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Autore: Arial    20/09/2011    7 recensioni
Camp Chitaqua ha bisogno di nuove scorte di medicinali, ma la vita nel 2014, si sa, è piena di imprevisti. Rimasti soli, Dean e Cas dovranno affrontare una situazione estrema, che li costringerà a fare i conti con chi sono veramente e con i loro sentimenti.
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Il viaggio fino alla jeep è una serie di istantanee illuminate dal fiammeggiante cielo notturno: il suo peso che trascina entrambi verso il basso, il fango che mi artiglia le caviglie, il suo battito furioso che sembra echeggiarmi nella gola e nelle viscere, il suo respiro veloce e frequente e caldo, così caldo, i miei incoraggiamenti – ti prego, Dean, resisti. Ci siamo quasi, ci siamo quasi.

Lo depongo gentilmente al suolo, la schiena un assordante grido di protesta. Spalanco la portiera e abbasso i sedili posteriori, creando uno spazio su cui distenderlo. Prendo una coperta dal bagagliaio e gliel’avvolgo intorno alle spalle, poi mi dedico alla radio: questo è il momento di chiamare la cavalleria.

Il canale del campo è silenzioso. Provo altre linee e vengo ricompensato con scariche e voci indistinte. L’ennesimo tuono e l’apparecchio si dà per vinto, inondando l’abitacolo di fischi e crepiti. Un colpo al cruscotto e sono di nuovo sotto la pioggia. Prendo lo zaino coi medicinali e torno al suo fianco, non riesco a immaginare qualcuno di più importante su cui utilizzare le nostre magre scorte.

“Sembra che per stanotte dovrai accontentarti di me, capo” dico, sforzandomi di sorridere. “Coraggio, diamo un’occhiata a questa gamba.”

I suoi jeans sono umidi e incrostati di fango, tirarli giù è un’impresa. Gli sollevo la schiena e la sua testa ciondola da una parte. “Un po’ di collaborazione non guasterebbe” incomincio, terrorizzato dal silenzio. “Non vorrai rovinare la tua reputazione, Dean?”

A metà strada mi accorgo che ancora porta gli stivali. Un po’ di fatica e vengono via anche loro. “Sai, avrei preferito fare questa cosa alla maniera tradizionale.”

Finalmente, scorgo la fasciatura. Anche se definire così un paio di fazzoletti di carta, tenuti insieme da dello scotch mezzo sbrindellato, mi pare un po’ forte. È ancora al suo posto esclusivamente perché sangue secco e pus hanno fatto da collante. La stacco e un odore di uova marce mi aggredisce le narici. “Stramaledetto coglione” mormoro, sconvolto: la ferita è vecchia di almeno una settimana.

Vi getto dell’acqua ossigenata. Frizza qualche secondo, per poi farmi apprezzare la vera entità del danno. È una lesione da taglio, piuttosto profonda, i suoi lembi sono netti, la pelle tutt’intorno gonfia e arrossata. La disinfetto con attenzione e vi applico della pomata antibiotica, prima di fasciare nuovamente. “E abbiamo finito con la parte simpatica.”

Gli sfilo anche maglia e giubbino. Stringo il laccio emostatico e saggio l’avanbraccio alla ricerca della vena più adatta, la pelle sotto le mie dita brucia. Disinfetto la zona e inserisco l’ago con mano tutto sommato ferma. Immediatamente, un rivolo di sangue defluisce lungo il tubicino trasparente. Perfetto. Fisso il tutto con del cerotto e mi dedico alla mia flebo. Diluisco l’antibiotico nella soluzione fisiologica, collego l’ampolla al suo braccio e lascio che il liquido defluisca. “Adesso non potrò più dirti che Dr Sexy M.D. è tv spazzatura” dico, sfiorandogli i capelli.

Prendo dei sacchetti di ghiaccio secco e li avvolgo in alcuni pezzi di stoffa, formando degli impacchi che gli applico sotto le ascelle e all’inguine. Un profondo sospiro lo scuote tutto.

“Lo so, lo so, ma dobbiamo abbassare la febbre. Non vorrai bruciarti anche l’ultimo neurone superstite, no?”

“Sì” alita. È un suono flebile, spezzato, che stento a riconoscere come una parola di senso compiuto. Poi lo ripete, ancora e ancora. Una litania incessante di “sì, sì, sì” e finalmente capisco, non è a me che si rivolge.

“Dean, sta’ zitto” ordino, il cuore pronto a esplodere.

Gli porto una mano alla bocca, soffocando il suo consenso, spegnendo la sua preghiera con la sola forza della mia disperazione.

No, Michael non può averlo, nessuno può.

Non lo capisci, Dean?

Il suo braccio scatta verso l’alto e la flebo viene via in un rosso zampillo. “Dean, calmati, ti prego” supplico, cercando inutilmente di sovrastare la voce del temporale.

“Michael” sussurra, e un’abbacinante luce bianca ci avvolge.

