo il mio amore:
più te ne concedo, più ne possiedo,
perché entrambi sono infiniti.

Giulietta a Romeo Atto I


 


 

DRIN DRIIN DRIIIN

Il rumore delle campane scandisce i battiti del mio cuore. Sono appoggiata alla navata della chiesa e attendo con ansia l’arrivo di Hayama. Il vento mi accarezza la nuca scoperta e fa svolazzare il lungo abito bianco che scende fino a coprirmi le caviglie.
Intravedo una figura in lontananza e mi ci vuole un attimo per capire che è lui, che è qui, che sta venendo verso di me.
Vorrei corrergli incontro e annullare quella distanza che ci separa ma il terrore di inciampare sullo strascico e di rovinare tutto mi paralizza.

DRIIIIIIN

I suoi capelli biondi brillano alla luce del sole. Nello scorgere il suo viso  il mio cuore fa una capriola. Avanza sicuro verso di me, senza fretta, come se avesse tutto il tempo del mondo. Non appena mi vede gli angoli della bocca gli si incurvano in un malizioso sorriso carico di promesse.

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN

« Uaaah!! »
Scatto a sedere sul letto, confusa. Il rumore assordante della sveglia mi ha spaventata. Probabilmente è mezz’ora che suona ed io, come al solito, non me ne sono accorta. Mi affretto ad interrompere quel fracasso e nel vedere l’ora del display lancio un altro grido: sono le otto e quaranta, persino più tardi del solito. Getto le coperte per aria e schizzo fuori dal letto per fiondarmi nel bagno. Nella corsa per il corridoio travolgo Rei che arranca per casa in boxer, con gli occhi socchiusi e lo spazzolino ancora conficcato in bocca. Cade per terra come uno stoccafisso e mi guarda come se non si fosse neanche reso conto di quello che è successo. Ritrovo in un secondo l’equilibrio e riprendo a correre.
« Scusami Rei! Ti aiuterei ad alzarti, ma rischio di fare tardi a lezione! » gli rispondo senza fermarmi. Accidenti a me e al mio dannato coma mattutino!
« Sana-chan! » mi urla dietro. « Sana-chan oggi non vai a scuola! Ti sei dimenticata che devi girare le riprese per il film? »
La mia frenata è talmente brusca che rischio di inciampare e cadere giù dalle scale.
« Eh? » domando perplessa tornando sui miei passi.« Devi essere agli studi per le dieci. Ti stavo venendo a svegliare » spiega il mio manager dopo essersi rimesso in piedi.
« Davvero? Questo vuol dire che non sono in ritardo? Che notizia meravigliosa! » esclamo sollevata. Mi alzo in punta di piedi e do un bacio sulla guancia a Rei.
Entro in bagno di buonumore e mi sciacquo la faccia con cura. Mi applico sul viso una crema idratante e protettiva: alla lunga la luce dei riflettori può nuocere alla pelle e, si sa, il viso per una star è tutto. Del trucco invece non mi preoccupo minimamente: è inutile che faccia uno dei miei soliti pasticci quando c’è una professionista che mi aspetta agli studi.
Rientrata in camera prendo una matita e spunto un altro quadratino dal calendario che ho appeso a fianco del letto. Ancora 182 giorni. 182 giorni e rivedrò Hayama. Al solo pensiero mi tremano le gambe.
Il mio subconscio mi manda uno strano segnale. Possibile… possibile che stessi sognando proprio lui quando è suonata la sveglia? Ho un flash improvviso di Hayama con indosso lo smoking e di me che lo attendo con un pomposo abito da sposa. Scoppio a ridere così fragorosamente che le gambe mi cedono e mi ritrovo piegata in due. Akito che si veste in quel modo… e che per di più sorride!
Semplicemente impossibile! Neanche se vivessi cent’anni assisterei a un evento simile. Mi chiedo come abbia fatto la mia mente a partorire un’idea così buffa.
Dopo qualche secondo recupero la compostezza e mi asciugo le lacrime dagli occhi. Davvero ho sognato il mio matrimonio? Passato il momento di ilarità il pensiero mi fa arrossire. Immagino di nuovo Hayama con la camicia bianca e la giacca scura. Rivedo il suo volto e i suoi occhi, così oscuramente belli da farmi star male. Come una sciocca penso che il suo sorriso mi basterebbe come dono di nozze. Sana Hayama. Arrossisco ancora di più. Come fanno quelle due piccole parole a provocarmi tutto quello scombussolamento? La mente mi tradisce e mi manda l’immagine di me, un po’ più adulta, che stringo fra le braccia un Mini-Hayama con gli occhi ipnotici del padre. Ormai sono talmente accaldata che potrebbe anche uscirmi il fumo dalle orecchie.
Sbam. Sento il rumore di una porta chiudersi e con un sussulto mi riscuoto da quelle fantasticherie. Dove diavolo ho la testa quella mattina?
Apro l’armadio e indosso i pantaloni e la camicia blu che ho scelto la sera prima. Scendo le scale per andare a fare la colazione, cercando di scacciare i residui del sogno. Che poi non ho nemmeno intenzione di sposarmi all’occidentale, io! (1) Assurdo, assurdo. Assurdissimamente assurdo. Ma allora perché sto sorridendo come un’ebete?
Mammina è già seduta al tavolo e si diverte ad infastidire Rei tirandogli briciole di pane.
« Buongiorno a tutti! » esclamo saltando gli ultimi gradini ed entrando in cucina.

