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Autore: giu840    02/06/2006    5 recensioni
"Comincio a sbattere i pugni sul cuscino e a piangere come una pazza: sembro una bambina che fa i capricci, è come se fossi tornata indietro nel tempo. Ma ora mi dispero per qualcosa di importante: da domani sarò tagliata fuori dal mio mondo, sarò a fianco di un pazzo che nemmeno conosco: perderò tutto, le mie amiche, la mia famiglia. E poi lui? Come farò a vivere senza averlo al mio fianco?"
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Desidero dedicare questa fanfic alla dolcissima Wicca87

Desidero dedicare questa fanfic alla dolcissima Wicca87, alla mia amica telepatica Sailormoon81, alla saggia Sissy, alla tenera Xstellaluna e alla mitica Dragon85.

Grazie delle chiacchierate. Grazie dell’incoraggiamento. Grazie di tutto, ragazze! Siete davvero speciali!!

 

 

 

-TRE ANNI DOPO-

 

 

 

 

“ Ecco, lo sapevo! Come al solito è in ritardo, non è possibile!! “

“ Dai Rei, non te la prendere. Minako è fatta così, ormai dovresti conoscerla! “

“ Makoto ha ragione. È una ritardataria cronica, ce l’ha nel sangue! “ Ami è sempre la più calma del gruppo, non se la prende mai per niente.

“ Ragazze, state brave. In fondo ha detto che è importante. Vuol dire che ha avuto qualche contrattempo. “ Mamoru è cambiato negli ultimi tre anni: i suoi lineamenti sono diventati più spigolosi, segno dell’enorme sofferenza che si è portato appresso. La sua voce è calda e sensuale, più matura; è ancora più bello di prima e, proprio per questo, tutte le sue pazienti sono pazze di lui. Peccato solo che sia un inguaribile single e che non abbia più avuto una relazione con una donna.

Anche le ragazze sono diverse; sono tutte giovani universitarie piene di sogni e aspettative: Ami studia medicina, Rei, pur occupandosi ancora del santuario, frequenta giurisprudenza. Makoto si è iscritta alla facoltà di lingue, mentre Minako studia in un istituto privato che si occupa dei vari ambiti della cinematografia.

Chibiusa, invece, è tornata dai suoi genitori già da tempo: non è riuscita a sopportare la mancanza di Usagi e per questo si è allontanata.

Il ritrovo delle amiche è sempre il bar di Motoki e, infatti, anche oggi sono lì, in attesa dell’arrivo di Minako.

E proprio quest’ultima fa irruzione dalla porta: corre verso gli amici e sbatte davanti a loro, sul tavolo, quattro fogli che sembrano essere degli inviti per un qualche spettacolo.

“ Beh?! Ci hai fatto venire fin qua per dei miseri biglietti? “. Rei è furiosa.

“ Miseri biglietti?! Questi, mia cara, sono gli inviti per il grande party che si svolgerà domani sera in onore di Dirk Taylor! “

“ Chi?!”

“ Mamoru ma dove vivi? È un attore famosissimo!! È nato in Giappone da genitori americani. Ha girato alcuni film qua, ma qualche anno fa è andato a cercar fortuna negli Stati Uniti. La festa di domani sera è stata preparata proprio per dargli il bentornato. Non vedo l’ora, è così carino!! “

“ Sì, in effetti, non è niente male. E poi ha partecipato a pellicole molto note. “

“ Già Mako-chan, e pensate che, probabilmente, domani sera verrà accompagnato dalla sua compagna. Pochi sanno chi è perché lui tiene moltissimo alla sua privacy, ma si dice che sia una ragazza veramente splendida! “

“ Beh, certo che uno bello come Dirk non può stare di certo con una schifezza! “ Rei odia questi discorsi, in genere pensa a cose più importanti.

“ Comunque sia - taglia corto Minako – domani sera vestitevi bene e cercate di fare le persone serie. Ho fatto i salti mortali per ottenere questi inviti! “

“ Ok, ok. Ma parliamo di cose serie. Non vi sembra che la tizia nel tavolo accanto al nostro ci stia osservando da un po’? “

le ragazze, stranite dalle parole di Mamoru, si voltano per guardare. Di fronte a loro una signora sorseggia un caffè: sembra avere una cinquantina d’anni ed è una donna molto affascinante. Il suo aspetto è curato in ogni particolare e gli abiti, rigorosamente firmati, sembrano essere costosissimi. Si accorge che i ragazzi la stanno guardando e, prima di distogliere lo sguardo, sorride loro. Sembra una persona dolce, materna, non una guardona.