Accade tutto in un istante, il suo corpo si inarca e lo respingo verso il basso, avvolgendolo nel mio. Infine, arriva il tuono e il bianco recede.

Solo un fulmine, era solo un fulmine.

Gli sfioro le labbra con le mie e insieme al respiro lascio andare anche due lacrime brucianti. Le palpebre di Dean si schiudono. I suoi occhi sono verdi e brillanti, disperati e ciechi. Umani.

“Ssshh, Dean.” Dean, Dean, Dean, è ancora Dean. “Va tutto bene.”

“Sa-Sam?”

Chiudo gli occhi e porto una mano al suo viso. Vi affonda, grato, e mando giù saliva che sa di bile. “Sì, Dean. È tutto ok, sei al sicuro adesso. Ci sono io, ci sono io.”

Si lascia andare e la febbre lo trascina nuovamente a fondo, in un posto, spero, in cui non ci siano arcangeli pronti a fare di lui il proprio burattino né Sam Winchester.

“Perché?” domando, all’abitacolo silenzioso. “Ti ha tradito per l’ennesima volta, bruciando il mondo nel farlo, eppure…”

Lascio che la domanda si spenga nell’aria, ha poca importanza. In fondo, è una cosa che ho sempre saputo. Per avere Dean bisognava acquistare il pacchetto completo, e io l’ho fatto. Poi Sam l’ha abbandonato, portando via con sé una parte vitale di suo fratello. E adesso sono qui, a tentare di rimettere a posto i pezzi. Peccato che all’aggiunta di ogni tassello sia il volto di Sam quello che prende lentamente forma, come se l’anima di Dean non potesse riflettere altro che quello.

Rimetto a posto flebo e impacchi, per poi distendermi al suo fianco. Non c’è altro che possa fare.

I suoi respiri si susseguono, brevi e veloci. Gli sfioro il petto, pensando al sigillo che l’ha protetto finora. Michael non può vederlo, ma non c’è verso che non abbia sentito le sue suppliche. Cosa l’ha tenuto lontano finora? Che abbia cambiato idea? Che sia pronto a lasciare che Lucifer distrugga tutto? No, più probabile che, scendendo dalla sua nuvoletta, sia finito sui cavi dell’alta tensione. Non scarterei neppure uno scontro con un boeing, se ne volassero ancora, di questi tempi… Be’, l’importante è che continui così.

Dean comincia a tremare con violenza. Di questo passo, l’ago uscirà un’altra volta dalla vena. Mi metto a sedere e lo attiro a me, attento a non esercitare alcuna pressione sul suo arto. Avvolgo entrambi nella vecchia coperta…

Mi risveglio qualche ora più tardi, sorpreso dal chiarore dell’alba. La testa reclinata sulla mia spalla, i capelli che mi solleticano le labbra, Dean è l’immagine dell’abbandono.

E della disfatta. E della resa.

“Finisce qui, capo?”

Bacio una ciocca viscida e sporca, e mi rendo conto di non averlo mai amato così tanto. All’Inferno, mi aveva colpito lo splendore della sua anima, in qualche modo sopravvissuto al fetido abbraccio della corruzione. Sulla Terra, avevo creduto in ciò che rappresentava, nell’uomo giusto che avrebbe salvato noi tutti. Mi avevano incuriosito le sue contraddizioni, le sue idiosincrasie, la sua assoluta mancanza di fede, controparte costante dell’incrollabile fiducia che fino all’ultimo aveva riposto in quelli che amava. E adesso che stringo fra le braccia questa creatura fragile e irriconoscibile, distrutta oltre ogni dire, sento il cuore spaccarsi, sopraffatto da un sentimento che non credevo possibile. Non temo la  sconfitta, non più. Pensare all’estinzione dell’intera razza umana poi mi lascia completamente indifferente. È l’idea di perderlo che mi gela il sangue nelle vene e mi stringe le viscere in una morsa velenosa. Che siano il fuoco di Michael o la mano di Lucifer, gli artigli di un croat o una stupida febbre, so che qualcosa lo strapperà alla mia presa, portandolo in un luogo in cui non potrò più raggiungerlo.

“Che cosa devo fare, Dean?” chiedo, senza fiato.

La sua mano si chiude debolmente sulla mia coscia. “Resta qui, Cas” risponde, in un soffio. Ed è tutto quello di cui ho bisogno.

 

 

 

Note: ho pensato di postarvi l’ultimo capitolo prima che lo studio della storia mi facesse impazzire. Generosa, vero? Spero che la fine della fic vi sia piaciuta. Ho intenzione di inserire in questo ‘verse la storia che si è guadagnata France. Se ne riparlerà però dopo gli esami ^^

Mmh… per le informazioni mediche ringrazio la mia nursie, Jules, che mi ha sopportato con stoica abnegazione <3 Ovviamente, qualsiasi errore resta soltanto mio, come ad esempio quello sugli impacchi di ghiaccio: l’esperta mi aveva infatti detto che sono dannosi. Imparate, mie prode XD

 

 

   
 
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