La signora Shimura mi mette davanti il piatto della colazione e Rei inizia l’elenco degli impegni della giornata. Io annuisco fingendomi attenta, in realtà non ascolto una parola. A volte fare l’attrice ha i suoi vantaggi.
« Allora figliola oggi girerai la scena del balcone? » mi chiedo mammina con un’espressione indecifrabile mentre Maro scorrazza allegro sulla sua testa.
Annuisco, felice che abbia interrotto il soliloquio del mio manager. Nei suoi occhi passa un guizzo che non promette niente di buono.
«Aprirai il tuo cuore a Kamura, giurandogli amore eterno » proclama con voce imperiosa mentre Maro si esibisce in un’efficace pantomima. « Il fuoco dei lombi ottenebrerà le vostre menti, il sangue vi scorrerà più veloce nelle vene facendovi dimenticare persino i vostri nomi…»
Adesso si è persino alzata, un piede appoggiato sulla sedia. Mammina è incorreggibile, ogni pretesto è buono per prendersi gioco di me.
« Maestra! Ma le sembrano le parole da usare… » cerca di interromperla Rei, senza successo.
« O Romeo, Romeo perché sei tu Romeo? » declama a gran voce. « Scommetto che la vostra passione incendierà il set. » conclude con uno sguardo malizioso.
« Ma cosa dici, mammina! » rispondo ridendo. Le punto un dito sotto gli occhi. « Io e Nao siamo solo amici, capito? A-M-I-C-I! » Scandisco bene per far penetrare il messaggio.
« Questo può essere vero per te » Nel pronunciare queste parole ritorna seria. « Ma Kamura ha da sempre un debole nei tuoi confronti. Mi chiedo che cosa ne pensi Akito ».
« Eh? Che cosa dovrebbe pensare? » le chiedo perplessa.
« Sei sicura che non sia per niente geloso? » mi domanda con espressione intensa.
Hayama…geloso?
« Ma figurati! » esclamo di getto. È un’idea quasi più stramba del sogno di prima. « Sa bene che si tratta solo di lavoro e poi non è certo la prima volta che recito film d’amore con Nao, no? »
Rei annuisce convinto.
« Ben detto Sana-chan! Non lasciare che simili pensieri ti distolgano dal lavoro! La carriera prima di tutto! E, a proposito, è ora di andare » conclude rapendomi dalla cucina.
Faccio appena in tempo a sentire le ultime parole di mammina che prende appunti per il suo nuovo libro: “Io e mia figlia tre”. « Nonostante ormai abbia quindici anni, in amore mia figlia non è granché maturata…»
Il mio manager mi trascina in corridoio e quasi mi spinge di peso sull’auto. Gli studi non sono lontani ma l’andatura da lumaca di Rei mi lascia tutto il tempo per riflettere. Hayama geloso di Naozumi. Cerco di scacciare q
uel pensiero fastidioso ma continua a tornarmi in mente e a farmi infuriare. Perché mammina ha dovuto mettermi in testa quella sciocchezza? Akito non mi ha mai detto niente del genere! Anche se con il suo carattere chiuso… Ma io me ne sarei accorta se il pensiero di me e Naozumi gli desse fastidio, no? Però in questioni di cuore non sono un’esperta, anzi sono proprio una frana. Quindi…quindi forse con il mio comportamento lo sto facendo soffrire? È un’idea così orribile che mi pento anche solo di averla pensata. Così non va, Sana. Devi stare calma e svuotare la mente per dare il massimo nelle riprese. Inspiro profondamente. Le mie sono solo inutili paranoie. Espiro l’aria dai polmoni. Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme come potrebbe Akito dubitare del nostro rapporto?
Con questi pensieri positivi e il ritrovato buonumore entro negli studi per essere subito assalita da una folla di truccatori, costumisti, assistenti e chissà cos’altro. Rei mi abbandona nelle loro mani e va a parlare con il regista, un tipo smilzo e all’apparenza effeminato ma che quando si arrabbia tira fuori una voce da baritono da far ghiacciare il sangue.
Chiudo gli occhi e cerco di rimanere ferma immobile mentre Sasha mi dipinge le labbra e passa un velo di ombretto sugli occhi. Alle mie spalle una ragazza nuova di cui non ricordo il nome sta cercando di domare i miei capelli per farli ricadere in morbide onde sulle spalle.