“ Mamoru, secondo me ti sei sbagliato… Mamoru? Ci sei? Pronto?! ”

Lui non può sentire Ami che gli sta parlando: il suo sguardo è fisso sulla giovane donna che è appena entrata nel locale. I capelli biondi e mossi le cadono morbidi sulle spalle; il suo portamento è elegante, il fisico mozzafiato. Indossa un paio di jeans aderenti ed una camicia nera che sembra esserle stata cucita addosso. È bella. È splendida. È Usagi! Anche le altre se ne rendono conto e rimangono talmente sbalordite da non riuscire più a muoversi.

La nuova arrivata incrocia i loro sguardi, poi abbassa gli occhi e li supera senza una parola per dirigersi verso il tavolo vicino.

“ Zara, scusa se ti ho fatto aspettare. “

“ Non importa Usagi cara, sono qui da pochi minuti. Come ti senti? “ La bella signora parla a voce bassa, non vuole farsi sentire dai ragazzi al suo fianco. Ha notato il loro turbamento quando hanno riconosciuto l’amica. Non li ha mai visti prima ma è come se li conoscesse da sempre: negli ultimi tre anni Usagi non ha fatto che parlare di loro e dell’affetto che li lega.

“ Come sto? Oddio, io non lo so. È tutto così difficile… “

“ Tieni duro tesoro. Sii felice. Hai potuto riabbracciare tua madre e tuo padre, hai rivisto la tua città. “

“ Sì, ma non posso viverla come vorrei… “

“ Usagi, ne abbiamo già parlato mille volte. Non sai cosa darei per aiutarti. In fondo, è colpa di mio figlio se stai così: è lui che ti ha portato via da qua. “ Zara sa tutto di Usagi. Pur essendo la madre di quel pazzo, si è resa conto di quello che lui ha fatto e ha subito cercato di aiutare la ragazza, strappata alla sua vita per uno stupido capriccio.

“Zara non sentirti in colpa. Tu non ne puoi niente, è impossibile mettersi contro di lui! “

“ Lo so tesoro, ma non sopporto più di vederti così. Tu non vivi, vai avanti per inerzia. Perché non scappi Usagi? Perche? “

“ Perché se lo faccio lui me la porterà via. “

Dai suoi occhi scende una lacrima. Zara se ne accorge e si avvicina a lei per consolarla. Le prende una mano e le accarezza il polso con fare materno. Ma qualcosa la blocca: la pelle liscia della ragazza è solcata da una ferita, da un taglio.

“ Usagi, l’ha fatto di nuovo? “ La guarda negli occhi con espressione spaventata.

“ Sì, ormai è all’ordine del giorno. “

“ Ma cosa diamine stai dicendo?! Non si deve permettere. Tu devi fermarlo, mi hai capito? “

“ Purtroppo non c’è modo di farlo. “ il suo viso non tradisce alcuna emozione, parla di questa cosa come se non la riguardasse, come se fosse normale stare con un uomo violento.

“ Ma come fai ad essere così fredda? Ora basta, gli parlerò io: deve finirla! “

“ No, Zara, ti scongiuro. Se sapesse che ti ho raccontato tutto sarebbe ancora peggio. Ti supplico, lascia perdere. “

La donna vede il terrore nel suo sguardo. Lascerà perdere ma prima c’è una cosa che deve sapere, una cosa che non ha mai avuto il coraggio di chiederle.

“ Usagi, lui… lui ti ha mai… “

“ No. “ La interrompe secca.” Non ha mai provato a fare niente di simile. Ma stai pure tranquilla, non ha problemi con il sesso: ne ha una diversa per ogni giorno della settimana. Non è quello il motivo per cui gli servo. “

“ Ma allora lui lo sa “

“ Si ma non gliene importa, tanto quasi non la considera. “

Usagi è stanca di questi discorsi, è stanca della sua stessa vita, fatta di regole e impedimenti. Finalmente è nella sua città, ha potuto riabbracciare i suoi genitori, ma non può muoversi in libertà, non può assolutamente passeggiare da sola per le strade. Quel poco che ha rivisto di Tokyo è stato filtrato dai finestrini della lussuosa auto su cui è obbligata a viaggiare per spostarsi. Non può contattare nessuno tranne i suoi, non può rivolgere parola alle vecchie amiche né tanto meno a Mamoru. Si volta e lo guarda di nascosto: è diventato un bellissimo uomo, anche se il suo sguardo è velato da una profonda tristezza. Chissà se ha coronato il suo sogno di diventare dottore? E le ragazze, cosa stanno facendo nella loro vita?

I suoi pensieri sono interrotti dallo sbattere della porta del bar: sua madre la sta raggiungendo ma non è sola:

“ Mamma, mamma! “

“ Nicole, amore mio! “

 

Nicole! Mamoru ha un colpo al cuore: ecco il nome che Usagi desiderava per sua figlia, per la loro figlia. Non ci crede, non è possibile che sia andata così.

Osserva la donna che ama prendere in braccio la sua bambina e sente un gran calore attraversarlo: Usagi è una donna ormai, sentirla chiamare mamma l’ha lasciato senza fiato. Peccato solo che non sia sua quella creatura, ma di un uomo di cui nemmeno conosce il nome.

Nicole è bellissima: ha il viso di sua madre, con quegli occhini azzurri messi in risalto da lunghi capelli corvini; sembra avere poco più di due anni e porta un vestitino che la fa sembrare una bambolina.

Il ragazzo non riesce a staccare l’attenzione da quella scena, è qualcosa di magico: gli occhi tristi di Usagi sembrano brillare quando incontrano quelli della sua bambina. Mamoru ha già visto in passato quella luce, solo che in quelle occasioni era rivolto a lui. La voce della sua ex ragazza lo distoglie dai suoi pensieri.

“ Allora Nicky, ti sei divertita con nonna Ikuko? “

“ Sì, tanto mammina.

“ Bene, sono contenta. Adesso però saluta Zara che io vado a prenderti qualcosina da bere. “

Usagi si allontana e la sua bimba, dopo aver abbracciato sorridendo la signora, si mette a curiosare per il locale. Qualcosa nel tavolo vicino attira la sua attenzione: quei cinque ragazzi lei li ha già visti! Si avvicina loro, li fissa un attimo e poi, con una vocina dolcissima, dice:

“ Ma voi siete amici della mia mamma, vi ho visto in casa! “ La bimba intende dire che ha visto alcune foto loro nella sua abitazione ma è ancora piccola e non parla perfettamente.

Usa si rende conto di quello che sta facendo la sua piccola e, prima che qualcuno possa rispondere, la raggiunge, le si inginocchia vicino e mormora delle scuse senza nemmeno alzare gli occhi verso i ragazzi. Poi prende in braccio la bimba e la porta via.

“ Nicole, ti ho detto mille volte di farti gli affari tuoi. “

“ Ma, mamma… “

“ No, niente ma… - Usagi non riesce ad essere severa con lei, è l’unica gioia della sua vita – sei proprio una monella, sai? “

Ikuko guarda la sua nipotina come se fosse un tesoro prezioso. Negli ultimi due giorni ha avuto una serie incredibile di sorprese: sua figlia è tornata con uno sconosciuto e le ha raccontato il perché della sua fuga, non ha creduto ad una sola delle sue parole, è convinta che il suo compagno nasconda qualcosa di losco. Ricorda benissimo quanto Usagi amasse Mamoru ed è convinta che lei stia insieme a quell’uomo solo perché è rimasta incinta. Quando sua figlia le ha presentato Nicole è diventata pazza di gioia, non riusciva a credere di essere diventata nonna. Purtroppo sa che potrà godere della sua compagnia solo per pochi giorni perché i tre hanno in previsione di ripartire presto; per questo motivo vuole trascorrere più tempo possibile con le sue “bambine”.

“ Usagi, perché stasera non venite a cena da noi? “

“ Grazie mamma ma purtroppo stasera non possiamo proprio. A casa abbiamo una cena di lavoro che ci aspetta. “ E’ duro deludere una madre, ma Usagi sa che lui la ucciderebbe se lei accettasse quell’invito.

“ Tesoro, è arrivato Arthur. Ora dobbiamo veramente andare o si farà tardi. “ Zara indica una limousine parcheggiata fuori dal locale. Appoggiato ad essa un uomo con la divisa da autista sembra aspettare che le due donne lo raggiungano.

Usagi prende in braccio la bambina e, dopo aver salutato la madre, si dirige verso l’uscita. Vorrebbe fermarsi dalle amiche, supplicarle di aiutarla ad uscire da quella situazione assurda. Ma la paura, il terrore non glielo permettono e così passa oltre, ignorandole.

Fuori l’autista le apre la portiera e la aiuta a sistemare la bambina. Ormai seduta sul sedile, usagi, attraverso il finestrino, incrocia lo sguardo del suo Mamo-chan, stupito e deluso dal suo comportamento freddo. La ragazza chiude gli occhi e cerca di ricacciare indietro le lacrime: sapeva già, fin da prima di partire per Tokyo, che sarebbe stato meglio non tornare mai più.

 

 

 

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