Quando ero più piccola sopportavo quella trafila a stento, considerandola un po’ una tortura. A undici anni consideravo il mio lavoro come un’attività divertente ma che mi sottraeva tempo ed energia, per non parlare dell’infinità di sacrifici che comportava. Avevo pensato più volte di smettere e di vivere finalmente una vita normale.
Dopo la mia strana crisi depressiva – quella che mammina aveva denominata malattia della bambola - mi ero tenuta per alcuni mesi lontano dal palcoscenico. Era stato allora che avevo realizzato quanto amassi essere un’attrice. Recitando potevo vivere più vite,
essere più persone, esprimere un ventaglio di emozioni diverse. Sorrido fra me e me. D’altronde per me è sempre così: non mi sono accorta di essere innamorata di Hayama fino a quando Fuka non me lo ha rubato e non ho intuito che recitare è la mia passione fino a quando non ho smesso per un po’. Sono proprio una sciocca se per capire di amare qualcosa devo ogni volta sperimentare il dolore di perderla.
« Pronta! » esclama entusiasta la truccatrice. « Stai proprio bene così, Sana-chan! »
Mi passa lo specchio così che possa osservarmi. In quei mesi il mio volto non è cambiato più di tanto, ma Sasha è stata davvero brava ed è riuscita ad evidenziare la forma dei miei occhi nocciola e a rendere più piene e morbide le labbra. Con un sospiro penso che il viso non è l’unica cosa ad essere rimasta uguale: anche il mio seno non vuol decidersi a crescere e mi chiedo se riuscirò mai a superare la seconda. Arrossisco ripensando alla conversazione telefonica con Hayama.
Scaccio quel pensiero fastidioso e mentre faccio un sacco di complimenti a Sasha infilo il costume di scena. È una semplice camicia da notte, bianca, appena un po’ aderente sui fianchi e che mi arriva quasi alle ginocchia. Sistemata in quel modo ho un’aria eterea e delicata, una dolce fanciulla alle prese con il primo amore. Chissà cosa penserebbe lui se potesse vedermi agghindata così.
Rei bussa al camerino e mi accompagna al set, ripetendomi per la trecentesima volta il copione: si vede che ha riposto veramente tante speranze in questo film. In realtà condivido buona parte del suo entusiasmo: ho recitato in vari ruoli nel corso della mia carriera ma quello di Giulietta è quello che preferisco in assoluto. Non so bene perché ma immedesimarmi nei suoi sentimenti mi viene naturale. Forse questo vuol dire che sono più femminile di quello che lui crede.
Il regista ha deciso di lasciare i dialoghi praticamente inalterati dall’opera originale ma di ambientare il film nella Verona del futuro.(2) Montecchi e Capuleti sono le due famiglie più ricche e potenti della città e non esitano a ricorrere a sicari o a duelli sanguinari per affermare la loro superiorità sull’avversario. In quel clima di violenza ci incontriamo io e Naozumi, i due amanti nati sotto contraria stella, e uno sguardo basta a legarci fino alla morte.
Quando Nao entra in scena non posso fare a meno di fissarlo ammirata. I pantaloni aderenti evidenziano le sue gambe muscolose e la camicia bianca a maniche larghe ha un leggero scollo che lascia intravedere un accenno di peluria sul petto. Mi rendo conto d’improvviso che nell’arco di poco tempo Nao è molto cambiato: il suo fisico è sempre snello e aggraziato ma più definito ( mi chiedo se abbia iniziato a fare palestra dopo aver scoperto che sono in grado di batterlo a braccio di ferro) ed anche i suoi lineamenti si sono fatti più virili. Adesso nessuno potrebbe più scambiarlo per una donna.
Mi vede e mi saluta con un sorriso caloroso che ricambio con trasporto. In quel periodo buio senza Akito, mi è stato vicino come nessun altro e si è sempre comportato come un buon amico. Il nostro rapporto è così spontaneo che a volte mi chiedo se davvero continui a provare dei sentimenti nei miei confronti e non abbia invece iniziato a considerarmi come una sorella.
È nel bel mezzo della scena che sono costretta a ricredermi.
Come da copione Kamura recide un fiore dal mio giardino e si issa sul balcone. Improvvisamente mi ritrovo il suo viso a pochi metri di distanza.
« Ti prendo in parola. Chiamami solo amore e avrò nuovo battesimo. Anzi, già non mi chiamo più Romeo ».
Naozumi pronuncia quei versi con una passione che mi chiude il cuore in una morsa.

Mi porge la rosa e io, come una stupida, penso che è dell’esatto colore delle sue labbra. Le nostre dita si sfiorano, i nostri sguardi si incrociano. Nao è sempre stato un bravo attore, ma in quel momento è straordinario. I suoi occhi sono così crudelmente sinceri che non ha bisogno d’altro per comunicarmi i suoi sentimenti. Quello sguardo… fino a quel momento solo lo sguardo d’ambra di Hayama era riuscito a farmi restare senza parole. Adesso invece mi perdo nel blu degli occhi di Kamura. Un brivido mi corre lungo la schiena quando realizzo con assoluta certezza che se il mio cuore non fosse stato già di Akito, con quello sguardo Naozumi me lo avrebbe rubato per sempre. Sono stata una sciocca a pensare che i suoi fossero i sentimenti di un fratello, non lo so e probabilmente mai lo saranno. È tutto molto triste: nel film Naozumi è il mio Romeo, ma nella vita reale si deve accontentare del ruolo di Paride.
« Stop! » grida il regista. « Kurata si può sapere cosa c’entra quell’espressione affranta? Romeo ti sta confessando il suo amore, dovresti avere lo sguardo rapito dall’estasi! »
Mi riscuoto dai miei pensieri e con un sussulto mi rendo conto di essermi persino dimenticata la battuta.
« Scusate tanto! » grido imbarazzata rivolta allo staff. « Non sbaglierò più, promesso! »
Riprendiamo a girare e stavolta mi immergo completamente nella parte, senza lasciarmi distrarre dai miei sentimenti. Proviamo un altro paio di volte, poi finalmente il regista è soddisfatto e ci fa fare una pausa mentre gli assistenti cambiano il set.
Mi siedo e bevo un bicchiere d’acqua mentre Rei mi cinguetta intorno e non fa che dirmi quanto sono stata brava. Gli sorrido e faccio dei commenti sciocchi ma con la mente ripenso a quanto è successo poco prima e mi incupisco di nuovo. Cerco con gli occhi Nao e mi pare che eviti di proposito il mio sguardo. Forse si pente di avermi mostrato così apertamente i suoi sentimenti.
Sbuffo, infastidita. È tutto così profondamente sbagliato! Kamura è un bravo ragazzo e un amico straordinario, l’ultima persona al mondo che dovrebbe soffrire per un amore non corrisposto. Si meriterebbe di conoscere una ragazza che lo renda felice.
Sospiro pensando a quanto possa essere strana la vita. Se solo non avessi incontrato Hayama, sarei potuta essere io quella ragazza. Avrei conosciuto Naozumi nel mio percorso per diventare un’attrice, il nostro rapporto di amicizia con il tempo si sarebbe evoluto e alla fine mi avrebbe fatto innamorare. Magari proprio in quella scena girata pochi minuti prima. Invece il mio destino è intrecciato indissolubilmente con quello di Akito e per il mio migliore amico sono solo fonte di sofferenza. Non posso fare niente per cambiare questa situazione, in realtà non ho neanche potuto scegliere. Dal giorno in cui Hayama mi ha aperto gli occhi e costretto ad affrontare i miei sentimenti fidanzandosi con Fuka, il mio cuore non ha mai titubato. Non c’è mai stato neanche un piccolo spiraglio per Naozumi; neanche per un secondo ho potuto offrirgli qualcosa di più della semplice amicizia.
Recitare quella scena con me deve essere stato doloroso per lui come strusciare del sale su una ferita ancora fresca. Vorrei con tutte le mie forze fare qualcosa per farlo stare meglio.
« Cinque minuti e riprendiamo! » sbercia il regista nel megafono e subito la costumista mi aiuta a cambiarmi dietro un camerino allestito alla bell’e meglio. Non ho più tempo per pensare a queste cose.
La scena che dobbiamo recitare è quella dell’Atto Terzo: Romeo è stato condannato all’esilio e dopo un’ultima notte d’amore con Giulietta, i due amanti sono costretti a separarsi. Sento una leggera ansia salirmi in corpo: il regista è un maniaco perfezionista e ha fatto riscrivere questa scena almeno dieci volte. Un’ora e mezzo dopo i miei sospetti sono confermati. Ripetiamo le solite battute ancora e ancora, provando a cambiare tono, espressioni, intensità. Proprio come temevo al regista non va bene niente.
« Stop! » urla all’quindicesima ripresa. « Ci fermiamo per cinque minuti » ringhia passandosi una mano fra i capelli; dopodiché si rivolge all’autoredel copione. Il mio manager li raggiunge e li sento discutere animatamente.
Che scocciatura. Mi appoggio alla parete cercando di riprendere il fiato. A forza di urlare ho la gola secca. Per quanto ancora dovrò provare la stessa identica scena? Sospiro affranta. Sento Rei urlare qualcosa al regista ma non gli presto attenzione. In questo momento l’unica cosa a cui riesco a pensare è la soba (3) della signora Shimura che mi attende al ritorno dagli studi. Sento lo stomaco gorgogliare.
Il mio manager viene verso di me e cerco di riprendermi un po’ per sembrare la Sana allegra e spensierata di sempre. In realtà da quando lui è partito i miei sorrisi spontanei sono molto più sporadici.
La faccia di Rei è pallida e sembra molto nervoso. Forse anche lui è stanco per la lunga giornata.
« Sana-chan il regista è convinto che serva una modifica al copione… » mi comunica con una voce così flebile che lo sento a malapena.
Dopo aver ascoltato le parole di Rei rimango per un attimo in silenzio, sicura di non aver capito bene. Quando finalmente metabolizzo il concetto ho un’unica reazione:
« CHE COOOOOOOOSAAAAAAAAA??? »
Il mio urlo è così forte da incrinare i vetri delle finestre.

 

 


(1) secondo il rito tradizionale giapponese la sposa il giorno delle nozze indossa un kimono, ma molte preferiscono seguire la moda occidentale. Nell’anime c’è una puntata nella quale i due maestri delle elementari litigano proprio sul vestito da indossare il giorno delle nozze.
(2)l’idea è ripresa dal film “Romeo+Juliet” di Baz Luhrmann ( che consiglio assolutamente di vedere)
(3) piatto tipico giapponese, simile a degli spaghetti in brodo





Leggendo alcune ff su Kodocha ho notato come spesso il personaggio di Naozumi sia dipinto a tinte fosche. In molte storie è descritto come un ipocrita opportunista che aspetta solo il momento giusto per fare la corte a Sana e rubarla ad Akito. In realtà a me il personaggio di Kamura piace un sacco, lo trovo un ragazzo molto maturo e sensibile, sempre disposto ad anteporre la felicità di Sana alla propria. D’altronde “al cuor non si comanda” e non si può fare una colpa a Nao se non riesce a dimenticare Sana, no? Per questo nella mia ff Kamura è descritto come un personaggio positivo ed avrà un ruolo centrale anche in seguito. Naturalmente ogni commento e/o critica è ben accetta! J
Il prossimo capitolo sarà scritto dal punto di vista di Akito, per il titolo non sono ancora sicura ma credo che sarà “Tempismo”. Un piccolo estratto:

<< Ho deciso di rimanere in America per un altro anno. Non voglio che tu mi aspetti ancora. >> Quelle parole mi escono con un rantolo dalle labbra. Aspetto di sentire una risposta e sono così coglione che una parte di me vorrebbe già rimangiarsi tutto o perlomeno che lei mi implorasse di farlo.
Ma Kurata non dice niente.
 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Elpis